Lee Daniels è quello di Precious. Vi ricordate Precious? Io non l’ho mai visto, sia chiaro, ma ricordo che erano tutti abbastanza impazziti per Precious. Oh, sei nomination agli Oscar, eh? Merito sicuramente dell’appoggio di Tyler Perry e di Oprah, due delle voci black più amate e potenti degli Stati Uniti, ma anche – immagino – di una trama mega ricattatoria in cui alla povera protagonista obesa con una fazza mega cute succedevano delle cose brutte a un ritmo di una cosa brutta ogni due, massimo tre scene. Mi conferma quest’aria da piagnisteo esageratissimo un momento eccezionale di Bill Burr ospite da Conan. Avete presente Bill Burr? È un comico eccezionale che c’ha questa cosa per cui è la persona più cinica e nervosa del pianeta. Riesce a dire delle cose incredibili senza scomporsi mai. Questa è una delle rare volte in cui l’ho visto cedere alla ridarola, quella con le lacrime agli occhi che non riesci a smettere di ridere. E spiega che quando in un film c’è un accumulo irreale di sfighe, a lui viene da ridere. E questo film era proprio Precious. Ve lo metto qui al punto giusto, a 7.08
Io sono d’accordissimo con Bill. Andremmo troppo d’accordo io e Bill. Tra l’altro è la stessa cosa che diceva Stephen King per il suo Blaze… È vero: quando in un film, in una storia, al protagonista accadono troppe sfighe, a un certo punto la cosa fa un giro di 180 gradi e passa da tragica a comica. Cioè, di fatto è il meccanismo comico di Fantozzi.
(Dalla parte opposta dello spettro mi piace ricordare quando da piccoli, tipo otto anni, venne a casa mia il mio amico Guido a vedere per la prima volta Fantozzi e dopo 10 minuti era in lacrime per il povero ragioniere maltrattato dalla vita.)
È Rosetta dei Dardenne che tenta di suicidarsi col gas ma, come il Mascetti di Amici Miei prima di lei, è senza gas perché non ha pagato le bollette.
E Lee Daniels nelle sfighe ci sguazza. Cioè, gli piacciono proprio. Secondo lui fai anche un po’ impegnato far vedere la terribile condizione di vita dei suoi poverissimi protagonisti. E la cosa però ha pagato, e anche bene. Oggi Lee Daniels è un regista produttore marchio di fabbrica, un’altra delle voci black più potenti d’America. Io una volta ho avuto il coraggio di guardare la sua serie TV Empire, una roba da ritiro della patente immediata, sempre con mille mila sfighe, chiaramente, ma anche delle velleità assurde, tipo che vuole farti capire che il mercato della musica black è come una tragedia di Shakespeare.
Insomma, a me Lee Daniels non piace. Racconta delle storie anche belle – The Butler, The United States vs. Billie Holiday – ma lo fa sempre con ‘sto modo paternalista noiosissimo, con un’estetica paratelevisiva, piatta quando non direttamente volgare… Piangi? Stai piangendo per la sfortunata vita del maggiordomo nero della Casa Bianca? BENE! Lee Daniels è contento tipo com’era contenta Barbara D’Urso quando qualche caso umano si metteva a piangere in studio…
Madonna, ma quanto non mi piace Lee Daniels?
Non lo sapevo manco io quanto era profondo il disprezzo che provo per quest’uomo, guarda…
Penso dipenda anche dal fatto che ieri sera, mannaggia al cazzo, mi sono visto il suo ultimo film, The Deliverance, un HORROR targato Netflix. Madonna mia il disagio che provo. Niente, The Deliverance, amici, è un brutto film. Potete tranquillamente non vederlo. Anzi, meglio se non lo vedete. È proprio una perdita di tempo, non ne vale la pena. Poi, oh, magari siete di quelli come me a cui piace incazzarsi a morte e allora, cosa vi devo dire? Guardatevi The Deliverance. Contenti voi…
The Deliverance è pieno di sfighe. Pieno zeppo. Ed è “tratto” da una “storia vera”, per dirvi quanto è impegnato questo film e quanto mi è autore Lee Daniles. Racconta la storia di questa donna, Ebony, interpretata dalla divina Andra Day, che già ha recitato con Lee Daniels nella parte di Billie Holiday, che è piena zeppa di sfighe. Nell’ordine: è povera in canna. Ma tipo una povertà neorealista, di quelle che anche i poveracci che vivono nelle case popolari di fianco a te ti scherzano per quanto sei povero. Nelle case popolari di merda Ebony ci è arrivata da poco perché il marito è ancora in Afghanistan e lei col lavoro di parrucchiera, da sola, a crescere tre figli non ce la fa. Senza contare che poi 1) il marito è davvero in Afghanistan o se n’èandato per i fatti suoi? Mah… io non voglio dire nulla, eh? 2) La mamma di Ebony è Glenn Close.
