Santa polenta gente, voi non sapete che fatica ho fatto scrivendo questo pezzo a trattenermi dal fare battute sul titolo inglese di Under Paris, e in particolare a evitare riferimenti all’omonima ereditiera della famiglia Hilton e a quel noto film che la vede protagonista e che non è La maschera di cera perché La maschera di cera non contiene “Paris” nel titolo. D’altra parte il titolo originale è Sous la Seine, che significa “Sotto la Senna”, e insomma, a quanto ne so sotto la Senna c’è il greto della Senna, e in generale un sacco di sassi e terra, quindi forse avrebbe avuto più senso intitolarlo “Dentro la Senna”? o qualcosa di simile, non “Sotto”.
Quante menate per un film nel quale la candidata al premio Oscar Bérénice Bejo risponde alla domanda “come fa a esserci uno squalo nella Senna?!” affermando “quando è successo con il beluga mica vi siete lamentati”. (è successo davvero, un paio d’anni fa) Che poi mica è così strano che ci sia uno squalo nella Senna, voglio dire: lo fanno. Nel Tamigi nuotano addirittura cinque specie diverse! Che animali clamorosi, gli squali. Sono sulla Terra da più di 400 milioni di anni e in tutto questo tempo sono cambiati relativamente poco – l’ultima novità a riguardo è che un centinaio di milioni di anni fa, visto che faceva caldissimo, si sono inventati un modo per nuotare in mare aperto invece che sul fondale, ma insomma, a parte questi dettagli gli squali sono squali più o meno da sempre, ne hanno viste di ogni, hanno assistito sghignazzando all’estinzione dei dinosauri, e continuano a fare le loro cose e a spaccare culi. Cosa volete che sia uno squalo nella Senna?
Ebbene, uno squalo nella Senna è l’ultimo film di Xavier Gens, ed è una delizia per chi ha a cuore i selaci e il loro destino cinematografico. Una delizia da cestone, dirà qualcuno, per esempio il solito Fabrizio, ma una delizia da cestone che avrebbe meritato un passaggio in sala in questa calda estate che per ora calda non è visto che piove ininterrottamente da mesi. Invece no, dritto su Netflix e poi dietro la lavagna, a meno che i miracoli dell’algoritmo non riescano a dargli quella copertura mediatica e quell’attenzione di pubblico e critica che si meriterebbe – perché, ve lo dico subito con piglio deciso, Under Paris è il miglior film di squali da parecchio tempo a questa parte.
Non che sia andata benissimo ultimamente, ai nostri amici cartilaginei, nonostante un curioso ma sempre benvenuto revival. Non ve li sto a citare tutti ma insomma, The Meg ve lo ricordate, no? o magari The Black Demon, che ne so. Tutta robetta che squalificava i nostri amici pinnuti invece di esaltarli, con tutto il bene che possiamo volere a Jason Statham. Che poi alla fine non è che noi squalisti chiediamo molto: vogliamo delle belle inquadrature subbaqque, un mostro con i dentoni fatto come Darwin comanda, e qualche massacro portato avanti con estremo pregiudizio. Ce ne frega qualcosa del contorno, del collante, dei personaggi e della loro tridimensionalità? No, anzi se li tratti come carne da macello e scarsissimo rispetto per la loro incolumità e la loro umanità noi siamo solo più felici.
Xavier ha sempre avuto scarsissimo rispetto per l’integrità e la sacralità del corpo umano, e in questo senso, nonostante questo sia il suo primo creature feature e nonostante abbia sempre giocato con altri temi e anche altri linguaggi, era la scelta giusta per Under Paris. Non so se sia stata un’idea sua, se gliel’abbiano appioppato proprio quando gli scadeva la rata del mutuo, fatto sta che, con sprezzo del pericolo, il nostro amico francese ha scelto di gettarsi a pesce nell’impresa esaltando i lati più di genere del genere “film di squali” e trattando il resto con la superficialità e la faciloneria di uno che quando gli citi Godard ride ed emette un poderoso rutto. Andiamo con la SIGLA!, poi parliamo della candidata all’Oscar Bérénice Bejo, di squali e di umorismo.
