L’aspetto meno magniloquente di questo film, dopo aver analizzato ogni dettaglio, è il titolo.
Anche se forse, con la sua generica banalità, diventa per contrasto la mossa più arrogante.
Voglio dire: quest’anno abbiamo visto la storia di Francis Ford Coppola, 85 anni, che ha usato i soldi della sua pensione appena ritirati in posta per pagarsi un kolossal in cui inscena un avatar di se stesso, architetto geniale e segreto supereroe in grado di fermare il tempo, che rivoluziona l’urbanistica inventando i tapis roulant luccicanti (più o meno). Il titolo era Megalopolis. Sinceramente, tutto mi aspettavo tranne che assistere già entro un paio di mesi a un film dalle ambizioni persino superiori.
Ma partiamo dall’inizio.
Vi ho già narrato le origini del Cop Universe – che appropriatamente ho visto anche chiamare “copaganda” – nel mio pezzo su Sooryavanshi, quarto capitolo della saga iniziata da Singham nel 2011, e ultimo prima di questo.
La cosa importante da ricordare, per contrasto, è come le origini di Singham fossero modeste: nell’originale (anche nel vero originale, quello Tamil) era un poliziotto che veniva trasferito in un piccolo paesino, dove procedeva – con metodi non esattamente immacolati – a sgominare un boss locale che teneva in pugno anche le forze dell’ordine.
In una saga normale (che ne so, Beverly Hills Cop) racconteremmo di come la sua inscalfibile onestà unita ai suoi metodi non irreprensibili gli abbiano costantemente impedito di fare carriera, che è anche un modo per non deviare troppo dalla formula originale.
Ma questo è il Cop Universe – “copaganda”, appunto – per cui l’India del 2024 vuole raccontarci che Bajirao Singham è diventato capo della squadra anti-terrorismo a livello nazionale per meriti ineccepibili, amato e venerato da tutti.
Un India migliore è possibile, almeno al cinema, per cui mi raccomando imitate quello che vedete al cinema.
SIGLA:
Fin dove può arrivare l’escalation di un kolossal d’azione?
Può aumentare la pericolosità del cattivo.
Può aumentare la quantità di gente coinvolta, il numero delle potenziali vittime, mettere in gioco alti valori morali o scientifici.
Può anche azzardare allegorie più divine con il tema del sacrificio e qualche inquadratura simbolica ben piazzata, come fatto più volte con Superman.
Oppure può fare come Singham Again: dire vaffanculo, puntare alle stelle, rifare direttamente il Rāmāyaṇa e uscire il weekend del Diwali.
E quando dico “rifare il Rāmāyaṇa” non intendo buttare su una trama che assomigli vagamente e strizzare l’occhio: intendo proprio ricalcare esplicitamente il Rāmāyaṇa, dirlo, inframezzare le scene chiave con ricostruzioni parallele, sottolinearlo con i dialoghi, rendere gli stessi protagonisti coscienti delle similitudini: non è un retrogusto, è il tema principale. Poi certo, non è difficile perché il nucleo del Rāmāyaṇa non è diversissimo da un Taken qualsiasi.
Singham quindi nasce sostanzialmente emulo di Piedone lo sbirro e diventa avatar di Visnù, in un’avventura che rimane tecnicamente ancorata al terreno, incentrata su un terrorista in cerca di vendetta personale che rapisce la moglie del nostro eroe, ma nei fatti è come se da noi a Natale riproponessero la natività con le esplosioni.
Ed è SERISSIMO.
Cioè, non ho motivo di nasconderlo, non sapevo una sega del Rāmāyaṇa, ma il film si preoccupa di tenerti continuamente per mano a riguardo e nel giro di un paio d’ore pure voi saprete tutto di Rama, Sita e il perfido Ravana (uso per comodità i nomi che trovo sul Wiki italiano anche se i sottotitoli in sala erano diversi).
Ma non è nemmeno questione di ricalcare il plot di un noto testo a sfondo religioso: qui Bajirao Singham (l’inscalfibile Ajay Devgn) ha praticamente perso ogni caratterizzazione umana e si comporta a tutti gli effetti come un personaggio biblico, un guru, un monumento ambulante di carisma e rettitudine. Il massimo di umanità che gli si concede è la breve parentesi umoristica del figlio che gli insegna un po’ di gergo giovanile tipo “ghosting” e “situationship”, a cui reagisce con la compassione del genitore benevolo in una scena che a confronto le fiction di Rai1 potrebbero andare a Cannes in concorso.
