
“Ma proprio non ti veniva un titolo migliore?”
LISTA DI TITOLI ALTERNATIVI CHE AVEVO PENSATO PER QUESTO PEZZO:
- Rosemary’s Crib
- Rosemary’s Fetus
- A Friend of Rosemary’s Baby
- Rosemary’s Prequel
Alla fine quello che ho scelto è il migliore.
Partiamo dall’ultimo scartato, però.
Che cos’è un prequel?
È una domanda che ci siamo fatti un milione di volte in questi anni di franchise e cineuniversi. È sufficiente raccontare una storia ambientata cronologicamente prima di un’altra storia per far sì che la prima sia considerabile un prequel della seconda? Io dico di no. Un prequel dovrebbe aggiungere robe alla roba originaria; dovrebbe avere un motivo per tornare indietro nel tempo e farci conoscere le origini di [inserire IP di successo qui]. Che ne so: un prequel sulle origini del cattivissimo villain di un film di supereroi, crudele, spietato e apparentemente senza motivazione alcuna se non l’amore per la crudeltà, dovrebbe farci conoscere le radici del suo trauma e spiegarci come mai si sia ridotto a combattere contro della gente in pigiama per la supremazia su una metropoli immaginaria. Per dirne una bollente: Rogue One non è proprio un prequel.

“Cos’è che hai detto? Prego, entra, parliamone”
Rogue One, e vi giuro che mi serve parlarne per arrivare ad Apartment 7A, è più che altro fan fiction. Lo dico senza alcun giudizio e menchemeno disprezzo, è una constatazione. La fan fiction viene spesso vista come un moto di arroganza, ma in realtà dimostra quasi sempre grande umiltà e deferenza nei confronti della fonte da cui attinge. Nessuno (o quasi, ci sono sempre le eccezioni ovviamente) scrive fan fiction per rivoluzionare il canone o per inventarsi un finale alternativo a quello immaginato dall’autore dell’opera originale. La fan fiction prende quasi sempre elementi secondari o poco approfonditi, pezzi apparentemente minori di un universo narrativo nel quale è piacevole vivere vicariamente, e li mette al centro dell’attenzione. È un modo per dare più spazio a personaggi che l’opera originale tiene sullo sfondo; per esplorare luoghi ai quali l’autore aveva solo accennato; oppure più banalmente per far dire a questo o quel personaggio quella frase fichissima e adattissima a lui che per qualche motivo l’autore non gli ha mai messo in bocca.
Quindi dicevo, Rogue One è fan fiction: sappiamo che la Morte Nera venne distrutta grazie al furto dei piani che permisero alla Resistenza di scoprirne i punti deboli, e grazie al film di Gareth Edwards sappiamo anche come fecero. Non c’è nulla che cambi radicalmente la storia dell’universo di Star Wars; solo una deviazione per approfondire un evento collaterale che nell’opera originale veniva a malapena nominato. Fan fiction, non prequel. E dunque: Apartment 7A, noto anche come “il prequel di Rosemary’s Baby“, è in realtà pura, purissima fan fiction.

La faccia che fai quando scopri di essere incinta di una fan fiction.
Apartment 7A non aggiunge letteralmente nulla a quanto già sapevamo su Satana e sul film di Polanski. Cioè, sì, aggiunge ovviamente, ma non cambia di una virgola la nostra percezione dell’opera originale. Non dice nulla di nuovo, anzi è talmente ossequioso e rispettoso da non scostarsi neanche dallo sfondo del mondo dello spettacolo per raccontare la sua storia: Guy, il marito di Mia Farrow, era un attore in cerca di successo, e Terry, la protagonista di questo film, è una ballerina in cerca di successo. Vi è suonata una campanella? Theresa “Terry” Gionoffrio era il nome della prima residente del Bramford che i coniugi Woodhouse incontravano all’inizio di Rosemary’s Baby. Un paio di scene dopo, Terry si ammazzava cascando da una finestra. Apartment 7A è la sua storia. Questo è il livello di fan fiction raggiunto dal secondo film di Natalie Erika James, che tanto ci era piaciuta in Relic.
