
l’oca
Guardavo Survive, ultima faticaccia del simpatico francese Frédéric Jardin, e pensavo “caspiterina, acciderboli, questo è esattamente il tipo di film che sarebbe bello vedere in compagnia di un amico scienziato per studiarne le reazioni!”. Poi mi sono ricordato che in teoria anch’io sono uno scienziato, e sono anche mio amico, per cui ho cominciato a guardare Survive in compagnia di me stesso e studiare le mie reazioni. E cosa vi devo dire? Ci siamo divertiti un botto.
Esistono due categorie di scienziati, un discorso applicabile in realtà a qualsiasi attività che richieda passione e dedizione e che possa anche diventare un lavoro, per cui che ne so, esistono anche due categorie di wrestler, o di musicisti, o intercalatori degli schizzi, o petomani. C’è chi prende la scienza mortalmente sul serio, e crede quindi che un regista come boh, Roland Emmerich rappresenti il Male Assoluto. Non ne sto facendo un discorso di torto o ragione, eh: chi appartiene a questa categoria riconosce giustamente l’importanza della comunicazione della scienza, lo scarso livello di alfabetizzazione scientifica che caratterizza il mondo di oggi, e vorrebbe che, quando si spendono centinaia di milioni per un film che contenga della scienza, si facesse attenzione non dico al realismo ma quantomeno a far passare messaggi corretti e magari persino utili.

“Mamma, su X c’è uno che dice che aveva ragione Lamarck”
All’altra categoria appartengono tutti quegli scienziati che sfottono i loro colleghi (uso sempre il maschile perché come sapete gli Stati Uniti d’America ci hanno insegnato che non esistono donne nella scienza) quando si lamentano del fatto che in Star Wars si sentono le esplosioni nello spazio. Ancora una volta nessun giudizio, però io appartengo a questa seconda categoria. Volete sapere se il vostro amico PierScienziato rientra nella categoria 1 (Serioso) o 2 (Ironico)? Fategli vedere Moonfall: se si lamenta è 1, se esulta per gli alieni della Luna cava è 2. Ecco: Survive è un film fatto per far esultare i 2.
E non sto continuando a citare Emmerich a caso: pur essendo costato pochissimi euro, credo quattro o cinque, è un film con ambizioni catastrofiste apocalittiche da budget ciclopico, e pure costruito esattamente come fosse un film del migliore dei Roland. In tutto, non solo nella parte in cui il mondo esplode: c’è una famiglia, c’è il viaggio, c’è il mondo esterno popolato da psicopazzi, i genitori-coraggio, i figli pieni di risorse e veri (unici) protagonisti di un arco di crescita… Sembra davvero uno di quei film lì, solo che parlano in francese e lo fanno con pochissimi soldi e la fortuna che il deserto del Marocco è un posto alieno e cinematografico anche senza bisogno di illuminarlo o costruirci dei set. Ops, ho detto deserto? SIGLA!
Oh sentite, io questo film ve lo racconto tutto. Oddio magari non tutto, ma Survive è una tale impepata di cozze e soluzioni narrative bizzarre che il rischio è di finire a scrivere una di quelle recensioni ammiccanti e autoindulgenti tutte “e poi succede… ma non ve lo posso dire” o “mi fermo qui perché il bello è farvi sorprendere”. Anche perché le recensioni sono fatte per essere lette dopo aver visto il film, non prima; non sono consigli per gli acquisti ma analisi. Vabbe’ questo è un altro discorso, sto divagando. Il punto è: andate a rivedervi la puntata della 400 Live dove Nanni e George hanno parlato di Survive partendo dal trailer, e troverete il Capo che teorizza cose pazze su quale possa essere la trama di questo bizzarro filmetto.
