Ma vi rendete conto che tra un The Void e uno Psycho Goreman erano 10 anni che gli Astron-6 non facevano un film tutti insieme? Nel senso, lungi da me sputare sulla carriera solista di Steven Kostanski, uno di noi, un giusto, un grandissimo, tant’è che da queste parti tirando le somme abbiamo coperto praticamente tutta la sua filmografia. Gli si vuole un gran bene al Kostanski, e come si fa a non volergliene? È il nome che puoi tirare fuori ogni volta che qualcuno prova a dire «Wow, raga, questo film è troooppo punk!» riferendosi magari a qualcosa che come minimo ha visto 30 multisala solo a Lambrate. Tu sbattigli in da face un bel Kostanski, vedrai come corre a nascondersi mentre tu conquisti la stima e il rispetto di tutti. Però davvero, l’ultima volta che gli Astron-6 avevano partecipato tutti insieme alla realizzazione di qualcosa era stato per The Editor, ed era il 2014.
Nel frattempo Kostanski, come detto, ha fatto il suo, portandosi appresso dal collettivo alle volte Jeremy Gillespie e alle volte Adam Brooks, però, ecco, erano anni, DIECI anni, che la vecchia banda non veniva rimessa insieme a fare qualche serata e un po’ di grana. Consentiteci quindi un certo livello di emozione per questo Frankie Freako, scritto, diretto e prodotto dal Kostanski, che questa volta però invece di combattere da solo ha impugnato il fucile mitragliatore di Manborg e ha gridato: «Astron-6… assemble!».
SIGLA!
Conor è probabilmente la persona più noiosa del mondo. È abitudinario, prevedibile, metodico, si incazza se qualcuno osa proporgli un caffè leggermente diverso dal solito, sta sempre attentissimo a non usare espressioni volgari e per lui una serata pazza significa ordinare una pizza metà in un modo e metà in un altro. È quel tipo di persona che se venendo al lavoro si imbatte in un semaforo arancione c’è modo che ti tiene 20 minuti buoni alla macchinetta del caffè a raccontarti dell’ebbrezza, dell’adrenalina, del «Pensavo di non farcela e invece», sentendosi più figo di Keanu Reeves quando si ritrovò su quell’autobus che doveva andare sempre speedito.
Ci rimane di merda quando un suo collega bolla come “insipida” la presentazione a cui sta lavorando, che sarà cruciale per ottenere una promozione. E ci resta ancora peggio quando la sua partner gli dice: «Ma no, tesoro, non sei una persona insipida, per niente, sei solo un po’… square». E quella parola, “square” (che potremmo tradurre come “conforme”, “inquadrato” o più precisamente come «il piacere del conformismo e dell’importanza del trend» come diceva qualcuno recensendo Hip To Be Square dei Huey Lewis & The News prima di ammazzare Jared Leto), diventa una fissazione per Conor, che ha il volto del grandissimo Conor Sweeney, il quale crea per il personaggio un mix perfetto di caratteristiche a metà strada tra Dwight Schrute di The Office e Frank Grimes di The Simpsons. Io ci ho visto anche degli scatti surreali alla Nic Cage ma forse esagero, del resto stiamo parlando di un film degli Astron-6, quel tipo di registro fa parte del pacchetto, ma ora che ho scritto questa cosa non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe clamoroso/perfetto/definitivo Cage in una loro produzione.
