It’s What’s Inside è – dopo lunga e faticosa gavetta fatta di video musicali, corti e robe varie – l’esordio alla regia e alla sceneggiatura di Greg Jardin. Racconta di un gruppo di amici quasi adulti, ancorati agli ultimi scampoli di giovinezza, che si ritrovano dopo tanto tempo per il matrimonio di uno di loro. In questo clima da Grande Freddo, da Compagni di Scuola, ci viene presentato una varietà umana piuttosto stereotipica e deprimente: la ragazza insicura (Brittany O’Grady), il portatore inconsapevole di mascolinità tossica (James Morosini), quella che abbraccia gli alberi a piedi nudi (Nina Bloomgarden), la vacua influencer di successo (Alycia Debnam-Carey), il mezzo rapper drogato scemo (Gavin Leatherwood), il promesso sposo cocco di famiglia ricco sfondato (Devon Terrell) e la pepperina ribelle (Reina Hardesty). Hanno davanti a loro un ultimo weekend di spasso prima del matrimonio del loro amico. Un’ultima occasione per cantare ubriachi e tudifadi I Wanna Be Forever Young e, forse, per fare finalmente i conti col loro passato. In questo li “aiuterà” il misfit della compagnia, quello che un tempo era il “genio e sregolatezza” della cumpa (David Thompson): game boy, la promessa dell’Hi Tech fregato all’ultimo anno di Università per una brutta storia che adesso non stiamo qui a spiegare. Forbes, questo il suo nome, arriva infatti inaspettato e porta con se in dono una valigetta.
Dentro alla valigetta c’è la sua ultima invenzione: una roba retrofuturista, mezza valvolare, tutta cavi ed elettrodi. Ma cosa sarà mai, si chiedono i quasi non più giovani e gli spettatori. Serve per fare un bel gioco di società. Funziona così: ci si mette tutti gli elettrodi alle tempie, si schiaccia un pulsante e si finisce dentro il corpo di un altro. Capito? Quello che c’è dentro di voi – la vogliamo chiamare “anima”? – finisce nel corpo di uno degli altri al tavolo. A questo punto il gioco vien da se: bisogna indovinare chi è chi. E, tra vecchi rancori mai del tutto sopiti, invidie, pulsioni sessuali represse, cosa mai potrà andare storto? Esatto, Fabrizio! Tutto!
Inutile dire che non possiamo dirvi null’altro della trama. Ma ci possiamo chiedere, a cosa assomiglia It’s What’s Inside? Oltre ai reunion movies citati poco sopra, mi ha ricordato Bodies Bodies Bodies il teen horror A24 coi regaz chiusi in casa che giocano a una versione live e sanguinosa di Among Us, il videogioco della Innersloth. La storia è fondamentalmente la stessa. Mi ha anche ricordato un po’ Talk To Me, con i giovani che diventano dipendenti dalla botta di adrenalina dovuta al gioco, senza vedere il lato negativo della questione. Mi ha infine ricordato un po’ anche Face Off, con attori chiamati a recitare come se fossero qualcun altro. Solo che qui al posto di Nic e John ci sono dei negati che non conosciamo, per cui chissene che James Morosini imita la mimica di Devon Terrell. Ma ci sono due grandi differenze che dividono questo film dai film appena citati. La prima: lo stile. Greg Jardin ha un suo gusto estetico. Poi… “suo” è tutto da vedere, visto che è inevitabilmente un pastiché di altri mille mila linguaggi, ma sicuramente ha una sua potenza di fuoco e sa come si usa al meglio una colonna sonora (che sfoggia oltre al nostro Bruno Nicolai anche un pezzo dei Walker Brothers e varie altre perle). La vulcanicità di Jardin, così come la caratterizzazione dei personaggi (e il loro costante over acting) sono elementi che potrebbero essere in qualche modo respingenti. It’s What’s Inside è un film giovane, per i giovani, che ce la mette tutta per essere considerato giovane. La sequenza dell’arrivo della coppia di protagonisti alla villa che farà da sfondo all’intera vicenda è una roba per cui ancora mi prudono le mani da quanti schiaffi a mano aperta avrei voluto tirare a tutti nella fazza. Toh, forse a Nina Bloomgarden tirerei più volentieri un limone, ma avete capito il senso.
L’altra differenza fondamentale è rappresentata dal lato body horror del film. Ora, non stiamo parlando di body horror classico, eh? It’s What’s Inside non è e non vuole essere The Substance, ma sarebbe miope non vedere nel meccanismo del gioco qualcosa di interessante relativamente al corpo e alla sua percezione. In epoca di gender swap, di inclusività e rappresentazione (schematica) delle minoranze, vedere questi insopportabili giovinastri che abitano – con apparente disinvoltura – corpi non loro, con tutte le conseguenze del caso, è… come si dice? Ah, sì: perturbante. E suggerisce una serie di domandine tutto sommato divertenti: se la mia anima finisce nel corpo di uno che ha appena fumato 25 canne, divento forse io #tudofado? Se col mio corpo in prestito faccio all’amore, devo chiedere il consenso al legittimo proprietario? Le percezioni cambiano in base al corpo che abito? Il corpo ha una sua memoria? Ho scritto “suggerisce”, eh? Non è che si concentra più di tanto, ma almeno in questo l’esordio di Jardin mi è sembrato molto meno superficiale della confezione scelta.
