Son due giorni che cerco di capire come iniziare questa recensione.
Non riesco a trovare niente di meglio che questo.
No, Winnie The Pooh Blood and Honey 2 alias Winnie The Pooh: Tutto sangue e niente miele (da ora WtP2) NON è un brutto film.
Sì, Winnie The Pooh Blood and Honey 2 alias Winnie The Pooh: tutto sangue e niente miele (da ora WtP2) non fa parte della Curse of Miike, la mia maledizione a recensire film che, nella migliore delle ipotesi, definirei “polpette di guano con topping al sottopalla”.
Sono stato sorpreso due giorni fa quanto voi lo siete ora.
SIGLA
Dunque, dove eravamo rimasti?
Nel luglio del 2023, in Italia arriva Winnie The Pooh: Sangue e Miele, film scritto, diretto, prodotto, montato da Rhys Frake-Waterfierld, one man band del cinema di male che, sfruttando una congiuntura astrale favorevole chiamata “Public Domain” (ah, America! Terra delle grandi libertà e delle coronarie ostruite), prende una sceneggiatura slasher scritta a 17 anni con il suo amico “Bombardone Delle Canne è un Leone” e ci schianta dentro due figurazioni di Eur ‘O Dislei (sottomarca di un noto parco divertimenti fondato da un omino con i baffi con un nome che termina in consonante e con smodate manie di grandezza. NON QUELLO! L’altro.).
Winnie the Pooh: Blood and Honey, che io ho visto e ho recensito per il vostro diletto e per il mio dolore, si rivela per quello che è: uno straordinario prodotto commerciale per un target ben definito di spettatori che potremmo definire come “gli amici di Bombardone”. E poiché gli amici di Bombardone son un segmento di mercato in costante crescita, il film, originariamente prodotto con l’equivalente economico di una Panda ibrida ma senza i sensori di parcheggio, incassa 7 milioni di dollari. Capite anche voi che, allo stato delle cose, un sequel non era solo auspicabile: era un preciso dovere morale.
Meno di un anno dopo quindi Rhys Frake-Waterfierld dà alla luce il prosieguo del suo capolavoro, Blood And Honey 2 tradotto in Italia con Tutto sangue e niente miele. (Ah-ah-ah. Oh-oh-oh. Ah-ah-ah. uccidetemi).
Ma bando alle ciance storiche e andiamo al sugo vero di questa recensione: WtP2 com’è?
Iniziamo a dire che, amiche e amici, si sente chiaramente l’assenza della mano di Bombardone alla sceneggiatura. Il che non è un male, eh?
Anzi.
Perché… beh… non so come dire: WtP2 è un film.
Un FILM vero!
Non è una puntata pilota molto lunga di una serie televisiva il cui scopo è solamente quello di introdurre un nuovo cattivo cinematografico salvo poi defenestrarlo e sostituirlo in corsa con “l’uomo in grado di far esaltare un pubblico di appassionati di copertine variant”.
Non è un sequel pretestuoso che cerca di mascherare l’assenza totale di ispirazione confondendo le acque sulla propria natura e arruolando Lady Gaga.
Non è il tentativo goffo di trasportare l’equivalente narrativo di Whac-A-Mole in un medium completamente diverso, trasformando un’attrice premio Oscar in una cosplayer di tiktok tutta filtri bellezza e parrucche sgargianti laccate Splend’Or.
WtP2 è un film.
Ha il respiro del film. L’ambizione di un film. La sua bella costruzione in tre atti. Il suo bodycount generoso. La sua trama. Le sue sottotrame. E pure varie e possibili letture stratificate.
Pensate: a un certo punto -incredibile a dirsi- mi sono trovato a chiedermi cosa “davvero” volesse raccontare WtP2. La risposta è: una fava con patate.
Ma va bene lo stesso.
*gif di Valerio Lundini che suona sul clacson e urla VA BENE LO STESSOOOOOOO che non so inserire quindi immaginatevela*
La trama ve la riassumo brevemente:
A seguito del massacro raccontato nel primo capitolo (da cui, nella finzione narrativa, è stato tratto un film che è proprio Winnie The Pooh: Blood and Honey)(letteralmente. Tanto che a un certo punto vediamo un ragazzino guardare in tv il primo film)(inception di orsi)(forse un suggerimento di Bombardone)(devo fare meno parentesi)(lo so)(ma anche no) il giovane Christopher Robin, il ragazzino ormai cresciuto che ha portato Pooh alla follia, viene accusato della morte delle ragazze dello chalet. Nessuno crede alla sua storia . La società lo teme. La polizia non può sparare.
Il povero Christopher torna quindi a vivere con mamma, papà e la sua sorellina in un posto in cui tutti parlano un inglese strettissimo. Trova l’amore. Ritrova il suo vecchio amico. Va da un’ipnoterapista che quando la guardi in faccia lo sfondo diventa tutto sfocato. Insomma, cerca di vivere la sua vita, tra un licenziamento per “Non vogliamo problemi” e una scritta “ASSASSINO” sull’auto fatta con l’Uniposca.
Parallelamente Pooh e Pimpi si sono rifatti il make up e spinti da uno uscito dal set di Peter Jackson il gufo Uffa, decidono di risolvere alla radice il problema con la popolazione locale uccidendoli tutti.