Ad ogni modo, si diceva della fissazione per la parola “square”. Conor, permalosissimo, ci rimugina di continuo quella sera, è arrabbiato, «Non sono affatto così» pensa, finché non si imbatte in uno spot televisivo della Frankie Freako’s Fun Time Phone, una sorta di servizio a domicilio per notti festaiole, con tanto di numero verde e CALL NOW! in sovraimpressione. Ah giusto, dimenticavo: siamo negli anni Novanta. Il film ci dà una precisa coordinata temporale perché quando Conor sta spolverando la sua collezione di CD fra questi c’è anche la colonna sonora di Philadelphia, quindi siamo almeno nel 1993. La musica quindi si ascolta su CD, non c’è Spotify; per le presentazioni al lavoro si usano diapositive e un proiettore; gli smartphone non esistono, c’è solo il telefono di casa, vicino al quale ci sono sempre, imprescindibili, l’elenco telefonico e le pagine gialle. Quindi ovviamente siamo anche nel mondo degli spot languidi a tarda notte delle linee erotiche, ma non solo: infatti questo di Frankie Freako è bizzarro, non si capisce bene cosa si intende con “notte selvaggia” e in video c’è uno strano pupazzo parlante. Conor, sempliciotto borghese che si trascina appresso lo yuppismo anni Ottanta, è quello che verrebbe definito un workaholic, infatti pensa a come migliorare la sua presentazione sul letto fino a notte fonda, nonostante a pochi centimetri si trovi la sua partner che aveva organizzato una serata molto più interessante. Ma quando il pupazzo di quel bizzarro spot gli chiede espressamente se pensa di essere square, qualcosa fa breccia nella mente di Conor ed inizia a pensare che sì, forse un po’ di locura dopotutto potrebbe fargli bene.
Succede quindi che alla prima occasione di libertà totale, ovvero la sua partner in viaggio di lavoro per un intero weekend, il nostro Conor cede alla tentazione e chiama lo stuzzicante numero. Hai voluto la locura? E allora locura sia! Quello che sembrava un pupazzo (o perlomeno io do per scontato Conor pensasse fosse solo un pupazzo) in realtà è una strana creatura con la passione per l’hard rock e la baldoria, con tanto di chiodo, occhiali da sole, borchie e t-shirt con scritto “PARTY KING” (adoro!). Provate a immaginare Freak Antoni in versione goblin con il look dei Sex Pistols e otterrete Frankie Freako, mio nuovo eroe personale e coscienza da ascoltare in caso di bisogno, che insieme ai suoi amici Dottie Dunko e Boing Bardo rispondono alla telefonata/chiamata di Conor e gli invadono casa con la forza di un ciclone.
Ora, ciò che mi ha stupito davvero è che uno si aspetta che da questo momento in poi Frankie Freako si limiterà ad essere Gremlins che incontra Una notte da leoni (e c’è una scena che riprende paro paro il finale di quel simpatico film di Todd Phillips quando ancora era una persona rispettabile), vedrai sarà tutto una corsa contro il tempo a rimettere a posto la casa e liberarsi di questi tre prima che torni la partner. E invece no, cari miei, questo è un film con una sceneggiatura piena di invenzioni, di svolte narrative, scritta dalle mani di un Kostanski in splendida forma, che sa dove vuole arrivare tra i deliri del suo Muppet Show in salsa punk rock, sa che il suo protagonista deve compiere un viaggio vogleriano che lo porterà ad un cambiamento ed ha in serbo per noi dei risvolti molto interessanti anche per Frankie e i suoi amici. C’è tutto l’ABC di come si scrive bene una trama, un’avventura, un conflitto, e se sono arrivato al punto da trovare figa una cosa che dovrebbe essere il minimo sindacale vuol dire che ultimamente ho mangiato parecchia merda. Provate a indovinare per quale visione, tra questo o quest’altro film, ho dovuto farmi aiutare dalle sigarettine biricchine per arrivare fino alla fine. Vi darò la riposta nei commenti.
In fondo ve ne potrei parlare tranquillamente di cosa succede a un certo punto perché qualcosa ce lo hanno ficcato nel trailer e se da una parte lo capisco benissimo che Kostanski abbia voluto flexare quanto in là si sono spinti con gli effetti speciali prostetici, i modellini, i set e le miniature, dall’altra un po’ mi dispiace perché se fate partire Frankie Freako senza saperne nulla come ho fatto io, quando si apre il portale che trasporta il nostro Conor nel mondo di Frankie è una libidine per gli occhi che vi farà esclamare: «Cazzo, questa proprio non me l’aspettavo!».
