Qui è tutta una questione di aspettative. Questo è un western e un western di Kevin Costner, cioè una persona che ha dimostrato più e più volte di avere una visione classica del west. Non è certo un revisionista: è uno che anche quando si mette dalla parte degli indiani lo fa come lo faceva Anthony Mann negli anni ‘50. Non è certo un nichilista come Peckinpah e non gliene frega niente del western messicano. Non è per nulla interessato al western fumettoso dei nostri anni e nemmeno al western delle singole persone, quello delle storie individuali come Gli spietati. No, lui è interessato a I cavalieri del Nord Ovest, è interessato al mito della frontiera e alla sua conquista attraverso la violenza. È interessato al western non tanto perché è un genere che per sua natura racconta di persone in situazioni pericolose, in un luogo senza la legge e in cui tutti sono soli con la propria morale, ma al western come origin story degli Stati Uniti (e a lui piacciono gli Stati Uniti, eccome se gli piacciono!). È normale quindi farsi l’aspettativa di vedere tre ore classiche come fossimo ancora negli anni ‘90 a sognare di essere nei ‘60.
Non è così.
Se così fosse non ci sarebbe niente di male, cioè scaricare nelle sale cinematografiche tre ore di film western classico, in cui ci sono i grandi scenari, i grandi movimenti delle masse, scontri, assedi e cariche della cavalleria. Invece Horizon (ricordiamolo: parte 1!) non è questo. È un film classico che a forza è stato fatto entrare in un vestito moderno e ci si trova a disagio. Perché questo tipo di racconto, personaggi e situazioni totalmente vecchio stampo, sono stretchati su tre ore (e altre tre ne arriveranno ad Agosto e altre tre ne sta girando). Questo fa sì, per esempio, che Kevin Costner stesso entri in scena dopo più di un’ora. Horizon è un film che è tarato su tempi e scansione di una serie con molti personaggi, ma si comporta se avesse un protagonista unico. Ci sono molte trame che avanzano in parallelo, molti personaggi, molti archi narrativi e tutto il tempo del mondo per portarli avanti. Alla fine di queste tre ore si sono capiti gli schieramente ma, come alla terza puntata di una serie, non è che proprio siamo nel vivo.
C’è Kevin Costner che è un uomo burbero e violento che vuole essere lasciato in pace e imbastisce una specie di storia con una donna che ha bisogno di aiuto. Ci sono dei cattivoni, ma per fortuna arriva lui con la sua grande confidenza con il fare male alle persone. C’è una comunità che sta marciando verso un pezzo di terra, e come si conviene dentro ci sono quelli che si danno da fare e quelli che invece no, e degli indiani che sono lì per difendere quei luoghi. Ci sarà un clamoroso assalto degli indiani alla cittadina (che se fossimo in una serie tv occuperebbe tutta una puntata), con fuoco fiamme, morti e piani per scappare e poi un contro attacco, pure bello, degli americani sugli indiani. La guerra è una brutta cosa e sia coloni che indigeni non si sono comportati bene. Ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Che non è proprio precisissimo quanto a storiografia, ma è l’origin story degli Stati Uniti secondo Kevin Costner. Ci ha messo 38 dei suoi milioni per finanziarla (su un totale di 100 di budget) e nonostante qualcuno gli abbia suggerito “Forse potrebbe essere una bella miniserie”, lui ha deciso che fottetevi tutti, questa va in sala, dovessi tagliarla in quattro parti. E quindi…
Il 2024 è l’anno della gente ricca che si fa i film da sola. Horizon non è Megalopolis (che è proprio un passo più in là su tutti gli indicatori della follia) ma comunque un progetto che una persona ha deciso che deve avvenire come dice lui. E che noi dobbiamo vedere. Per 11 ore circa. Piacerà a chi ci piacciono i cavalli e ci piacciono i cappelloni in tutte le fogge, ma un po’ meno agli altri, perché alla fine della fiera questa parte 1 non fornisce nessuna ragione per guardare una parte 2. Non ha quel senso del mistero e della continua scoperta di qualcosa di importante che hanno le serie tv (che è quello che spinge a vedere l’episodio successivo), né ha quella completezza del film western classico, cioè il fatto che sai che vedrai una bella storia con uomini che fanno gli uomini, donne che fanno le donne e indiani che fanno gli indiani. È un ibrido dal passo da binge watching, in cui una storia si sviluppa con molti piccoli acuti e alcuni momenti incendiari, ma tanti dialoghi ben scritti che staresti lì a guardare volentieri, e ancora più volentieri una volta uscito getti nel cestino della tua testa.