Dire che i colleghi lo idolatrano come una leggenda, come spesso succede con gli eroi delle grandi saghe, è riduttivo. A un certo punto il film azzarda una mossa controversa che ai tempi dell’annuncio fu puntualmente accolta da tumulti e disordini, ovvero inserisce in squadra un eroe femminile: interpretata dalla superstar Deepika Padukone (Pathaan, xXx 3), essa non è solo orgogliosissima di spersonalizzarsi e farsi chiamare “Lady Singham” in suo onore, ma quando lo incontra lo tratta con il rispetto che supera il rapporto tra un fan e il suo idolo ed entra nel campo di come un cattolico si comporterebbe col Papa. Singham, da parte sua, le mette amorevolmente una mano in testa come Gesù coi suoi apostoli. Ed è SERISSIMO (ci tengo a ripeterlo).
Non so come dirlo, ma sembra di vedere un incrocio tra Fast & Furious e I dieci comandamenti.
Ha un tono che normalmente trovi nei film storici, o nei fantasy, ma è ambientato al giorno d’oggi e parla di un poliziotto che deve salvare la moglie rapita tra scazzottate, inseguimenti d’auto e grosse splosioni. È quello che neanche Terence Hill ha osato fare con Don Matteo.
E a questo va giustamente aggiunta la copaganda: viene continuamente spiegato quanto sono fighe le forze dell’ordine indiane, e non ci sono sfumature. Ci sono i buoni, e ci sono i cattivi: stop. Non seguo l’attualità politico-sociale di quelle zone se non attraverso i film di Bollywood, e ho visto rappresentare i problemi del Kashmir in tutti i modi: si è partiti da posizioni di paura e diffidenza, ad aggressività e presunzione, fino ad arrivare ad arroganza e paternalismo. Qui, nel mondo di Singham Again, di colpo è tutto risolto e va tutto bene. I Pakistani nell’area del Kashmir sono conquistati, integrati e contenti. Si capisce che questo non riflette necessariamente la realtà perché, quando Singham malmena un terrorista su un ponte a Srinagar, gli si avvicina una grossa folla di locals e il film crea tensione facendoti credere che stia per partire la sommossa, e invece all’ultimo un portavoce dichiara che siamo nella “nuova India” e va tutto bene. Al cinema va tutto bene: imitate il cinema. Siccome quindi nel mondo di Singham Again va tutto bene, state zitti, non rovinate la festa, il cattivo è solo un parente del terrorista arrestato con una vendetta del tutto personale.
– Tu non sai cosa significa perdere uno dei tuoi cari!
– Ogni abitante dell’India è un mio caro.
È questo il tono.
Immaginate il tipo di megalomania a cui ci ha abituati Celentano con un Joan Lui o un Adrian, ma se non fosse la folle visione di un potente singolo bensì il piano strategico di tutta la produzione. Roba che tra l’altro mi fa pensare che Celentano sia nato nel paese sbagliato, perché là si ambienterebbe all’istante e lo frega solo di non essere bello come Shah Rukh Khan.
Singham Again dura la miseria di 2 ore e 24, molto meno di un The Batman qualunque, ma è SERISSIMO (ve l’avevo detto?) e per tutto il primo tempo ho faticato a respirare.
È un film in cui l’eroe è circondato da un team, come gli Avengers, e un team in un film di Bollywood significa distribuire equamente ingressi epici.
Vi ho già detto di Lady Singham: dopo di lei arriva nientemeno che Tiger Shroff, così il team ha anche il suo esperto di arti marziali e si può tirare dentro il kalaripayattu in ottica nazionalistica di grandi radici da conservare. La cosa buffa è che il terrorista, cattivo principale del film precedente e zio di questo, è interpretato da suo padre Jackie Shroff.
Bisogna aspettare l’inizio del secondo tempo affinché entri Ranveer Singh nei panni di Simmba, che a suo tempo fu protagonista del primo spin-off del Cop Universe. Ranveer Singh è il Ryan Reynolds indiano: mena e spara cazzate a macchinetta. Io sopporto a malapena il Ryan Reynolds originale, e Ranveer Singh ha una comicità mediamente più simile a un Enzo Salvi, ma è tutto così dannatamente serio che il suo ingresso diventa una borraccia di acqua fresca nel deserto. È paradossalmente lui a rendere la visione sopportabile fino alla fine.
