– Signor produttore, le vorrei proporre un film in cui Megan Fox interpreta un cyborg col cervello di AI che mina il nucleo familiare e getta una luce oscura sui progressi della modernità.
– Megan Fox che fa un cyborg col cervello di AI? Mi stai dicendo… Megan che fa M3gan??? Ma sei un maledetto genio. Qua la mano, aggiudicato. E come lo vuoi chiamare? The Real M3gan? TerMeganator? RoboFox?
– No! Il mio film è una seria riflessione che mette in guardia dai pericoli della tecnologia che prende il sopravvento sull’umanità rubandoci il lavoro e fraintendendo le emozioni che sono ciò che ci distinguono dalle macchine fatte di circuiti e microchip. Lo voglio chiamare Subszezwoz.
– Eh?
– Subwazzswoz.
– Eh???
– Subzazwezens… Subwoz… Suz… [lo scrive e mostra un foglio]
– Ok. Uno che vuole fare M3gan con Megan non può che essere una delle menti più luminose dei nostri tempi. Facciamo che per questa volta mi fido.
Fa ridere perché hey, a suo tempo quante battute dal gusto aperto alla discussione abbiamo fatto su quanto Megan Fox fosse così perfetta e patinata e tirata a lucido da non sembrare umana?
Pareva un’illustrazione che aveva preso vita. Pareva un filtro di Instagram tridimensionale.
Pareva… No non vado avanti, ma diciamo che distoglieva l’attenzione dalle sue capacità attoriali che devo dire, signora mia, nella mia modesta personale opinione sono molto sottovalutate.
Sembrava così perfetta fisicamente, Megan, che quando qualcuno su Reddit ha scoperto che aveva dei pollici strani (immagino sia successo su Reddit perché è lì che di solito si riuniscono i più grandi scienziati della nostra generazione), si è aperta come una spaccatura. Da una parte c’era chi sosteneva che fosse quindi dopotutto umana. Dall’altra c’era chi sosteneva che fosse la prova definitiva che in realtà era stata concepita dagli Dei, e che i pollici erano il suo tallone d’Achille: ipotesi molto accreditata, al punto che in alcuni libri di scuola moderni, nei capitoli dedicati all’Iliade di Omero, si possono oggi trovare frasi come “per Achille, i talloni erano un po’ i suoi pollici di Megan”. Un’ipotesi più recente invece è che Megan Fox sia effettivamente un esperimento primitivo di AI perché, come abbiamo imparato, le AI non sanno fare le mani.
Insomma: ci sono voluti vent’anni per farle interpretare il cyborg col cervello di AI. Meglio tardi che (scusatemi, sono una persona debole) mAI.
Com’è messa Megan Fox nel 2024?
Ha un po’ ribaltato la situazione in cui era ai tempi di Transformers: all’epoca aveva un futuro luminoso e un insospettabile compagno fisso (quel babbo di David di Beverly Hills 90210) che frustrava le testate di gossip; oggi ha prospettive cinematografiche più modeste ma un nuovo moroso alla moda (Machine Gun Kelly) con cui sembra andare a tutti i party che probabilmente si era persa all’epoca.
Tecnicamente è ancora in formissima: per dire, nel quarto Expendables era la migliore in campo (anche se questo probabilmente la dice più lunga sugli altri).
Ed era ottima nel solido Till Death.
Che era di S.K. Dale.
Che è anche il regista di questo.
Il che creava aspettative. Modeste, eh? Ma aspettative.
Subzw– [copioincollo] Subservience non ha una bruttissima premessa. Segue la solita formuletta dell’intelligenza cibernetica che fraintende i desideri del suo padrone e/o non coglie quanto sia lecito spingersi in là per soddisfarli, perché porcamiseria questi programmatori spippolano sui computers da oltre sessant’anni e ancora non hanno capito che è il caso di mettere dei freni, dei limiti, o se non altro evitare il grosso bottone “bypassa tutto” – o almeno così ti raccontano da sempre al cinema per spaventare le massaie. La variante in questo caso è: siccome questi nuovi moderni automi sono a forma di Megan Fox, e siccome hanno l’AI nel cervello che ti legge nella testa e intuisce i tuoi desideri, ecco servito un misto tra La bambola assassina e Attrazione fatale.
