Visto la scorsa estate dal nostro boss alla 25esima edizione del Frightfest di Londra, e subito inserito nella lista delle cose da segnarsi, The Invisible Raptor è qualcosa che, dovessimo fermarci al titolo, non ci stupiremmo di vedere nel catalogo della Asylum, a fianco ai vari Sharknado. Un’idea folle, senza il minimo senso, come quella di un tornado pieno di squali, e ancor più folle è pensare di metterla in scena senza un budget adeguato. E allora ti chiedi: ma perché? Perché un tornado pieno di squali? E voi altri perché un velociraptor invisibile? Che poi stavolta non è solo folle come idea ma è pure stupida, perché almeno i vari Sharknado se ne fottevano di non avere una CGI all’altezza, te li sbattevano in da face con orgoglio i loro squali volanti brutti in culo. Voi invece volete togliere, sottrarre, volete fare un film su un dinosauro senza il dinosauro, ma dico io ma non vi vergognate?

«Non abbiamo abbastanza soldi per la CGI del raptor»

«Rendiamolo invisibile»

«Genio!»
Questo però, come dicevo, è quello che penseremmo dovessimo fermarci al titolo, perché poi la differenza la fa Mike Capes, protagonista e co-sceneggiatore (insieme a Johnny Wickham) del film, il quale è palesemente un fanboy di Steven Spielberg, al punto che non gliene frega nulla di fare l’eventuale figura dell’imitatore sfigato, di sembrare una sorta di Señor Spielbergo, per Capes The Invisible Raptor è l’occasione per scrivere la propria lettera d’amore allo Spielberg che tutti noi amiamo, quello di Jurassic Park, di E.T., di Indiana Jones. Il film è pieno zeppo di citazioni, rimandi, easter egg che faranno felici gli youtuber dediti a fare video con tutti gli easter egg che scovano nei film, e vi dirò, normalmente questo è il tipo di prodotto che odio con tutto me stesso ma stavolta devo ammettere di averci visto del cuore, ve ne parlo dopo la SIGLA!
Spulciando la pagina IMDb di Capes per trovare cose interessanti o imbarazzanti sul suo passato, ho scoperto che il nostro Michelone non è nuovo a questo tipo di operazioni dove si prende qualcosa di noto e si prova a dargli un taglio diverso, perché nel 2016 scrisse e diresse la miniserie Splinter and April, una sorta di sit-com ambientata nel mondo delle Tartarughe Ninja con il maestro Splinter e April O’ Neal che vivono insieme come coinquilini, e dove tra l’altro Capes interpretava Casey Jones. Potete vederla per intero su YouTube. Lascio a voi decidere se è una cosa interessante o imbarazzante da trovare su una scheda IMDb. Soprattutto se mettete nel conto ciò che dice la descrizione ufficiale: «Se amate le Tartarughe Ninja ma avete la sensazione che i nuovi film manchino l’obiettivo, guardate qua».

Eggià, guardate un po’ qua…
Ora, io non lo so se Capes abbia voluto fare The Invisible Raptor perché pensa che i nuovi Jurassic World abbiano perso molto dello spirito originale di Jurassic Park, ma se così fosse io mi alzo in piedi in un applauso perché non solo sarei totalmente d’accordo con lui, ma penso anche che bisogna avere due cojones così, Señor Spielbergo, a dire che il suo film sui dinosauri è molto più bello di tutti quegli altri film sui dinosauri messi insieme, e nel suo il dinosauro manco si vede.
E manco si preoccupa il film di spiegarci perché non si vede, perché è diventato invisibile e come ha fatto l’immancabile pool di scienziati strambi a renderlo tale. Amici, vi avverto: questo è un film dove la gimmick del mashup consapevole di altri film è talmente potente che quando viene chiesto ad uno degli scienziati come hanno fatto a creare un raptor e a renderlo invisibile quello risponde – tranquilli, non è uno spoiler, c’è anche nel trailer – che hanno sostanzialmente fatto la stessa cosa che si vede in Jurassic Park e ne L’uomo invisibile. So che per molti di voi, me compreso, questo tipo di gag può essere letale quindi maneggiare con prudenza.