Kostanski e gli Astron-6 si confermano come l’alternativa vera, anarchica e punk, al conformismo mainstream. Il loro è un gigantesco dito medio alla preoccupazione di piacere a tutti per essere vendibile a tutti, e intanto ci si sta dimenticando sempre di più dei fondamentali: le basi per una buona storia, la forza eterna di un effetto speciale tangibile e la voglia di non farsi mai trovare dove tutti ti vogliono aspettare. Frankie Freako non lo vedremo mai in sala, men che meno in Italia. Non c’è spazio in questo presente per qualcosa di così unico e senza compromessi, come del resto lo è tutto il cinema degli Astron-6, che sembra uscito da un portale spazio-temporale dove dall’altra parte c’è un mondo di persone felici che vanno nei multisala a vedere i classici della Troma, i regazzini giocano alla SAGA di The Neverhood e Mad God ha vinto l’Oscar come miglior film. Perciò sta a noi, all’internet, rendere Frankie Freako un piccolo cult, parlarne con amici, parenti e anche con sconosciuti incontrati per caso su quell’autobus che va sempre speedito. Perché io sogno un futuro in cui le più importanti voci in ambito di preservazione degli audiovisivi diano prima o poi a Kostanski e agli Astron-6 l’attenzione che meritano, e voglio che questo futuro lo sogniate anche voi insieme a me.
Cofanetto Blu-ray 4K restaurato dalla Cineteca di Bologna quote:
«Bentornati Astron-6!»
Terrence Maverick, i400calci.com
Oddio come sono contento.
Freak Antoni, Troma, Neverhood, Mad God… se prima avevo curiosità per questo film ora ho proprio FOTTA.
1. Ah guarda, hanno fatto il film dello Scrondo! Mitici Disegni e Caviglia. Certo, forse Razzi Amari sarebbe stato un soggetto più interessante ma the Wachowskis gli avevano già rubato l’idea.
2. Se leggo Astron-6 a voce alta io non posso non pensare a questo: https://youtu.be/0-JvYs2MI8c?si=ojeVTs7s9a_Tb-78
Solo io? È già stato detto?
Lo Scrondo! Cosa mi hai tirato fuori!
Tanto amore.
Tra questo e la rece mi avete illuminato una giornata di merda.
Pensare che nel 2012 avevano tentato di far tornare lo Scrondo (interpretato dallo stesso attore tra l’altro), però tanto per cambiare non c’erano soldi, così tutto ciò che ne è rimasto è un inutile corto pilota con Luca Argentero (!) nel ruolo dell’ingegnere che riporta in vita il goblin metallaro. Disegni & c. avrebbero dovuto venderlo agli americani!
Vederci dentro Flash Gordon , Ray Charles e forse un Lynch è stato uno spasso.
Se avessi una sala lo proietterei gratis.
Punterei una biglia di Iceoletor sul primo che hai linkato, ma mi sa che ne hai avuto più bisogno per Borderland.
Venduto :) Comunque, dopo la deriva nei commenti sulla plausibilità di The Substance, mi aspetto come minimo che anche qui arrivi qualcuno a contestare la sostenibilità economica di un servizio che recapita a casa dei troll valutandone anche il salario, per parità di trattamento eh.
Beh ma le due cose no sono comparabili. La plausibilità va letta *all’interno* del film. Per esempio, i film sui viaggi nel tempo devono essere costruiti in modi che tutto si incastri negli assunti di partenza del film. Per esempio “Primer” o Timecrimes” sono quasi perfetti da questo punto di vista.
Questo Frankie Freako non l’ho visto visto, ma sicuramente sarà più plausibile di The Substance, godibilissimo per carità, ma completamente insensato nell’universo e nella logica statuita *dal* film stesso.
Poi, Margherita Qualcosa è proprio un fig@ imperiale nel film, quindi a me è piaciuto ;-)
In questo corto di ABC’s of death c’è tutto Konstanski
https://youtu.be/co6sCbkkP68?si=_-wKoMGOFdMt-t_h
In sala in Italia fugacemente ci è passato al TOHorror Film Fest 2024 (pochi giorni fa)