Ciao, sono casanova Wong Kar-Wai, inviato speciale de La Rivista di Cinema da Combattimento conosciuta come i400CALCI alla ricerca di film con giovani che si drogano. Dovete immaginarmi come Johnny Depp in 21 Jump Street. Uguale, ma tipo vecchio e non più in touch con il mondo reale. Sono uno che se viene mandato in piazza per tentare di incastrare uno spacciatore, nel tentativo di confondersi, di lavorare sotto copertura, direbbe una cosa come “Raga, c’avete il moffo? Ah, bella. Ma cosa c’avete? Plasticone strumpallazza? Non ne voglio mezza. Pallette di nero? Uhmmm, mi abbiocca e mi felpa tutto. C’hai della charas? Niente charas, ho capito… Insomma, cos’avete? Il solito cazzo di ciocco pacco? Dai vez, lo sai che mi piglia male e poi mi sale la carogna, ti mando qui Brumotti e poi ti mangio la fazza. Vabbè, lancio la sigla che qui non mi passa più, vi siete fatti i soldi ma vi manca il groove. Sigla!”
https://www.youtube.com/watch?v=LPouDPH7A08MadS, un po’ come il recente Wolfs, è un plurale appositamente sbagliato. In realtà il plurale di mad non esiste, come gli uccelli, Mad al plurale rimane mad. Il regista francese David Moreau, già dietro la macchina da presa per film che non ho mai visto come The Eye e Them (che poi forse, adesso che ci penso, Them, in originale Ils, l’ho anche visto… ma non me lo ricordo propio!), ha pensato di fare il bambino speciale di jesoo e di aggiungere questa S al titolo. Perché? Va a sapere! Quello è francese e tu ma proprio tu mi insegni che S.P.Q.F. Sono Pazzi Questi Francesi, right?
Ma perché secondo voi Nanni Cobretti si è premurato di mettere a servizio la mia street cred per recensire questo film? Di cosa parla Mads? È presto detto, cari i miei giovani amici, amici dei drughé. Romain è un ragazzino sui 20 anni. È bello, assomiglia un po’ a Robert Pattinson, ha una camicina demenziale niente male e gli piace la droga. Ah! Visto? Ve l’avevo detto io! Nella prima scene del film lo vediamo impegnato a tirare una frusta pazzesca a della polverina brown a casa del suo spaccino. Ora, dubito sia davvero brown, nel senso di robba, eroina, visto che Romain, subito dopo essersi spaccato il naso, esce di casa del pusher carico a pallettoni, tirando calci volanti all’aria e urlando cose come yeah, wuuuuu e parbleau (è comunque francioso). Poi, oh, magari voi ne sapete di più di me di drogaina e nei commenti mi spiegate che quella roba lì è speed, md, una specie bizzarra di bamba, la piscia di gatto, cazzo ne so. Fatto sta che Romain salta sulla sua Mustang, fa partire un pezzo punk e si mette alla guida tudofado. Guarda, ti ho pure messo la foto qui sopra. Lo vedi? Ecco, quello che non vedi nella foto è la fattura di Romain, che è forte e abbondante. Quello che invece non vede Romain è una tipa pazzissima che dopo appena qualche curva gli salta in macchina. Compare dal nulla, forse dagli alberi. Ma Romain la vede veramente o essa è frutto della sua immaginazione drogata? Sembra scappata da un ospedale psichiatrico: indossa una di quelle tuniche da paziente, è piena di bende, macchie di sangue, schifi vari. Sta male, urla, fa dei versi, non si capisce nulla. Romain non ci sta più dentro, cosa cazzo sta succedendo? A un certo punto la tipa tira fuori un registratore da cui escono delle voci: “Paziente C39… rimozione della lingua… stato infettivo altissimo…”. Scampoli di qualcosa di brutto. Brutto forte. Romain, che vale la pena ricordare è tudofado, non capisce. Si stava godendo la fattanza post pippotto e invece adesso è in uno stato di paranoia micidiale. Cosa deve fare? Perché? Chi? Cosa? Minchiaraga, mièsalitaunabottacheciaooooo…
Quello di cui non mi ero accorto io fino a quel momento, troppo preso dal tentativo di passare anche io per un giovane al passo coi tempi, troppo preso da questo incipit obiettivamente fulminante, è che MadS è un film girato tutto in piano sequenza. Ora, è inutile che io continui a raccontarvi la storia del film. Vi posso dire che da questa incredibile situazione iniziale si passerà poi a una festa in casa piena di altri giovani incredibili e tutti fattissimi, che a un certo punto smetteremo di seguire Romain per concentrarci sulla sua ragazza Anais e che poi, vero il finale, si passerà a raccontare la storia di quella che forse è la migliore amica di Anais e forse anche l’amante di Romain, Julia. Tre ragazzi ricchi, viziati, sconvolti legati tra di loro da un’amicizia/triangolo amoroso, da una vita che sembra una puntata di Lucignolo Bella Vita sui festini della ricca gioventù della provincia francese tutta edonismo, superficialità, ostentazione della ricchezza e droghe da naso che ti rendono pazzo e assetato di sesso e sangue. Tipo come se uno si fosse pippato uno dei vermi di Rabid – Sete di Sangue.
MadS, dal punto di vista tecnico, è abbastanza impressionante. Anche senza abbastanza. Un po’ meno di 90 minuti di piano sequenza degno dei primi posti della nostra vecchia rubrica Arca Rissa. La macchina da presa parte da distante per poi incollarsi a gente che sfreccia in macchina o in moto, si intrufola tra i corridoi e i piani di una villetta piena di regaz che ballano e urlano e bevono e si sfasciano, torna indietro tra il bagno e il salotto della casa di Romain, si risposta in strada, entra in un furgone pieno di gente incappucciata col mitra sottobraccio, butta un povero cristo in mezzo a un fiume, si nasconde in un palazzo… C’è davvero di tutto, se non addirittura di più, e da spettatore smaliziato pronto a puntare il ditino verso lo schermo alla prima panoramica a schiaffo, devo ammettere che mi viene il sospetto che David Moreau sia riuscito a non fare neanche uno stacco. Pazzesco, bravissimo, un fenomeno.