Il protagonista maschile, praticamente un sosia di Graziano Pellè, è quel Michele Morrone diventato noto come protagonista di 365 Days, la controversa trilogia polacca sul mafioso che rapisce una donna per costringerla ad innamorarsi di lui scopo rivalutare i lati positivi dell’imporre il proprio volere anche con mezzi apertamente illegali. È ottimo nel fare il maschio grezzo e passionale che cede di schianto alle proprie debolezze ma all’ultimo si aggrappa ai valori più importanti, come un Michael Douglas meno laido e più mediterraneo.
La trama prevede che la moglie del nostro Pellè finisca all’ospedale per una cosa grave, e che lui in tempo zero (cioè, al minuto 4) la voglia rimpiazzare con una babysitter sexy-cibernetica. Gli spiegano “questo è il modello più incredibilmente avanzato di tecnologia militare” e lui, che di mestiere fa il muratore, risponde “certo, tenga il resto”. Poi un giorno la vede in mutande e corre d’urgenza a leggere il manuale di documentazione tecnico-anatomica. Megan, i cui sofisticati circuiti cibernetici di raccolta ed elaborazione dati le permettono di intuire che se lui ha il broncio significa che ha voglia di un soffocotto, inizia pian pianino a sedurlo e a sostituirsi a quell’altro essere difettoso ed esigente con cui stava prima.
Questa sarebbe la parte intrigante: come cambierebbero le dinamiche romantiche relazionali se potessimo trombarci un sexy robot programmato per simulare interazioni umane, capire i nostri bisogni e soddisfarli, al prezzo che anche un muratore si può permettere?
Sarebbe intrigante se 1) il film se ne accorgesse e ci spingesse veramente, e 2) avesse davvero idea di come funziona un’AI e non facesse piuttosto parte del 99,8% dei film di oggi sull’argomento che non sono altro che le stesse sceneggiature di una volta ferme a 2001 Odissea nello spazio e WarGames ma con la parola “AI” che rimpiazza la parola “computer”. Nessuna differenza: è sempre la solita solfa del computer che, a vari gradi di analfabetismo informatico e/o pura magia, “impazzisce” e “potrebbe diventare vivo”, puntualmente scritto come un umano che non capisce le emozioni ma che tutti comunque invariabilmente trattano come un umano, come se non fosse una macchina ma fosse al massimo Spock di Star Trek, o Rain Man (vale anche per roba ben più costosa di questa, tipo il recente Alien: Regazzini).
Ci tocca invece la sottotrama sull’ipocrisia di lui che fa il muratore incazzatissimo perché rischiano di rimpiazzarlo da un giorno all’altro con dei robot, epperò sotto sotto lui è stato il primo ad affittare al volo un robot come babysitter al posto di un’umana (se non ci arrivate da soli non vi preoccupate, a un certo punto un personaggio glielo farà notare esplicitamente). Un collega frustrato che lo fomenta si sobbarcherà il classico ruolo di quello antipatico che complica la situazione gettando benzina sul fuoco, ma sono tutti minuti buttati in banalità non più approfondite di “eh ma se ci pensi non protestano e non si ammalano” “sì ok però di questo passo dove andremo a finire”. Molto meglio quando Pellè spiega a Megan che in amore è bello anche dare e non solo ricevere: quando lei lo coglierà con la testa fra le gambe della moglie scatterà il proverbiale “ora capisco” nel più spettacolare dei modi possibili, e inizierà l’escalation.
Non c’è molto da dire sul resto: il film, purtroppo, riflette il suo titolo inutilmente complicato.
È formulaico e scritto col pennarellone, ma non si accontenta: è anche blando, serioso, pretenzioso e incomprensibilmente lento. E ha persino dei difetti! Racconta banalità sensazionalistiche straviste ma, invece di mostrare profondità, o almeno autoconsapevolezza movimentata da lampi di creatività (il segreto di M3gan), prosegue calmo e inesorabile col tono di chi si crede il fratello minore di Villeneuve ma in realtà si eleva a malapena sopra al thriller televisivo medio sui sani valori del nucleo familiare tradizionale da difendere a tutti i costi.