L’ultimo a entrare è Sooryavanshi (Akshay Kumar)… Niente da dire su di lui. È un attore molto famoso, ma ha un personaggio molto generico. Si è deciso, per qualche motivo, che il suo tratto distintivo è che si dimentica i nomi delle persone. È una cosa che non capisco, e pazienza. In compenso ha un momento “cool guys don’t look at explosions” da standing ovation perché ormai si sa che da quelle parti queste cose le fanno meglio degli americani.
Il villain, interpretato da un magnetico Arjun Kapoor, sfoggia lo spettacolare nome di “Danger Lanka”, ma viene spesso esplicitamente accostato a Ravana – lo fa anche lui stesso.
Il resto è quello che c’è da aspettarsi da una produzione del genere, con le solite idee coreografiche a getto continuo e l’epicità fuori scala MA, sorprendentemente, senza nessuno stacco musicale. Nessun balletto. Non chiedetemi il perché, è nell’elenco delle cose che mi hanno spiazzato.
Non è facilissimo da spiegare.
Singham Again non è come un semplice Avengers: Endgame che vuole essere il finale epico di una grande saga: Singham Again è pensato e girato come se si trattasse del primo e dell’ultimo film che avete bisogno di vedere al cinema nella vostra vita.
Andarlo a vedere durante il Diwali non è solo questione di partecipare a un evento popolare, ma dovere civile e morale di ogni cittadino.
In sala, fatta eccezione per quel momento in cui il film racconta che Danger Lanka ha sospettosamente studiato a Londra provocando qualche mormorio di imbarazzo, erano ovviamente tutti esaltatissimi.
È una di quelle esperienze che, a non andarci preparati (e io pensavo ormai di esserlo!), fanno cascare la mascella e ti lasciano gli occhi spalancati fino a che non arrivi a casa.
La Bibbia purtroppo non fornisce spunti altrettanto traducibili in un film con Vin Diesel, ma coi tempi che corrono non escludo nulla.
Dal vangelo secondo Nanni, capitolo 400, versetto 666:
“Qui è dove la messa è finita, e comincio io”
Nanni Cobretti, i400calci.com
P.S.: poche settimane fa è uscito in tutte le librerie In Rambo We Trust, un fumetto in cui l’amico Fabrizio “Pluc” Di Nicola immagina un mondo post-apocalittico in cui per una serie di circostanze la gente inizia a confondere Rambo con Gesù. Io gli ho scritto la prefazione, ma non sospettavo minimamente che avrebbe anticipato un trend…
P.S. 2: il film inizia con – non sto scherzando – almeno otto minuti di loghi. Tra di essi quello di Amazon Prime, quindi presto potrete vederlo tutti. Segnatevelo.
Recensione pazzesca!!
Vorrei solo ricordare che tra un po’ esce The Carpenter, un film in cui Gesù fa l’allenatore di MMA.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=X8qv3HkF850
Ho visto il trailer. Non so che dire. Ma grazie per avermelo fatto scoprire. Anche se forse non avrei voluto. Boh.
Hanno tratto un film da The you testament? Se si ride anche solo la metà del gioco, lo voglio assolutamente vedere!
“Sei tu il figlio di Dio?” “Tu lo dici” cit.
Maaadonnuzza bedda Capo quanto che mi mancava una tua #Curryrece.
Ma perchè non mollì la redaz e i regaz qui per un po’ e ti dedichi alla fondazione e direzione di una nuova realtà volta alla promozione ed il recupero della roba Indiana tutta? Capace che stavolta te si pagano pure, per l’opera: l’italica comunità indostana è ormai allla terza generazione e ne avrebbe grande voglia & bisogno, oltre che il grano per la promozione, che loro ci tengono…
Pazzesca la sigla, grazie ancora
Ti stimo moltissimo.
La storia di David e Saul sarebbe vindieselabilissima, in realtà. Ed è solo la prima che mi viene in mente.
Pensa che non ce l’ho presente. Io arrivo al massimo a Davide e Golia, buona per che ne so, Tom Holland.
