Vedi che a volte Hollywood funziona ancora come dovrebbe? Michael Keaton ha passato gli ultimi anni a giostrarsi tra DC, Marvel e affini, ha accettato di tornare a interpretare Beetlejuice in un sequel che già puzza di disperazione, e alla fine è riuscito a girarsi il suo film, Knox Goes Away, uscito da noi, in ritardo e in sordina, con il titolo dylandoghiano La memoria dell’assassino (perché Memorie di un assassino era già preso, credo).
Michael Keaton l’ha diretto e interpretato, a partire da una sceneggiatura di Gregory Poirier, un tizio tatuatissimo che ha scritto, tra le altre cose, Il mistero delle pagine perdute e Il re leone 2 – Il regno di Simba. Non esattamente il curriculum che mi aspetterei per lo sceneggiatore di un neo-noir malinconico e riflessivo che fa dell’understatement la sua arma principale, ma tant’è. Qualcosa deve aver colpito Keaton al punto da decidere di tornare dietro la macchina da presa quindici anni dopo il suo esordio alla regia, The Merry Gentleman.

“Io sono B… Io sono B… non me lo ricordo.”
Quel qualcosa è abbastanza ovviamente la possibilità di interpretare un ruolo succoso: un killer della mala che viene colpito da una rara e devastante forma di demenza e ha solamente poche settimane per ritirarsi, ma deve affrontare un imprevedibile imprevisto: suo figlio (James Marsden), che non vede da anni, gli bussa alla porta e confessa di aver ammazzato, in un raptus di follia, un nazi che aveva violentato sua figlia sedicenne. Knox si ritrova così a dover risolvere la faccenda per evitare al figlio la galera (il suo DNA è ovunque, sarebbe beccato immediatamente) e allo stesso tempo a cercare di ricordare tutti i posti in cui aveva nascosto i propri soldi.
Niente male, sulla carta, eppure secondo me al film manca qualcosa. Come dicevo, la sua arma è quella dell’understatement e questo è per lo meno encomiabile: Keaton sa di non essere un mago della regia e dunque predilige l’asciuttezza e l’economia della narrazione. Eppure si arriva alla fine senza aver investito troppo nei personaggi: da un lato la sceneggiatura cade nel cliché dei mafiosi tutto sommato buoni, che ammazzano solo chi se lo merita e per il resto hanno rapporti umani normali e, anzi, sanno pure essere generosi. Dall’altro, tutto quanto dovrebbe basarsi su un rapporto padre-figlio sfilacciato che, teoricamente, nel corso del film dovrebbe riallacciarsi, per giungere a una scena finale di tarda riconciliazione che dovrebbe farci scendere una lacrimuccia quando il figlio pronuncia un fatidico “I love you, dad”. Peccato che non abbiamo appreso niente sul loro rapporto, a parte un paio di dettagli generici affidati a dialoghi frettolosi. Tra Keaton e Marsden c’è poca alchimia e, strano a dirsi, Marsden è l’unico a recitare sopra le righe in un film che è talmente understated che persino Al Pacino recita sotto le righe.

Ma almeno si veste leopardato.
L’altro problema è che l’evolversi della demenza (il film è scandito di settimana in settimana) non è gestito in maniera tanto chiara: Knox c’è e non c’è a seconda delle esigenze di sceneggiatura, e non si percepisce un crescendo vero e proprio. In genere deve fare una cosa, la fa, poi ha un momento di blackout che in qualche modo risolve. Non si percepisce mai davvero il pericolo della sua condizione, i suoi momenti di confusione non sono mai utilizzati per creare dei vuoti narrativi riempiti da qualche twist ben assestato. Le cose avanzano in maniera piuttosto lineare e tutto alla fine va al suo posto. La cosa migliore resta il piano che Knox concepisce insieme al suo boss Xavier (Pacino) per salvare il figlio, ma anche lì non ci sono mai veri intoppi.
Eppure in qualche modo Michael Keaton riesce a tenere tutto sotto controllo in maniera soddisfacente, soprattutto grazie alla sua performance. Guardando il film ho pensato a Kevin Costner e al suo Horizon, che devo ancora vedere, sia chiaro, ma che mi sembra davvero la scelta opposta nello spettro degli attori/registi di Hollywood: Keaton si è confezionato un piccolo film che non ignora la sua età, ma la rende parte integrante dello svolgimento. Costner ha messo soldi di tasca propria per prodursi una saga in quattro film da tre ore in cui lui, quasi settantenne, interpreta un eroe western nel fiore degli anni. Keaton non si lascia fottere dal suo ego, e tanto basta.