Ecco, la trama di questo bizzarro filmetto è ancora più pazza, e sinceramente non mi va di nascondervela. Se volete la sorpresa passate oltre. Altrimenti: Survive inizia che pare un film di mare aperto. C’è una famigliola felice che sta facendo una crociera in barchetta per festeggiare il tredicesimo compleanno del figlio minore, Ben. La madre è francese, il padre tedesco e per questo i quattro (c’è anche la figlia maggiore) parlano in inglese, tranne quando parlano francese. Ma questo ci interessa solo per i sottotitoli. Fatto sta che Federico Giardino ci presenta questa famiglia come film catastrofico comanda: lui è un bonazzo abbronzatissimo che fa anche l’oceanografo, lei una dottoressa, la figlia è un’adolescente non ribelle con un fidanzato non tossico che la aspetta a Miami…

Una famiglia unita nel trauma.
E insomma, fanno questa crocierina, no? Con la loro barca ORCA, come in Lo squalo. E la mamma va a nuotare ma finisce intrappolata in una corrente misteriosa e rischia di annegare. E poi ci sono le balene impazzite, e una nuota sotto la barca e spacca il motore. Poi viene la tempesta, e dal cielo cominciano a piovere satelliti infuocati direttamente dallo spazio. E arrivato a questo punto pensi “ah, è un survival movie marittimo!”. Poi cala la notte e la nostra famiglia si risveglia qui:
Quello che è successo glielo rivela il Dottor Spiegoni, il primo sopravvissuto con cui i nostri eroi entrano in contatto, un ricercatore che guida un sottomarino giallo nel quale però non c’è posto per vivere tutti insieme, ma solo per tre. Spiegoni racconta che nella notte i poli magnetici terrestri si sono scambiati di posto (!), e questo ha portato tutta l’acqua del pianeta a riversarsi sulla terraferma (o forse a cambiare direttamente emisfero? non è chiarissimo), svuotando così gli oceani. Va detto a onore del signor Jardin che è il primo e unico spiegone di tutto il film. Survive preferisce spiegarsi per immagini, e siccome ha a disposizione una c.d. “splendida cornice” lo fa anche con una certa efficacia: saranno anche banali, ma le immagini delle distese di bottiglie di plastica che tappezzano quello che un tempo era il fondale oceanico fanno comunque effetto.
Molte delle immagini di questo film fanno effetto: aiutato dal colpo d’occhio naturale, Jardin dirige tutto come se si trattasse di un documentario sulla postapocalisse, privilegiando i campi lunghi, lunghissimi e pure quelli lunghissimissimi che proprio guarda non se ne vedono i confini. Ha una sua atmosfera surreale, Survive, anche perché quasi nulla di quello che succede da quando i nostri si svegliano nel deserto ha alcun cazzo di senso; a un certo punto mi è venuto il sospetto che alla fine si scoprisse che “era tutto un sogno” o qualcosa del genere.

Questa roba è una bomba e non mi farete cambiare idea.
I nostri camminano. I nostri incrociano pezzi di civiltà completamente fuori luogo, e li sfruttano per sopravvivere. I nostri incontrano uno squalo martello in una pozza, e l’episodio non serve a nulla se non a farci vedere uno squalo martello in una pozza. C’è uno psicopazzo che li insegue. C’è più morte e violenza esplicita di quello che mi aspettassi, il che è forse la caratteristica meno Emmerichiana di Survive. Ci sono i granchi giganti, come avrete magari visto nel trailer. E tutto a contorno di quello che alla fine è un dal-punto-A-al-punto-B movie: i nostri devono arrivare al sottomarino giallo e usarlo come riparo per quando i poli magnetici si re-invertiranno (da lì a una settimana) e il mare tornerà al suo posto. Il mare tornerà al suo posto! Cosa ne dice il vostro amico scienziato? E il vostro amico Mosè?
