C’è un dettaglio, nel primo atto di Blink Twice, che mi ha fatto impazzire. Frida (Naomi Ackie), cameriera che si è intrufolata a una festa di ricconi per tentare di avvicinare il problematico magnate Slater (Collo Tatum), scambia due parole con il di lui psicologo, Rich (Kyle MacLachlan; sì, questo film ha un cast della madonna), e gli dice, scherzando, “Sbatti le palpebre due volte se sono nei guai”. E lui lo fa! Inizia molto bene Blink Twice, dimostrando già la capacità di Zoë Kravitz, alla sua prima regia, di giocare con le aspettative, i livelli di lettura, gli scarti di tono e tutte quelle cose che un regista dovrebbe saper fare, ma che un attore che non ha mai diretto prima non è scontato sappia. La buona notizia è che il film non solo inizia bene, ma prosegue altrettanto bene. Sigla!
Blink Twice nasce da un’idea di Zoë Kravitz, che ha scritto il film con E.T. “C’è un Jimmy Bobo nel tuo futuro” Feigenbaum (High Fidelity). Al centro c’è Frida, una “invisibile” che riesce a guadagnarsi, insieme alla BFF Jess (Alia Shawkat, mai dimenticata Maeby di Arrested Development), una gita sull’isola privata del riccone Slater, che di recente ha pubblicamente chiesto scusa per uno scandalo non meglio definito, ma legato al Me Too. Slater sta facendo terapia e giura che è cambiato, tra lui e Frida scatta qualcosa e lei spera di poter sfruttare quella scintilla per lasciarsi alle spalle una vita di merda. Ed è lì, durante un ricevimento in cui i colori dominanti sono già il rosso e il bianco, che ci porteremo dietro per tutto il film e che Zoë usa in maniera forse un po’ troppo didascalica ma comunque con stile, che Slater invita le due amiche a seguire lui e la sua allegra combriccola di ricchi un po’ matti ma simpatici sull’isola.
Non credo sia uno spoiler dire che le cose ovviamente andranno malone per Frida e le altre donne invitate (tra cui spicca Adria Arjona, un po’ perché mi sono ufficialmente innamorato, ma soprattutto perché è davvero brava), anche se il punto del film è come andranno malone. Blink Twice lo troverete prossimamente sul dizionario del cinema alla voce “thriller a lenta ebollizione” e Kravitz, anche qui, dimostra una capacità di tenuta sorprendente per come riesce a svelare i problemi a poco a poco, dipingendo inizialmente una scena idilliaca per andare poi, pian piano, di scalpellino, a farla a pezzi, introducendo dettagli sempre più inquietanti per farla poi esplodere in una delle scene più disturbanti degli ultimi tempi. Il tutto senza mai eccedere nella violenza, senza mostrare torture o gore o le altre cose che ti aspetti da un Rape and Revenge.
Blink Twice è praticamente un Rape and Revenge 2.0, adattato ai tempi che corrono e concepito per una volta da una donna. Se ci pensiamo, il grosso del filone (a parte roba tipo l’ottimo Revenge) è stato concepito da uomini per uomini. Sì, c’è la vendetta catartica della vittima di turno, ma in genere soddisfa più il voyeurismo maschile che la sete di giustizia. Zoë Kravitz invece rimette la donna al centro e ci fa assaporare un tipo diverso di vendetta, più complesso e sfaccettato, meno bianco/nero (infatti è bianco/rosso). E soprattutto fa una roba che non ti aspetti nel finale, riuscendo persino a superare la facile dicotomia “donna = buona / uomo = cattivo”. Ogni persona è una persona: non è definita dal genere, ma dal suo carattere e dai suoi obbiettivi.
PICCOLA LINEA DELLO SPOILER!
Kravitz usa questo come arma per ribaltare le aspettative sulla protagonista, che, da spettatori, siamo naturalmente portati a giudicare come una candida e innocente vittima di violenze. Ma lei ce lo aveva detto sin dall’inizio che Frida aspirava allo scatto sociale e, spoiler, nel finale è esattamente quello che fa. È una vendetta psicologica oltre che fisica? Certamente, Frida ribalta i ruoli di vittima e carnefice per far provare a quest’ultimo quello che ha provato lei. Allo stesso tempo, però, lei non ci fa esattamente la figura della persona integerrima. L’aspettativa del pubblico è così tradita, e quello scarto è il twist che rende il finale memorabile.
