Che vogliamo fare di James McAvoy? Sono 17 anni che frequenta con una certa regolarità il cinema d’azione, e ha messo su pure un bel po’ di massa per essere più credibile. Ha partecipato a franchise, film di supereroi, horror, opere incredibili che solo a nominarle viene da ridere, e ha anche recitato in qualcosa di abbastanza serio. Eppure non riesce a scrollarsi di dosso l’immagine di un Fassbender del discount.
Aveva iniziato la carriera sparando pallottole che girano l’angolo in Wanted, in quel periodo in cui cercavano di spacciarci Bekmambetov come un regista adatto all’occidente. Poi ha interpretato il prof. Xavier, mettendo le dita sulle tempie con tantissima intensità per fare magie, ha partecipato a un remake di Frankenstein di indicibile vergogna ed è stato forse la cosa migliore di Split e Glass. Il ruolo in Atomica bionda è stato l’apice del suo essere macho, e ora in Speak No Evil interpreta il maschio inquietante. Viene quindi il momento di capire cosa fare di questa carriera fatta di mille tentativi con il cinema calciabile, e lo faremo qui: SIGLA MORBIDA ANNI ‘90!
“Era meglio l’originale europeo”, lo dirò una volta sola (qui) insieme a “gli americani l’hanno ammorbidito”, così da togliermi subito il pensiero. Lo sappiamo: funziona così. La cosa buona, però, in tutto questo è proprio James McAvoy, che crede più di tutti nell’idea di poter fare un film diverso e lavora affinché ciò accada. Certo, a lungo si ha l’impressione che quello che interpreta qui sia una delle molte personalità di Split, dato come tiene gli occhi spalancati e oscilla tra stati emotivi diversi, sempre un po’ allucinati. Ma è anche innegabile che domini tutto il film. Il protagonista sarebbe un altro, Scoot McNairy, uomo in crisi che, con la sua famiglia, va ospite della famiglia di McAvoy in campagna. Li hanno conosciuti in una vacanza in Italia (sono le amicizie più solide quelle che si fanno immerse negli stereotipi culturali) e ora vanno a trovarli per qualche giorno.
La cosa interessante di Speak No Evil, nell’originale ancora di più, è che è un film che mette in guardia contro i pericoli insiti nel fare amicizia. L’errore più grande dei protagonisti è stato socializzare e addirittura voler proseguire quella socializzazione, cioè voler diventare amici di persone così, senza un vero perché. Non ci sono altre colpe che possano imputarsi, se non l’assurda decisione di voler fare amicizia con degli sconosciuti. Il resto è tutta una conseguenza, e il punto di forza di Speak No Evil sta nel costruire la tensione dell’horror non attraverso le classiche dinamiche di caccia e preda, ma all’interno delle dinamiche della cortesia e della vergogna. In diversi momenti, la famiglia protagonista potrebbe o dovrebbe andarsene, ma è trattenuta dalle buone maniere e dalla paura di dover dire la verità: “Ci troviamo male, vogliamo andare a casa, qui tutto è tra l’imbarazzante e l’inquietante”.
Invece no, insistono nel voler fare amicizia e mantenere un buon rapporto, e questo li condanna alla grande tragedia finale. Ve la siete cercata nel momento in cui avete deciso che era una buona idea conoscere altra gente. Quando dopo la vacanza in Italia se ne tornano a Londra immersi nella pioggia (a proposito di stereotipi) e, per rimediare al loro stato di tristezza, alle insicurezze date dalla perdita del lavoro e alla loro crisi coniugale, decidono di approfondire l’amicizia con quella famigliola così tranquilla conosciuta in vacanza, è lì che si guadagnano l’inferno che verrà.
In questa versione americana poi è ancora più centrale il patriarca della famiglia ospitante, quindi McAvoy, perché viene aggiunta (o meglio, enfatizzata) tutta la componente della competizione di genere. Il maschio della famiglia 1 è meno virile, risoluto e capace di proteggere il suo nucleo rispetto al maschio della famiglia 2, e tra tutti gli attori che potevano essere scelti per interpretare il maschio minaccioso, la scelta è caduta su un McAvoy pompato e arrogante, grosso non solo di muscolatura, con la parlantina e la risata sonora. Era dai tempi di Split che non si metteva così decisamente nei panni di una persona pericolosa, stavolta anche acuta e intelligente, e che proprio non recitava con il corpo oltre alle dita puntate contro la tempia.
