Mi rendo conto che non vi aspettavate una recensione tardiva di Red One, ma mi hanno fatto conoscere questo filosofo (non ricordo come si chiama e non lo trovo più) che una volta su TikTok suggeriva ai suoi fans, come prima cosa alla mattina appena svegli, di cagarsi addosso. Proprio in senso letterale, nei vestiti. Non è raffinatissima, sono d’accordo, ma per farla breve il suo ragionamento era “da lì in poi, la giornata può solo migliorare”. Per cui, io che sono facilmente influenzabile, ho pensato “perché non cominciare l’annata guardando una conclamata monnezza? Magari è di buon auspicio”. Ed eccomi qua.
Mi hanno spiegato che i film di Natale hanno successo, per cui sto scrivendo un film di Natale.
È ovviamente ambientato in un mondo in cui Babbo Natale esiste, e svolge diligentemente il suo lavoro da anni. Allo stesso tempo la situazione è di nuovo la stessa di quasi tutti gli altri film che conoscete: i genitori raccontano ai loro figli di Babbo Natale, ma sotto sotto non ci credono. Sono convinti di raccontare una bugia a scopi educativi (?) mentre in realtà escono per comprare i regali che comunque Babbo Natale porterà. Non è chiaro poi cosa succeda esattamente la notte di Natale, si sa soltanto che alla mattina nessuno sospetta nulla. La prole ha avuto quello che chiedeva, e i genitori sono convinti di essere responsabili e continuano a non credere a Babbo Natale – la cosa è comprovata dal fatto che a un certo punto durante il film lo incontreranno di persona e rimarranno stupiti paralizzati dal concetto stesso di ciò che stanno vedendo. Però non ci sono doppioni, incongruenze, niente del genere. Il bambino non ha ricevuto un regalo diverso da quello che il genitore ha fatto la fila per comprare, e che contemporaneamente Babbo Natale ha portato in casa infilandosi per il camino. È un mistero che non lascia traccia di sé. Protagonista del mio film è padre/madre (se tutto va bene e lo si realizza presto credo che sarà un padre, siamo sotto Trump, prevedo un ritorno al cauto classicismo) che per amore ha comprato un regalo costosissimo per figlio/figlia, rischiando la bancarotta per una serie di altri problemi finanziari che fatica a gestire. Per un motivo stupido (da decidere), scopre fortunosamente dell’esistenza di Babbo Natale, e soprattutto del fatto che non aveva bisogno di svenarsi perché Babbo Natale stava portando lo stesso identico regalo a gratis. A quel punto s’incazza abbestia e fa coppia con un detective privato per srotolare il bandolo della matassa e portare luce sul senso stesso di uno dei più indecifrabili misteri dell’umanità.
Nel frattempo però, Red One continua nella gloriosa e sicura tradizione di sbattersene il cazzo.
Red One, come gli ultimi 12/15 film di Dwayne Johnson, è un film nato dalla spontanea ispirazione artistica di un giovane autore venuto dal basso, scoperto per caso dal Dwayne che mentre stava dando una chance a tutti indipendentemente da esperienza e curriculum era rimasto colpito da questa storia che si vedeva che nasceva da un sogno di purezza e grande passione e– HAHAHAHAHA scusate non ce la faccio, no, ovviamente è l’esatto contrario. Mi piace parlare di formulette, lo faccio (troppo?) spesso, ci sono esempi positivi e negativi, e questo è il classico caso in cui ogni singola decisione sembra ponderata alla morte da uno squadrone misto di dirigenti, pubblicitari, avvocati, robot della Boston Dynamics e consulenti di mercato del Milan. Si chiudono in una stanza per giorni, guardano una parete di 36 monitor ognuno sintonizzato su un canale diverso, poi all’ultimo si sente il BRAAAAAAAAAN di Inception, i monitor si uniscono per comporre la fazza digitalizzata del cattivo di Tron, e da una stampante ad aghi esce la nuova pagina di sceneggiatura. A quel punto Dwayne Johnson la prende, la osserva con attenzione, e poi dice “QUI. Questa riga di dialogo. Aggiungici ‘stronzo’. Per dare un tocco di calda umanità, e conservare il mio titolo di Campione del Popolo”.