It’s What’s Inside, pur essendo targato Netflix, è un’intelligente eccezione meritevole. Un thriller psicologico a basso budget che ti incolla alla poltrona di casa, che ti costringe ogni tanto a mettere in pausa per fare mente locale su chi è chi, e che ha qualcosa di interessante da dire su uno dei temi più caldi dell’horror degli ultimi anni. Probabile diventi un piccolo culto.
DVD-quote:
“Surprise!”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Ottimo commento per un ottimo film, come esordio mi ha colpito soprattutto perchè per essere un body horror consapevole riesce volutamente ad essere un casino! Ad un certo punto non riuscirete a capire CHI è CHI perchè si può anche FINGERE di essere qualcun’altro. Il bello di tutto questo al di là di regia e musica è che la sceneggiatura vi fregherà alla grande nel FINALE …. Sappiate che tutto quello che avete visto nasce da un INGANNO ma non scoprirete mai da parte di chi. Per farlo dovete guardare assolutamente il film.
Questi sono i piccoli film per cui amo Netflix, rispetto a Bodies,bodies,bodies ha una marcia in più. Anche se pure quello non è male perchè li per certi versi i personaggi sono anche PEGGIO, non possono nascondersi nel corpo di qualcun’altro. Comunque recuperate questo piccolo gioiellino di suspance e body-horror identitario e godetevelo.
Mi ha divertito tantissimo. È meno rigoroso e scientifico di quanto voglia far credere, e rinuncia per cautela a tutta una serie di temi delicati che sarebbe stato esplosivo mettere in scena, ma che bel film! Va dritto, ha ritmo, ha un bel montaggio e una bella regia, attrici super-patate, e la mitica faccia di Forbes già vista in Green Room.
Nota buffa: ho capito il colpo di scena finale già dai titoli di testa, non so come.
Aggiungo che, come per Bodies Bodies Bodies, questo è molto poco thriller, per nulla horror, ma è una commedia (nera) fatta e finita.
“Faccio all’amore”.
Già usando quest’espressione ti sei giocato la carriera: recensire questa merda indecente considerandola “meritevole” (se non di essere sputtanata e lapidata come merita) pone onerose questioni di ordine etico e filosofico inerenti il sito.
Capisco che ultimamente escano robe inguardabili e voi qualcosa dobbiate pur recensire, ma qua mi sa che siamo ben oltre il de gustibus.
“Ti incolla alla poltrona di casa, ti costringe ogni tanto a mettere in pausa per fare mente locale su chi è chi”, espressione ben lungi dall’essere un’iperbole, descrive la caratteristica principale del film, la quale, ben lungi dal costituire un pregio, è piuttosto una rottura di coglioni insostenibile che basta (e avanza) ad affossare ‘sta roba, già funestata da un cast insopportabile di gnocche poco credibili in qualsivoglia ruolo, appunto perché gnocche, e poveri stronzi, cani che levate Gabriel Garko.
Ho dovuto postare in fretta: perdonate la forma carente, non all’altezza della consueta eccellenza.
Hai scritto tanto per essere di fretta
Se per te la discriminante tra un articolo scritto bene e un altro no e’ “fare all’amore”, locuzione che non comprendera’ ogni “bolla” ma che di certo si usa da secoli, magari mi farei il problema sulla mia bolla, no?
La roba più che guardabile c’è eccome. Tolta La Sostanza ,che oggi esce da noi , ci sarebbe anche da recensire : Mads, Azrael,Frankie Freako e un altro paio che al volo non ricordo.
Purtroppo non essendo usciti in Italia,o GB(?) non possono recensirli.
#tooamadre
La mia “bolla”?
Sii più specifico e proverò a rispondere.
Non è la correttezza della forma “fare all’amore” che è in discussione qua, ma il retrogusto neomelodico della locuzione in se’. D’altravparte, se a te piace Gigo D’Alessio, padronissimo. Io preferisco Zakk Wylde.
#Mereghettiquelchecazzoe’
Ho dita molto abili.
Sul film non commento non avendolo visto (ancora) ma veramente non avete colto che “fare all’amore” era volutamente retrò? Cioè era per fare intendere il tema “serio” in questo filmetto, almeno così pare.la me… Casanova peraltro spesso usa queste espressioni desuete (sto volutamente usando questo termine desueto appunto) nei suoi commenti… è il suo stile, magari non piace a tutti non dico che l’abbia prescritto il dottore, ma santoddio fatevi una risata ogni tanto.