Non c’è bisogno di dire che tutte le idee migliori del film vengono dall’originale e che un finale “Cane di paglia” aggiunge solo azione, senza preoccuparsi troppo di eseguirla granché bene. E McAvoy, che per tutto il film è stato decisivo nel proporsi come figura minacciosa, facendo sguardi cattivi, mettendosi in posa a gambe aperte per mostrare il pacco, indossando camicie da boscaiolo e dimostrando di saper maneggiare i coltelli, alla fine, quando deve andare “full-Jack Torrance”, perde smalto e non riesce a diventare una minaccia veramente memorabile. Poteva essere il suo momento di vera azione, la sua legittimazione e invece niente.
È quindi per questo che io rimando ancora una volta McAvoy, l’ennesima, per non essersi dimostrato pronto alla “calciabilità”.
Dvd-quote suggerita:
“Il mio Jon Bernthal per 30.000 lire lo faceva meglio”
Jackie Lang, i400calci.com
Ecco a me McAvoy fa l’effetto Di Caprio, non riesco a vederci un personaggio vero ma Di Caprio che interpreta qualcuno. Non mi ha spaventato come speravo nemmeno in Split.
Il finale di questo fa bestemmiare fortissimo.
Ma Di Caprio non è uno degli attori più bravi sulla piazza? Chiedo senza ironia
Lo è, ma per me ha sta faccia talmente da Di Caprio che mi è impossibile non vedere lui anche quando fa il tizio aggredito dall’orso. Stessa cosa McAvoy. È un problema mio eh, non dico che sia universale!
Forse è un problema con tutti gli attori famosi: mettono sempre un po’ alla prova la sospensione dell’incredulità perché almeno inconsciamente ti ricordi dei loro ruoli precedenti e del gossip sulla loro vita privata.
D’altronde lo sanno anche loro che se interpretano lo stesso ruolo per troppo tempo ci rimangono incastrati e la gente non riesce più a vederli diversamente.
Peccato che in Italia non sia mai arrivato il film Filth, dove James McAvoy raggiunge il suo apice. Un film spiazzante, tratto da un libro di Irvine Welsh, in cui si intuisce la profonda ispirazione che ha portato l’attore a vincere vari premi per la sua interpretazione
Ho visto l’originale (piaciuto) e non vedro’ questo per assenza di curiosita’.
Qualcuno e’ disposto a commentare spoilerando il finale che capisco essere diverso? grazie
Esattamente quello che ti aspetti, la famiglia sfigata diventa Rambo, salva tutti i bambini e i cattivi muoiono. L’unica trovata è che nell’ultimo fotogramma non si vede la mano del cattivo che ancora si muove.
Sono allineato Bro. Non credo vedro sta cosa, ho troppa roba in coda
Faccio un piccolissimo off topic ma collegato a McAvoy. Nel cinema nostrano mancano produttori, i registi devono adattarsi e comunque non sono più avessi al cinema calciabile, mancano maestranze ecc. Ma da noi sarebbe pure difficile vedere un attore prendere facilmente anabolizzanti o simili come fanno negli usa . Se si va in una palestra usa sono tutti enormi molto più che da noi .
Tornando al film comunque mi ispira e tutto sommato a me l’attore non dispiace, nonostante sia stato palesemente americanizzato.se ho tempo faccio un salto al cinema anche se il più vicino che lo dà è quasi a 40km.
E’ un incrocio fra Butler e McGregor in queste foto..l’attore è bravo e gli piace sfrangarsi di roba per pomparsi…gli serve un ruolo alla American Psyco come è stato per C. Bale…Fassbender mi sembra abbia sempre viaggiato su un altro livello.
Il film originale per me non è niente di che…non se ne vedeva il bisogno dell’ennesimo adattamento americano uscito male…vabbè
Voglio mettere a referto una stronzata, ma tra i remake, questo tipo è quello che mi sembra più interessante.