FINE DELLA LINEA DELLO SPOILER!
Certo, Blink Twice non è perfetto. Stilisticamente e tematicamente ricorda tantissimo il cinema di Jordan Peele, ma proprio che Zoë Kravitz si è riguardata Get Out col blocchetto per gli appunti di fianco e lo ha rifatto con le violenze di genere al posto del razzismo. È anche un film a volte troppo didascalico, specialmente nel terzo atto, quando lo schifo viene fuori ed emerge in pieno quanto questo sia un film a tesi, di quel tipo in cui si passa sopra ai dettagli per il bene della metafora. E la metafora dominante qui è ovviamente il Me Too, di cui Blink Twice rappresenta un manuale. C’è tutto: gli uomini che fingono di chiedere scusa ma in realtà non sono affatto cambiati, le posizioni di potere che portano agli abusi, le vittime “invisibili” e silenziose, le donne che remano contro, una mole di crimini terribili che sono stati dimenticati troppo a lungo e che vengono dolorosamente a galla (metafora nella metafora, il veleno di serpente che gioca un ruolo fondamentale nel disvelamento finale), senza che questo porti immediato sollievo alle vittime, anzi. Eppure Kravitz riesce a far funzionare tutto, perché non dimentica di stare girando un thriller, non getta mai alle ortiche la tensione e sa dosare lo humour nero da vera pro.
La cosa che più mi ha colpito è come un’attrice sia riuscita a debuttare alla regia non con un film “da attori”, tutto parlato e recitato, ma con un film di regia, scenografia e montaggio. Per farlo, si è circondata di professionisti solidissimi, tra cui Christian Slater, Geena Davis, Tatum, MacLachlan, oltre a Haley Joel Osment (non a caso, Shyamalan è dietro l’angolo) e i già citati Ackie, Shawkat, Arjona. Gente che ti sa costruire un personaggio con pochi tocchi essenziali, che colpisce il bersaglio senza strafare. Channing Tatum dà una delle migliori interpretazioni della sua carriera proprio trattenendosi e lavorando di fino per inquietare a poco a poco.
Zoë Kravitz sceglie di togliersi di torno (a parte un cameo), affidando a Naomi Ackie quello che probabilmente sarebbe stato il suo ruolo, per concentrarsi sul tenere salde le redini del racconto. Ha fatto benissimo: per quanto a tratti derivativo e retorico, Blink Twice è un thriller solido e sfaccettato, che tocca argomenti pesantissimi bilanciando ironia e disagio. Avercene di esordi così.
DVD quote:
“Ah, quindi anche regista!”
George Rohmer, i400Calci.com
una sorta di “una donna promettente”?
Mi ispirava il trailer ma mica mi aspettavo un esordio così! Mi sa proprio che andrò a vederlo.
Si vede che ha studiato la materia e ha comunque occhio nel gestirla .
Adria Arjona a me era piaciuta fin da un episodio di Person of Interest, anni dopo mi fa piacere che ha trovato lo slancio giusto con una serie di ruoli e film/serie tv (in Good Omens era molto brava).
Questo film me lo segno per bene.
Secondo me il film ha un bel po’ di scivolate di stile, non mi è dispiaciuto, e mi trovo abbastanza d’accordo con la recensione, ma sono uscito dal cinema un po’ pregno dentro del sentore di occasione mancata.
Gli attori sono stati spettacolari – Tatum veramente veramente bravo – ma al film manca proprio un regista bravo (e non bravino) per spiccare. Il montaggio secondo me è stato scarsino, anche.
Sicuro si sono visti Peele e Aster col blocchetto degli appunti però mi ha dato l’aria di essere un po’ la copia brutta di altri film. Mi ha intrattenuto come può intrattenermi un Cremonese – Perugia. Film onesto, sorprendete che sia onesto, ma il genio è da altre parti.