Red One, nelle intenzioni di Dwayne e nei report di alcuni dei più potenti computer della Terra, doveva essere il progetto più grosso come minimo del decennio.
Un budget stratosferico (c’è chi dice 250 milioni, c’è chi ne conteggia un centinaio in più), e una mossa insolitamente spericolata se ci pensate: una storia originale.
Anzi no, ritratto subito: non ce la faccio a considerare Babbo Natale, e tutta la mitologia che si porta dietro, come eleggibile per la categoria “storie originali”. È effettivamente uno dei brand più famosi del mondo, anche se tecnicamente folkloristico e di dominio pubblico. Dal punto di vista del marketing, non è diversissimo dal dover spingere l’ennesima rilettura di Batman. E il bello di Babbo Natale è che, contrariamente a Batman, puoi fare letteralmente uscire tutti i film che vuoi su di lui, anche contemporaneamente, e la gente non si stanca mai. È il franchise più inaffondabile di tutti, fondato sull’obbligo morale di ogni famiglia americana e non solo di vedere almeno 5 o 6 film di Natale all’anno, pena essere costretti a indossare in pubblico la temutissima lettera scarlatta, la A di Asociale.
Lo spunto è semplice: reimmaginare la mitologia di Babbo Natale come se fosse quella degli Avengers. Un kolossal action rigorosamente (e timorosamente) autoironico in cui un villain rapisce Babbo Natale in persona e, come se si trattasse del Presidente degli Stati Uniti, l’eroe è la sua guardia del corpo – rigorosamente a un giorno dalla pensione – che dovrà allearsi con un esperto mercenario criminale per ritrovarlo. Lo scopo: accontentare grandi e piccini con avventure fantastiche, buoni sentimenti, creature mitologiche, grandi lezioni morali ma anche battutine e battutacce, litigi, inseguimenti e scazzottate come nei buddy cop di una volta. La gag: una sola, quella di Chris Evans che non crede a Babbo Natale ma Dwayne Johnson è serissimo e impassibile al riguardo. Fa ridere perché si tratta di Babbo Natale! Per contrasto! (se non la capite possiamo approfondire nei commenti)
Sarebbe d’uopo anche un pippone sul capitalismo, ma almeno quello ve lo risparmio.
Sappiate solo che i negozi di giocattoli hanno parte integrante nella mitologia del film, e con essi tutti i prodotti al loro interno, ognuno col suo marchio puntualmente inquadrato e/o declamato. Merchandising opportunities!
Andiamo oltre.
Una volta questi progetti erano uno sfoggio di pura arroganza.
Non che questo non lo sia, eh? Anzi. Tutto quel budget è platealmente ridondante. Ogni singola scena, anche la più insulsa, pare gonfiata a steroidi con una quantità di effetti speciali che la metà basta. Il mondo di Babbo Natale è una cosa gigantesca, sproporzionata, riempita di dettagli inutili. Inutili perché comunque freddi: non la visione di un autore che crea un mondo dalla sua immaginazione, ma strati su strati di note e suggerimenti e ognuno che deve dire la sua e sottoporla ai precogs di Minority Report affinché prevedano la reazione del grande pubblico. È roba che a confronto il James Wan di Aquaman sembra Guillermo Del Toro. È roba che fa rivalutare l’impianto visivo di Rebel Moon.
Una volta però questi progetti erano uno sfoggio di pura arroganza e narcisismo, ed era il narcisismo la parte divertente: quella dove perlomeno avevamo uno sguardo senza filtri nella mente del megalomane di turno, che fosse il Kevin Costner di Waterworld o il Luc Besson di Valerian, o più recentemente il martirio di Francis Ford Coppola.
Il risultato era probabilmente un incidente stradale, ok, ma sincero.
Qualcuno che aveva provato a fare di testa sua, e probabilmente aveva sbandato e non aveva funzionato.
Qualcosa che conservava, come minimo nel suo dna se non proprio nei fatti inizialmente fraintesi/sottovalutati, il seme della potenziale, almeno parziale, rivalutazione.
E invece no, Red One è stronzo fino alla fine.
È stronzo perché è talmente calcolato da essere freddo, plasticoso, senz’anima, ultimamente di un’inutilità abbagliante, ma non fino al punto da lasciarsi sfuggire le cose di mano.