Che tipo? Bhè, quello che prende lo stesso medesimo spunto (fa pure ride che in entrambi i casi sia stata scelta l’Italia per dare il via alla vicenda) e fare un What if tipo “Ok, quello è successo perché le due famiglie erano scandinave, ma se fossero stati dei buzzurri americani/altro stereotipo culturale?”
Che poi, alla fine, è quello che abbiamo sempre fatto dall’inizio dei tempi: abbiamo preso le stesse storie e ce le siamo raccontati in modo diverso a seconda della sensibilità del tempo e del luogo.
Mmmmmh no: per me no. Lui si impegna parecchio, ci prova, ha talento…ma no.Ha lo sguardo troppo da buono,da tenero. Tipo: Tim Robbins ai tempi un cattivo violento l’avrebbe potuto interpretare fischiettando..ma non era comunque credibile.
Son sempre gli occhi che fregano. Ce l’avreste mai visto Bronson fare Santa in La Vera Storia di Babbo Natale?
Beh beh beh, aspetta un attimo: uno dei ruoli migliori e più sottovalutati di Tim Robbins è in “Arlington Road” nella parte del terrorista bombarolo psicopatico
“..ma non era comunque credibile.” (autocit.)
L’ho scritto,neh..E ho fatto un esempio ad cazzum tanto per ..Magari non tanto calzante ma speravo di farmi capire.
Entrando nel merito,ma sempre parlando di personalissima opinione,beninteso, in Split per me c’era un abisso tra le sue personalità violente e quelle tenerelle o passive, interpretativamente parlando. Le prime troppo sforzate, le seconde perfette. Con tutto che M.Notte Scemo è un cagnaccio a dirigere gli attori e quindi era tutta farina del sacco di Jimmy – che per altro mi sta simpaticissimo ed è uno dei pochi con cui andrei a berne un paio e pure di più, come si suol dirsi da queste parti.
Inizialmente ero tra quelli del “vergogna, i soliti americani che fanno un remake e rovinano il film cambiando il finale!”.
Poi però ripensandoci in effetti la cosa ha senso: il film originale ha quel finale lì proprio per la sua ambientazione e perché è una riflessione sociologica/satira nera su quella che il regista pensa sia una caratteristica tipica dei danesi.
Qui in effetti essendo i protagonisti di cultura e nazionalità diversa ci sta che la storia evolva diversamente
Quotone.
Tanto più che negli States il non esprimere opinioni personali anche solo in vaga contraddizione con la situa è ormai l’Unica Via per evitarie massacri fuori e dentro le aulee giudiziarie.
Giusto che il remake sia diverso, secondo me non ha senso fare il copia e incolla di un film europeo con lo stesso sviluppo nella terza parte e finale identico. Non sarebbe stato interessante. Il regista ha una certa mano capace, non dico eccezionale ma vedremo quello che farà in seguito. Il cast poi secondo me è stato azzeccatissimo, non parlo solo dello scontato MCAvoy ma anche di Mackenzie Davis e Scott McNairy e anche la figlia . L’incomodo di Michael il cosiddetto cuoco-bracconiere aggiunge spessore al background di Paddy e Ciara. Così com’è il fatto che non possano avere figli e tutta la psicopatia intorno che ne ha segnato l’esistenza. Insomma un buon horror di intrattenimento.
Ma c’era proprio bisogno di un remake di un film uscito nel 2022? Già per questo per me è no, se poi ci aggiungi il finale tipicamente all’americana, è no no.
Ma per gli americani fare il remake è l’equivalente di distribuire il film. Non lo fanno per “darne una lettura fresca e aggiornata” ma per farlo conoscere in USA. Lo so fa ridere/piangere, ma è così.
Lo facciamo anche noi con le commedie francesi. È una roba da rimbambiti ma che ci vuoi fare, così il film lo vendi meglio e i soldi comandano.