La domanda però è: ma a noi, che MadS è tutto un incredibilissimo e intricatissimo piano sequenza, ce ne frega qualcosa? Nel 2024, quasi 2025, è ancora una figata fare tutto un film in piano sequenza? O rischi di essere affascinante come un assolo di tricorno di Jacob Collier?
Non ha l’inizio di Athena (ma chi lo ha?), ma direi che in quanto a pacca siamo da quelle parti lì. Ma se è vero che i primi 20 minuti di MadS sono da antologia, è anche vero che dopo un po’, sinceramente, ho cominciato a sbuffare. Una volta pensato “Wow, non ha ancora staccato… che manico che è il signor David Moreau!”, mi è anche passata la voglia di vederlo. Penso sia dovuto al fatto che MadS sia piuttosto carente dal punto di vista della storia. Si buttano lì degli indizi, si vorrebbe raccontare qualcosa di più grande, ma alla fine si ha come la sensazione che il mondo che mette in scena – che dovrebbe essere ampio, gigante – abbia paradossalmente il respiro corto. Sembra che il mondo di MadS sia fatto di 4 vie in croce. Lunghe, eh? Ma quattro vie in croce. Ma soprattutto si fatica a capire dove si voglia andare a parare. È la drogaina misteriosa ad aver trasformato Romain in un mostro o è stata la tipa che gli è saltata in macchina? Le due cose come sono collegate? E lei perché è diventata una pazza da ospedale psichiatrico? È un esperimento da laboratorio andato ammale? Quanto tempo passa dal contagio alla mutazione? Stiamo raccontando l’inizio di una pandemia mondiale? Di una guerra totale tra noi e gli infetti/zombie? Siamo forse di fronte a un film metafora sociale? O, ancora peggio, a un film contro la droga? Certo, non è necessario che tutto venga spiegato ma c’è una differenza tra una storia misteriosamente affascinate e una scritta un po’ così, giusto per assecondare una forma spettacolare come quella scelta da Moreau.
Il rischio, sempre lo stesso con ogni film del genere, è che la forma si mangi tutto il resto. E allora dobbiamo chiederci cosa chiediamo a un film in piano sequenza? Perché se vogliamo assistere stupefatti a un progressivo complicarsi delle riprese, beh, mi sa che MadS da il suo meglio all’inizio, nella sua prima ora. Se invece godiamo dell’inevitabile coinvolgimento degli attori, sperando in una performance che cancelli i confini tra il teatro e il cinema, è doveroso ammettere che i tre protagonisti certo si sbattono come i pazzi… ma alla fine fanno un uso smodato di faccette e tic a tratti quasi comici (vedi Anais, Laurie Pary, a cui a un certo punto avrei voluto gridare ANCHE MENOOOOO, ANAIS!) Se invece vogliamo mettere davanti a tutto la teoria, tentare di capire per quale motivo l’auteur ha scelto di non affidarsi alla bugia del montaggio per raccontarci una storia che abbia i tempi propri della vita vera e vissuta, allora mi sento autorizzato a rivelarvi che David Moreau non è di certo il già mezzo citato Alexander Sokorov.
Controsigla con il beat del Drone della LoveGang126 che cita la sigla a servizio delle barre del sior Pretty Solero, Ugo Borghetti, Sosa Priority e Security, droga rap, Brumotti boia, raga.
DVD-quote:
“Per i feticisti dei piani sequenza abbiamo il film dell’anno.
Per gli altri, no.”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Ho un progetto rap-trap post-ironico ribelle anti-sbirri, pensavo di chiamarlo Brumotti sas.
Parbleau, ma è brown.
La robba se pippata ha un effetto inizialmente energizzante, ma qualsiasi esperto di drogaina sa che una ranza marroncina può essere letteralmente qualsiasi cosa. Prego 🙂
Un film che non mi ha lasciato niente ,probabilmente solo rottura di cazzo come detto in recensione, dopo l’ennesima faccetta o verso ad catzum.
Sono lontani i tempi di Victoria o U-July 22
A me è piaciuto molto. Cerca di reinterpretare il genere zombie così come lo fece 28 giorni dopo ma in modo più moderno. Non tutto riesce ma ci prova e sono più le volte che va a segno di quando va a vuoto. Lo metto nella scatola dei “film onesti”.
Non è più SokUrov?
Comunque un certo interesse riesce a suscitermelo, nonostante tutto.
Lo metterò nella lista di centinaia di horror da vedere degli ultimi anni e che poi non vedrò mai.
“L’assolo del Davìd Moreau” sarebbe stata una quote più ficcante, a riecheggiar l’opera di H.G.Wells
>> “la macchina da preso” (male?)
ahahahahaha tutti siamo passati per il ciocco-abbiocco
Eeeh li capisco, anche io mi farei di druoga se fossi in mezzo ad altri francesi e soprattutto se io stesso fossi francese.
Comunque sembra un buon film in canna sequenza.
“ in quanto a pacca siamo da quelle parti lì”
Non ho familiarità con il termine: “pacca” sarebbe? Quella sulla spalla?
Esiste UN solo Dottor Moreau. E un solo film: “L’isola delle anime perdute”. “Island of Lost Souls”. Con Bela Lugosi, 1932.
Plasticone strumpallazza io non ne voglio mezza, grazie per la grande citazione