È stronzo perché Dwayne Johnson sa che non può lasciare fare proprio tutto tutto ai computer, ma deve aggiungere una percentuale di umanità. Deve scaldare un minimo i dialoghi, una parolaccia non indispensabile di qua, un momento di autoironia di là, persino qualche spiraglio di improvvisazione. Deve metterci una dose di autoconsapevole paraculaggine: quella per cui metà dei buchi logici vengono coperti da battutine, da un continuo ripetere “non ho tempo di spiegarti tutto, è così e basta”, la scuola Marvel del non prendersi apertamente sul serio per mascherare pigrizia e timidezza.
E tra tutti i registi con cui Dwayne ha già lavorato (e quindi sa che lo stanno ad ascoltare), questo era platealmente un lavoro per Jake Kasdan, autore di Walk Hard che è forse la miglior commedia del 21esimo secolo, ma soprattutto del reboot di Jumanji che è il raro vero successo critico/economico di Dwayne Johnson fuori dalla saga di Fast & Furious. Se non ce la faceva lui, chi???
Era una buona premessa: ma Jake Kasdan, in Red One, non è libero. Non ha vero potere. Ha solo il 15% di potere. Più di così, Dwayne non si fida: l’ha letto su un manuale di economia.
Jake Kasdan è qui per prendere una Tesla destinata a schiantarsi, e trasformarla in un’auto che va noiosamente dritta e sicura verso la più prevedibile delle destinazioni. Aiutato da un Chris Evans che, rispetto al Ryan Reynolds di Red Notice, sa interpretare un personaggio e fare il suo senza infastidire e fare a gara di ego, Jake lentamente sbroglia la matassa di svariati archi emozionali e riesce a farli arrivare in modo ordinato e competente alla conclusione, tutti contenti, la morale è chiara e forte, il Natale è salvo, la gente è stata invogliata a spendere soldi in oggetti e le opzioni per un pugno di sequel ed eventuali spin-off sono tutte quante lasciate diligentemente aperte.
Non ti dà nemmeno questa soddisfazione, Red One. Non ha la decenza di essere davvero sbagliato. Non è cibo tragicamente scaduto, una di quelle cose per cui se devi soffrire almeno ne ricavi dei racconti di guerra memorabili: è solo pappa liofilizzata fino a diventare totalmente insapore.
Questo è il cinema come lo concepirebbe Billy Beane.
È l’equivalente filmico di quelle feste aziendali dove si fa sfoggio di insignificante lusso per gli azionisti impressionabili, e poi il boss si congratula con te chiedendoti come sta la tua famiglia, ricordandosi il nome dei tuoi figli e pure del tuo cane – ripassati un’ora prima tramite apposito dossier compilato da un assistente – per poi comunque dedicarti al massimo quattro minuti cronometrati di orologio, quel tanto che basta per evitare che tu vada in giro a dire di esserti sentito ignorato.
Dulcis in fundo, come ciliegina sulla torta della stronzaggine, Red One ha fatto un’uscita cinematografica poco più che tecnica, solo apparentemente disastrosa, per poi sbarcare a gratis in piattaforma appena un mese dopo. Si è fatto qualche spicciolo extra, insomma, per poi correre verso quella che era platealmente la sua vera destinazione originaria, da dove può raccontare di essere andato benone nascondendo i veri riscontri economici.
Ti odio, Red One. Con tutto il cuore.
Non vedo l’ora che The Rock ritorni con la coda tra le gambe nella saga di Fast & Furious.
Golden Globes-quote:
“Hey Dwayne”
Vin Diesel, capofamiglia
Ma il film di Natale, anzi proprio su Babbo Natale, definitivo non era Fatman con Mel Gibson?
Perchè se ne fanno ancora?
In realtà quello era Violent Night con David Harbour
Fatman è un altro livello.
Una volta tanto posso commentare un film già visto, dato che faccio parte di quelli che da dopo halloween si beccano almeno 2-3 film di natale a settimana…
Devo dire che le mie aspettative erano decisamente basse visti i precedenti di D.J. e anche le precedenti 32 commedie di natale in cui lei insegna a lui a vivere il natale, lui insegna a lei ecc ecc…. insomma avete capito.