Bérénice Bejo è Sophia, una squalologa che, in una sequenza introduttiva di grande impatto e un po’ meno grande, ma comunque accettabile, CGI, sta seguendo Lilith, uno squalo mako al quale lei e la sua squadra di squalologi sono particolarmente interessati per motivi che non vengono mai specificati. Lilith vive sotto il Pacific trash vortex, che a discapito del nome molto metal è una roba bruttissima, una gigantesca chiazza di plastica e altre schifezze che si è agglomerata negli anni e ha raggiunto dimensioni francamente imbarazzanti per la nostra specie. Saranno le microplastiche, sarà questo buco nell’ozono, fatto sta che Lilith dovrebbe essere lunga un paio di metri e invece è diventata una gigantessa da oltre cinque metri, che per dimostrare di essere uno squalo e dunque di spaccare un sacco di culi si divora l’intera squadra di Sophia, la quale sopravvive solo grazie a un clamoroso colpo di fortuna.
Tre anni dopo, Sophia si è ridotta a fare lezioni di biodiversità marina all’acquario di Parigi a gruppi di adolescenti annoiati. Ma siccome Xavier Gens è anche un regista politico (lo è? Qui ogni tanto sembra che provi a dimostrarcelo), tra questi adolescenti c’è anche l’attivista Mika, che indossa un impermeabilino giallo con cappuccio ed è la fondatrice dell’associazione SOS – Save Our Seas (che incidentalmente esiste davvero), e che, insieme alla sua collega e fidanzata Ben, ha fatto una scoperta sconvolgente: Lilith è tornata, e ha deciso che l’Oceano Pacifico le faceva schifo, per cui ha stabilito la sua nuova casa tra le acque della Senna! Con l’aiuto di un gruppo di poliziotti fluviali capitanati dal succitato Nassim Lyes/Adil, Sophia e le ragazze di SOS dovranno trovare il modo di risolvere questo increscioso problema dello squalo nel fiume prima che questa si divori tutti i partecipanti al triathlon organizzato dalla stronzissima sindaca di Parigi.
C’è tanta roba in queste poche righe: l’attivismo dei giovani contro la disillusione della scienziata esperta e sopravvissuta al trauma, il disinteresse della politica, il fatto che questi poliziotti fluviali che in teoria di mestiere dovrebbero dire alla gente con il kayak “non si può fare il bagno nella Senna!” siano militarizzati fino al buco del culo. È forse Under Paris un eco-thriller? Ehm, no: non è che voglia spoilerarvi il film, ma quella che all’inizio potrebbe sembrare una joint venture tra una vasta gamma di portatori d’interesse diventa presto una più classica faccenda di “lasciate fare a noi che abbiamo le armi”. È probabilmente il dettaglio più irritante del film di Gens: sembra voler strizzare l’occhio all’attivismo, all’ambientalismo grassroot, a Greta Thunberg et cetera, e invece di mette meno di un’ora per mandare tutto a ramengo e prendere la più classica strada della caccia al mostro.
Mostro che, come nei migliori film di mostri, si vede il meno possibile, e solo quando conta. Il che purtroppo ci costringe a sottoporci a lunghe (magari non lunghissime, ma comunque troppo lunghe) sequenze nelle quali impariamo a conoscere i personaggi e i loro traumi, ma ehi, lo sappiamo che è il prezzo da pagare per un bel massacro. Gens poi ha il senso dell’umorismo di una persona senza senso dell’umorismo, per cui prova, anche se controvoglia, a prendere sul serio il lato umano del film. Ovviamente fallisce, ma chissenefrega? Noi siamo qui per altro, per gli arti mozzati, per la torbida acqua del fiume che si tinge di rosso.
E cosa vi devo dire? Gli riesce molto bene. Dove la maggior parte dei film di squali degli ultimi anni si trattenevano, evitavano di esagerare vuoi per pudore vuoi per il PG13 vuoi perché avevano troppo pochi protagonisti per farli massacrare, Gens sceglie la strada Piranha 3D, ma sempre con la sua faccia serissima e quasi tragica. Anche nelle morti di massa non c’è umorismo, solo una gran quantità di gustosa violenza, molto più gore di quanto se ne sia visto nei precedenti film a tema cartilagineo usciti ultimamente. Sono due in particolare le sequenze che si fanno ricordare: una che spezza Under Paris in due e dà per la prima volta un senso al titolo, e l’altra che è, per fortuna aggiungo io!, il finale, nel quale Gens finalmente non si risparmia e la butta finalmente in vacca nel modo corretto.
Che ci volete fare? Sono una persona semplice, e quando viene nominato per la prima volta il triathlon e la gara di nuoto che deve per forza andare avanti nonostante Lilith ho esultato – con prudenza e moderazione, perché siamo nel 2024 e non si sa mai, ma Under Paris mantiene appieno la promessa fatta mettendo le espressioni “gara di nuoto” e “squalo nella Senna” nella stessa frase. E poi, volete saperne un’altra?, pur essendo un film contemporaneo, da piattaforma e ambientato in buona parte sott’acqua, non è troppo buio, ed è confusionario il giusto, in maniera a tratti persino piacevole. Cosa volete di più, un crossover con Godzilla?