E qui arriva il plot twist: sapete che non è niente male? Al netto della sua assoluta, incontestabile, cristallina inutilità, si lascia non solo guardare ma anche apprezzare. È un esercizio di stile, che mette il suo essere fondamentalmente bello da vedere in primissimo piano, forse addirittura davanti al suo amore per il film di Polanski; e questo paradossalmente lo salva dall’anonimato, perché ci riesce, a essere bello da vedere. Con tutto quello che questa roba si porta dietro, e quindi: nonostante sappiamo già dal minuto 0 che la protagonista è destinata a morire entro la prossima ora e quarantacinque, ci affezioniamo a lei, perché ci piace vederla in scena e perché è scritta e interpretata con la giusta dose di empatia che non tracima mai nella beatificazione. Facciamo che ora parte una bella SIGLA!
Theresa “Terry” Gionoffrio è, oltre a una gran candidata ai Jimmy Bobo, una ballerina un po’ sfigata. Viene dal Nebraska, dove i suoi genitori hanno un macello: per questo motivo è vegetariana. Ma vive a New York, dove si è trasferita in cerca di fortuna. Ha talento e carisma, ma un giorno durante uno spettacolo mette male il piede e le viene il morbo della morte alla caviglia. Da lì diventa, per tutto l’ambiente, “the girl who fell”, un soprannome che come potete immaginare non la aiuta a trovarsi un lavoro. Se Terry fosse Jennifer Lawrence verrebbe a questo punto arruolata dal KGB e addestrata per trasformarla in una spia sexy e letale. Ma questo è un altro film, come forse avrete intuito dal fatto che non si intitola “Red Sparrow“. A proposito, Red Sparrow non è né un prequel né fan fiction, però è brutto.
Torniamo ad Apartment 7A. Non stupirò nessuno dei miei 666 lettori scrivendo che Terry viene salvata dalla strada e da un’overdose di pilloline da Minnie e Roman Castavet del Bramford: sono gli stessi che nel film di Polanski facevano ingravidare Mia Farrow da Satana, nella speranza di farle mettere al mondo l’Anticristo. Cosa mai succederà alla povera Terry? Natalie Erika James ha girato una fan fiction, ma l’ha scritta con l’approccio di una vera e propria cover. Letteralmente l’unica dinamica che cambia è che la protagonista non è sposata con quello che si rivelerà infine essere un complice della setta satanica, ma è una donna single che fa fatica a mettere insieme i soldi per l’affitto; e quindi, invece di venire assorbita nella vita del palazzo tramite festicciole e grandi tazze di tè, diventa la figlia surrogata che i Castavet hanno sempre sognato e trattata e viziata come tale.

Guardate che faccetta da culo quella a sinistra.
E poi? E poi ci sono, piegati alla visione artistica dell’autrice, tutti gli elementi del film di Polanski. C’è lo stupro satanico, il cui dimonio responsabile è rappresentato in modo imprevedibile e dunque disturbante. Ci sono le visioni, i sogni che si confondono con la realtà. Ci sono i sospetti e l’agnizione. C’è Satanasso che agisce dietro le quinte per migliorare la vita di colei che ha scelto come utero in affitto. Boh raga praticamente è lo stesso film, ma poteva essere diversamente? Già sapevamo, perché Polanski ce lo diceva, che Rosemary non era la prima, che prima di lei i simpatici adoratori di Bafometto avevano già usato altre donne come veicolo del loro dio, per poi scartarle poiché inadatte. Avete presente la prima volta che si vedono pezzi di essere umano in Non aprite quella porta? Apartment 7A è, metaforicamente parlando, la storia di come un essere umano sia diventato una di quelle frattaglie. È un film su un complemento di arredamento, perché Theresa “Terry” Gionoffrio era poco di più, nell’originale di Polanski.
E allora? E allora a interpretare Terry c’è questa Julia Garner che ahimè non conoscevo e che decide che questo è il ruolo della vita, e da sola si carica sulle spalle il film e ci regala un motivo per guardarlo. E allora c’è che, involontariamente in linea con altri film più famosi che circolano di questi tempi, Apartment 7A ha un paio di momenti musicarelli che sono tra le sequenze più belle e stranianti viste in un horror quest’anno. E allora c’è un’attrice woodyalleniana (Dianne Wiest) che guarda Julia Garner e pensa “devo stare alla sua altezza, apro tutto” e porta in scena una delle migliori vecchiette orribili degli ultimi tempi. E allora ma anche soprattutto c’è tanto cinema: so che può sembrare allucinante nel 2024, ma Apartment 7A è quasi interamente immune agli spiegoni, con l’eccezione di una breve e trascurabile sequenza con protagonista Suor Spiegoni in persona. Per il resto è un film che si spiega e si racconta per immagini, e davvero io trovo incredibile doverlo considerare un pregio invece che l’assoluta normalità, ma ehi, mica le faccio io le regole.