Dicevo, avevo aspettative molto basse e in questo senso il film è molto meglio di come me lo aspettassi.
Innanzitutto è un film che scorre abbastanza in fretta, non ricordo la durata ma non credo superi i 100 minuti, insomma perfetto da guardare a pranzo senza che ti venga l’abbiocco (altro che rebel moon). Poi chiaro, i buchi di trama, i momenti “perché si” assolutamente senza senso, tutto il rapporto padre-figlio gestito veramente a membro di segugio ecc. Però… però le scene di azione sono girate discretamente, alcune idee le ho trovate divertenti come i pupazzi di neve in versione sub-zero e il mondo di babbo natale e di krampus sono visivamente molto belli… j.k. simmons poi per me oramai è l’equivalente di bruce willis: se c’è lui in un film, almeno lui lo salvo sempre… come babbo natale poi fa la sua porca figura ecco.
Insomma, diciamo che tra i film di natale che mi è capitato di vedere quest’anno questo è probabilmente il migliore… mi rendo conto che questo sia un po’triste ma così è.
P.s. mi auto rispondo per dire che come contro esempio ieri sera ho visto finalmente l’ultimo bad boys e niente, non ce la facevo a non guardare il telefono mentre andava il film… più di due ore di faccette di Martin Lawrence, ore di chiacchiere sul nulla, teama telefonatissima e qualche bella scena d’azione e la maggior parte classificabili come “onanismo davanti allo specchio” in cui non si capiva una mazza, ralenti che manco john woo… ecco almeno red one non mi ha annoiato quanto questo.
Diciamo che il suo lo fa, oltretutto il target di riferimento penso abbia un’età media bassa (non che non possa essere gradito da adulti in vena di qualcosa di leggero, ma certamente i bambini apprezzano di più) per cui forse merita di essere maltrattato di meno.
Sta al suo pubblico come un Terrifier 3 sta al suo proprio, nè più nè meno…
Non so quanti anni siano che non guardo un film natalizio.😅 Film dati spesso a natale magari è relativamente pochi anni ma con un forte tema natalizio boooh.😅 Però magari un weekend pomeriggio questo lo guarderò se l’azione regge.
Concordo: Red One nella fascia “film di Natale” fa il suo e suscitando interesse in maniera trasversale, riuscendo ad avere un aggancio tanto con la fascia dei bimbi (4-8 anni) che con quella dei pre-adolescenti (9-12 anni).
In ogni modo l’ho trovato godibile, laddove invece anch’io non riesco a sopportare Martin Lawrence che fa faccette.
Per quanto riguarda la storia dei regali e perché comprarli se c’è Babbo Natale:
io a mio figlio ho sempre detto che Babbo Natale porta i regali solo ai bambini; gli adulti, essendo ormai cresciuti non ricevono più regali da Babbo Natale, quindi per ricordarsi di quei momenti si scambiano dei regali fatti da loro o comprati.
In questo modo non è strano per lui che ci siano persone che vanno a comprare i regali, né che gli adulti comprino i giocattoli per i bambini (a Natale riceve un regalo da mamma e papà ed uno da Babbo Natale).
Quindi mi immagino che nel mondo di Red One, i genitori comprino solo il proprio regalo e non quello da parte loro e quello da parte di Babbo Natale.
quindi l’Hollywood “committee thinking” è riuscito finalmente a rovinarci anche LO SBAGLIO? :(
(Walk Hard resiste alla prova del tempo senza un plissé)
Ci stanno portando via tutto. TUTTO!
“… DAMN YOU, Producer #34!!!”
…ok, io stavo scherzando, ma…
>> Produced by (13)
Praticamente archiviamo come monnezza questo recente (meno di dieci anni direi) filone di reinterpretazione di Babbo Natale e del suo mondo in chiave molto “terrena” e (nelle fallite intenzioni) “cool”.
Red One è poco più che merda calda, onestamente (almeno non è fredda dai). Il migliore dei figli è sicuramente Fatman, ma perché alla fine è un film crepuscolare di Mel Gibson con la skin Fortnite di Babbo Natale.