Ho detto con prudenza
E allora perché il vostro Terrence non è stramazzato a terra, esausto, a implorare il boss di fargli recensire qualcos’altro, anche qualcosa di cui a nessuno frega un cazzo tipo Back in Action, vi chiederete voi. Perché The Invisible Raptor non cerca mai di essere più di una semplice commedia d’avventura col mostro dove la commedia ha un ruolo centrale, sguaiatissimo e proprio per questo divisivo, e l’avventura è quanto di più derivativo possa uscire dalla mente di persone che pare vogliano far collassare lo Spielberg-Verse in un unico film, al punto da ambientare il tutto in una cittadina che decidono di chiamare Spielburgh County, giusto per farvi capire il livello.

Qui è dove Indiana Jones e Alan Grant si fondono in un unico personaggio: Grant Walker, che ironicamente è anche il nome di un villain di Batman fissato coi parchi a tema
E il mostro? Oh, io capisco che la questione “il mostro non c’è, raga, c’è poco da fare, non ci stavano i soldi” può essere un elemento che fa perdere interesse, ma devo dire che Capes, Wickham e il regista Mikey Hermosa ce la mettono davvero tutta per aggirare dignitosamente il problema. Tutta la scena col bambino che introduce il raptor in casa e poi fa una fine letteralmente di merda è grandiosa. Ed è grandioso che questo film si faccia forza della sua matrice di commedia nera e di b-movie per spingersi molto più in là rispetto al cinema che omaggia. C’è ad esempio un menefreghismo e una cattiveria totali nei confronti dei bambini in questo film che fa morire dal ridere le brutte persone come il sottoscritto. Il tutto però senza mai scordarsi di essere un pastiche dei migliori Amblin della nostra vita (cit. Luotto), e non solo: sempre la suddetta scena col bambino è un chiaro omaggio a quando Elliott introduce E.T. in casa propria, però questa volta non si tratta di un alieno ma di un raptor come quelli di Jurassic Park, che però è invisibile e dato che i dinosauri sono molto simili ai draghi ci potrebbe essere un terzo film citato, più nascosto, che è Elliott, il drago invisibile, dove un regazzino aveva come compagno di giochi un drago magico che si chiama come il protagonista di E.T.

