Nel 2014 – ormai dieci anni fa, cazzo – Caparezza diede alle stampe il suo sesto album, Museica, dentro il quale c’è un pezzo molto figo, anche se poco conosciuto, che si chiama Figli d’arte. L’idea è di provare a mettersi nei panni del figlio di un cantante di successo e raccontare la rabbia e la frustrazione di dover avere a che fare con un padre assente, che ama più i fan di suo figlio. «Son figlio di un uomo che parla di pace nel mondo ma non mi ama» recita il ritornello.
Me lo sono riascoltato dopo aver visto The Watchers – Loro ti guardano, il film di cui vi parliamo oggi, perché si tratta dell’esordio di Ishana Shyamalan e se questo cognome non vi dice nulla mi spiace per voi ma non potrete mai fare gli investigatori privati per Immobiliare.it.
Ishana è una delle tre figlie di M. Night Shyamalan, forse avrete sentito parlare di lui, è un regista molto bravo che rivedremo in sala questo agosto con il suo nuovo film (ve ne abbiamo parlato qui), in cui tra l’altro vi recita un’altra delle sue tre figlie: la cantante R&B Saleka.
Tornando a Ishana, cresce guardando horror con le sorelle (presumo anche quelli del padre), si diploma alla New York University Tisch School of the Arts e si fa le ossa dirigendo video musicali per sua sorella Saleka e svariati episodi della serie tv horror Servant. Dopodiché il padre la prende come regista di seconda unità sul set di Old e Bussano alla porta e decide di produrle il suo primo film, questo The Watchers, tratto dall’omonimo romanzo di A. M. Shine.
Come ho detto poco fa, tutta questa situazione mi ha riportato alla mente il pezzo di Caparezza, o meglio, mi sono ricordato dell’esistenza di un suo pezzo che ha come tema l’essere figlio d’arte ma direi, date le circostanze, che la canzone poco si addice al contesto: non mi sembra che M. Night non ami e non sostenga le sue figlie, anzi. C’è però una strofa che fa decisamente al caso nostro ed è quando Caparezza dice: «E se cantassi dovrei subire a vita il confronto, sentirmi dire che non son pronto».
Ecco, io non voglio diventare come quelle persone di merda che si comportano a quel modo con i figli d’arte e fa bene Caparezza ad evidenziare quanto siamo prevenuti nei loro confronti. Però mentirei se dicessi che The Watchers è un film riuscito con il quale Ishana Shyamalan non cerca di imitare suo padre ma di crearsi una propria autonomia, una propria visione, un proprio stile.
C’è un bosco dal quale è impossibile scappare una volta che ci entrate, dove ovviamente non c’è segnale e l’auto con la quale siete arrivati fin lì scompare nel nulla. Ci sono delle persone lì, costrette a vivere in un rifugio che chiamano “covo” perché durante il giorno tutto regolare, c’è solo che la foresta sembra infinita, viva e fa di tutto per disorientarvi e impedirvi di tornare alla civiltà, fino a qui tutto bene; ma di notte da enormi tane nel sottosuolo escono creature misteriose, bestiali e mutaforma, chiamate – sempre dalle persone che vivono nel rifugio – “gli osservatori” (the watchers). Questi non vogliono che di notte ve ne andiate a spasso per la foresta, dovete stare dentro al covo e posizionarvi in riga davanti ad una parete specchiata in modo che dall’altra parte del vetro loro possano osservarvi, come se foste in vetrina. Che poi metti che nella vita fai l’influencer da milioni di visualizzazioni su TikTok magari non ti sembra una situazione così abominevole, potresti persino prenderci gusto e sarebbe un’idea niente male per una parodia del SNL, ma se sei come i protagonisti di The Watchers inizi subito a darti da fare per scappare da quel bosco maledetto.