Mentre sapete chi ha iniziato il filone? Qualcuno Salvi il Natale, dove infatti guarda caso il caro Santa Klaus è intrepretato da Kurt Russel (perché la regole è mettere come Babbo Natale un volto action, per il contrasto, capito? AHAHAHHAH MATTISSIMI)
Bene, ora sei pronto per il Santa Claus con Jack Black
Siamo arrivati al punto che per redigere una presentazione aziendale o per elaborare una tesi universitaria si debba farlo riallacciandosi ai supereroi o al Marvel/McDonald’s style… Bella merda.
Ma qualcuno é convinto che questi film contribuiranno alle futura vittoria alle presidenziali di The Rock? Perché a me pare che la sua filmografia recente finirà nel dimenticatoio nel giro di 5 anni(se non ci e già finita).
Red Notice è il film più visto su Netflix pare in assoluto, possiamo considerarlo un successo.
E anche questo ha avuto un grosso successo in streaming
Gli states non sono l’Italia, per cui ci siamo rincoglioniti pure qui, e ny e diverse città della California non rappresentano l’America media. D’altronde in passato hanno avuto Regan, Che tra le altre cose credeva di parlare con gli ufo e resta tra i presidenti più apprezzati anche per il modo di porsi da cinema.
È da un po’ che Prime cerca di rifilarmi questo film inguardabile già dal trailer quando gli unici film di Natale con dentro Babbo Natale ammessi in casa mia sono:
– Rare Exports (se non sbaglio recensito anni fa qui sui calci)
– La notte in cui la renna morì. Purtroppo rimasto allo stato di fake trailer in Scrooged… ma lo riguardiamo con gioia tutti gli anni.
Scrooged me lo guardo ogni natale, con Robert Mitchum che mi fa ridere
Mah…
Non mi sento di concordare con la recensione.
Mi sa che questo film ha un pubblico che non siamo noi, e fin qui mi sembra che siamo tutti propensi a concordare.
Ma non concordo con la completa stroncatura adotta alla mancanza di personalità.
I film di DW hanno una loro estetica e tratto caratteristico, ma viene messa in scena senza inventiva e con una forma convenzionale, senza sforzarsi, ma neanche per creare un climax o una scena memorabile.
Mettiamola così, altri film (commedia natalizi) metterebbero in scena una lotta con “pupazzi di neve cattivi”, ma solo DW lotterebbe con pdn cattivi muscolosi!
Altri film hanno mostrato un Babbo Natale badass, ma DW chiama questo attore specifico con questo look specifico.
E comunque ha un gusto tutto suo per la commedia.
Ha ancora chi lo guarda e un pubblico affezionato, non sarei sorpreso se fra dieci anni i film di DW venissero rivalutati.
Mettiamola in un’altra maniera: nel 1985 esce “ Gremlins”, e credo che abbia ricevuto alcune recensioni non dissimili da questo, con un tono del tipo “ma cos’è questa stupidaggine?”.
15/20 anni dopo “Gremlins” è ampiamente rivalutato, con tanto di rimpianto per quando si potevano fare film così.
Ho fatto l’esempio di Gremlins, ma potrei farlo con tanti film degli anni ‘80 che sono stati esaltati acriticamente (all’apparenza) negli anni ‘10 appena trascorsi.
Ecco, secondo me chi è bambino adesso fra dieci anni esprimerà rimpianti per quando c’era The Rock che poteva fare questi film fatti così.
Ci vedrà un gusto tipico di metà anni ‘20
Poi io la puntò sui bambini, ma va detto che, a pelle, questo titolo non mi sembra poi così orribile, e il dovere di far passare la serata mi sembra lo esegua bene. I film veramente inguardabili sono altri.
Va detto, io difendo il film e Dwayne, ma non è che li elevo. Come opinione mi ritrovo con voi: gli ultimi film di DW sono generici, fatti professionalmente e decentemente, ma tutto l’opposto di memorabili o notevoli.
Shyamalian twis: DW vuol dire Dwayne Johnson e non Doctor Who.
Comunque, anche se non concordo, apprezzo molto come è scritta questa recensione, specialmente la digressione di come potrebbe essere un film ideale su Babbo Natale.
Non potevi fare un esempio più distante della personalità strabordante e già all’epoca problematica (il sistema stesso di rating fu cambiato per colpa sua!) dei Gremlins. Quindi intuisco quello che stai cercando di dire ma mi fermo un po’ lì.
