Dopo aver fedelmente assistito Clint Eastwood, come produttore, per oltre dieci anni, e averlo anche diretto in Di nuovo in gioco (suo debutto molto eastwoodiano alla regia), Robert Lorenz ha spostato la sua attenzione su Liam Neeson, al grido di “Largo ai giovani!”. Lo ha diretto in Un uomo sopra la legge, ed evidentemente tra i due è scattato qualcosa, perché per il suo nuovo lavoro l’americano Lorenz ha deciso di seguire la star nella sua terra natia, l’Irlanda (del Nord), confezionando un film in tutto e per tutto irlandese, salvo il regista. Salta fuori che è un bel film, e dal titolo italiano non lo capireste mai.
Da noi In the Land of Saints and Sinners è infatti uscito, abbastanza in ritardo, con il titolo iper-generico L’ultima vendetta, a capitalizzare sull’immagine di vecchio vendicatore che Liam Neeson si è cucito addosso negli ultimi sedici anni. Eppure siamo da tutt’altra parte rispetto a Taken e i suoi emuli: il film di Lorenz è una specie di western crepuscolare che centellina l’azione e punta invece sulla figura di un vecchio killer della mala che, dopo aver deciso di lasciarsi alle spalle la violenza, si ritrova ovviamente a dover raddrizzare un torto con la violenza. Lui, che per tutta la vita ha ammazzato cristiani facendosi pochi scrupoli, ma piantando ogni volta un alberello sopra le loro fosse quasi a riequilibrare il cosmo, è invece portato a difendere gli abitanti del suo paesino contro una minaccia esterna, un trio di terroristi dell’IRA in fuga dopo un attentato fallimentare in cui sono morti dei bambini. Così facendo, Finbar, sicario che legge Delitto e castigo e ha iniziato da un po’ a farsi domande sulla sua moralità, troverà la tanto agognata redenzione che cercava.
Sono coordinate che conosciamo bene: c’è la frontiera, rappresentata da County Donegal, un luogo di confine tra Irlanda e Irlanda del Nord particolarmente scottante nel 1974, anno in cui è ambientata la storia. Ci sono personaggi al di qua e al di là della legge (accanto al Finbar Murphy di Neeson c’è Vinny, lo sbirro interpretato dal sempre grande Ciarán Hinds) che però sono amici, perché nella terra di frontiera non sono le leggi dello stato a contare, ma il codice morale del singolo. Il male, se così si può definire, viene se mai da fuori ed è tale perché non ha morale: non a caso, la banda guidata da Doireann McCann (Kerry Condon, ormai immancabile nei film irlandesi, e a me sta bene così) viene mostrata subito nell’atto di compiere il crimine più indicibile di tutti, uccidere dei bambini. Un crimine per cui provano ben poco rimorso e che immediatamente giustificano nel quadro generale della lotta per la libertà del popolo nordirlandese (e qui casca il Dostoevskij e la sua denuncia dei pericoli del razionalismo, che porta l’individuo a giustificare crimini orrendi in vista di un bene superiore. O così mi dicono, io non leggo).
Lorenz ha un’idea di messa in scena molto forte, ovvero quella di andare alle radici del western come quintessenza della mitologia americana; talmente alle radici da spostarsi addirittura in Irlanda, sostrato di tanta cultura americana, a partire dall’accento e dalla musica. La sua regia è secca e decisa, l’azione è senza fronzoli e i personaggi di poche parole, perché sono le loro azioni a contare. È un cinema vecchio stampo che, però, andandosi a infilare in un periodo storico così preciso, riesce a dire delle cose che risuonano ancora oggi, un’epoca in cui non solo il terrorismo, ma anche le ideologie forti portate all’estremo, con ben poca cura della sofferenza dei singoli, stanno generando mostri.
Insomma, che ve lo dico a fare, L’ultima vendetta aka In the Land of Saints and Sinners non è un film sulla vendetta, proprio per niente. Se mai è un film sulla redenzione, che ci dice che non è mai troppo tardi per lasciare un’impronta del proprio passaggio nel mondo: “Prima di essere santi, bisogna essere peccatori”, dice il personaggio di Jack “Joffrey Baratheon” Gleeson. Non esistono i cavalieri senza macchia, perché non esiste una morale assoluta: vivere porta a sbagliare, ma non significa che da questi errori non possa nascere un bell’alberello.
DVD quote:
“Non è previsto che si veda una vendetta in L’ultima vendetta.”
George Rohmer, i400Calci.com
Un gran bel film.
Il rischio era che la gente lo etichettasse a priori come il solito “Liam Neeson che vendica la gente” ed invece qui siamo ad un altro livello, anche grazie a Hinds, alla Condon e ad un’Irlanda che per una volta non è solo un’ambientazione da cartolina
In un film in cui c’è di mezzo l’IRA però mi aspetto la presenza di almeno UNO scontro a fuoco con gli AR-180.
Ditemi che quella merda di Joffrey Baratheon muore male.
Lui nel film inizia da merdina ma poi riesce quasi a risultare simpatico.
Off Topic, avete tolto il plugin di Justwatch?
Ottima domanda: tecnicamente no, ce l’abbiamo ancora. Il problema è che se il film non è disponibile in streaming scrive semplicemente “non abbiamo trovato nulla” che è una cosa goffissima e senza senso da vedere in fondo ad ogni recensione di film che sta ancora soltanto in sala. Per cui, in attesa che reagiscano ai miei maleducatissimi solleciti, per il momento non lo aggiungiamo ad ogni recensione.
Me lo avete venduto, grazie
Grazie, venduto.
Peccato che da me sta già in sale inculatissime, spero solo regga fino a settimana prossima.
“Il vendutissimo del mercoledì”
Non lo avrei mai cagato di striscio, pensando all’ennesimo capitolo della neesonploitation. Si parla tanto di come salvare il cinema: in Italia basterebbe iniziare a fustigare in pubblica piazza un titolista per educarene cento.
Voglio il remake italiano intitolato “Nella patria di Santi, Poeti e Navigatori” con Favino a fare tutti i ruoli