Ora, non voglio essere troppo duro con questo film perché davvero mi immagino la pressione, le aspettative, la sindrome dell’impostore e tutte quelle seghe mentali che i figli d’arte devono caricarsi sulle spalle come un macigno ogni volta che provano a far sentire la loro voce. Ishana Shyamalan ha deciso di giocare una partita difficilissima, perché non solo fa la regista ma The Watchers è pure un horror, quindi il confronto con il padre è abbastanza inevitabile. Per cui magari sono io che sto facendo supposizioni azzardate ma The Watchers sembra davvero il riflesso (lo specchio, per restare in tema) di una ingestibile ansia da prestazione. Ha tutto un primo tempo denso di informazioni, regole, misteri, dettagli per poi chiederci massima attenzione perché adesso ci spiega tutto, adesso è arrivato il momento di sederci e prendere a piene mani dal folklore irlandese, da qualcosa di noto per farci dire: “Aaah, ecco cosa sono quelle creature!”, incastrando a forza una storia antica di sotterfugi, scienziati, esperimenti, bunker, che ce n’è abbastanza per dare il via ad un’intera saga prequel se il film ha successo.
Ma la domanda che Ishana Shyamalan doveva porsi è: tutto questo intrattiene? Perché quando la preoccupazione di dare una spiegazione sensata supera di gran lunga l’effettivo impatto, emotivo e cerebrale, che tale rivelazione dovrebbe recare con sé allora abbiamo un problema. Allora forse avrebbe aiutato non definire così tanto nello specifico e magari lasciare più libertà d’interpretazione e suggestione. Perché ve lo dico: nella seconda parte ho passato più tempo a chiedermi se l’idea alla base del film fosse figa o una cazzata, piuttosto che pensare a divertirmi. E questo, soprattutto in un horror, è un problema bello grosso. È come sentire la battuta di un comico e fermarsi quel mezzo secondo più del dovuto a pensarci, e quando finalmente la capisci ti rendi conto che in fondo non faceva poi così ridere.
È inoltre evidente che Ishana Shyamalan voleva farci qualcosa col tema del doppio, altrimenti perché nel covo avrebbe piazzato proprio uno specchio come parete separatoria tra gli umani e le creature? Perché gli osservatori avrebbero la capacità di trasformarsi in nostre copie perfette? E perché Mina, la protagonista principale interpretata da Dakota Fanning, avrebbe una sorella gemella? È tutto disseminato ma purtroppo non proprio a dovere in The Watchers per portarci alla più ovvia, palese, trita e ritrita delle riflessioni sui mostri che ci portiamo appresso, sulle vite che non abbiamo vissuto ma che avremmo potuto se fossimo venuti a patti con le nostre colpe. È chiaro cosa volesse suggerire Ishana Shyamalan ma i problemi qui sono due: il primo è che tutti questi dettagli non sono abbastanza coesi tra loro ma si perdono per strada invece di creare un mosaico interpretativo compatto che va dritto al punto; il secondo è che quando il film si rende conto di non essere stato sufficientemente chiaro al riguardo se ne esce goffamente con dialoghi scritti con il pennarellone grosso, come se sta idea del “i veri mostri siamo noi” fosse la cosa più originale mai pensata.
Ma al di là di tutto questo, al di là degli spiegoni, della grande rivelazione e del colpo di scena finale (siamo o non siamo in un film diretto da una persona che di cognome fa Shyamalan?), c’è che The Watchers non riesce mai a spaventare davvero. Ci sono due o tre momenti di tensione giocati abbastanza bene ma con tutte le situazioni che tira fuori (prima fra tutte quando Mina decide di calarsi in una delle tane) era legittimo aspettarsi di più. Non aiuta in nessun modo inoltre l’aspetto delle creature, che seppur si vedono poco e prevalentemente al buio, è una silhouette che abbiamo già visto, un modo di muoversi che già conosciamo, versi che abbiamo già sentito. In alcuni momenti sembra che abbiano chiesto a Midjourney di creare una figura allungata verso l’alto partendo dalla copertina di Fear of the Dark degli Iron Maiden.
Insomma, non un esordio particolarmente brillante questo di Ishana Shyamalan, sebbene sia evidente che dietro una sceneggiatura non proprio curatissima ci sia una regista che si è fatta il culo per arrivare fin lì e che in futuro potrebbe farsi valere se prendesse le distanze dal cinema del padre. Che non vuol dire debba smettere con l’horror, ma che deve trovare il suo horror.