E poi clicchi su “Svuota cestino”.
Dvd-quote suggerita:
“Il film che nessuno avrebbe voluto fare, lui l’ha fatto. E voi lo guarderete.”
Jackie Lang, i400calci.com
La probabilità che lo guardi passa da 0 a qualche punto percentuale proprio perché non è una serie…ah se mi sfornasse un prequel e poi un sequel di Waterworld…
Io lo guarderò.
Ma attenzione ai refusi.
La prima ora è grande grandissimo cinema. Le altre due un bell’antipasto alla parte 2.
Per me è promosso. Dategli altri soldi.
sono totalmente d’accordo
Anche per me grande cinema, l’attacco indiano con assedio l’avrebbe potuto girare John Carpenter, e poi i grandi spazi americani mi mettono sempre la pelle d’oca, è un mio limite lo so. Attendo la II parte.
Sembra Red Dead Redemption 2… ma senza la trama… solo con le parti di gameplay in cui cavalchi nel west e incontri eventi e NPC a casaccio… ma questa volta non ho il pad in mano…
Peccato, poteva essere un bel Western classico e invece è un polpettone di trame multiple che non si intrecciano, con personaggi che spariscono per ore, lasciando le loro storylines completamente in sospeso o non approfondite…
Bah… torno a giocare a RDR1 & 2, almeno ho una trama avvincente (e il pad in mano)
Sempre sia lodato Arthur Morgan
Ogni volta che ricomincio una partita non vado oltre il quarto capitolo… Arthur sempre nel Cuore!
(E John Marston nel primo… due giochi veramente splendidi per trama e personaggi… con attorno un gran gameplay e il comparto tecnico mozzafiato!)
Costner produce e dirige sempre la solita pappa noiosa fin da quando era uno scugnizzo
Non ho capito una cosa: i 100 milioni sono serviti per girare questa parte 1 o per tutte e tre (o quattro)?
Credo solo la prima parte. Ho letto su un articolo che la spesa per la seconda dovrebbe attestarsi attorno agli 80 milioni. Ma potrebbero essere cifre non ufficiali.
Mah… IMHO lo stile western deve essere “asciutto” nello svolgimento, qui mi par di capire che si va verso la prolissità…
Più che prolisso è sconnesso: si passa continuamente da un gruppo di personaggi all’altro, ma non sono collegati…
C’è gente che si muove coi carri in Cansas, un gruppo che vive in Wyoming, gli Indiani Apache che fanno cose, gli Indiani Pima che ne fanno altre, un neonato conteso di cui poi ci si scorda fino a fine film, il personaggio di Costner dal passato così misterioso che non se ne parla proprio…
100 milioni spesi in cavalli, costumi, paesaggi e scenografia… ma non per pagare uno sceneggiatore…
Non è prolisso, piuttosto è ampio. Ti racconta le vicende di diversi personaggi in luoghi differenti, tutti accomunati in un modo o nell’altro dall’insediamento di Horizon. E oltretutto si parte e si finisce in medias res: non si sa nulla del loro passato, non si intuisce quale possa essere il futuro.
Forse a volte i dialoghi sono un po’ troppo retorici, ma la prima ora è fenomenale, e le altre due non affondano. Quando uscirà la seconda parte io ci sarò!
È una serie TV fatta tecnicamente benissimo, ma lenta e prolissa esci dal cinema e tutte le storie sono lasciate troncate in attesa della nuova puntata. Costner ha sempre un gran cariama ma non basta. 1883 ha saputo fare di molto meglio, con molto meno.
Breaking news:
cancellato Il secondo capitolo che era previsto al cinema il 16 agosto. La decisione è stata presa dalla New Line Cinema dopo che gli incassi per il primo capitolo sono arrivati a malapena a 23 milioni di dollari nelle prime due settimane dall’uscita.
Non è stato cancellato, ma rinviata la data di uscita per fare più tempo alla prima parte…decisione saggia che andava presa ben prima.
Una recensione che lascia il tempo che trova e non fa capire molto dell’opera di cui parla. Per fortuna Costner sa fare film meglio di come voi scrivete recensioni. Andate a vederlo perché è grande cinema e merita di essere visto in sala.
quando escono i caffettisti di solito il film è una megacagata..buono a sapersi
magari un bel double-bill con Diabolik… (detto anche “caffè & amaro”)
Ho appena letto che non uscirà il secondo capitolo.
Uff, ma anche un po’ LOL.