L’escalation regala poche e insipide idee, e ne fa seguito un lungo protrarsi gratuito del terzo atto con una scena d’azione alla Terminator più esasperante che emozionante.
L’unico momento in cui ho drizzato le antenne è quello in cui, a metà film, Megan è fuori con la bambina in compagnia di altri robot con i rispettivi marmocchi in affido, e scatta un breve confronto sulle rispettive tecniche educative: sarebbe stato buffo vedere un gruppo di ingenui androidi litigare di pedagogia confrontando Steiner e Montessori, ma ahimè la scena non serviva a quello, serviva solo a mostrare che Megan aveva oltrepassato le sue direttive di fabbrica standard.
Su Megan Fox niente da dire: da parte sua è impeccabile, ma lo script non le regala nessuna scena che le permetta di splendere veramente.
Alla fine, di tutto lo spunto, rimane il rimpianto che non sia stato girato da qualcuno come Adrian Lyne: con Megan Fox nel cast e un concept che vi chiede “tradireste mai vostra moglie con un robot?”, lui ci avrebbe tirato fuori una roba che oggi la recensione ve la facevano direttamente in diretta sul TG1.
Streaming-quote:
“Megan Fox nel suo ruolo più personale”
Nanni Cobretti, i400calci.com
no no no aspetta aspetta… quindi ad un certo punto Megan e coso lí, Pellè fanno la classica “MAMMAMIACHEDDOLOOOREEEHH… CHEDDOLORETREMEEENDOOOHHH…” ?
poesia, poesia pura. questo sceneggiatore è sicuramente sottovalutato
Esistesse davvero stamattina sarei un interista più rilassato.
Bill Burr dei robot sex dolls ne parlava anni fa, e soprattutto faceva ridere
https://www.youtube.com/watch?v=Dk5zliabPjM
Bill Burr dei robot sex doll ne parlava qualche anno fa, e soprattutto faceva ridere
Da come lo raccontate sembrerebbe un episodio di “Black Mirror” allungato.
Ma il punto di forza della recensione è ovviamente Graziano Pellè, ahahah (tra l’altro per ironia della sorte Morrone era anche il nome di un discreto giocatore del Parma di una decina di anni fa) :D
Insomma dai e dai alla fine ce l’ha fatta, è riuscita a diventare un Transformer.
Da come è descritto direi di saltarlo a piè pari, tra l’altro tanto era bella Megan 20 anni quanto ora è un plasticone mal riuscito (non mi metto a dire per me, intanto qua non parliamo di fisica o di semiotica del cinema ma roba per sia natura soggettiva). Per il resto farmi dare la lezioncina morale da chi non ha mezza competenza giuspositiva e idee in generale vecchie e stantie anche no. perlomeno senza che nemmeno abbia guizzi creativi nella sceneggiatura o nel montaggio. Piuttosto mi gioco Detroit become human che non è un capolavoro ma sembra più solido.
Detroit pure peggio di questo sinceramente. Sarebbe “a scelte”, ma la scelta è tra a) credere che i robot possano diventare umani o b) impazzire di cinismo e diventare il villain.
“E poi c’é lei (Megan Fox), me la bomberei, quando apre bocca dice solo cazzate…”
SFREGIO
Ma quindi è un reboot di IO E CATERINA con Alberto Sordi?
https://www.youtube.com/watch?v=BQfayMvh6rI
(come sempre in questi casi fa ridere il “I AM NOT A ROBOT” da selezionare per poter commentare)
L’unica cosa che ho da eccepire su questa recensione è che non contiene https://preview.redd.it/howard-youve-done-it-again-v0-18b2wmby4ne81.jpg eventualmente seguita da https://preview.redd.it/howard-youve-done-it-again-v0-7dj3nuby4ne81.jpg
Giustamente le immagini non si caricano… vabbe’, era Ron Howard simpsonizzato che propone il film con la crostata parlante
Da Pker, rilancio con Everett Ducklair:
“Argh! L’ho fatto di nuovo!”
Sto film vale quanto la roba che compri su Temu.
