Vado dritto al punto: questo film non è male, ma poteva essere una bomba.
Gli ingredienti c’erano tutti. Un fatto storico realmente accaduto (l’operazione Postmaster) prima ricostruito fedelmente in un libro (Churchill’s Secret Warriors: The Explosive True Story of the Special Forces Desperadoes of WWII di Damien Lewis) e poi filtrato attraverso lo sguardo di uno che da sempre va matto per le mazzate e le spy story. Un manipolo di maschioni + femme fatale a seguito che, carichi a pallettoni di coolness e spavalderia, viene dato loro l’ok da Churchill in persona per avventurarsi in una missione rischiosissima contro i nazisti. Una banda che viene scelta dai piani alti nonostante, manco a dirlo, l’ovvia perplessità generale in quanto si tratta – per usare una terminologia old school – di teste calde dai metodi poco ortodossi.
Come fa a non comprarmi una premessa così? Già senza averlo visto sogno un sequel in cui questi assoldano Aatami Korpi, perché nel sequel che esiste solo nella mia testa il gioco si fa veramente duro e quindi c’è bisogno di un crossover con Sisu per vincere questa volta. Ma non faccio in tempo a farmi tutte queste piacevolissime quanto inutili quanto onanistiche escursioni nel boschetto della mia fantasia che poi me lo guardo davvero questo ministero della guerra sporca, e così come con la maggior parte dei film di Guy Ritchie la mia reazione è la stessa che ha Elio con la discomusic: io ti amo e poi ti odio, poi ti amo e poi ti odio, e poi ti apprezzo.
SIGLA!
Non so se l’avete notato ma ultimamente il vecchio Ritchie sta lavorando a dei ritmi da stagista sottopagato sul set di Occhi del Cuore. Sforna film come una catena di montaggio, non si ferma un attimo, cazzo. E sono tutti progetti in cui ci crede fortissimo: The Gentlemen, The Gentlemen (la serie tv), Wrath of Man, Operation Fortune: Ruse de Guerre, The Covenant e ora questo. Il tutto in soli cinque anni! Voglio dire, tanta stima Ritchie: io sono esattamente cinque anni che dico che a settembre mi iscrivo in palestra e poi magicamente, puff, ecco che siamo già a luglio dell’anno dopo.
La mia teoria è che Ritchie stia facendo di tutto per farci dimenticare che il suo nome e cognome appare in bella vista sotto la voce “scritto e diretto da” nei titoli di apertura di quella merda inguardabile del remake in live action di Aladdin. O almeno mi piace pensare che sia così, giusto per sbagliarmi clamorosamente, beccarmi sul feed l’annuncio di un Aladdin 2 che lo vedrà nuovamente alla regia e ritrovarmi a guidare a fari spenti nella notte.
Ma detto questo son contento per lui che stia vivendo questo momento di grande prolificità, sempre accompagnata da budget importanti e cast stellari, che gli ha permesso di insistere con quelle che sono da sempre le basi del suo cinema: uomini o gruppi di uomini che fanno cose fighe, da veri maschi, che hanno il poster di James Bond in cameretta, che organizzano missioni impossibili, colpi grossi, salvataggi rocamboleschi e si danno il cinque gridando “bella prova!” dopo una sudata sulla pectoral machine.
Il tutto però condito da un po’ di sana commedia.
Perché va bene l’heist movie, va bene il caper movie, va bene la spy story, ma Ritchie vuole che con i suoi film ridiamo anche.
Dobbiamo apprezzarne l’arguta scrittura dei dialoghi e la brillante ironia con cui ci vengono presentati i suoi nerboruti chaddoni, tutte cose che in questo ministero della guerra sporca non ci sono, cose che gli saranno riuscite credo due massimo tre volte in tutta la sua carriera. Non so voi, ma quando penso a un film action imbevuto di momenti comedy quello di Guy Ritchie non è esattamente il primo nome che mi viene in mente. Non rientra nemmeno tra i primi cinque.

«Scusa, puoi ripetere?»
E Il ministero della guerra sporca ha esattamente il taglio a cui Ritchie ci ha abituato: i personaggi e le situazioni sono tutti lì pronti ad esplodere in una sorta di Ocean’s Eleven selvaggio e demenziale ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale ma per qualche ragione, nonostante i momenti ben riusciti siano tanti, il film non decolla mai davvero. Si ferma sempre a metà strada tra il voler essere esagerato e pazzo senza freni e il darsi comunque un contegno dal respiro drammatico, senza rendersi conto che nei momenti in cui scatena l’azione è un gran film, mentre dove dovrebbe creare tensione e intrigo è derivativo, scontato e pure un po’ noioso.
Da qualche parte nel web potreste addirittura leggere che questo film è come sarebbe Bastardi senza gloria se Tarantino fosse un regista mediocre, e per quanto spietata non ce la faccio a non vederci del vero in questa riflessione. Severo ma giusto, direbbe qualcuno. C’è persino lo smascheramento di un personaggio che per come viene raccontato sembra davvero la brutta copia di quando il maggiore Dieter Hellstrom capisce che Archie Hicox è un infiltrato. Eddai, Ritchie, ma che cazzo fai?