Per il momento it’s not time to make a change, just relax, take it easy
you’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to know.
Quote:
«Loro ti guardano. Ma mai quanto il tuo papà»
Terrence Maverick, i400calci.com
Magari cii avrà messo lo zampino il padre, reputato un po’ scarso come sceneggiatore… anche lui è un po’ che non ne azzecca una. Diciamo che ne ha azzeccati 2 (su 16 totali), dei quali gli va riconosciuto che uno è un capolavoro. Ma parte del merito va a Toni Collette alla quale avrei dato 3 Oscar per la recitazione nei 5 minuti finali.
E cosa avrebbe azzeccato?
Vediamo se siamo d’accordo…
Boh IMHO Il Sesto Senso, e, in misura molto inferiore, The Village.
Io dico …e venne il giorno. No scherzo.
Unbreakable e… No. Non me ne vengono altri.
Unbreakable devo ancora vederlo. Colmerò questa lacuna.
Ho apprezzato Il Sesto Senso.
Venero Unbreakable.
Signs era patetico.
The Village una cacata.
Lady in the Water: non l’ho visto per disaffezione.
E venne il Giorno: caduta verticale. Come in The Village, sarà che son un genio ma ho indovinato il twist a 3 minuti dall’inizio.
Last Airbender: non pervenuto, ma se Joe Lansdale dice che era una merda, chi sono io per dubitare?
After Earth: non pervenuto causa scoramento.
The Visit: Un CAPOLAVORO.
Split: quando la montagna partorisce un tiopolino.
Glass. Abbattette quell’uomo (Shyamalan).
Old. Siete sordi, cazzo?
Bussano alla Porta: molto, molto bello.
Porca troia solo a me Split ha fatto sburrare nelle mutande e ho gridato “vivalagiga” sul colpo di scena finale in cui si riallaccia alla buona idea ( ma sceneggiata male ) di Unbreakable? Poi Glass mi ha preso di brutto, ma anche perchê ero in overdose da invincibili pigiamoni Marvel e trovare un mondo shiamalanico di supereroi un po’ alla Kick Ass é stato purificante. Che poi é anche l’ ultimo in cui Bruce c’era abbastanza con la testa, quindi non gli si puó non volere bene, anche se dice 10 battute in tutto.
Madonna the village, che film imbarazzante
Di Split non sopporto l’ottima costruzione priva di climax, poi ovvio che anche a me rivedere David Dunn ha fomentato abbestia (si dice così, no?).
Glass è lo stupro con cui Shyamalan decostruisce e umilia la sua opera migliore. Contento lui, infelice io che se lo becco per strada…
Secondo me Signs è un capolavoro fino al finale (escluso).
Colpisci forte.
Non trovi che spacciare Mel Gibson per un tizio qualunque, pettinandolo ad minchiam, sia un obbrobbrio che incula ogni possibile suspension of disbelief?
Quasi come spacciare Joaquim Phoenix per un interprete di livello.
avercene di Shamalan…gli ultimi ultimi son proprio bruttini… soprattutto quello con Batista convinto di saper recitare con gli occhiali…se gli davan un centesimo dei soldi dei pigiami sarebbe uscito qualosa di decente anche dai flop
Bussano alla porta non è male dai. Purtroppo è uno di quei film che ho visto diverso tempo dopo che era uscita la recensione, perchè avrei voluto dire la mia nei commenti :D
Unbreakable non è l’unico che mi è piaciuto, ma lo considero quello che gli è riuscito meglio. È genuino (non mi viene in mente una definizione migliore). Idea intrigante sviluppata con passione. Lo ritengo generalmente bravo a mettere in scena la tensione del momento come pochi. Peccato che una volta che è diventato famoso per i suoi twist ha perso la brocca e si è buttato su progetti affascinanti sulla carta, ideali per girare corti o mediometraggi (tipo twilight zone), ma completamente inadatti per un lungometraggio. Vedi The village, e venne il giorno, old, devil, bussano alla porta, glass. Split e the visit sono film riusciti perché il frutto di un momento di particolare (necessaria?) modestia creativa. Detto ciò appena esce tra mi trovate in sala.