A me viene spontaneo reagire a Red One come ad un Sonic 3, per dire…porto i nipoti, un po’ seguo, un po’ guardo il cell (luminosità al minimo) ma alla fine i ragazzini sono contenti, ed il marketing dei pupazzi della McFarlane anche (non malissimo peraltro, relativamente al prezzo). Non facile dare un giudizio critico ad un prodotto così smaccatamente “infantile”…anche perché ci fosse più arte/cinema/autorialità l’infante potrebbe anche non apprezzare.
Risposta di Nanni Cobretti prevedibile, ma l’osservazione sul rating è calzante e mi ha preso in contropiede.
Comunque non nega la mia affermazione: nel 1985 ci saranno stati probabilmente i detrattori e i perplessi, e anni dopo è andato incontro ad una forte rivalutazione (un po’ acritica a volte).
Ho fatto l’esempio di “Gremlins” per la sacralità con cui sono stati trattati gli anni ‘80, ma posso rilanciare con “Mamma, ho perso l’aereo”.
Ecco, e semplicemente non escludo che i film di DW avranno anch’essi una rivalutazione fra dieci anni.
Sì ma è un po’ troppo larga se dici semplicemente “ci sono detrattori e perplessi” senza stare a guardare il motivo, perché il motivo è tutto. Altrimenti ti posso dire questo: apri una pagina di IMDb a caso, punta il dito senza guardare, e ti garantisco che hai trovato un film che a qualcuno è piaciuto.
Occhio però che Sonic 3 è tutt’altro che infantile: non solo riesce a veicolare e trattare in un film per bambini un tema come l’accettazione del lutto, la frustrazione e la rabbia conseguenti ed anche la sua accettazione, ma lo fa meglio di un gran bel numero di film “per adulti”.
Però ragazzi, il sillogismo: film di successo per bambini/ragazzi -> futuro cult generazionale, non è affatto così automatico..
Ahimè, sono abbastanza vecchio per ricordare tutto un cinema da ragazzi che andava per la maggiore negli anni 60 e 70 che è quasi scomparso dall’immaginario. Della Disney sono rimasti i film di animazione, non le commediole con Dean Jones o il Kurt Russell pre-Carpenter: certo, ci ricordiamo che sono esistite, qualcuno le ricorderà con nostalgia (io per primo: “Il gatto venuto dallo spazio” IL film della mia infanzia), ma non hanno subito nessuna rivalutazione critica negli anni. E giustamente, perché per lo più erano filmetti mediocri usa e getta e filmetti mediocri sono ancora considerati.
Idem con gli anni 90, se ci fate caso. Nella memoria collettiva è rimasto DAVVERO solo “Home Alone / Mamma ho perso l’aereo”, ma c’è rimasto come meme e fenomeno di auto-riconoscimento generazionale, senza nessuna reale rivalutazione critica. Anzi, se mai sarebbe anche ora di giudicarlo davvero per il film che è : cioè un filmetto un po’ del cazzo, che devastò l’idea di cinema per ragazzi nata negli anni 80, abbassandone tragicamente il target e apparecchiando tutto il cinema per bambini, puerile e senz’anima, degli anni 90. Dovette arrivare Harry Potter negli anni zero a rialzare il target e le ambizioni del cinema per i diversamente adulti.
Il cinema per ragazzi degli anni 80 (e lo dice uno a cui la nostalgia anni 80 ha rotto le palle da quel dì) è rimasto ed è stato rivalutato anche a livello critico perché era diverso da quello che c’era stato prima: un cinema pensato ad altezza ragazzino, fatto da adulti che ci credevano in quei film e li personalizzavano, ficandoci dentro poetiche e poesia. I Goonies magari veniva generalmente stroncato, ma veniva stroncato prendendolo in esame come un film “serio”, comunque da giudicare all’interno di un filone che creava dibattito e si capiva avrebbe inciso nell’immaginario anche degli adulti.
Del cinema per ragazzini degli anni 90, chi si ricorda dei registi di Piccola peste o di Beethoven?
Uno dei meglio girati era Free Willy, ma alzi la mano chi si ricorda che era un film dello stesso regista di Carabina Quigley e Harley Davidson & Marlboro Man, l’ottimo Simon Wincer? Nessuno di solito ci fa caso perché anche quello era un prodotto standardizzato, privo di quel pizzico di poesia che poteva avere un DARYL negli anni 80, sempre girato da Wincer.
