Oggi mi sento di scrivere in rappresentanza dell’associazione famigliari delle vittime del cinema dello sbaglio. Ovvero di tutte quelle persone semplici, giocherellone e appassionate di film, le cui menti cinematografiche sono state deflorate da un immaginario sbagliato quando erano ancora pure e vergini. Un atto del genere incastra a forza immagini che poi non se ne vanno più dalle cervella. Rimangono lì, come la foto di copertina di Facebook che non cambieremo mai – AAAH, mi piace l’odore di boomer al mattino – in rappresentanza perpetua di un concetto che forse meriterebbe un’immagine più calzante, o quantomeno più interessante di questa.
Da quando quel guercio di Danny Boyle ha deciso di dare al nostro Casanova validi motivi per avercela con Dev Patel, tutte le volte che mi capita di pensare agli indiani e ai treni – succede fin troppo spesso e me ne vanto – l’immagine di copertina e la foto di profilo sono quelle di un attore con la faccetta da cazzo che si denuda la spalla sinistra, sensuale come Pippo quando si toglie il reggicalze, mentre balla sulla banchina di una stazione dei treni indiana. Quindi è con grande gioia che l’associazione famigliari delle vittime del cinema dello sbaglio è lieta di presentare un farmaco topico da schiaffarsi direttamente in della fazza: il film di oggi si chiama Kill, è originario del subcontinente e non è un aborto post-colonialista come quell’altro, è praticamente tutto ambientato in carrozza e sicuramente non è perfetto, ma tanto basta per ridare agli indiani i loro treni e vaffanculo The Millionaire. Sigla!
Kill ci mette esattamente 13 minuti per presentare i quattro personaggi che servono – protagonista, deuteragonista, antagonista e principessa Peach – e per gettare premesse e piantare poste in palio. Poi è tutto un menarsi. Fatalità, c’è la versione di Dev Patel dopo il siero del supersoldato che ha un migliore amico piccoletto e super baffuto – ma altrettanto letale – con cui si precipita a interrompere il fidanzamento forzato della donna che super ama (super ricambiato), progettando di scappare insieme a lei verso il super tramonto. Si capisce che loro si super amano tantissimo perché quando si guardano nelle palle delle pupille partono le chitarrine e dietro ci sono i lumini colorati tutti sfocati. Lei è lieta di vederlo e lo dimostra sgranando assai gli occhi; ma cheta gli ardori da sequestratore dicendogli che purtroppo ha un padre troppo mazinga. Egli è il CEO di una giganorme azienda di trasporti, ed è impossibile fargli una fuitina sotto al naso.
Ci vediamo a Delhi – lei gli dice – io prendo il superfast express train notturno; si chiama così perché viaggia a una velocità media di almeno 55 chilometri all’ora: è o non è un mondo meraviglioso? Un mondo in cui papà fa mettere i cecchini alla mia festa di fidanzamento coatto per non farmi fuggire con te, ma poi paga il biglietto a una sola guardia del corpo per un viaggio di svariate ore su un treno piuttosto affollato di sconosciuti. Ciao fusto, ci vediamo dall’altra parte. E invece no, dice il super tutt’altro che cafone. Sorpresa: ci sono anch’io sul treno superveloce. In più, a quanto pare, a bordo c’è anche una folta famiglia allargata di super banditi, gente organizzatissima e piuttosto truculenta che è tutta intenzionata a rubarsi il treno. O qualcosa del genere.
Al minuto 13, quando lo psicopatico principe dei banditi si accorge che sul treno c’è l’uomo più ricco del Jharkhand e decide di prenderlo in ostaggio insieme alla famiglia, parte la violenza. Al minuto 23 la situazione si è già evoluta in uno scambio d’ostaggi perché Dev Patel grosso e il suo amico baffuto vorrebbero fare opera di de-escalation senza ammazzare nessuno e senza mettere in pericolo i passeggeri indifesi, quando in realtà sono due commando di una squadra d’élite dell’antiterrorismo e con il giusto tempismo potrebbero facilmente fare a pezzi i banditi e morta lì. Invece, fino al minuto 42 il film arranca volontariamente un centimetro alla volta con il passo di Lenin, a rispecchiare la fatica dei due protagonisti costretti a combattere sessanta criminali in uno spazio angusto pieno di innocenti, scegliendo di non fare morti. E quando sei sul punto di rinunciare al sogno di avere un bel ricordo cinematografico sui treni indiani, ecco che la vittima sacrificale viene immolata sull’altare del cinema di menare, il protagonista può trasformarsi in Dev Patel vecchio Logan e il film può cominciare per davvero. Titolo!