Potenzialmente, come molti altri del genere prima di lui, poteva essere una discreta bombetta. La robottona smandrappona che fa soffocotti ogni volta che Pellè gli fa gli occhi dolci e va iper-protettiva nuclearizzando la corriera di Glovo che chiede la mancia al padrone o la cassiera del supermercato quando chiede la tessera punti con un sorriso più largo del normale. La Fox poi era perfetta per il ruolo di super-sexi-robot che calma il padrone e lo scopa alla morte ogni sera. Risvolti psicologici da affidare all’amico cagacazzi che fiuta il pericolo e viene messo a tacere in modo violento, o alla moglie che torna a casa un po’ arruffata ma viva e che fa soffocotti meno perfetti ma più umani. E anche lei rischia la pelle, salvata dal rigurgito morale del maritino che si redime all’ultimo minuto.
E invece viene fuori il classico thrillerino da pomeriggio di Rete4. Annacquato e noioso, contradditorio e moscio. Dopo un quarto d’ora le premesse vanno a remengo e si arriva a fatica alla fine. Le esperienze passate (penso a “Ex Machina” ad esempio) non hanno insegnato nulla. Quando molto è stato fatto e si dovrebbe spingere l’acceleratore portando la pellicola in zone inesplorate, tirano il freno a mano e si bloccano sempre e solo nell’ennesima tiritera vista e stravista. Non dico che dovevano farne un porno ma se ATTRAZIONE FATALE è ancora il top dopo quasi 30 anni, due domande sarebbe il caso di farsele.
Sesso al cinema? sei impazzito? non esiste da almeno da più di 20 anni… ultima botta che han visto più di 2 gatti “La vita di Adele”
Effettivamente… Bastava però quel “mostro non mostro” (non “vedo-non-vedo”). Tipo Pellè sotto le lenzuola, spettinato e la Fox che in lingerie lo accarezza lasciva ma poi si alza per portargli un panino con l’hamburger e la birrozza direttamente nel talamo. O lui che guarda Italia-Inghilterra con vestaglione di flanella, familiare di Peroni gelata e frittatona di cipolle e lei che arriva (sempre mezza ignuda) e si fà la coda… Insomma non serve mostrare tutto ma almeno far capire che il tipo è completamente andato a furia di scoparsi la Fox e che lei gliela ammolla ad ogni istante senza fingere mal di testa o come ricatto per andare all’Ikea.
Dalla descrizione sembra una versione povera della serie Humans, che già era piuttosto povera.
Uhm… questo commento NON l’ho scritto io… La IA sta già prendendo il mio posto!!!1!1!!1
(Davvero, c’è un altro appassionato di Dick col mio stesso nick? Che fa pure rima?)
Carramba!
Viste le premesse in un trailer e avendo un’ora e mezza di tempo mi ci sono fiondato con speranze di divertimento, ma l’unico risultato è stata la noia. Tutto moscio: originalità zero – e questo lo avevo messo in conto (sceneggiatura scritta con chatGPT?)- ma anche tensione (quasi) non pervenuta ed erotismo idem. Protagonista piuttosto cane.
Anche Hrithik Roshan ha un pollice strano (ne ha uno “doppio”), ma ha solo aggiunto qualche punto al suo stato di semi-dio bellissimissimo.
Per me lo stesso vale per Megan. Anche con otto pollici la mia opinione su di lei non cambierebbe…
Lo sapete si che il vero nome di “Meg” Griffin della omonima serie animata non è Megan, ma Megatron?!?
Per dire…tutto torna, questo film in realtà è uno spin-off live action.
Come sarebbe il mondo se esistessero i robot umanoidi che fanno soffocotti lo ha già illustrato Futurama perfettamente. Cosa c’è da aggiungere?
Ottima domanda, ti dò la mia opinione. Secondo me, i vari Futurama, o Io & Caterina con Sordi, o pure la clip di Bill Burr, ce l’hanno facile perché 1) nel momento in cui fanno quella gag si tratta di pura magia speculativa, e 2) ovviamente virano sul comico. Oggi, ma proprio oggi, secondo me diventa intrigante parlarne perché ci siamo davvero vicinissimi, almeno in quanto a capacità dell’AI di simulare una conversazione non dico plausibile ma abbastanza soddisfacente. E quindi potrebbe esserne interessante parlarne seriamente, perché potremmo essere più raffinati e sul pezzo. A patto, ovviamente, che lo faccia qualcuno che abbia una vaga concezione di come funziona veramente un’AI.
