Piuttosto che farsi troppe menate su quel film qui – un meta heist movie in cui la rapina è ai danni di Apple (tranquilli sono assicurati) mentre Doug Liman fa del suo peggio per imitare la cazzimma dell’ostracizzato Martin Brest e gli unici che ne escono vincitori sono gli attori – avrei una proposta d’affari più che sensata da inoltrare a Matt Damon e agli Affleck. Dico, amici tutti dibBoston, che una casa di produzione ce l’avete già – la Artists Equity, fondata nel 2022 con il supporto finanziario dei poteri forti e delle rane gay per raccontare la storia del successo di Michael Jordan dal punto di vista dei bianchi con la polo che gli mettevano le scarpe – e fra non molto Ben avrà anche dalla sua il pazzo pazzo ca$h della buonuscita da Jennifer Lopez: e fatela una Hollywood di Boston, che cazzo. Dove tutti parlano con quell’accento lì senza R e con le vocali troppo aperte; e in cui fate solo variazioni sul tema di film che contengono tassativamente almeno una rapina, un protagonista pregiudicato, uno depresso che somatizza le proprie emozioni e un minimo di tre scene madri in cui la lealtà viene prima di tutto, perché abBoston siamo dei duri ma non toccarmi la famiglia e gli amici. Come sta la mamma? Salutala da parte mia.
Signor Damon Affleck, dia retta. Tanto al mondo ce ne sono già almeno una trentina di industrie cinematografiche del genere che, da Bollywood in giù, imitano l’esempio e il modello di Hollywood. Sono ubicate in posti magnifici in cui, proprio come abBoston, avreste l’accortezza di non girare per strada con l’orologio da zanza al polso e dove si parlano lingue e/o vernacoli perlopiù incomprensibili – Chhollywood è in lingua Chhattisgarhi, e adesso che ho finito le H ho bisogno di un pellegrinaggio nell’India centrale per visitare i loro teatri di posa. Cosa volete che sia una (X)ollywood in più? E se vi spaventa quella roba sopravvalutata che gli sfigati chiamano senso del ridicolo – e che invece noi patrioti veri ben sappiamo essere impulsi chimici dal chip sottocutaneo installato per impedirci di raggiungere il nostro vero potenziale – ricordatevi sempre che esistono ben due Mollywood. Una è nel Kerala, dove si parla il malayalam e dove probabilmente scarseggiano quegli ambienti sociali in cui le metanfetamine psicotrope eccellono, dunque ci sta; ma l’altra è l’industria cinematografica dei mormoni, con sede nei cari vecchi anglofoni USA. Matt Affleck, Ben Damon: come potete farvi dei problemi di fronte a dei mormoni che inneggiano inconsapevolmente alla MDMA? Fatela ‘sta benedetta HollyBoston. Sigla!
Non succede. Ma se succede, prego gli amici dibBoston – per il bene del signor Rideroni, che ultimamente è preso male con la storia delle guerre e non c’ha più il buonumore addosso – di utilizzare The Instigators come modello di business per il futuro di HollyBoston. Perché a me fomenta molto l’idea di un gruppo di amici molto famosi e altrettanto influenti che si ritrovano tutti al baretto del dopolavoro del sindacato degli attori, sottosezione del Massachusetts, e fra uno spritz al Cynar e l’altro maramaldeggiano con innocue scommesse fra amici. Le classiche scommesse tra ragazzi. Scommetto che non riesci a riconquistare Jennifer Lopez; accettata e vinta, Ben Affleck ha il Cynar pagato. Scommetto che non riesci a interpretare un ruolo ancora più triste del ruolo triste che hai interpretato in Gone Baby Gone; accettata e vinta, in Manchester by the Sea Casey Affleck ha rotto il tristometro.
Scommetto che non hai il coraggio di ciulare un centinaio di milioni di dollari a quelle sardine arricchite di Apple TV+, ma senza violare la legge e uscendone con la reputazione intonsa; accettata e vinta, dicono tutti e tre insieme, proponendo a Apple di finanziare un film che nessuno vedrà mai (una settimana in sala e poi dritto in streaming) mentre loro si fanno dalle tre alle cinque settimane di set tutti insieme, lontano dalle mogli e dai figli, facendo saltare in aria veicoli ed edifici e dicendo le battute buffe a ritmo indiavolato. Pagati. Per la regia non c’è problema, basta chiamare Doug Liman; tanto quello per il bonifico giusto ti dirige anche il pre-diciottesimo di tua cugina. Per gli attori è ancora più semplice: quelli che stavano giocando a freccette e a biliardo accanto al tavolo degli Affleck e di Damon hanno sentito la conversazione e si sono proposti per il colpo. Hong Chau, tu sarai la psichiatra che ha in cura il personaggio di Matt Damon ingrigito, ex soldato con PTSD e tendenze suicide alla disperata ricerca dei 32,480 dollari necessari a saldare i debiti degli alimenti e sentirsi degno di vedere il figlio; inoltre sarai buffamente ma anche seriamente coinvolta nell’eccessivo ambaradan provocato da una rapina mal congegnata e peggio eseguita. Casey Affleck, invece di fare il disagiato depresso alcolizzato tristone stavolta fai il disagiato depresso alcolizzato simpaticone con la battuta pronta; sarai anche il pregiudicato del gruppo ma vedrai che verrà fuori che hai un cuore grande così. Voi, Stuhlbarg e Molina, sarete gli inutilissimi gangster che ordineranno il grande colpo idiota ai danni del sindaco mega corrotto Ron Perlman, che sembra un cattivo uscito da Dick Tracy e avrà come aiutante il rodente Toby Jones.