Certo che uscirà, hanno deciso di rinviare l’uscita perché troppo ravvicinata alla prima parte…e mi sembra giusto.
Hanno solo rinviato la data di uscita della seconda parte, per dare più tempo alla prima.
Ed ecco perchè non potrò mai fare il giornalista.
Prima notizia sensazionalistica e mi ci butto come un tonno!
Chiedo scusa per l’errore da nabbo
Ad ogni modo, mi par di capire che qui non c’è Kelly Reilly: nuda che fa il bagno in un catino di legno…
Kelly Reilly nuda con ustioni di terzo grado su buona parte della schiena e una bottiglia di whiskey nella mano destra.
Visto ieri sera. Eravamo in 10 in sala. Mi dispiace tanto perché il film merita di essere visto. Ha il respiro epico dei Western classici e in generale lo percepito come una grossa boccata d’ossigeno. Mi auguro che avremo la possibilità di vedere tutti e quattro i capitoli in qualche modo. Se mi chiedessero dei soldi io glieli darei.
A me piacque assai. Di sicuro non è un film per tutti.
Ma è un progetto coraggioso, sviluppato palesemente sulla lunghezza totale delle quattro parti.
C’è tantissima carne al fuoco e tanti personaggi interessanti, ovviamente Kevin Costner e Sam Worthington in particolare, con le loro rispettive comprimarie, Abbey Lee e la bravissima Sienna Miller. C’è una rappresentazione molto ben curata ed efficace delle comunità indigene di quell’epoca, che mal tolleravano i coloni occidentali ma non li odiavano, ed erano solo costretti a scorrerie ed uccisioni perchè si vedevano sistematicamente profanare i loro territori sacri. Molto belle le scene in cui discutono dell’attacco al villaggio, e il capo indiano decide di condannare suo figlio e i suoi seguaci perchè a suo modo di vedere avevano ingiustamente depredato le abitazioni e ucciso innocenti senza una vera ragione, mentre i guerrieri lo vedono come un capo ormai debole e decidono di separarsene chiedendo vendetta. Molto bella la sottotrama dei cacciatori di scalpi, che a loro volta decidono di vendicare l’attacco al villaggio uccidendo più indiani che trovano. Si creano molte storie interessanti di cui ovviamente nessuna viene chiusa, ma ripongo comunque fiducia nel prossimo film, che probabilmente avrà molta più azione e sarà decisamente meno dialogato e marcatamente più epico.
Il potenziale c’è tutto, io dico di dargli una possibilità.
3 ore di totale delusione. Mi era piaciuto Balla coi lupi (credo sia ora che lo riguardi però perchè all’epoca forse non avevo smesso ancora di tremare per il Bob di Twin Peax che mi distraeva …) e mi era piaciuto moltissimo Open Range per come andava dritto al punto con personaggi scritti magnificamente e per il lavoro sul sonoro e la messa in scena, e in genere apprezzo il Costner regista. Ma qui siamo di fronte a un’accozzaglia di luoghi comuni, stereotipi e scene già viste, prese da centinaia di western precedenti che sembrano qui rifatte con giusto un pò di belletto. La storia tra Uorrinton e la Miller sembra scritta da una dodicenne. In generale un film di cui non si sentiva assolutamente la necessità. Anche perchè personalmente sono stufo di sto eterno raccontare la nascita di una nazione basata su un geocidio e sulla schiavitù e in cui un manipolo di rozzi, violenti e ignoranti vaccari ci spiegano che la vita era dura laggiù nel vecchio far west…
Sempre il massimo rispetto per chi recensisce. Poi ovviamente, si può discutere su quanto recensito. Mi pare una recensione scritta da una persona senza la voglia e il rispetto per decidere di donare più della consueta ora e mezza ad una pellicola cinematografica. Per quanto mi riguarda, è proprio grazie allo spirito che pervade questa recensione che siamo stati inglobati da film di supereroi fatti uscire ogni sei mesi con cadenza regolare, dove la qualità si perde per strada e dove alla fine della pellicola, non abbiamo neanche quei due-tre dialoghi da gettare nel cestino, perché di dialoghi non vi è l’ombra. Ben vengano progetti ambiziosi e costruiti col sudore della mente, come questo di Kevin Costner. Personalmente non vedo l’ora che questo secondo capitolo possa uscire e spero vivamente che non si perderanno gli ulteriori capitoli a venire. In un’era dove anche mio zio se volesse potrebbe girare un film, la differenza qualitativa la può determinare lo spettatore. E di qualità in questo “Horizon-An American Saga”, ne abbonda.