Interessante Nanni, in effetti è strano che oggi che ci siamo avvicinati così tanto a quella che cinquant’anni fa era fantascienza, scarseggiano proprio i film di questo genere fatti bene. Voglio dire, hanno appena presentato un vero robot umanoide (spoiler: non somiglia a Megan Fox purtroppo) e l’unica riflessione che riusciamo a fare in merito è “i robot ci ruberanno il lavoro”. C’è da dire che da quello che sento io questa è anche la preoccupazione principale dell'”uomo medio” – sono un’Ingegnere Informatico, tipicamente chi lo sa si sente obbligato a manifestarmi il suo punto di vista su tutto lo scibile tecnologico e quindi mi sono beccato negli anni tutti i vari complottismi, dai cellulari che friggono il cervello, al 5G che ci controlla con i vaccini e ora all’AI che ci ruberá il lavoro … in questo senso forse sono io che ho una visione distorta.
Non so, ho l’impressione che in questo momento storico manchino bravi scrittori di fantascienza (ci fossero ancora i vari Asimov o Dick magari avrebbero qualche idea più originale) e che questi siano concentrati su altro (extraterrestri ad esempio, linee temporali diverse, distopie varie ecc ecc) forse perché paradossalmente la robotica ci sembra una cosa troppo concreta e non ne vogliamo sentire parlare troppo.
Vabbè a parte questo recensione clamorosa se posso dire…
Da oramai ex ascoltatore della Zanzara ricordo del fatto che tempo fa a Torino avessero aperto e poco dopo chiuso un posto dove ci si poteva bombare delle bambole gonfiabili più evolute…detto ciò se lo scopo è puramente sessuale non credo serva chissà quale mente cibernetica raffinata…se invece la questione è proprio uomo macchina(donna) Ex Machina aveva fatto vedere qualcosa in un film compatto ed elegante.
I film sui robot hanno avuto il loro periodo cool da terminator a Io Robot..poi quando abbiamo cominciato a vivere con lo smartphone in mano forse la questione si è banalizzata… non importa la forma umana del robot, siamo già schiavi di una mattonellina.Se poi ci aggiungiamo che il genere fantadistopico ecc è stato assorbito come altri generi dall’abominio dei pigiami con i suoi temi banalizzati e ridotti al minimo per venire incontro alle facoltà mentali dello spettatore under qualcosa mondiale….non mi stupisco che di film accettabili a tema non ne escano da anni…magari qualche serie ma non le guardo quindi non mi esprimo.
Non sono un esperto di letteratura di genere, ma fra i moderni è sicuramente da seguire il lavoro di Ted Chiang (autore del racconto da cui è tratto Arrival, per intenderci). In altre storie brevi affronta anche bene robotica ed AI con taglio aggiornato.
Ex-Machina e Arrival due eccezioni gigantesche e commoventi. Il resto mi dà l’impressione di essere realmente come dico su: le stesse sceneggiature di prima, identiche, tranne che rimpiazzano “computer” con “AI”. Un po’ come quando qualche anno fa hanno provato a rivenderci l’internet esattamente com’è sempre stata, ma chiamandola “metaverso”. Sarebbe interessante invece vedere un discorso aggiornato, o tarato su una tecnologia più vicina a quella di cui disponiamo realmente (che è poi il campo di Black Mirror, alla fine).
anche il buon Upgrade ha messo qualcosina..ma forse film troppo piccolo e che fa vedere poco al di là della singola storia
Graziano Pelle vuole un soffocotto rido ancora adesso
La sentenza di Spielberg e’ senza appello, condannata all’ergastolo della serie B dal suo ego e dall’ignoranza della storia. Stesse ragioni dell’autodistruzione insensata all’apice del successo per Gina Carano, i pericoli delle interviste non preparate o dell’uso dei social media senza previa supervisione.
Probabile comparsata di entrambe ne La Passione di Cristo 2, il maga prepara birra e bbq, le bandiere confederate garriscono.
Megan Fox non mi risulta sia stata “cancellata” se intendi questo. Fece una nota brutta dichiarazione su Michael Bay che le costò il ruolo in Transformers 3 ma è acqua passata, Bay stesso poi la prese come protagonista nei film delle Tartarughe Ninja da lui prodotti.