Segue lungo bodycount, facce sciolte, cicatrici disgustose, braccia friabili, mani in bocca dalla parte del gomito, panze squartate, teste impalate, il pezzo di bravura del GAD (Grande Attore in Disuso), l’ingresso trionfale di un personaggio atteso fin dal primo film e uno showdown finale che pare pure sensato con -ovviamente- l’apertura a eventuali (ulteriori) seguiti.
Gli effetti speciali sono migliorati.
Il trucco prostetico è fatto quantomeno con amore.
La trama ha qualche bel risvoltone disturbantone.
C’è sangue: tanto.
C’è violenza: tanta.
Quindi? È un capolavoro? Ma certo che no!
Però è un film fatto bene, pensato bene, che denuncia soprattutto un attaccamento quasi viscerale al cinema di genere (slasher) degli anni 70/80.
Chiaramente non siamo nemmeno lontanamente dalle parti di A Nightmare on Elm Street o Venerdì 13: non c’è quell’inventiva, quell’originalità, quel coraggio e neppure quella chiarezza d’intenti necessaria a voler raccontare la società con una metafora efficace e disturbante. WtP2 è al contrario un atto d’amore sperticato per pellicole come Nightmare 4 – Il non risveglio e Leatherface: The Texas Chainsaw Massacre III, film che vivono sull’exploitation di proprietà intellettuali consolidate, il cui unico scopo è quello di migliorare (forse) i predecessori e intrattenere (di sicuro) gli amici di Bombardone che ridono e chiedono quando gliela passi. Quelli di ieri. Quelli di oggi.
Un risultato che Rhys Frake-Waterfierld ottiene anche utilizzando un citazionismo di grana grossa come le palle che mi sono fatto guardando il primo Winnie The Pooh. Se avete un minimo di passione per il genere, passerete un’ora e mezza come Di Caprio nel noto meme che tanto piace ai giovani d’oggi.
C’è poi una ulteriore nota di plauso che devo fare a Rhys Frake-Waterfierld.
Rhys, oltre ad aver annullato in maniera totale la sua misoginia da incel 17enne (ma secondo me quello era l’effetto Bombardone) (anche se, pure a sto giro, una motosega fiammeggiante tenuta all’altezza del pube non ce la siamo fatti mancare), ha avuto la sana e buona idea di girare un sequel con un budget poco superiore a quello del primo film, dimostrando come l’esperienza può agire in maniera efficace per ottimizzare le risorse tenendo lontani i produttori e le loro idee creative.
Rhys ci ha dimostrato che si possono girare sequel più belli, più grandi, e pure migliori senza dover decuplicare il budget condannando così proprietà intellettuali di nicchia all’oblio post flop, frutto di un “imprevedibile” assenza di masse pronte a farsi tagliare un braccio per vedere un film sul passato di una co-protagonista di una pellicola andata bene non si è ben capito per quale motivo.
Pertanto.
Winnie The Pooh 2, alla fine è un film che vale i vostri soldi e il vostro tempo?
Non so.
Di sicuro li vale però di più di tanta altra roba.
DVD-Quote suggerita
Ho visto di peggio
Bongiorno Miike, i400calci.com
Avevo snobbato il primo fiutando odore di merda.
Ora dopo questa recensione dovrò vederli entrambi.
Un tempo avevamo gli opposti schieramenti del “bicchiere a mezzo”, oggi siamo dalle parti “VACCABBOIA CCHE FIKATA ce sta n’bicchiere! “.
Scusate mi ha postato qua sotto un commento che NON era una replica.
“Terra delle grandi libertà e delle coronarie ostruite” sfiora il poetico. Sono commosso.
DVD-Quote suggerita:
“Ho visto di peggio”
Bongiorno Miike, i400calci.com
Ho capito ma detto da Miike non è praticamente nulla dato ciò che ha visto. Un po’ come se Siffredi dicesse “Ho scopato di peggio”. Grazie al catz (nel senso di gatto)
Salve, sono Simon Callow!
Forse vi ricordate di me per film come Ace Ventura – Missione Africa (nel cui finale citavo apertamente una canzone di De André che a sua volta trasponeva George Bressens, ma che ne capite voi dell’Arte!), o Quattro Matrimoni e un Funerale (la tragica storia di un omosessuale che riesce a rimanere nell’armadio per tutta la vita senza farsi sgamare neanche dai suoi amici fraterni e guasconi, a cui per altro non sarebbe importato granché della notizia, per poi subire un outing strappalacrime durante le esequie, a spregio), oppure per il meraviglioso musical Anithing Goes di Cole Porter, che avete visto nell’estate del 2022 insieme ai vostri due amici durante quel viaggio a Londra che faceva caldissimo, in quel teatro molto bello situato all’interno del complesso di edifici più brutto della storia(*).
Ebbene, forse non avrò mai vinto un Oscar ma, by Jove! Quest’anno il Sylvester “John Turturro” sarà mio!
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(*) Googolate “barbican centre architecture” a stomaco vuoto.
*Anything con la ypsilon, deary me.
Non ha mai vinto un Oscar ma ha vinto un Olivier Award, gli Oscar del teatro, il suo vero campo da gioco. Oltre a essersi fatto bullizzare da Van Damme in Street Fighter, ovviamente.
(il Barbican ha il suo fascino molto perverso, lo ammetto)
Adoro il commento
Ormai non riesco più a seguire più nulla del sito e nemmeno le diete.
Ma la citazione del titolo mi è piaciuta molto.