Il Dutch Angle, che come sapete è stato inventato dall’Ajax di Rinus Michels negli anni Settanta.
Poi magari il mio è l’entusiasmo di quello che si aspettava un incidente ferroviario e si è trovato davanti un’opera dignitosa e più che guardabile, una cover di Rosemary’s Baby con più di un tocco di Suspiria che d’accordo, non ha alcuna cittadinanza nel panorama cinematografico del 2024, ma che a differenza di una buona fetta del panorama cinematografico del 2024 non mi ha fatto venire voglia di versarmi la candeggina negli occhi. Andrà malissimo, non se lo cagherà nessuno, usciranno articoli su articoli per sfotterlo e lamentarsi del fatto che non ha senso fare un prequel di Rosemary’s Baby. Ma voi, che siete gente priva di pregiudizi, provate a guardarlo solo in quanto film: guardate che non è niente male, eh? Non finirà in nessuna delle proverbiali classifiche di fine anno, ma se la media dei progetti che ti fanno mettere le mani nei capelli solo a leggere la trama su IMDb fosse questa, forse vivremmo in un mondo migliore.
Quote
«Parsley, sage, Rosemary and Theresa»
(vecchia canzone popolare)
grazie Stanlio, questo se lo becco al cinema in OV me lo vedo!
ma Suor Spiegoni è parente di Adulto Di Cognome? tipo zia, o sorella?
è possibile avere un prequel sulle circostanze inquietanti che l’hanno portata all’abito talare?
Ce lo date uno SEU (Spiegoni Extended Universe)??
È andato direttamente su Paramount+, niente sala
Una che è soprannominata “the girl who fell”, io la assunerei subito.
;)
Birbantello… ;-)
Stanlio scrive: “Viene dal Nebraska, dove i suoi genitori hanno un macello: per questo motivo è vegetariana. Ma vive a New York, dove si è trasferita in cerca di fortuna.”
Io leggo: “Viene dal Nebraska, dove i suoi genitori hanno un macello: per questo motivo è vegetariana. Ma vive a New York, dove si è trasferita in cerca di FONTINA.”
Ci tenevo a condividerlo con voi. Ora vado a farmi un toast, anche se non ho la fontina da metterci dentro.
la tua fontina mi ha deliziata
Il nome del film è incredibilmente anonimo, non lo collegherei mai al film di Polanski.
La voglio vedere come una scintilla di coraggio nell’ormai paracula tendenza a produrre film che si appoggiano ad un immaginario noto.
Detto questo, il trailer (e la rece) mi ha preso e molto probabilmente lo vedrò.
@Stanlio: ma quindi insomma uno spin-off e’ nell’essenza una forma di fan fiction? Si puo’ considerare 7A uno spin-off au passe’ di Rosemary’s Baby?* ‘sto film l’avevo scartato proprio ieri, oggi me lo guardero’ perche’ se i prequel sono pretenziosi (e’ lapalissiano) le fan fiction sono de core e in genere il loro difetto e’ la produzione molto povera (e qui ovviamente non lo sara’). Quindi Grazie :)
*si puo’ considerare L’Inquilino uno spin-off ipnagogico di Rosemary’s Baby? Buona giornata.
Su Rogue One non sono d’accordissimo. Aggiunge eccome. Ti spiega quel buco enorme sulla prima morte nera. Cosa che ha tenuto i fan sulle spine per decenni.
PS Room 429 a mani basse uno dei DIECI pezzi degli anni ’90
Stanlio, ora che hai fatto l’esempio di quello che per te non è un prequel (Rogue One) puoi fare l’esempio di quello che per te è un prequel? Così capisco meglio.
Episodio 1/2/3
Relic molto caruccio.. (anche se The Relic…)…in effetti perché non han fatto prima un qualsiasi pre o sequel? È stato fatto di qualsiasi porcata/capolavoro …
Quindi nella categoria fanfiction possiamo far rientrare anche The Last Omen visto che ci spiega da dove arriva l’infante del dimonio, notizia di cui non avevamo il bisogno di sapere, corretto?