Glenn Close si è fatta abbindolare da Lee Daniels è ha accettato di interpretare la mamma di Ebony. Essendo bianca Glenn Close non ha un nome tipo Ma’rshanda ma si chiama semplicemente Alberta. È una ex drogata/tossica che ha cambiato vita da quando ha scoperto di avere un tumore e ha conseguentemente scoperto Dio. Per cui, in questo clima di leggera spensieratezza, Alberta passa gran parte del suo tempo a insultarsi con la figlia (“Uè, tossica maledetta, ma non puoi cucinare il pesce gatto con meno aglio?”, “Ma muori male, stronza!”), provare delle parrucche davanti allo specchio per farci vedere Glenn Close pelata, che davvero io preferivo non vederla Glenn Close pelata. Viene poi fuori però che Ebony è COSI povera perché paga di nascosto le chemio alla madre, capito? Siamo a questo livello qui di ricatto morale. Ebony non può regalare un iPhone a sua figlia che compie gli anni, perché deve pagare di nascosto le chemio a sua madre ex tossica rinata in Gesù.
Si aggiunga alla lista di cose simpa che Ebony è anche lei una mezza alcolizzata con tendenze manesche – lo dimostra subito picchiando uno che bullizza suo figlio tapino – e ha un’assistente sociale (la musa di Lee Daniels, la signora Mo’Nique) che le ronza attorno pronta a fregarla appena possibile. I tre figli sono ovviamente tre povere vittime: il più grande, il ragazzino nero di Stranger Things, prende gli schiaffi da tutti. La figlia, Demi Singleton, quella che ha fatto Serena Williams in King Richard, è affranta dalla sua povertà esistenziale, mentre l’ultimo, il piccolo Dre è 1) di rara bruttezza e 2) parla con un amico immaginario ed è compulsivamente attratto dalla cantina che puzza di cadavere perché ci sono delle carcasse di animali morti male. Ah, chiudo la lista delle sfighe spoilerandovi che Ebony da piccola è stata abusata da un uomo mi sembra di aver capito col consenso della di lei madre. Così, en passant.
Ovviamente a noi interessa il fatto che Dre parli con questo amico immaginario. Siamo gli unici a cui interessa, eh? Ebony quando questo bambino orrendo strabuzza gli occhi e parla con un corvo nero mena iazza di morte e sofferenze, liquida la situazione con un: “Ooooooooh, ti metto le mani addosso, smettila di parlare da solo che devo andare a farmi sottopagare al negozio per aiutare tua nonna col cancro!” , ma noi che abbiamo visto… guarda, basta, almeno un altro film horror nella vita, abbiamo capito che lì sotto c’è qualcosa. E infatti poi a un certo punto arriva una pastora che spiega a Ebony che 20 anni fa, proprio in quella casa, una ha sbroccato e ucciso tutta la sua famiglia. E da qui, e siamo praticamente a tre quarti del film, comincia la parte horror. Parte horror che è TALMENTE deludente, brutta, goffa, fatta da uno che non ha la più pallida idea di cosa sia un film horror che mi sento di stendere una trapunta pietosa e chiuderla qui, davvero, fidatevi, è una roba che mi ha messo addosso una tristezza che non vi sto neanche a spiegare, col bambino che parla con la voce del demonio e poi si arrampica sui muri in digitale… dai, per favore.
The Deliverance per quanto mi riguarda è un film terribile, tutto sbagliato. Mi ha fatto venire in mente American Fiction, con Jeffrey Wright che si incazza all’ennesima black voice che mette in scena queste vignette stereotipate di povertà e disagio per fare la bella figura di quello impegnato. C’è chi apprezza, eh? Per me rimane ricattatorio e privo di una qualsiasi qualità estetica. Però c’è pure l’aggravante (wannabe black) horror che è veramente da mani nella fazza.
DVD-quote:
“Nope”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
come le bisce
(scusate, questo era un esperimento di dog whistling)
Di solito le recensioni qui pubblicate mi piacciono, ma raramente sono stato cosi d’accordo con una come in questo caso, è tutto esattamente come qui scritto, sono vere anche le virgole. Un tranquillo film di merda è la definizione perfetta, la vita di queste persone nella prima parte del film è un tale accumulo di sfighe che ad un certo punto:
1I Pensi che probabilmente il Demonio è la cosa meno peggio che gli può capitare, anzi magari alla fine dà una mano
2) E pure basta, cioè ad un certo punto basta dai.
E poi si, la parte horror è anche fatta male, come si faccia dopo cinquant’anni che se ne fanno a sbagliare un film sugli esorcismi è un mistero.