Vi ho sbloccato un ricordo
The Invisible Raptor è pieno di cose così, anzi, è tutto così. Arrivati a questo punto penso sia inutile parlarvi della trama perché è tutta nel trailer: questo raptor invisibile scappa dal laboratorio in cui è stato creato e semina il panico in città, sarà ovviamente un paleontologo a salvare la situazione, insieme ovviamente ad una spalla comica insopportabile e ad una sua vecchia fiamma con la quale ovviamente riprenderà un discorso lasciato in sospeso molto tempo fa. È un film che abbiamo già visto mille altre volte ed ognuna di quelle volte era sicuramente meglio di questa, ma date le premesse è quasi un miracolo che The Invisible Raptor non sia una merda inguardabile, qualcosa da mettere sullo scaffale tra i peggiori Sharknado, perché possiede un cuore così sincero che è francamente impossibile odiarlo e quindi per fortuna i suoi innumerevoli omaggi a Spielberg sono talmente dichiarati da non risultare tediosi, ma quasi commoventi.
C’è solo un appunto che mi sento davvero di fare: fosse stato un cortometraggio avrebbe spaccato tutto.
PS: probabilmente tra tutti gli easter egg presenti, quello più di classe è aver messo Sean Astin nel pool di scienziati strambi vestito come Wayne Knight in Jurassic Park, il cui vestiario al tempo richiamava quello dei Goonies, uno dei quali era interpretato proprio da un giovanissimo Sean Astin.
PPS: quello che vedete qui sotto è autentico merchandise del film pensato da Mike Capes. Come cazzo si fa a non volergli bene?
Dinoworld Quote:
«No, non è previsto che si veda un dinosauro nel mio film col dinosauro»
Señor Spielbergo
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The Invisible Comment
Ma Sean Astin ‘sta fine ha fatto?
Come l’80% della gente che ha preso parte a quella trilogia
Era il Bruno Sacchi dei Goonies, che altra fine poteva fare?
Correggo, era il Chicco Lazzaretti, le foto mi hanno fuorviato, Jeff Cohen era il Bruno Sacchi. Alla fine, comunque, cambia pochetto. E mi spiace per loro. I Goonies ovviamente, non quelli de noartri.
@GGJJ ma lo sai che il buon Astin ha recitato in Stranger Things stagione 2?
Si segnala anche la partecipazione a una alla ultima stagioni di Big Bang Theory. In generale recita, ma credo che semplicemente non fa cose che vengono messe molto in mostra.
E poi fa come ha detto Atredini, il che vuole dire che per buona parte dell’anno partecipa a convention.
L’ho visto in entrambe le serie. è per quello, pur essendo conscio del fatto che quasi nessuno di coloro che hanno partecipato alla Trilogia dell’Anello abbia poi fatto granchè, mi stupivo del suo essere arrivato a questo.
Cioè mi sembrava si stesse tenendo a galla..
si sta tenendo a galla nella montagna di soldi che ha, intendi?
Grande idea. La prossima ce l ho io: un porno senza la f..a, ehm volevo dire con la f..a invisibile.
Budget zero, incassi altrettanti temo, inoltre mancherebbe la parte più interessante, i casting..
Mmh, non lo so..
Questa è una di quelle volte che non so se è il caso di dire “mò me lo segno”, oppure è il caso di tenersi le simpariche suggestioni della recensione e non andare a verificare davvero il film.
Il caso di una mini-produzione del genere, un no-budget ma fatto col Cuore Grande Così, mi riporta a un mio vecchio cruccio esistenziale: ma perché da tutte le case cinematografiche specializzate nel trash, dalle loro produzioni da due… macché “due”… da zero soldi, non escono mai nomi anche solo vagamente validi, nonostante l’iperproduzione? E’ una cosa che sfida anche le leggi dei grandi numeri e della più banale casualità.
Cioè ok, sui film in sé. E’ evidentemente (e tristemente) un tipo di produzione talmente svilente e così ricercatamente squallida che non permette guizzi di nessun genere; anche se poi è veramente strano che non ce ne siano o ce ne siano pochissimi. Ma perché non succede mai (o almeno a me non è mai successo) che andando a spulciare sull’IMDb del tal regista che ha diretto un piccolo titolo interessante di scoprire che è passato dalla Asylum o simili? Perché dalla serie Z degli ultimi 20 – 30 anni non sembra passare mai nessuno che finisce a giocare in A o B?