@tommaso: mi sembra che comunque Jumanji e Small Soldiers ancora ce li ricordiamo, e pure bene. E anche Jurassic Park e altri fantasy del decennio. Gli anni ‘90 non sono stati affatto poveri come lasci a intendere.
Jumanji, sì, è vero.
Small Soldiers fu un floppone, magari oggi è un cult, ma non mi sembra granché noto.
Jurassic Park ha il suo lato da film per ragazzi, ma non è un film per ragazzi.
Naturalmente facevo un discorso generico, che può le sue eccezioni.
Degli anni ’90 mi vengono in mente “tesoro mi si sono ristretti i ragazzi” (dell’89 ma facciamo che vale) e poi i vari di Robin Williams, soprattutto Hook e jumanji, poi Nightmare before Christmas e Sister Act, Una promessa è una promessa con schwartzenegger… insomma dai di film per famiglie anche guardabili ne hanno fatti anche negli anni 90 dai… per il resto il tuo ragionamento fila e sono anche abbastanza d’accordo
Masonna che botta di nostalgia mi state dando con tutti ‘sti titoli.
Vi voglio bene
visto al cinema. insopportabile. solo noia
Oltretutto si son già preparati il “folklore cinematic universe ” con l’agenzia segreta di Lucy Liu.
Film carino alla prima visione, ha i suoi spunti fighi, se ci si aspetta qualcosa di più del puro intrattenimento e splosioni varie allora è colpa dello spettatore
ah ma è il film horror dell’anno ..Eggers trema! Ultimamente è ritornato in rotazione nei palinsesti della digitaltv l’unico film guardabile con The Rock (co)protagonista…Il tesoro dell’Amazzonia…quando penso alla quantità di monnezza che ha prodotto negli anni successivi quel cane immondo.
Visto che ormai ogni film di Dwayne Johnson è un commento alla sua filmografia, mi riallaccio al commento di Meren qui sopra e la butto lì: per me il film più rappresentativo del DW protagonista è “Rampage”. Raccoglie come summa tutto il suo gusto e lo stile, con tutti i suoi pregi e difetti.
È interessante anche perché quando uscì era l’apice del The Rock, quando i suoi film fatti così andavano bene a tutti e appena dopo (in realtà, già con quello) partirono le riflessioni su come fossero tutti film generici.
Un trend dell’ultimo anno è proprio il dire che non abbia combinato niente di rilevante, nei suoi film da protagonista, anche perché ormai sono un po’ che li fa e che ne ha fatti.
A me paradossalmente è la sua deriva action pura che non piace.
Prima tutto sommato il re scorpione, il tesoro dell’ Amazzonia e snitch mi erano piaciuti e ti dirò che pure doom e Jumanji non mi sono dispiaciuti. Del resto poi ho visto poco perché già a priori non mi piace lo stile di certi film. Però sono quei film lì fatti così, al di là dell’ attore di turno sono film vuoti e Imho nemmeno con scene action belle ma solo grosse. . Ho visto un mezzo fast and furious con lui e senza tirare fuori capolavori direi che anche solo la scena iniziale di Nightcrawler in X-Men 2 registicanente si mangia buona parte dei f&f.
Ma anche Red One (che in sé non è certo arte cinematografica) ha qualche spunto sottostante interessante (specie in riferimento alla figura di C. Evans, cinismo e genitorialià fallita, ad es.) però è tutto molto easy, e tuttavia se lo rendi più profondo/autoriale i bambini potrebbero rompersi il cd. Il pubblico di riferimento vuol solo vedere una simpatica storia con qualche spunto (per quanto scemo) divertente, mostri, combattimenti, tutte le menate che la figura di The Rock fa venire in mente, e tornano a casa contenti. Poi se ti viene un prodotto un minimo “artistico” male non fa (ma ci facciamo caso più noi che loro, beata innocenza). Probabilmente l’unico parametro per valutare un prodotto del genere è il livello di soddisfazione dei marmocchi in sala, il resto è fuori dalle intenzioni di chi lo realizza – e sinceramente, aggiungo, mai andrei da solo a vedere una roba così, non ha proprio senso, il film è pensato ab origine per una fruizione familiare (a casa o al cinema è lo stesso) leggera e senza fronzoli né pretese.