Al dire il vero fra angeli dagli aspetti terrificanti, mostri vari, eroi come Sansone che era una specie di ercole, numerose battaglie , Micael che prende a sprangate in faccia asmodeo al punto da lanciarlo dal deserto in mezzo al mare ed altre storie simili per me ci verrebbe un bel fantasy.
Il problema è che attireresti le ore di gran parte delle religioni abramitiche che non apprezzano i calci.
Eh ma guarda, sono sicuro che il Vecchio Testamento regali chicche incredibili, ma non sono le più note e raccontate in giro… sarebbe come iniziare un CineUniverso Marvel da che ne so, Iron Man
Ah no? Sor Cobretti lei mi cade sulla catechesi per i giovinetti…No dico…E SODOMA E GOMORRA?
Quello che ricordo del Vecchio Testamento è che è tutto un “non uccidere” e sgridare quelli che lo fanno, o al limite trollarli (Abramo). O al massimo “Dio vede una roba che non gli piace, la spacca e la rifà da capo”. Nessuno ha mai rapito la moglie di Dio, altrimenti sì che se ne sarebbero viste delle belle…
Ehm, sior Nanni, quello è l’antico testamento che ci raccontavano a catechesi, quello reale è un tantinello diverso. Tipo quando il suddetto creatore dell’Universo ordina ai suoi di trucidare un’intera città, bestiame compreso, e di girargli tutto il ricavato, ma siccome uno si è fregato du spicci, il tizio onnipotente mette il broncio duro, e per tenerlo buono lapidano responsabile e famiglia (Giosué7 e 8).
O la storia di Onan, che c’entra proprio una sega con le pugnette…
Per dire che non mancono gli spunti.
Ma insomma ma se ci tengono nascoste le parti migliori poi non si devono lamentare che uno molla il catechismo e le va a cercare altrove… (grazie Rambo)
Per la precisione, è Giosuè 6 e 7, nell’8 viene sterminata un’altra città. E altre poco dopo. Eran tempi più spensierati.
Da praticante di kalaripayattu ovviamente mi piacerebbe un ulteriore capitolo del Cop Universe dedicato a Tiger Shroff, che permetta di approfondire e mostrare l’arte marziale.
Allo stesso tempo non posso non trovare problematico il fatto che la riscoperta e promozione su larga scala delle arti marziali indiane si stia accompagnando a movimenti nazionalisti. Gli indiani stanno seguendo il modello cinese.
Non è solo per le arti marziali, l’india sta marciando fortemente verso il nazionalismo. Basta pensare a tutta la gestione del mondiale di cricket da parte del presidente. Ma anche il cinema stessa. Però nel cinema esce bella roba perlomeno (meglio questo di un beekeeper qualunque) e a me piace pure la loro musica a piccole dosi (piccolissime dopo tanto rock e metal).
C’è la seria di Baaghi con Tiger Shroff (anche se il primo resta molto sopra gli altri) e poi cercati i film di Vidyut Jammwal (il Boss ne aveva già parlato in maniera super esaustiva).
Ubik conosco tutto (e sono d’accordo su Baaghi!
Seguo anche il canale YouTube di Vidyut. Il suo film che preferisco è Junglee, dove fa anche vedere alcune forme di animali.
Jean-Luc Gottardo scusa per il ritardo.
Nella palestra in cui mi alleno insegnano anche danza. I balli bolliwoodiani sono proprio nella sala accanto 😁
La musica indiana piace anche a me a piccole dosi, compresi il sitar e i raga.
L’India è un posto di merda con laggente suddivisa in caste, buona solo per essere massacrata da un Tyler Rake qualunque.
Non sono d’accordo, personalmente ritengo esistano anche sfumature
Anche.
Ma se sei palancoso e smaliziato è il paradiso in terra. A livello di vizi, stravizi e strappon# compete alla pari con Miami, Dubai e compagnia grufolante. Dipende..
Tra individui è molto probabile, ma tra una casta e l’altra?
Ti preferisco quando pensi di poter spiegare al mondo Sucker Punch, presunzione che spero resti sempre tale.