In effetti mi è sembrato più “fiacco” del previsto (date le recensioni lette in giro) e non esattamente assistito da colpi di genio. Bravo Tatum, il film offre una visione complessivamente piacevolezza, ma anche dimenticabile. Il tema “arrampicatrice sociale vs depravato” affiora, ma viene affrontato con superficialità. Comunque un passo avanti rispetto alle visioni “manichee”, ma non è un dato originale nemmeno questo. Buona prima prova per scaldarsi, ma per lasciare il segno servirà qualcosa di più, imho.
Dissento fortemente su tutto, salvo sul fatto che Arjona dà una buona prova, Tatum anche e che il twist finale non è male.
Mi sono annoiato parecchio, perché i tempi sono tutti sballati: la prima parte in cui la tensione dovrebbe montare è interminabile, con vezzi di regia (sonoro, primi piani…) ripetuti allo stremo e per questo fastidiosi. Ma è ovvio fin dal primo minuto dove si andrà a parare, e io volevo solo urlare DATEVI UNA MOSSA. Quando poi esplode la violenza il film poteva essere divertente e creativo e invece risolve tutto in fretta senza idee.
Infine vi ricordo che i film a tesi col metaforone sono IL MALE, di Get Out ce n’è solo uno (o comunque son rari) e non ha ordinaro il dottore di propinarcene altri.
Per me un esordio fiacchissimo e un cast sprecato.
Mi ero perso che Zoe avesse un cameo, sul web ho letto di quello di Lenny.
Per il resto concordo su tutto.
Anzi, avrei voglia di rivederlo per vedere se regge una volta scoperto il meccanismo.
“Certo, Blink Twice non è perfetto. Stilisticamente e tematicamente ricorda tantissimo il cinema di Jordan Peele, ma proprio che Zoë Kravitz si è riguardata Get Out col blocchetto per gli appunti di fianco e lo ha rifatto con le violenze di genere al posto del razzismo”
Partiamo da qui
E’ esattamente la stessa impressione che ho avuto vedendolo ieri mano a mano che il film procedeva.
E per me e’ un pregio non un difetto.Io rimasi folgorato da Get Out,una ventata di freschezza in mezzo ad piattume di film.
Quindi ben venga un figlioccio di cotanto film.
A me e’ piaciuto molto Blink Twice,mi ha coinvolto e sorpreso : attori tutti in palla.Tengono tutti benissimo la loro parte con menzione speciale per Tatum,un attore che a me non piace per nulla,ma che qua e’ perfetto.
Mi hanno solo un po’ spiazzato i flashback perche’ all’inizio pensavo che fosse un po’ il montaggio fatto a membro di segugio,poi ho realizzato.
Tutto fatto molto bene,regia,sceneggiatura,recitazione.La tensione sale col procedere del film e la violenza quando esplode esplode bene e il twist finale davvero non me lo aspettavo.
Dimostra anche grande maturita’ di Zoe Kravitz.
Sarebbe stato molto piu’ comodo fare di Frida una semplice vittima. Non sarebbe stato sbagliato.Ma comodo.
E invece.Brava brava
Ottimo esordio.
SPOILER SPARSI SUL FINALE
SPOILER SPARSI SUL FINALE
ATTENZIONE!!!
SPOILER SPARSI SUL FINALE
!!!
E invece a me è proprio il finale che non ha convinto.
Essendo tutto il film un ovvio metaforone sul movimento Me Too (e non è questo il problema. Appunto come detto, Get Out è un metaforone di 1h 44m sul razzismo, ma non per questo non è ANCHE un signor film), davvero ci va bene il suggerimento che la soluzione è il “semplice” ribaltamento dei ruoli? Davvero accettiamo l’equazione “uomini=cattivi, donne=buone”, acriticamente, senza voler spendere neppure due parole (o, visto che stiamo parlando di un film, qualche scena) sul fatto che il problema di fondo della questione Me Too è innanzitutto un disequilibrio nei rapporti di potere, e solo in seconda battuta il fatto che questo disequilibrio è a favore degli uomini? Se la soluzione al Me Too è invertire il rapporto tra uomini e donne, non si risolve nulla, resta il problema principale, il disequilibrio nei rapporti di potere. Si cambiano solo vittime e carnefici.
Non mi pare un modo molto edificante di voler chiudere un film-metaforone sull’argomento.
A meno che non voglia essere esattamente questo l’obiettivo della Kravitz, nel qual caso non ne capisco però il perché…