In questo senso il caso della factory di Corman è plateale: dalla sua “scuola” negli anni 60 e 70 sono usciti e passati nomi giganteschi tra registi e attori. Poi, dagli anni 80, anche le sue produzioni si sono insterilite: centinaia di film prodotti e zero talenti scappati da quella catena.
La Troma potrebbe essere presa, relativamente, come un esempio diverso, non fosse che più che una casa di produzione è sempre stata una casa di distribuzione creata da un gruppo di matti per (provare a) produrre le loro matterie. Quindi qualcosa di “artistico” già alla radice.
Insomma, se come diceva quel tale “è dal letame che nascono i fiori”, il letame odierno sembra essere talmente “finto” e di plastica che manco le ortiche.
Perché è proprio il “Cuore Grande Così” che fa la differenza, non i du’ spicci del budget. L’Asylum ne è il paradigma, ha sempre dichiarato alquanto onestamente che il suo obiettivo e ragion d’essere era solo ed esclusivamente cavar soldi dalle rape, per cui ha prodotto sempre e solo ciarpame, con qualche casuale guizzo fortuito. Gli Ed Wood invece ci mettono il cuore e e l’anima per cui, anche quando rimangono confinati al genere, diventano cult.
Ok, il punto che dici tu spiega il perché il trash moderno faccia invariabilmente cagare.
Il punto che mi chiedo io è com’è possibile che da quel trashume non passi mai neanche per caso qualcuno che fa quelle cose con stile puramente mercenario e che poi, in altri ambiti, si segnala come un talento o un mestierante decente?
Cioè, quanti registi dei 60 e 70 hanno inziato la loro carriera nel porno o nel softcore? Coppola, Ferrara, Alvidsen, Oliver Stone (ok, il suo esordio non era un porno, ma il livello produttivo era quello), solo i primi che mi vengono in mente. E quegli esordi fanno tutti cagare, roba puramente mercenaria dove non intravedi mininimamente il talento o il mestiere futuri.
Possibile che lavorare per le Asylum & simili significhi una base di partenza più infimo dei porno anni 70?
Un perfetto esempio di domanda retorica. Prova a confrontare i porno degli anni 70 con uno degli ultimi trent’anni. I porno nei ’70 avevano livelli di recitazione, regia e scrittura che molte produzioni odierne (e non parlo solo dei porno) si sognano. Anche l’orgasmo finto ha una sua dignità, ma come hai scritto tu nelle produzioni odierne è tutto talmente “finto” e di plastica che se non sei in frenesia da astinenza, rischi l’ammosciamento perenne. Per questo siamo bombardati da offerte di Viagra. Tra l’altro, sempre meno. Evidentemente nemmeno quello basta più.
Bello spunto di riflessione a cui aggiungo due dati:
1) oggi ci sono esigenze diverse e i film della Asylum hanno formule ben più strette dei film di Corman. All’epoca i film di Corman costavano meno, ambivano a meno, e si poteva permettere di prendere chiunque, dargli due indicazioni di numero e poi dirgli “arrangiati”. I migliori trovavano il modo di esprimersi e fare gavetta. La Asylum gira film pre-venduti con un target e una serie di regole più precise: i tempi sono ridicolmente brevi e la creatività è più frustrata (a meno che non ingrana una cosa alla Sharknado) e se hai ambizioni piuttosto a quelle cifre ti fai una roba totalmente tua con più calma (come hanno fatto questi di The Invisible Raptor). Il rovescio della medaglia è che, per lo stesso esatto motivo, negli ultimi 15 anni gli Asylum in confronto alle analoghe produzioni di Corman sembrano i migliori Blumhouse.
2) non mi ricordo più quale altra cosa volevo dire ma mi è venuta voglia di rivedere Flesh Gordon
mah
Se alla fine se ne liberano investendolo con una Cadillac invisibile lo guardo.
C’è tanto amore per il cinema in quanto tale e quale, qui e nella pellicola.Tanto.
Forse un tantino troppo e solo quello,però.
avevo visto la recensione di angry joe e a loro era piaciuto. spero che prima o poi passi su qualche servizio di streaming per vederlo (pun intended)
Capisco le perplessità. Visto all’ultimo Trieste Science+Fiction Festival, è risultato tra i migliori in cartellone. Poi, esser riuscito ad accaparrarmi il gadget di cui sopra, beh, ça va sans dire…
Ho visto il trailer e mi ha strappato un paio di sorrisi. Il protagonista somiglia vagamente a Maccio Capatonda, ed a dirla tutta ci manca poco per confonderlo con uno dei suoi trailer per la Gialappa’s
Produttore: “Nun c’avemo i sordi pe er dinosauro”
Sceneggiatore: “O dimo”