Non che sia fondamentale ma non mi pare che un prequel debba per forza comprendere altro che non sia “essere girato nello stesso universo, essere ambientato prima di ……….. e collegarsi in qualche modo a quest’ ultimo”
Don’t trust the b* in apartment 7A
* baby
90 minuti di applausi.
“aaaaare you going to Stanleyough Fair?”
comunque si, venduto.
Se non conosci Julia Garner , che è bravissima, guardati tutta “Ozark” (4 stagioni). Lo so che inizialmente sembra “Breaking Bad” sul lago anzichè in mezzo al deserto, ma poi cambiano un pò di cose, soprattutto a livelllo di personalità dei protagonisti ed ha uno dei finali più disturbanti di serie TV recenti.
P.S.
“Red sparrow” è proprio brutto, ma Jennifer Lawrence è proprio bona.
Garner sarà anche Madonna scelta da Madonna nel biopic su Madonna di Madonna
E sarà Madonna meglio di Madonna, probabilmente.
e non , non ce la faccio più. Adoravo le Vostre recensioni, adesso troppe pippe mentali, troppi intellettualismi, prese in giro, dilazioni inutili, storie personali, anneddoti vari, pensieri, riflessionie dio solo sa che altro. Avevo già emicrania, mo mi è peggiorata.
Invece che nostalgia i bei post austeri e concisi di una volta.
https://www.i400calci.com/2011/03/frocinema-the-eagle/
Madonna che fatica
Allora, premetto che ho visto Rosemary’s Baby molto tempo fa, e non ricordavo assolutamente il nome dell’ex ‘inquilina’ nè dei Castavetes, quindi ho visto il film praticamente naif e…Mah, al neto di aver ricollegato, dopo la recensione, tutti i fili mancanti, l’ho trovato noioso. Dianne Wiest è sicuramente brava, anche se un po’ incartata a mio parere, e la protagonista, e la regista, non mi hanno comunicato nulla dell’angoscia e dell’orrore che proverebbe una madre in quella situazione…un compitino, e capisco che per la regista sia comunque lavoro, ed un mettersi alla prova, ma senza convinzione nè parti relamente interessanti…persino il balletto finale, che prelude al suicidio, era telefonato e senza forza…un po’ tempo perso, secondo me. Anche come operazione, ed impiego di soldi per progetti magari più meritevoli.
Gia’ mi era bastato leggere che era un prequel di Rosemary’s baby,film che non vedo da un’era geologica ma che ai tempi mi piacque da matti, ,poi leggendo tutto l’articolo la voglia e’ cresciuta e quindi diamola sta chance a sto film.
Lo vedro’.
Julia Garner ha acquistato una certa fama interpretando uno dei personaggi più interessanti di Ozark, serie di cui vale la pena vedere la prima stagione, mentre le successive tre sono in calando o almeno con alti e bassi
ed eccoci qua
Visto ieri sera
Non mi e’ dispiaciuto affatto e concordo in toto con la recensione.E’ vero ,non aggiunge nulla,la storia sappiamo gia’ come finisce e parte dei personaggi gia li conosciamo ma tutto fila liscio e se e’ vero che non raggiunge la dimensione di inquietudine del film di Polanski e’ altrettanto vero che il suo lavoro lo fa con professionalita’ creando alcuni momenti di tensione.
Dianne Wiest e’ molto molto brava cosi’ come Julie Garner.Ma menzionerei anche il “marito” ,Mr. Castavet.
Due appunti :
1) si poteva rendere il Bramford piu’ protagonista della storia,quasi un personaggio e secondo me si e’ persa un po’ l’occasione per renderlo piu’ mefistofelico.
2) nella sequenza finale che si ricollega direttamente a Rosemary’s baby ci sono alcuni errori di continuita’ che per un pignolo come me sono fastidiosi : perche’ non far indossare gli stessi vestiti che Terry e Castavet indossano nella medesima sequenza del film di Polanski ?
Hanno riprodotto il maggiolone cosi’ come era anche con la stessa chiazza di sangue (piu’ o meno) ma i personaggi sono vestiti in mandera differente.
E’ una sciocchezza eh.Pero’…