Presentato nel 2023 al Toronto Film Festival – dove ha arrecato discreto sollazzo al pubblico canadese nella Midnight Madness, che a suo tempo lanciò anche The Raid – Kill è il secondo film di Nikhil Nagesh Bhat e per certi versi sembra un documentario sul più grande feticcio erotico del cinema calciante: un film in cui le chitarrine spinte dell’amore melenso da “sto unendo la mia linea vitale con la tua per crearne una sola indivisibile” sono solo un bieco pretesto per scatenare una violenza grafica e fantasiosa, del tutto giustificata dalle emozioni in gioco. Una piccola gabella da saldare per convincere l’ascensorista a passare dal melodramma più becero e fastidioso al bagno di sangue più sadico dell’anno senza prendersi una pausa a metà strada.
Il momento in cui Batman Patel abiura i suoi principi di non letalità e, dopo essersene prese una pletora per trenta minuti di fila, fa la faccia da orsacchiotto cattivo e comincia a trucidare i cattivi, dà un sacco di soddisfazione. Da un’inquadratura all’altra e con una potente giustificazione narrativa, il film cambia da così a così ed evolve negli stessi spazi che prima utilizzava in altro modo. È anche vero che Nikhil Nagesh Bhat non è Bong Joon-ho, e sia in veste di regista sia in quella di sceneggiatore fatica un buon po’ a tenere le redini della geografia degli spazi e della consecutio dei movimenti su e giù dal treno, che a volte sembra lungo tre carrozze e a volte pare il campo di Holly e Benji. Al netto dei difetti di labirintite e di un finale idiota ma apprezzabilmente secco, Kill non scazza quasi mai la difficile sfida action di mettere in scena una storia che rispetta le unità aristoteliche sfruttando un’ambientazione così angusta e ripetitiva. E sono proprio i due generi agli antipodi di cui sopra ad alimentarsi a vicenda, con la rabbia fuori scala provocata dal lutto fuori scala causato dalle chitarrine fuori scala che spiega – e, se sei convinto che i borseggiatori vadano uccisi sul posto, sdogana anche – il sadismo gore di Dev Patel dopo tre anni di dieta a base di fegato crudo e steroidi.
Ufficio stampa di Trenindia quote:
“Abbiamo aggiornato l’immagine di profilo”
Toshiro Gifuni, i400Calci.com
Era ora, aspettavocon trepidazione la rece che ovviamente non delude.
Filmone, al netto che, appunto, ‘sto treno sembra a volte lineare a volte circolare, e che mi pare sia stato girato con un budget piccolino, è un qualcosa di raro, fin dalla scelta di mettere il titolo al 40mo, e fin lì non capire perché cazzo l’abbiano intitolato così, poi però sembra diventare Jason contro banditelli indiani e non ce n’è più per nessuno…
1) I fan di Nikhil Nagesh Bhat si possono definire nikhilisti? (O bhatmaniani?)
2) Titolo più anonimo della storia (be’, dopo “X” di Ti West), buh vergogna. Se fossero gli anni ‘90 i titolisti italiani si inventerebbero qualcosa tipo “L’Obliteratore”.
3) Gli scompartimenti purtroppo non ce li ridaranno mai più, così come la nostra giovinezza, però godiamoci almeno questa piccola vittoria: https://tg24.sky.it/cronaca/2024/09/18/trenitalia-check-in-biglietti-regionali-cosa-sapere
Apro la petizione per distribuirlo in Italia come “L’obliteratore”
+1 per “L’Obliteratore”
Più che l’obliteratore direi qualcosa tipo “se non timbri ti cancello”, “la violenza viaggia con 30 minuti di riardo” o “binari di sangue”
+1 per “Se non timbri ti cancello”
Obliteratore senza se e ma. Due visioni di fila di Airbender a chi oserà chiamarlo diversamente d’ora in poi.
Aspettavo anch’io con ansia la rece. Mi ci sono divertito un sacco. Il protagonista è al suo primo film, se tiene duro lo vedremo (anche) come cattivone contro uno dei Khan o Roshan (è un onore da quelle parti, tipo che in War 2 il villain sarà N.T. Rama Rao jr!).
Amo amo amo il minutaggio che regalano ai cattivi e alle loro elaborazioni dei lutti familiari.
SPOILER
L’ammazzamento “Ghost Rider” uno dei miei favoriti. LOL.
Leggo da Wikipedia che il regista si è ispirato ad una rapina sul treno di cui è stato vittima tanti anni fa, spero meno cruenta di quella del film. Io tanti anni fa ho preso qualche treno in India, in uno ricordo i bacarozzi negli scompartimenti, in un altro l’odore di primula che usciva dai cessi
Comunque, parare personale “Slumdog Millionaire” è una bella paraculata ed ovviamente non meritava quegli oscar, ma non è un film così malvagio
Beh, se ha un finale idiota allora direi che ha già molto in comune con Snowpiercer