«Dai, Ritchie, sul serio?»
Ma devo dire che dopo la prima ora l’interesse ha iniziato a scemare davvero quando mi sono reso conto che i bastardi di Ritchie non sono così divertenti come speravo. Non sono chissà che imprevedibili cani sciolti, la loro caratterizzazione è decisamente superficiale e la comedy qui è portata avanti a furia di faccette, ammiccamenti e battute sarcastiche. Sì, siamo dalle parti dell’umorismo a orologeria dei peggiori Marvel e per quanto apprezzi Alan “Reacher” Ritchson che fa mattanza di nazisti con arco e frecce questo non mi basta, amici, meritiamo di più.
È davvero un peccato perché è evidente che a modo suo Ritchie ama tutto del cinema di spionaggio classico. Immaginatevi l’eccitazione che deve aver provato nel fare un film su un gruppo di persone che pare abbiano ispirato Ian Fleming per la sua opera più famosa. Sono anni che Ritchie imita, cita e omaggia quel tipo di racconto lì e ora che finalmente ha potuto girare la sua spy story nel periodo in cui sono nati i suoi miti, ovvio che ci ha buttato dentro tutto il cineuniverso retrò con cui è cresciuto. Diamine, è riuscito persino a infilarci senza ritegno un omaggio a Casablanca con la celebre battuta «Credo che questo sia l’inizio di una bella amicizia». Come si fa a dire che quest’uomo, o meglio, questa macchina sforna film dalle fattezze umane non ci abbia messo del sincero impegno, passione e dedizione nel realizzare tutto questo?

«Suonala ancora, Ritchie!»
Io davvero vorrei tanto amarlo Ritchie per le cose che fa. Vorrei tanto metterlo tra i miei registi prefe di sempre, ma credo ci sia un motivo se, anche rileggendo i pezzi dei miei colleghi sui suoi ultimi film, nessuno si sia mai stracciato le vesti in lodi sperticate.
“È una bomba!”, “è bellissimo!”, “fanne altri!”.
No, siamo sempre sul “non è male, temevo peggio” quando si tratta di lui.
E dire che le premesse c’erano tutte, sempre.
Se ci pensate, Guy Ritchie è un po’ il Tim Burton del cinema di menare.
Ancora oggi lo ricordiamo con affetto per Lock & Stock, Snatch, Revolver e RocknRolla, infatti nei trailer dei suoi film sfilano sempre sotto la voce “forse vi ricorderete di lui per”, ma sono secoli che non ci convince più come un tempo.
C’è pure stato il passaggio con i live action Disney per entrambi, dai, hanno più cose in comune di quanto non sembri.
Quote:
«È un film da guardare e riguardare»
Sheila Johnston su Casablanca
Cazzo, anche Rock’n Rolla, che personalmente ritengo uno dei suoi film più riusciti (so di essere in minoranza) soffriva degli stessi problemi, ben celati dalla ricca patina di coolness e facce da film di Guy Ritchie delle quali se non sbaglio Il Ministero è del tutto privo.
La Verità, che come sempre mi pregio di portarvi, è che non sostituisci Mark Strong con un Henry Cavill (o un Matthew McConaguey) qualsiasi, ne’ Vinnie Jones con Colin Farrell, figuriamoci con il tutto sommato apprezzabile Ritchson.
Guy era Guy grazie a una scelta azzeccatissima di attori da cui traeva il meglio (vedi Butler e Hardy insieme, che ballano guancia a guancia o Statham quando era ancora un tizio calvo, fisicamente normodotato).
Oggi è semplicemente qualcos’altro.
Quando ho visto il trailer, ci sono cascato dentro con tutte le scarpe.
Ero convinto 90% che sarebbe stato fichissimo. Divertente no, ma sicuramente un film di guerra in salsa Lock & Stock.
E poi…
Noiosissimo.
Erano lì a blablare tutto il tempo (semi-cit.)
Ma la cosa che, per qualche motivo, mi ha dato fastidio è che, nella versione originale, nessuno ha pensato di regolarsi in merito alle lingue parlate.
Mi spiego: nel film ci sono inglesi che interagiscono con tedeschi, che interagiscono con spagnoli, etc.
Solitamente, in questo genere di film, o tutti parlano inglese, oppure parlano nelle diverse lingue con i sottotitoli.
Qui no. Ogni tanto ci sono scene in cui parlano in inglese con i tedeschi, altre in cui fanno un po’ e un po’.
Caso eclatante: Eiza González (che ho imparato ad odiare con molta e inspiegabile diligenza).
E’ una spia inglese e parla con un accento posticcio britannico.
Poi però deve passare per donna statunitense.
E PARLA COMUNQUE CON ACCENTO INGLESE.
Peccato peccatino…Lo vedrò ma le premesse non sono delle migliori.
Nella lista del “ha fatto anche cose buone” aggiungerei tuttavia The Gentlemen (film), per me è stato come tornare ai suoi primi film.
Sono un guyritchano semplice: a me le sue robe più meno piacciono sempre. Un cavill coi baffoni e un reacher che strappa cuori ai nazi e mi accontento già.