Se sei palancoso sta bene ovunque, anche in posti di merda come i vari emirati della penisola araba, la cina, la russia, il brasile o, appunto, l’india
Vizi e stravizi sono negati sempre ai poveracci, chi è ricco da sempre e per sempre fa un po’ il cazzo che gli pare
Offtopichino megaLOLpolis: ho avuto un allucinazione o appare (giovane) adrianaaaaa di rocky nella scena onirica…….la più onirica?
Non ho visto il film ma è possibilissimo dato che l’attrice di Adriana di Rocky è la sorella di Francis Ford Coppola (Talia Shire)
Talia Shire ha un ruolo nel film (è la madre di Adam Driver) ma non ricordo se compare anche onirica ringiovanita.
Ravana malvagio dio della masturbazione
Se mi capita di trovarlo lo guardo di sicuro, il loro cinema non mi dispiace e nonostante gli eccessi ultra nazionalistici recenti la loro cultura è enorme ed interessante..
Noi in Italia è dai tempi di Bud e Terence che non riusciamo a mettere su una scena d’azione seppur comica, mentre in India fanno ste cose!! Comunque preferirei al cinema invece che a casa.
Se ad uno piace la mitologia consiglio di approfondire anche quella indiana ma metto sull’ attenti che è complicata seppur affascinante.
Piccolo ot: ma è possibile che per vedere megalopolis mi tocca fare 60+60km perché in provincia da me(terra dei motori ) l’hanno tenuto in sala una settimana? Figuriamoci film come singham again Che fatica farò
Per Megalò ti passo l’ottimo consiglio che hanno dato a me: se ci tieni, giustamente, a dare i soldini nel cappello allo Zio Francis prenotati i biglietti.
Poi resta a casa e aspetta che esca su supporto fisico , che per come è inquadrato ed Effeixato da poveracci, per una fruizione ottimale basta & avanza l’eccellente schermone che un cinefilo come te, calcista di lungo corso, sicuramente possiede.
Mi tocca andare dal padre a guardare film sulla TV😅 che poi nemmeno la sua è straordinaria ma più avanti la cambierà. Sono appassionato da cinema da sempre grazie a mio padre e ai nonni ma al momento io ho solo un monitor e guardo tutto al cinema con abbonamenti o offerte o se riesco in bluray da mio padre.
Non vorrei rovinare la mia idea del cinema indiano guardando qualcosa di diverso da RRR…però capisco che quello sia inarrivabile per tutti.
Ah, vedi che il mio trucco è stato partire da film meno celebrati? Che aiuta anche a capire la grandezza di RRR (che infatti alla prima visione mi è sembrato inferiore a Bahubali, per dire). Cioè, anche col cinema Hollywoodiano se parti con Terminator 2 poi finisce che non guardi più nient’altro…
La ringrazio ancora infatti, capo supremo … che esperienza incredibile…recupererò anche altro, prometto.
La domanda è: supera a livello di tamarragine iconografica KGF o no? Aspettavo una recensione, ma siete troppo occupati. Però la curiosità rimane.
KGF ha la tamarraggine come obiettivo n.1 (unico?), questo è ovviamente tutt’altro che sobrio ma ha cose più importanti da prioritizzare…
Diegetico siamo in due ad aspettare ancora la recensione.
Boss, in questa pellicola Tiger Shroff è lo stesso personaggio di Bade Myian Chote Myian o sono due universi separati?
Grazie per la puntuale domanda, è un personaggio diverso, ma in effetti fa strano quando incontra Akshay Kumar e non interagiscono…
ma la domanda che mi preme è: quanto è fascio?
il primo se la prendeva con corrotti vari anche nella polizia, con soluzioni a volte estreme (vedi il finale) presentate come buone e sacrosante, ma appunto visto i “cattivi” mi ha divertito abbastanza.
il due passava all’apologia dello sbirro senza più nessuna sfumatura, e quindi l’ho sopportato poco.
uguale gli altri film del cop universe.
qui visto che si entra nel mistico magari diventa paradossalmente meno fascio, ma ho un po’ timore a guardarlo.
Nessun paradosso. Cioè non è nemmeno apologia, è proprio esaltazione definitiva: non i poliziotti per spiegare il mistico, ma il mistico per spiegare i poliziotti.
rido
Credo che preferirò sempre (ma mai dire mai) i film sui poliziotti corrotti di Hong Kong o i misteri coreani. O Yakhashi Miike.