Infatti era per ridere, al netto di un film di merda.
@VandalSavage: la bolla che vedo io e’ quella che ti impedisce di vedere dell’ironia nello scrivere “fare all’amore” (anche se del Casanova preferisco il suo “praticare l’amore”) quando e’ palese che venga usata come locuzione vetusta. Vorrei dirti che magari non conosci lo stile del recensore in questione, ma porca miseria commenti tuoi li leggo una volta si’ e l’altra pure, quindi non mi pare il caso. Non vorrei essere troppo crudo, ma per quel che mi riguarda la bolla e’ anche vedere come alternativa a D’Alessio Zakk Wylde, che fa la STESSA IDENTICA COSA CHE FA D’ALESSIO: riciclare stilemi consumatissimi per ascoltatori che hanno paura di ascoltare qualcosa di diverso o, come si sarebbe detto un tempo, di nuovo.
Commento intelligente il tuo.
Interessante il parallelismo D’Alessio/Wilde e il fatto che tu abbia contemporaneamente ragionexe torto.
Davvero non riesci a vedere la mia di ironia?
Occoo che conosco lo stile del recensore: lo stavo orendendo in giro.
Il film restazquel che è, beninteso.
Uff…
“Occoo” sta per “ovvio”, etc…
Fare questo lavoro da sobrio è ormai impossibile…
Non avevo inteso l’ironia, e dall’orario in cui ho scritto non mi stupisce :)
Questa pagina è sempre una botta di autostima.
Dove un recensore capace di cacare su un film solo perchè colpevole di avere un protagonista capace ma che a lui sta sulle balle esalta una invereconda puttanata come questa buona solo ad un dialogo tra hipster perchè il regista ha messo dentro due stronzate in stile video musicale.
Che tu abbia costante bisogno di autostima era chiaro già da un po’…
Sì amico, ma prendi un calmante
A parte che sono due recensori diversi beh si vede che non hai molto compreso i testi e i punti di partenza di due lavori ben diversi o non li vuoi comprendere . Se poi piacciono film diretti male e scritti peggio solo perché piace un attore beh de gustibus.
@Psychopirata @Jean-Luc Gottardo: Maledetto me che vado a leggermi i commenti scemi e poi ne aggiungo altri di miei. Jean-Luc, Psycho non ha affatto sbagliato: si riferiva (presumo) a Monkey Man che e’ stato effettivamente recensito dal buon Casanova e quella tra l’altro e’ l’unica critica sensata che ho trovato in cio’ che ha scritto. @Psychopirata: bollare come negativa una recensione in quanto “hipster” e’ fuori tempo di almeno un decennio. Aggiornati, e magari fatti una ragione del fatto che non tutti hanno i tuoi gusti: quando critichi una critica dovresti puntare sulle sue incongruenze, NON su quello che concordi o meno. Se ci pensi e’ la differenza che c’e’ tra razionlismo e fanatismo. SE CI PENSI
Inconsolabile da mesi….
L’Ubik che ha commentato qui non sono io, ma quello più nuovo, che se non sbaglio esordì nella rece di Subservience.
Caro omonimo, aggiungi qualcosa al tuo nick, please, io c’ero prima.
Intanto prosegue la sottotrama che vede l’inesorabile ascesa di Casanova a villain finale della saga. Casanova vero Uchiha Sasuke, vero Keyser Soze, vero Marshall D Teach.
Attendo con ansia lo showdown tra lui e Nannibal sui fiumi lavici di Mustafar.
Ma io ci vedo anche un approccio con il villain dello Psycozaku che è in combutta con Ultramen e il Carro a sei ruote che dovrebbe portare EQUILIBRIO nella forza, mentre Rey ha una storia con Daniel Craig, Oscar Isaac e Adam Driver. Qui visto i commenti di cui sopra (il Vandalo e l’altro Psy) c’è gente che probabilmente non fuma abbastanza metanfetamine… consiglierei di passare alla Tequila direttamente in endovena, con un pizzico di Speedball per l’occasione.
Mi ero quasi scordato di te.
Grazie per avermi ricordato che esisti.
Oggi è un giorno migliore.
Grazie
#alfonsooooo
Il commento qui sopra era per Alfonsoooo, ovviamente.
Bello stile e belle musiche, ma vedere una premessa così interessante sciupata per una storiellina di corna incrociate (non c’è praticamente altro) mi ha fatto cascare le palle
Sono sicuramente il meno sveglio della cucciolata, ma associare dei nomi a dei corpi che switchano mi ha richiesto una concentrazione che non avevo prentivato. Risultato non ci ho capito quasi nulla e più che godermelo mi ha infastidito
Che film dimmerda