Sorry stavo scrivendo in risposta a Nathan ma mi ha pubblicato il post a parte…
Ma a parte la monnezza del prodotto, Santa amico dell’esercito e dei capi di stato (alla faccia della coerenza etica) ha fatto ribrezzo solo a me?
Ma è del tutto coerente. Stiamo parlando di un personaggio diventato perfetta rappresentazione della mercificazione dei simboli religiosi, estetica compresa. Sarebbe stato più strano il contrario.
Ti prego è da quando ho 12 anni che aspetto il film che indaghi sulla dinamica da delirio “Babbo natale esiste, ma allora che cazzo succede tra i regali comprati e quelli di Babbo…??”
È vero quando si osserva che il target siano i bambini ma io ho un figlio di 11 anni e vedo che i leviatani ridondanti e stracolmi di stimoli non lo conquistano, e colpito dalle storie e da messinscena personali. I “Guardiani della Galassia”, non se lo ricorda, guarda Red One perché c’è.
Tutti i bambini sono affascinati dal negozio di giocattoli, anche se sempre gli stessi ovunque, ma se potessero mettere piede nel negozio del vecchio del mogway ne parlerebbero per un mese e se lo ricorderebbero per sempre
Nanni tu però non ti immagini quando è uscito la merda che c’era nelle sale e dato che i miei figlioli mi tocca portarli a vedere Mufasa, MeControTe e roba che tutte le volte vorrei strapparmi occhi e orecchie esser riuscito a vedere un film action, indubbiamente del cazzo, ma che non fosse dei supereroi mi ha fatto piacere. Pensate ai poveri genitori.
Evito i film di DW esattamente da Rampage e ringrazio i400calci perché ad ogni uscita mi confermano che ho fatto bene. Mi sarei anche un po’ rotto di subire l’immaginario consumista, efficientista e muscolare americano, vuoi un po’ per la mia età anagrafica, vuoi per il periodo storico, vuoi perché appunto sono prodotti senz’anima, che cercano di ricalcare idee che hanno funzionato in passato e giustamente (dal punto di vista capitalistico) spremerle fino allo sfinimento. Mi rompe poi che ne vengano coinvolti, ma avranno avuto le loro buone ragioni, bravi interpreti Simmins ovviamente ma per Evans, che si lamentava che non venissero apprezzati i suoi ruoli meno commerciali. Ma anche lui avrà mutui da pagare immagino (o case bruciate da ricostruire, non so).
Ho una domanda per Nanni: a Hollywood ci sono un sacco di attori e attrici che dopo un paio di flop sono spariti dalla faccia della Terra o sono stati relegati a ruoli minori.
Ma come mai The Rock, che, come ricordi giustamente tu nella recensione, non ha franchise di successo a parte Fast & Furious e, forse in tono minore, Jumanji, continua a essere protagonista di kolossal che poi puntualmente al cinema vanno male? Penso a Jungle Cruise, a Black Adam…
Tra l’altro mi pare di capire che sia un montato e uno stro*zo con cui è difficile lavorare, per cui non capisco tutto questo entusiasmo per lui da parte dei produttori.
La risposta breve è “se li crea e produce da solo”. La risposta più lunga prevede questi punti: no, non è difficile lavorare con lui nel momento in cui capisci cosa vuole fare, semplicemente è un uomo d’affari con un’idea molto chiara del tipo di prodotto che vuole creare e un suo senso di efficienza, non uno di quelli che si fanno trascinare dagli schizzi emotivi del momento; i suoi film deludono al cinema ma credo che recuperino bene in homevideo/streaming, dove non hai l’esigenza di guardare qualcosa che giustifichi lo sforzo che hai fatto per uscire di casa ma ti accontenti di qualcosa che non dia fastidio; Dwayne Johnson come pura presenza filmica non dà tutte ‘ste garanzie incredibili, ma Dwayne Johnson pacchetto completo (produzione, promozione, public relations, collaterals) ha pochi eguali nel business, forse batte persino Tom Cruise.
Grazie, sei stato chiarissimo!