Il remake è diverso rispetto all’originale, ma soprattutto nonostante il finale che vedo non è piaciuto a Jake ha più senso. Lo spiego con SPOILER
Nel film danese i medesimi non riuscivano neanche a ribellarsi alla violenza del marito della coppia olandese, soprattutto quando scappando per la seconda volta, NOTA BENE la SECONDA VOLTA addirittura si perdevano prendendo una strada sterrata, mandando in panne l’auto, per poi invece di scappare nel bosco il capofamiglia, un totale inetto abbandonava la famiglia nell’auto, visibile anche perchè li avevano inseguiti gli olandesi, quindi il cretino ritornava alla macchina dopo che l’olandese serial killer minacciava la sua famiglia che lui aveva abbandonato, per poi assistere all’amputazione della lingua della figlia e rimanere inerte dopo due blandi tentativi di reazione ed essersi beccato due cazzotti. Ovvio che i due genitori finivano lapidati e sepolti nella cava…FINE SPOILER
Comunque il film americano è più strutturato, nella prima parte ricalca l’originale, d’altronde è l’antefatto della conoscenza e dell’amicizia che serve a portare la famiglia americana trasferita a Londra a trovare la coppia inglese nel Devon, per poi rendersi conto che sono diversi da come li avevano conosciuti, e alla fin fine un pò strani ma anche poco raccomandabili.
Per questo la terza parte dove apparenze e convenzioni crollano lasciano il passo ad un finale dove gli ospiti per salvarsi si barricano nella casa dei serial killer facendo diventare il tutto un home invasion al contrario.
Se avete visto il film avrete notato che McKanzie Davis nonostante convenzioni, tradimenti e puzza sotto al naso è più forte del marito, infatti sarà lei a dare una svolta alla situazione, anche il coniuge alla fine penserà a sacrificarsi per il bene della famiglia. La vendetta del Boy che è danese sarà poi cruenta ma liberatoria. Il film è onesto, senza fronzoli, e sinceramente non capisco tutte queste chiacchiere senza senso su un onesto horror che passa dal revenge, all’home invasion tranquillamente, senza tirarsela tanto. Tutto si incastra perfettamente, vedi le chiavi di McAvoy, vedi il cancello che si chiude elettricamente, il laghetto, poi taglierino, acido e infine una buona dose di tranquillanti… mai sottovalutare la scelta di sopravvivere, altrimenti sarebbe stato un inutile copia e incolla del mediocre originale, stiamo parlando lo ribadisco di un film horror.
Se leggi le interviste al regista dell’originale vedi che per lui il film era solo un’allegoria per descrivere i danesi, infatti non gli interessava dare spiegazioni o risposte di qualsiasi tipo.
Lui dice chiaramente che il movente di tutta la vicenda non lo sa e non gli interessano nemmeno le considerazioni su come facciano a non essere presi dalla polizia.
Vero, ma anche questo aveva senso proprio per quanto riguarda la cultura danese, l’educazione esagerata, l’inazione nei riguardi dell’aggressione o delle minacce e soprattutto il senso di impotenza. il remake invece partendo da premesse simili va in un altra direzione, la coppia in crisi invece di scoppiare ritrova l’unità che gli mancava attraverso la minaccia alla famiglia che quindi reagisce e cerca di sopravvivere ad ogni costo
Ma chi cazzo gli ha chiesto agli americani di fare sto remake, stravolgendo pure l’originale??
Non sapevano come altro spendere i soldi?
Cioè dai, siamo nel 2024, tutti abbiamo accesso a portali streaming che contengono film di ogni nazionalità…manco hanno più la scusa del film originale che è “danese quindi sconosciuto al grande pubblico”!
Io sto con il regista dell’originale. Mi hanno rotto le palle tutti questi remake inutili che stanno facendo.
Ma non vi siete rotti le palle anche voi?
Per il resto, questo film mi e’ inutile in quanto ho gia’ visto l’originale; e’ una tecnica vincente che utilizzo da anni: quando fanno un remake americano di qualsiasi genere corro sempre a vedermi l’originale (e non il remake): al 99% si scoprono chicche fenomenali ma, soprattutto, non mi si insinua nella testa di vivere negli USA (fenomeno che col binge-watching ha raggiunto considerevoli vette di dissocazione)
@Jackie: ho vissuto a Londra e la pioggia a Londra non e’ uno stereotipo (chiedi al Capo, se non ci credi). Cioe’, lo e’, ma e’ vero! Non so se ci sia una parola italiana che definisca questa classe di realta’, ma e’ come dire che il Sahara e’ assolato: sara’ banale quanto vuoi ma non e’ certamente falso (…lapalissiano? Puo’ essere?)