Nota a margine su Lee Daniels ed il suo amore per il dolore: il film su Billie Holiday non l’ho visto, ma The Butler si, ed ha in comune con questo non solo il fatto di essere tratto da una storia vera, ma anche il fatto che nella drammatizzazione l’ambito sfiga viene esasperato aggiungendo tragedia nella realtà non avvenute (ad esempio nella realtà il protagonista non ha avuto alcun figlio che abbia combattuto in Vietnam, figuriamoci morirci). Per cui si, è proprio il trucchetto facile al quale ricorre per accattivarsi il pubblico. O almeno provarci.
Avevo visto Precious, e mi era anche piaciuto, però è vero che l’accumulo di sfighe è comico nella migliore delle ipotesi, ricattatorio nella peggiore. Hai descritto al 100% la situazione: me l’aveva fatto vedere proprio Guido, o meglio Guidonia, una ragazza con cui uscivo: mentre io dicevo “sì carino ma anche meno” lei non tratteneva le lacrime. Vabbè, il giorno dopo lei mi ha fatto vedere il film di Veltroni coi bambini dicendomi “è bellissimo” quindi ho capito che va bene il sesso ma c’è un limite a tutto.
Volevo solo dire bravissimo al titolista. Non si suonano ukulele quindi ? (Questa è per fare vedere che l’ho capita)
No, si suonano i banjosss…
1) Confermo che, per quanto sembri assurdo, c’è gente che di Fantozzi coglie solo il lato tragico e non ride. Tipo mia mamma, ma deve essere strana lei perché dice lo stesso di Wile E. Coyote. Boh.
2) Qualcuno sa come è nata questa fissa degli statunitensi afrodiscendenti di darsi nomi che iniziano con l’apostrofo o con l’articolo determinativo? Cioè, in The Wire c’era uno che si chiamava D’Angelo Barksdale…
Mia mamma non riesce a guardare paperissima.
Grazie, ritiro il premio e vado.
Ecco, Paperissima è già una cosa un po’ diversa secondo me, perché lì non è finzione, c’è proprio gente che si fa male.
Intendiamoci, fa comunque ridere, però anche io se guardo una compilation di trick finiti male con il classico skater che si evira involontariamente su un corrimano rido ma a denti stretti.
Guarda, a me Fantozzi ha smesso di fare ridere dopo aver acceso il mutuo e iniziato a pagare le bollette… Cioè rido per inerzia quando si chiude i diti nelle portiere e fa la linguetta quando vede la Silvani, ma a fine film c’ho la morte nel cuore.
Si, Fantozzi spesso smette di far ridere anche quando uno comincia a lavorare in una qualsiasi azienda, meglio se molto grande. Insomma, quando uno si rende conto che non è una serie di film di finzione bensì di documentari.
2) Dev’essere nata coi loro genitori, che sono probabilmente quelli che hanno deciso il nome :)
quindi negli anni 90, secondo me. Infatti nel 95 hanno trasmesso Star Trek Voyager, in cui c’era B’Elanna Torres: tutto torna.
Ero in Polonia una volta e per caso ho beccato che davano Fantozzi in televisione: se l’avessi sentito doppiato in polacco con la stessa voce per tutti i personaggi e in più in sottofondo che si sentiva comunque il doppiaggio originale, avresti pianto anche tu
io paperissima avrei sempre desiderato che aggiungevano un post credit con le prognosi dei protagonisti dei bizzarri incidenti (tipo: Micheal Tandem, frattura scomposta della caviglia; Tatiana Bossi, paralisi dalla vita in giù, ecc)
samuel paidinfuller
“io paperissima avrei sempre desiderato che aggiungevano un post credit con le prognosi dei protagonisti dei bizzarri incidenti (tipo: Micheal Tandem, frattura scomposta della caviglia; Tatiana Bossi, paralisi dalla vita in giù, ecc)”
PERDIO!
DATE UN PREMIO A QUEST’UOMO!
E chiunque trovo la la track adeguata per la post credit.
American Fiction com’è? Sono sempre tentato di vederlo ma c’è sempre qualcosa che mi frena…
Robetta.
Bello
È simpatico: le parti brillanti sono decisamente più riuscite delle parti drammatiche.
ah ma Precius candidato e vincente in una delle edizioni più pagliacciose degli Oscar degli ultimi x anni … film inguardabile anche se non credo quanto questo.
Bill Burr è un grande, fa pisciare sotto dal ridere e ha ragione su tutto, peccato che il suo Old dads non sia la figata che mi aspettavo.
Per quanto riguarda questo Deliverance, non c’è neanche la più remota possibilità che incroci i miei occhi
Art. 1: I 400calci sono una monarchia assoluta fondata sulla gente che sta sul cazzo a Casanova.
Era stupidissimo anche il presupposto, hai 2 figli musicisti e 1 megalaureato e masterizzato in Economia Aziendale e Marketing, a chi mai lascerai la direzione di un impero musicale? (mmmmmh spe’ che ci penso che non è facile), però a me EMPIRE piaceva, era supercafone senza ironia, una gioia per gli occhi dai.
“Her infant daughter, nicknamed Mongo because she has Down Syndrome”… bruh…