Dopodiché, ma l’ho già detto, è costato quattro euro e venti e si vede. Le sporadiche sequenze d’azione la buttano sulla confusione per mascherare l’incompetenza. Non è un film lento ma è un film rarefatto, nel quale quasi tutto è atmosfera e gli snodi narrativi decisivi si contano sulle dita di una pinna di squalo martello. Non arrivo a dire che sia sperimentale ma, per un film postapocalittico che si chiama Survive, dedica una quantità sproporzionata di tempo semplicemente a esistere (in un posto assurdo e in una situazione altrettanto assurda).
E quindi, boh? Survive è un filmetto, e di quelli divertenti da smontare nelle recensioni mettendone in evidenza tutte le assurdità e i (glab) buchi di trama. Però ci sono i granchi giganti assassini: cosa possono fare i vostri buchi di trama contro i granchi giganti assassini? Nulla, ecco cosa. Vorrei dare un cinque al signor Frédéric Jardin e ringraziarlo per questo film scombiccherato e ambizioso, che prova a fare con pochi soldi quello che di solito richiede milioni di dollari, e ci riesce pure con una discreta efficacia.
Quote suggerita
«Roland Emmerich sottocosto, ma con passione»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Boh
Quindi se mi faccio la barba col rasoio elettrico e poi inverto le pile dentro, i peli torneranno sú? Adoro questi film francesi. Se Shark in Paris o come cacchio si chiamava mi ha fatto sburrare, questo potrebbe farmi restare incinto. Venduto!
Solita sola di Stanlio, mi sa; ma lo guarderò, se esce su Tiktok
No dai, aveva appunto consigliato “Under Paris” che è stupendo.
Ammetto di avere una soglia della sospensione dell’incredulità molto bassa, però i suoni spaziali arrivo a digerirli, se mi rispettano la law of coolness.
Ma i film di Emmerich, ecco, proprio no. Quando il mondo si disintegra e i protagonisti sono gli unici che ci passano allegramente in mezzo, magari per prendere un’aereo al volo in perfetto stile Fantozzi, mando regista e sceneggiatori cortesemente, ma non troppo, ad evacuare. Colpa mia, lo ammetto.
il fatto è che secondo me se sei appassionato di un argomento, non è per fare lo scassacazzi, certe cose che a uno spettatore “generico” non infastidiscono risultano indigerstibili se conosci di cosa si sta parlando, e secondo me un regista non deve esser per forza espertissimo in quel che sta parlando, sono film non documentari.
poi per quel che mi riguarda lo straniamento è solo all’inizio poi dopo un po mi ci abituo, ci faccio il callo diciamo e non mi infastidisce più di tanto.
nota comica finale: sul fatto di non sentire suoni nello spazio quando vidi interstellar la prima volta mi si staccó il cavo audio durante la visione giusto durante lo scontro tra i 2 scienziati e io mi emozionai pensando che era una scelta di direzione, poi dopo 15 minuti quando la scene torna sulla terra e continuava ad essere in assoluto silenzio, devo ammettere che ho iniziato ad avere qualche dubbio… :D
La scena dello squalo nella pozza mi ricordo c’era in un racconto di Ballard – non so se sia stata direttamente ispirata da quello (stiam parlando della nicchia della nicchia) ma mi fa sempre piacere citare Ballard, se capita.
(Comunque anche se il racconto era parimenti ambientato in un mondo desertificato non c’entra nulla con la storia di questo).
Grazie per la segnalazione, film onesto e godibile. La distesa di rifiuti in plastica l’immagine piu’ significativa e potente. L’Italia, un tempo apripista, oggi ha molto da imparare da francesi e spagnoli circa la produzione di film di genere.
SPOILER
Un paradosso involontario, il disastro non e’ causato da meteoriti ma da satelliti che precipitano, presumibilmente armi fine mondo di cui si e’ perso il controllo. E proprio i militari a bordo dei sommergibili sarebbero gli unici a salvarsi nella situazione presentata. Oltre ai miliardari che giocano a fare gli oceanografi su batiscafi non maldestramente costruiti.
Forse “sopravvivere” si riferisce alle difficili prospettive della famigliola una volta tornata sulla terra ferma.