Squote
“Squali!”
“Squali?”
“Squelli!”
(Stanlio Kubrick, seienne)
PS: il bellissimo sommario del pezzo è opera dell’altrettanto bellissimo Terrence Maverick, non mia.
Recensione squallida e squalificante.
Il sommario che cita il Tulipano Nero è effettivamente un bonuS QUALItativo.
(Ma poi la canzone che bomba era? Così su due piedi non mi viene in mente una sigla più bella, a parte Ken il Guerriero)
Film pieno di MAKkosa?!?
Inspiegabile come a volte incensate certe cacate, a confronto Blu Profondo di Harlin pare Apocalypse Now…..
che infatti nella categoria “film di squali che non sono lo squalo 1” (cioè tutti gli altri) è Apocalypse Now
Tutto vero ma io a The Reef di Traucki voglio bene
Ho amato come l’hanno buttato in vacca ad un certo punto…
Sono assolutamente d’accordo con la recensione, l’atto finale nel quale il regista ammette con coscienza di fregarsene di tutto e di tutto ed entrare nel delirio finale è coraggioso e soddisfacente.
Devo ammettere che non ho nemmeno trovato irritante il cambio di atteggiamento nei confronti delle ecologiste. Mi sembra che semplicemente voglia dire che è sano credere in causa, per di più se inattaccabile come quella della salvezza degli oceani, ma che a trasformarsi in fanatici si passa comunque dalla parte sbagliata e si combinano solo casini.
Cmq da vedere e divertirsi, un film di squali come non se ne facevano da un sacco di tempo, la risposta di Francois Truffaut a Sharknado.
“La Maschera di Cera” con Paris Hilton comunque film sorprendentemente buono!
Quella stronza da’ a sindaca de Parigi
Vaccata vera da vedere a velocità’ 1.5 per piu’ di meta’ film.
Unica cosa che fa dire “ma dai!” in modo positivo e’ la conclusione della vicenda.
Avrei curiosità’ di chiedere al regista perché e’ stato scelto il triathlon invece che una semplice gara di nuoto.
Questo darà a Paltrineri un motivo in più per lamentarsi delle gare nella Senna alle Olimpiadi.
Film divertente con un messaggio chiaro. Fa’ quel che deve e divertire alla faccia degli splendidi che come punto di riferimento hanno solo Botello.
Ma infatti anchio ho pensato fosse una metafora per perculare il geniale progetto di rendere la Senna balneabile…
Chissà se Macron farà la nuotata promessa…
Film molto più guardabile di tanti altri
pensavo molto peggio
la panoramica finale è una gioia per gli occhi
Visto proprio ieri, perfetto come film da pranzo domenicale in famiglia :-D
Lo abbiamo trovato più o meno tutti una piacevole vaccata, i riferimenti iniziali ecologisti sembrano voler portare il film da una parte, ma poi quelli politici (la sindaca, il riferimento evidente alle prossime olimpiadi) lo portano da un’altra… alla fine il regista decide di dire “fottesega” e inizia a far morire gente ed esplodere cose…. rimane un film divertente, che non fa del pippone la sua ragione d’essere e quindi non diventa mai “elevated” (grazie al cielo, aggiungerei) e con un paio di scene veramente ben riuscite, su tutte quella centrale a cui si riferisce Stanlio che è degnamente horror e quella finale che strizza molto di più l’occhio a un disaster movie alla emmerich.
L’ultima inquadratura non ha il minimo senso, voglio dire
SPOILER
capisco che le bombe decidano di esplodere TUTTE insieme e facciano il casino che fanno con i ponti e tutto, ma perché alla fine il livello della Senna dovrebbe essersi alzato tanto da sommergere Parigi? Non ci ho trovato nessun senso
FINE SPOILER
nel complesso, consigliato se siete completisti degli squali, altrimenti forse anche no
Non era una risposta, ad Abelbilbo ma vabbè…
La cosa bella del finale è proprio che è senza senso.
Mi ha fatto anche ridere quando vanno a fermare gli ecologisti, la protagonista entra in acqua con i vestiti normali, tutti gli altri invece con la muta.
A un film con gli squali non puoi dire no, per cui toccherà dargli una possibilità. Se però la squalità è quella dell’immagine nel titolo, il livello cestone sembra già un gran traguardo.