Ma come mai quando leggo di McAvoy non viene mai nominato il suo miglior film ovverosia Filth ?
Anche “L’ultimo re di Scozia” con la bromance con Idi Amin Dada
Se volete vedere un film in cui McAvoy è davvero perfetto per il ruolo di poliziotto fuori di testa, recuperate Il lercio di una decina di anni fa, tratto da uno straordinario romanzo di Irvine Welsh – però, attenzione: inutile cercarlo in italiano, non è mai arrivato da noi e non è neppure disponibile in streaming a quanto ne so.
Appunto come dicevo sopra Filth.
Il bello della distribuzione italiana, che siano opere straniere o autoctone i nostri distributori non ne beccano mezza.
Dai, in Filth era violentemente fuori ruolo. L’avete letto il libro? Era roba per cui pure Harvey Keitel sarebbe stato troppo bello e morigerato. Vederci McAvoy è stato come vedere Ryan Gosling che fa l’incel.
OHH, Bravo Sòr Cobretti
#DIJELO
Però il paragone con la fonte originaria (non so neppure quanto nota al grande pubblico) non è sempre decisivo…piuttosto conta se nel film (come opera autoconclusa) il ruolo è ben scritto e interpretato, anche se non è così “lurido” come nel romanzo. PS: Gosling “incel” lo si può rendere pure, basta dargli il giusto grado di sfiga (che non è solo l’aspetto fisico) anzi sarebbe pure una idea interessante, tanto per rimescolare un po’ di clichè…
@Pasquale, il senso stesso della storia originale era dipingerti il personaggio più insostenibile e respingente a cui potessi pensare. Se tu quando lo trasporti a film cominci col farlo interpretare a un bonazzo palestrato, hai travisato forte e hai solo ottenuto un antieroe X come se ne sono già visti a decine, e nella fattispecie una roba che a confronto del Cattivo Tenente di Ferrara, con cui altrimenti avrebbe potuto fare concorrenza, pare una produzione Disney+. Però sì, probabilmente il fan medio di McAvoy che aveva appena visto X-Men: First Class si è impressionato.
Ma infatti il commento più “critico” ha un senso più che altro per chi conosce il romanzo. Come opera a sé stante, può darsi che il film soddisfi, pur non avendo quella diversa profondità di caratterizzazione dell’opera di partenza (poi possiamo anche interrogarci sul fatto che il cinema fatichi ad abbandonare certi cliché estetici) – sebbene sul piano caratteriale (ed è lì che va giudicato per me il film come prodotto a sé stante) un personaggio possa essere respingente e moralmente osceno pur essendo belloccio. L’utente medio (io tra questi) del film, probabilmente – non conoscendo il romanzo – si accontenta dell’antieroe con un po’ di carisma, senza troppe sofisticatezze.
No Pasquale, non funziona sempre così. Se pigli la ricetta di un piatto rinomato, non basta che mi proponi una roba che tutto sommato mi fa passare la fame senza vomitare per pigliarti i complimenti, perché non partivi da zero, partivi con già serviti in mano tutti gli ingredienti per fare molto di più. Altro discorso è ovviamente se prendi lo spunto e fai qualcosa di volutamente diverso e personale. Ma Filth era solo il libro ripreso pari e iper-annacquato.
Più che il caso in sé, il tema interessante, secondo me, e molto più in generale, è la bruttezza fisica nel cinema (il problema di portare su schermo “Il Lercio” com’era su pagina è solo un corollario di questa limitazione del medium, ed è una limitazione radicata – per dire, lasciando stare tutto il complesso delle tematiche religiose e sociali, ignorate completamente nel film, anche Harrison Ford era fortemente fuori parte nel ruolo di Deckard,e tanto, solo che: a) l’utente medio del film forse non conosce(va) la fonte di partenza; b) non era (è…?) pensabile mettere come protagonista di un certo tipo di film un ometto paffuto e panzuto, e allora ci mettiamo quel bel manzo di Ford…A distanza di 45 anni, non so quanto questa dinamica sia poi cambiata, e questo mi sembra davvero il punto centrale del discorso – ma poi il romanzo di partenza, parlo di Filth, era davvero un “piatto rinomato”? È così celebre/popolare?