Lei, signor Ving Rhames, se cortesemente, ma proprio solo se non le fosse d’impiccio che non vorremmo mai disturbarla troppo, se generosamente le andasse di fare Ving Rhames con il cappello, ovvero di essere grossissimo e temibile perché sì, ma con in testa un cappello, ecco per noi sarebbe un grande privilegio e onore la ringraziamo profusamente per la preferenza accordataci. Jack Harlow, non ho la minima idea del perché tu sia fra noi e del perché ti abbiano dato una tessera del sindacato dopo che hai fatto il remake di Chi non salta bianco è, ma qui puoi fare il ragazzetto coglione e anche un po’ stronzo che muore in fretta. Pedala. Ben Affleck, tu fai il produttore va là, che c’hai altri cazzi a cui pensare. Ragazzi, divertitevi e non fate i timidi con il servizio in camera. Che tanto paga Apple. Fottesega.
Insomma, oltre a essere un costosissimo inside joke tra attori di Hollywood che avevano giusto un paio di mesi morti da riempire tra un progetto e l’altro, questo The Instigators alla fine com’è che è? Fondamentalmente è una montagna di pattume in fiamme, solo che è progettata, costruita e arredata dai più brillanti ingegneri di montagne di pattume in fiamme al mondo. È un heist buddy movie con tentativi di screwball comedy in cui a funzionare davvero bene è la parte “buddy”, con lo svitato Casey Affleck e il quadrato Matt Damon che insieme, secondo me, girano alla grande. Il lato “heist” della questione comincia a traballare già dopo mezz’ora, quando diventa abbastanza evidente che i protagonisti siano protetti da una delle plot armor più spesse e stolide del cinema recente ambientato abBoston; bisogna accontentarsi di vedere cose esplodere solo per l’edonismo pirotecnico in sé e per il piacere di immaginare il signor Apple aprire mail che hanno per oggetto “Ritocco budget The Instigators alla voce Spesa tritolo: +30%”. A commedia, invece, stiamo messi che la sceneggiatura di Casey Affleck e Chuck Maclean è blanda ma non dannosa, che quel guercio di Doug Liman è un macellaio a cui dovrebbero impedire di girare altri film brillanti e che con quel cast lì, in ogni caso, è davvero difficile fare peggio del minimo sindacale.
A conti fatti, The Instigators è un action che vuole fare la commedia e che è quasi poetico nel suo essere volutamente anacronistico, ambientato com’è in un presente iper sul pezzo, tra salute mentale e cultura woke, in cui però non esistono smartphone, tecnologie per il riconoscimento facciale o dipartimenti di polizia locale che collaborano con il Mossad e il Precrimine come succede nella vita vera. Quando non serve, le guardie di The Instigators sono gli sbirri di Blues Brothers che ammonticchiano volanti accartocciandole una sopra l’altra mentre quelli che inseguivano se la danno a gambe; quando serve, Ving Rhames ha le chiavi del carrarmato catafratto che calza a pennello se in sceneggiatura c’è bisogno di qualcosa per speronare un camion dei pompieri. Nessuno ha voglia di fare la punta al cazzo sul realismo di una commedia d’azione. Ma sulla coerenza interna diciamo che è meglio cominciare ad affilare il temperamatite, altrimenti rischia di venire fuori un film un po’ confuso e un po’ generico. Un tentativo di rifare Prima di mezzanotte – solo che è tutto abBoston – a cui manca la voglia di essere creativi per ideare situazioni e rapporti di causa/effetto che tengano insieme in maniera davvero interessante questi personaggi che voi, cari attori di The Instigators che siete gli unici a non sembrare dei babbi completi, mettete in scena con tanto abile carisma e sintomatico talento.
Boston quote:
“More Than a Feeling. La I è lunga, ma non nel senso che è J.”
(Toshiro Gifuni, i400calci.com)
Mmhhh, ma sai che nonostante la mezza stroncatura me l’hai venduto? A me poi interessa il lato buddy/comedy, se le logiche della rapina fanno acqua frega il giusto (lo so, sono una cattiva persona, ma tanto il karma farà sì che sarà una ciofeca e pagherò il giusto dazio con due ore della mia vita…)
Ti giuro è da quando ho letto la recensione che pensavo la stessa cosa
Forse perché quando gli attori si divertono mi dà sempre l’idea che anche il film sia divertente (in realtà non è proprio così…) Se è carino 2/3 de La truffa dei Logan mi accontento…
Mi aspettavo la rece fresce fresca di Maxxxine ma vabbé. (spoiler: meh…)
Bella l’idea del Bollywood ammerregano (capita? Boston + Hollywood = Bollywood). Ci mettiamo anche il buon Marky Mark dentro che a me piace un sacco.
Io invece aspetto con ansia la recensione di “The Unit”, che è LAMMERDA vera, li si che ci sarà da divertirsi!