“in questa calda estate che per ora calda non è visto che piove ininterrottamente da mesi.”
Potrei sbagliarmi, ma credo abbiate lettori anche in Sicilia e altre regioni in siccità piena.
Hai ragione, avrei dovuto specificare “qui”.
Sapete che non sono ancora riuscito ad inquadrarlo? Parte come il più classico dei revenge, vira verso un inclusivo/ecologico, diventa Cassandrino, sterza verso Catacombs senza un perché, rinnega l’inclusività rendendo la pischella ecologista e la sua ghenga insopportabili, poi ritorna verso la stupidità del potere costituito, si Stathamizza e infine diventa un disaster.
Voglio dire, contiene un’infinità di cliché assolutamente slegati tra loro…
Però è divertente, e quel vortice squaloso nella cripta è bellissimo!
PS: mai sentite tante vaccate pseudoscientifiche da che Gipsy Danger è analogico…
Solo io sono 4 giorni che cerco se è in produzione il sequel?????
Belle le riprese sott’acqua,bello il protagonista maschile (ma gli attori frencesi sono tutti algerini?)
Il regista da botte da orbi sia agli ecologisti sprovveduti che alle istituzioni ottuse che non vogliono fermare (come nel primo Jaws) le feste.Insomma un film riuscito che mi è piaciuto.
Il finale fa decisamente alzare il voto ma la cgi è troppo brutta, ti butta un pò fuori dal film.
“Lungo la Senna c’è ormai chi combatte, il film tentenna ma lo squalo si batte”
C’è chi l’ha letta cantando e chi.. è giovane 🤣
Ho riso molto allo svaccamento finale, quando SPOILER i nuotatori diventano come i cioccolatini dentro la scatola: uno tira l’ altro FINE SPOILER. Belle le riprese nelle catacombe. Salvo poco altro, ma il discorso é sempre quello: i francesi osano e hanno coraggio, quindi bravi loro. Ora voglio un mako nel Mincio.
Voglio uno squalo nel Tevere che poi permetta di fare un crossover con Lo chiamavano jeeg robot. Toxic Shark Vs Jeeg
BOMBA!!!
@Maiti Gion TAKE MY MONEY!!!
Io ho lavorato per anni con un’associazione che si chiama SOS-Save our Sharks, fate voi (true story)
Comunque in questa rece anche la parola “squalificare” assume connotazione positiva, no?
Cioè non indica una dichiarazione di mancanza di qualità, bensì di presenza di squali (che poi a volte le due cose coincidono purtroppo).
Mi ha divertito assai: paradossale lo.squalo inurbato ma spiegato ( senza logica ma spiegato) , con un’ottima azione come i francesi sanno fare a volte meglio degli americani e sempre meglio di noi, ora ed in futuro, la petulante econazi che fa le cazzate e viene mangiata e, last but not least, SENZA LIETO FINE, come L’armata delle Tenebre aveva avuto ma solo nella versione alternativa in DVD…sano spasso e poche pippe.
Ma il beluga poi è morto, tristissimo…
A 8.42 si mette la maschera da sub, sott’acqua. Ho un po paura di continuare a vederlo
Non so il contesto perché non ho ancora visto il film, ma mettersi la maschera sott’acqua è una tecnica che si deve imparare nel corso sub base. Devi saperlo fare perché ti si può muovere per un urto o riempire d’acqua per altri motivi, e devi saperla svuotare usando l’aria dei tuoi polmoni.
Ma a qualcuno verrà mai l’idea di girare un film con Bérénice Bejo e la Bardot, mettendo come colonna sonora
“Brigitte Bardot, Bardot
Bérénice Bejo, Bejo!”
?
Insomma un film SQUALIDO
Visto ieri, pensavo che sarebbe piaciuto a mio marito, e infatti ha gradito. È piaciuto anche a me, fila veloce, la cgi è decente e si va a morire male nelle catacombe! Brava Lilith, ultima femminista radicale ora che le altre si sono incanaglite coi preti
Visto ieri sera
Una monnezza inguardabile.Si salva solo la sequenza nelle catacombe dove e’ tutto svaccato a dovere.Per il resto e’ proprio da cestone.
In the depp e The Shallow sono altra roba.
errata corrige : non INTO THE DEEP ma 47 METRI
Piccolo gioiellino
Insomma sarebbe la versione fatta meglio di “Shark in Venice” (di cui ho il dvd che non ho mai avuto il coraggio di guardare)