So che siamo sui calci ma quando, dopo un trailer denso di mistero, andai a vedere the unbreakable al cinema e scoprii che B.W. era un supereroe, ho abbandonato la sala. D’altronde, il sesto senso fu una partenza che poneva l’asticella oltre le nuvole e dovevo aspettarmi una soluzione meno geniale e più maranza. Ero troppo giovane. Se i film finissero al primo tempo, Shimalaian sarebbe il più grande di tutti
Terrence, ti do un +1000 per Caparezza, sottovalutatissimo cantautore italiano….
Il film direi che aspetto di vederlo su Netflix o simili, già i film del papà non mi sono sempre piaciuti… le brutte copie forse me le risparmio…
Sottovalutatissimo per fortuna no, certo riscuote meno credito di tanta paccottaglia che va per la maggiore, ma questo è del tutto normale. Molto sottovalutati sono piuttosto quelli come Sinigallia o i Marta sui tubi, che fanno pezzi di ottimo livello e se li filano davvero in pochi. Il buon Salvemini è giustamente stimato da chi capisce, e se guardiamo i numeri non sta messo mica male. Di solito a chi punta a questo tipo di qualità va parecchio peggio, tipo l’assai meno fortunato Mark Hollis, che il nostro ha opportunamente ricordato in uno dei migliori tra i suoi pezzi recenti. Se mai serviva, la migliore conferma del suo valore. Quando si dice spiriti (d’Eden) affini.
Si certo, dicevo in termini relativi ovviamente. Caparezza ha avuto anche un discreto successo commerciale specialmente nei primi 2000 quando ha infilato 3 album uno più di venduto dell’altro… però allora era considerato un po’ uno da tormentoni estivi quando spesso i suoi pezzi erano molto più “seri” (un caso su tutti è “vieni a ballare in Puglia” che veniva messa pure in discoteca per via del ritornello orecchiabile ma ha un testo che, a me che sono di origine pugliese, ogni volta fa venire i brividi).
Per quanto riguarda gli altri che ti citi, ammetto che a parte i Marta sui tubi, gli altri non li conosco, non dubito che siano bravissimi artisti ma la citazione di Terrence era quella lì, prenditela con lui :-P
Già, necessariamente il Capa ha avuto successo con i brani orecchiabili, apprezzati da gente che dei testi non ha capito praticamente nulla, lui questa cosa l’ha spesso sottolineata, ma oltre a questo, ci può fare ben poco.
Per il resto, ti invito a scoprire Sinigallia, che al di là di quello che ha fatto per i Tiromancino (se ascolti i loro pezzi migliori e poi ascolti i suoi pezzi da solista, capisci, se poi vai a vedere cosa ha combinato Zampaglione dopo che lui e il resto del gruppo l’hanno mollato capisci pure il resto), è un serio artista. Ascoltati Per tutti, uno dei migliori album italiani degli ultimi anni. Tra l’altro, lo hai visto spesso senza saperlo: lui è quello che canta il ritornello di Quelli che benpensano di Frankie sul sedile posteriore del taxi.
Mark Hollis era la mente e la voce dei Talk-Talk, la sua storia (e la sua musica) sono davvero straordinarie (mai parola fu più adatta), per questo il buon Michele lo contrappone a Beethoven in La scelta, e se approfondirai il personaggio e le sue ultime creazioni, potrai capire che non ha esagerato.
Scusa, correzione, nel video è quello al fianco di Frankie. Insieme hanno diretto il video. Quello dietro è Ice One, altro produttore e rapper che ha collaborato con Frankie.
non so dalla trama arzigogolata sembra la versione shamalata di Us di J Peel, film che si lascia guardare ma per me resta inspiegabile. Lo si guarderà prima o poi, come tutti i film del papà.
Un giorno ti spiego US.
Vedrai che ti piace (Cit.)
si può anche capire…resta un film brutto
“Perché quando la preoccupazione di dare una spiegazione sensata supera di gran lunga l’effettivo impatto, emotivo e cerebrale, che tale rivelazione dovrebbe recare con sé allora abbiamo un problema. Allora forse avrebbe aiutato non definire così tanto nello specifico e magari lasciare più libertà d’interpretazione e suggestione.”