“Understatement un cazzo! Vi faccio vedere IO come si recita!”
Per questo, in fondo, non posso voler male a Knox Goes Away, che sa perfettamente di essere un minuscolo noir crepuscolare e di non raccontare nulla di nuovo (di noir sulla demenza, oltretutto, ne abbiamo visti diversi negli ultimi anni, da Il nemico invisibile a Memory), ed evita di strafare, portando a casa un risultato dignitoso.
DVD quote:
“Un film talmente understated che persino Al Pacino recita sotto le righe.”
George Rohmer, i400Calci.com
Al Pacino + Michael Keaton + noir… venduto, non mi serve altro grazie
A me è piaciuto, però tutti i difetto appuntati da George nella rece ci sono eccome. Quello che non mi è andato tanto giù è che quel coglione del figlio, ammazza una palese testa di cazzo, palese perché hanno dovuto dire che era nazista, coi tatuaggi brutti ecc., il quale sì, si è schiacciato la figlia, ma il rapporto sembrava piuttosto consenziente, come ribadito anche con veemenza dalla figlia alla centrale di polizia. Però Marsden se l’è infilzato come uno spiedino e Keaton non ci ha pensato due volte a fare il cleanup. Moralismo conservatore che manco negli anni di Reagan…
L’unico nazista buono è un nazista morto
Ma quello a prescindere. Però è che il tipo ce lo raccontano come un pezzo di merda, non fanno vedere niente del rapporto con la ragazza, né dei suoi atti criminali, ci dicono che è una merda e tanto basta per giustificare marsden a ridurlo come a un colabrodo. Non voglio fare il vecchio moralista, perché mi è sembrato denotare più che una scelta precisa, una questione di pigrizia in fase di scrittura.
@pipman questo è un commento nazista.
Guarda horizon è un racconto corale. Il personaggio di kostner appare anche meno degli altri ed è un sessantenne stanco con la schiena spezzata. Forse faresti meglio a vedere il film prima di parlarne :)
Michael Keaton come esempio di modestia mi ha colto di sorpresa.
La recensione mi è scaduta quando: “Non ho visto Horizon ma Costner è uno stronzo quindi ne parlo male e lo affosso”. Hai clamorosamente sbagliato mira. Costner in Horizon appare poco e ha l’età che ha. Insomma pure ai 400 calci si comincia a parlare di film senza vederli
Appunto, bello scivolone :)
Non brutto ma un po’ moscio, secondo me…comunque una puntata al cinema la merita
Non mi pare di aver detto che è uno stronzo.
Lo hai pensato molto forte.
Mai sentito parlare di campo semantico?
Comunque Costner E’ uno stronzo.
@George dimentichi la “VII Regola dell’ Internet”: ogni giudizio è una scelta binaria tra “Ommadonna CAPOLAVORO assoluto guarda la cosa più bella che ho mai visto praticamente cura il cancro nei bambini paraplegici!!1!” e “MERDA TOTALE, un insulto all’umanità, volevo cavarmi gli occhi, ha ucciso il mio cucciolo di foca”
il tuo parere non sembrava la prima, quindi era chiaramente la seconda (Q.E.D.)
gente che non sa leggere nè materialmente nè fra le righe..però deve fare la recensione alla recensione perchè ..boh perchè?
George, come lo vuoi il caffè?
XD!!!