Non mi sembra che la fisicità di Deckard in Blade Runner sia centrale quanto quella di Bruce in Filth, e non capisco in cosa dovrebbe influire la gara di popolarità (ma, per quel che conta, Irvine Welsh è uno degli autori più venduti in UK e questo credo sia il suo libro più popolare dopo Trainspotting). Se il film ti piace goditelo, non devi giustificarti. Magari assaggia il libro quando ti capita.
Infatti ammetto che pensavo di comprarlo, proprio perché incuriosito da questa discussione. Però, su Deckard (non so se tu sia un fan di Dick) non concordo…la sua mediocrità (fisica e umana) nel romanzo è centralissima – si ricollega al mercerianesimo, molto chiaramente – e il “tradimento”, attraverso il casting di Ford, è comunque serio assai (ma, ancora una volta, il film è un prodotto a sé, e come tale lo si giudica, volendolo paragonare al romanzo la povertà concettuale è seria, ma non è per forza un problema, poi Dick è riproponibile fino ad un certo punto col suo stile schizofrenico). Quanto alla popolarità del romanzo alla base del prodotto, è solo un problema di produzione/pianificazione commercialevsecondo me (se lo conoscono in 4 – non che debba essere stato così con Filth- non è così fondamentale per il produttore tenersi fedele “alla ricetta”, ed anzi, se ci metto un determinato attore miro ad attirare in sala un certo pubblico casual). In ogni caso, mi accatto sicuramente il romanzo per farmi una idea – poi magari si può proseguire la discussione, anche sul tema “bruttezza e ripugnanza” nel cinema – non so se avete dedicato qualche speciale al tema, può darsi mi sia sfuggito.
Sinceramente, non mi sembra centrale quanto il fatto che in Filth è letteralmente il punto di partenza su cui si fonda il concetto stesso del romanzo…
Ne approfitto comunque per segnalare che James McAvoy, indefesso, ha persino recitato Cyrano a teatro. Nei panni di Cyrano. Raccontano che gli sforzi di sospensione dell’incredulità abbiano fatto scattare l’allarme antincendio. A voi il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=d7r5nLFn7y8
In verità in quello (e altri) romanzi di Dick, il fatto che il protagonista sia un medio-man è centrale nella narrazione – al di là del fatto che Blade Runner ignora bellamente tantissimi spunti e temi e riflessioni di carattere sociale, psicologico, esistenziale e soprattutto religioso. Però effettivamente il raffronto che ho fatto è improprio, dato che Filth vuole essere l’adattamento del romanzo, e quindi giustamente sconta il paragone diretto, mentre Blade Runner (già dal titolo) non è una trasposizione dell’opera letteraria, ma ne è soltanto ispirata (più o meno liberamente).
McAvoy me lo confondevo sempre con Michael Shannon e quando lo vedevo ci rimanevo male
BREAKING NEWS: McAvoy in lizza per la fiction di Rai1 “Il giovane Conte”
(se non gliela frega Favino)
(io McAvoy lo confondevo sempre con Tom Hiddleston)
Non ho ancora visto il remake ma l’originale Danese è meglio a prescindere. Tutti gli originali sono meglio a prescindere dei soliti remake mononeuronali americani.
dai un solo nome era giusto per il ruolo di mcavoy. Gerard Butler. basta.
Probabilmente è più indolore trasformare i medio-men di Dick in “qualcosa di più”, piuttosto che “abbellire” il Lercio, questo sì, anche se il tradimento dello spirito di “Do Androids Dream of Electric Sheep?” parte da lì, per arrivare all’annacquamento di tutti i temi più profondi – Blade Runner, rispetto al romanzo, è davvero un’opera da poco, intellettualmente, non che Ridley Scott sia la persona giusta per cogliere certi spunti di psicologia, filosofia, e soprattutto religione, a ben vedere.
Sul Cyrano, fa parte evidentemente di un filone di modernizzazione dei classici (tipo Otello ambientato in MO visto qualche anno fa in un piccolo Teatro di provincia) ma almeno il nasone lo si poteva conservare – leggo comunque buone recensioni, per cui mi rimetto alla sapienza del Critico teatrale.
Sorry, mi sono disallineato senza volerlo dal thread di discussione…