Però concordo con l’incipit della recensione “non è male ma poteva essere una bomba”.
ahimè.
aladdin è uno dei live action migliori, avete rotto il cazzo
Figurati gli altri
Per pura coincidenza visto ieri, quindi non ancora rimosso dalla memoria a breve termine.
Se è vero che la ogni eroe (o gruppo di) dovrebbe avere un antagonista all’altezza qui proprio non ci siamo.
Il livello è nazisti dell’Illinois del discount e anche il “capo” che dovrebbe essere il peggio del peggio alla fine è un pirlone servo della gleba che non conclude.
@Terrence Best. Quote. Eva
“…ma sono secoli che non ci convince più come un tempo”
Ma insomma: a me con The Gentlemen mi ha comprato al 100% senza remore, bomba di film
Guy Ritchie-Tim Burton é Il paragone più azzeccato EVER
The Gentlemen gran film …questo visto l’attorame coinvolto lo si guarderà con un occhio mezzo chiuso…è il massimo dell’aspettativa per un direct to video che sembra la versione Stardust dei film Disney
Si’, tocca ammetterlo.
I fasti dei suoi primissimi lavori sono ben lontani.
Non capisco se sia dovuto al fatto di dover accettare i consueti paletti per poter lavorare, o perche’ ormai ha perso la voglia.
Il discorso della catena di montaggio, appunto.
Sembra sempre a un passo dal decollare, e invece rimedia sempre una sufficienza stiracchiata.
Dei suoi lavori recenti salvo anch’io The Gentlemen, dai. È fico e gli attori sono TUTTI in palla e si divertono come pazzi.
E come VandalSavage sono nel #teamrock’nrolla.
(Ieri dopo aver letto la rece mi sono riguardato Sisu per la terza volta, già che mia moglie non l’aveva ancora visto. Filmone)
Ah già… il film in oggetto me lo sono dormito quasi tutto, quindi non saprei che dire.
Come U.N.C.L.E e Rise of fortune,tempo di visione totale sui 40 minuti.
Boh, io di Ritchie ho apprezzato tantissimo anche i due Sherlock Holmes, soprattutto il due, ma a quanto pare sarò l’unico.
Siamo in due
Tre. Pensa che a me sta sul cazzo tony stark perché ha strappato RDJ al terzo sherlock
Quattro, ci sono anche io
E anche io preferisco il secondo al primo (anche per merito di Harris che fa un Moriarty coi controcoglioni)
Aggiungerei la meravigliosa tamarraggine di King Arthur
Mi accodo agli Holmes..forse il due un po’ troppo confusionario ma sempre apprezzabile…King Arthur una gran tamarrata con qualche scena pasticciata di troppo.
Sherlock Holmes 3 è un film che aspetto da 12 (!) anni e che mi sa non vedremo mai.
#teamSherlock anche qui (uno e due), ma devo ammettere che, a fine film, la sensazione rimasta era “figo, divertente”, non il senso di “mi hai tenuto in un vortice, mi hai schiaffeggiato per due ore, ed ora tutto cade al suo posto e WOW” dei primi film (e ci metto anche Layer Cake, che non è di Ritchie ma ci siamo capiti)
Allora la butto là: forse il problema del GR “moderno” (Disney a parte) è lo stesso della maggior parte del cinema odierno (almeno, di Hollywood e dintorni): il livello della scrittura è caduto in un pozzo nero.
Senza una scrittura decente (per quanto mi riguarda) il film non si salva, non importa quanto siano buoni gli altri comparti.
So già che lo guarderò, perché confesso di voler bene a Henry Cavill.
Come Superman era perfetto…quando poi hanno detto che avrebbe fatto Geralt in the Witcher ho pensato che fosse un casting sbagliato e invece mi ha sbugiardato alla grande.
E poi è un Nerd. E io gli voglio bene.
E voglio bene anche a Ritchson, secondo oltre a duecento kg di muscoli ha anche una fazza di quelle che piacciono a noi e dei buoni tempi comici.
Per cui lo guarderò….anche se mi sento che non sarà perfetto, lo guarderò.
P.S. the Gentleman secondo era parecchio bello
Concordo pienamente: le premesse non vengono mantenute al punto che non sembra nemmeno un film di Ritchie.
Sembra quasi scritto e diretto dalla stessa IA di Gray Man o altre produzioni di Netflix…
Il buon Guy dovrebbe limitarsi a mostrarci il sottobosco della mala britannica passata e presente e, infatti, ritengo la serie di The Gentlemen più che riuscita.
Rispetto a The Gentleman , che ha un suo ritmo e dei personaggi ben disegnati e recitati, è un film che si smoscia subito…sarà il buddy action spionistico militare , sarà la storia vera, sarà..ma che noia. Eh si, sembra (almeno per un’ora delle 2 che non finiscono mai) una tarantinata cheap and fish.
Rocknrolla 2 (The Real Rocknrolla, porcoschifo pure il titolo avevano già deciso) lo sto ancora aspettando.
Caro vecchio Guy. Non un capolavoro ma tutto sommato vedibile