Beh, considerato che e’ l’esatto problema che affligge, non dico tutti, ma quasi tutti i film del padre, direi che non dovrebbe avere gran problemi di inferiorita’.
(Sempre provato simpatia e interesse per i figli d’arte. Sean Lennon e’ persino uno dei miei pupilli musicali, gran talento della neo-psichedelia contemporanea, paradossamente tenuto in scarsa considerazione anche in quegli ambienti proprio perche’ “figlio di”. Poi, per carita’, si consolera’ coi milioni di eredita’ e con la moglie fotomodella.)
A mostri allungati mi ê venuto in mente Herbert Ballerina che fa il Passo dell’ Asino. Se é cosí lo guardo. In realtá lo guarderó per la Dakota, ma sono storie tra ex che non mi va di raccontare. Oh, fortuna che ho letto la rece perchê fino ad ora ero convinto che fosse di Michael Knight Sciamalalaman e non della figlia.
1998 Wide Awake: NO (e’ un dramma religioso, ma il finale e’ lo stesso del Sesto senso)
1999 The Sixth Sense: SÌ
2000 Unbreakable: SÌ (ma non ci sono mai impazzito)
2002 Signs: SÌ (nostante quel finale)
2004 The Village: SÌ alla prima visione (anche se il twist a una certa e’ intuibilissimo), NO alle revisioni
2006 Lady in the Water: SNÌ (ma forse perche’ ricordo solo Bryce Dallas Howard mezza nuda)
2008 The Happening: NO (ma non e’ insalvabile come si dice)
2010 The Last Airbender: mai visto
2013 After Earth: NO, cristo: NO!
2015 The Visit: SÌ (il suo migliore)
2016 Split: SÌ prima parte, NO quando diventa un’ipocrita elegia qualunquista del serial killer
2019 Glass: NO (per me proprio goffo e imbarazzante anche a livello cinematografico)
2021 Old: NO
2023 Knock at the Cabin: NO (il suo equivalente de La Torre di Guardia dei TdG)
2024 Trap: in un mondo dove un Craig Zalher non riesce piu’ a fare un film, lui imperversa quasi annualmente e ora, tornando in topic, si moltiplica pure.
Doveva essere una risposta in coda al primo messaggio, va beh.
The visit filmone e anche bussano alla porta non male
“Bussano alla porta” è tutt’altro che brutto.
E peraltro, come fece notare pure la recensione dei 400 Calci, è una trollata di gran classe che M. Night fa a quella parte di pubblico e di critica che lo sbeffeggia per i suoi plot twist, visto che il plot twist tutti lo aspettano ma non arriva
Suspiria di Guadagnino ( stanza con gli specchi e volto contro lo specchio ) Stessa inquadratura!
Avanguardia pura! (Cit.)
Forse sto facendo Body Shaming dicendo che fisicamente assomiglia in maniera inquietante a suo padre. Ma sono una perzona brutta che ogni tanto scureggia sulla tastiera senza tenersele.
Ho subito l’effetto “FROM – la serie” stagione 1 e 2, prodotto ancora in attesa di giudizio tra intrigante e fuffa, vedremo come andrà avanti.
Ma che vuol dire in termini pratici? The watcher mi sembra la versione lungometraggio con varianti, ma neanche poi così tante eh.
Luogo maledetto da cui non si può scappare: c’è.
Giorno relativamente tranquillo, ma al calare del sole tutti dentro casa: c’è.
Creature che assumono forme al fine di ingannarti: c’è. Tane in cui riposano le suddette creature in cui meglio non avventurarsi (e ci si avventurano ovviamente): c’è.
Boh, sarà per questo che ho trovato questo film molto piatto e veramente poco emozionante. Un dejavu continuo…
Sciamalan (detto all’italiana perché ho scoperto che ha dei parenti a Genzano), dopo il sesto senso non ne ha azzeccata una. Dovrebbe darsi al porno, lì magari il twist finale ci starebbe bene. Per quanto riguarda “The watchers”, sembra una cacata sua delle ultime, nulla più.