Amici, ma soprattutto amiche, ma in realtà tomodachi: è uscito il nuovo film di Takeshi Kitano. È dal 2003 che in Italia non si vede un film di Kitano al cinema – Zatoichi, ovviamente bellissimo – e pure Broken Rage ve lo pippate sul televisore, spiace. Ma quantomeno lo si trova lì bello facile sul Prime e non si rischia di prendere le piattole al computer – ode ai pionieri dell’ADSL che vanno ancora in giro senza il goldone VPN. È uscito il nuovo film di Takeshi Kitano e, in un mondo ideale, saremmo tutti andati a vederlo senza bisogno di saperne nulla, mano nella mano saltellando tra le pozzanghere e fischiettando un motivetto allegro ma non troppo: la visione si sarebbe conclusa con un sorrisone da qua a qua e poi via mangiare al giropizza. Nel mondo reale, invece, i carboidrati infiammano e di Broken Rage già sappiamo che è stato chiamato in molti modi diversi ma ominosi, tra chi l’ha definito un esercizio di stile, chi un film teorico, chi sperimentale (lo stesso Kitano) e chi un manifesto. Chi se ne frega? Se è un film divertente, io no. Sigla!
Anche perché, da quello che so, i manifesti si attaccano e Broken Rage è difficile da attaccare. Non ha appigli, non si incolla e non funziona nemmeno il patafix.
E sperimentale potrebbe dirlo solo uno come Kitano, che il cinema non l’ha studiato nelle accademie. Niente contro le accademie, che se li sudano tutti i loro sette cardigan marroncini. È semplicemente che Kitano parla una lingua tutta sua, da autarchico del cinema. Dei suoi film, per dire, mi sembra più sperimentale roba tipo Getting Any, Takeshis’ o Kantoku Banzai.
Poi: ma i film teorici li fanno anche così scemi? Figata. Vorrei più film teorici.
Infine pare anche brutto dirgli che è un esercizio di stile. Agli esercizi di stile si tende ad associare praticamente sempre l’aggettivo “vuoti”, e Broken Rage invece è pieno di roba.

理由を教えてください
È proprio necessario etichettare Broken Rage? Allora diciamo che è un film di Kitano in cui Beat Takeshi e il fresco vincitore di Golden Globe (non mi stancherò mai di dirlo) Tadanobu Asano fanno gli idioti. Venduto. Prima di mettersi a fare gli idioti, però e oltretutto, avevano passato altrettanto tempo cinematografico a fare i seri raccontando la stessa identica storia. Beat Takeshi è un sicario della yakuza conosciuto come Nezumi (topo), che viene arrestato dopo essere stato riconosciuto dai testimoni di due dei suoi delitti. Il detective Inoue interpretato dal fresco vincitore di Golden Globe Tadanobu Asano, tuttavia, gli promette libertà e fedina penale pulita in cambio della sua collaborazione da infiltrato per smantellare una banda di trafficanti di eroina. La prima parte va oltre lo stereotipo dei film da amico-della-yakuza con cui Kitano ha raggiunto il successo come regista in Giappone (i suoi malviventi non si sono mai permessi di collaborare con poliziotti non corrotti). È il setup. La seconda parte va oltre la sfera della demenza senza sconfinare nella fantascienza, ma concedendosi momenti di surrealismo. È la punchline. Più precisamente una punchline fatta di tutte le punchline umanamente incorporabili nella cornice costruita dal setup. Alcune, una volta colto il meccanismo (ovvero dopo la seconda inquadratura della seconda parte), te le aspetti per forza di cose e immagino Kitano abbia voluto fosse così: la pistola che si inceppa, la macchina che tampona, la fotografia bruciata, il tapis roulant. Eppure fanno lo stesso ridere per i tempi comici con cui sono costruite, per la messa in quadro che è stata scelta, per le interpretazioni o semplicemente perché questo meccanismo speculare prende bene.

Va’ che preso bene lui.
Altre punchline, invece, sono del tutto imprevedibili, come l’omino nella valigia, il gioco delle sedie musicali, lo stesso finale del film. Altre te le immaginavi – l’interrogatorio con i due poliziotti – ma sicuramente non si risolvono come pensavi. Altre ancora – la sedia che si rompe, le testate alle porte, gli stinchi che sbattono ovunque – avevano un setup nascosto, o meglio: non sottolineato, e quando arrivano sono talmente idiote da andare a segno. E quindi, con tutta questa storia che Broken Rage è un film composto da un setup e da una punchline, in pratica gli sto dicendo che è una battuta. Ostia dei sacramenti, vedi che alla fine mi sono messo anch’io a dare le definizioni. Allora sbrocco del tutto, visto che ci sono: Broken Rage non è solo un film costruito come una battuta. È proprio il ritorno di Kitano alla prima forma di espressione artistica che lo ha reso famoso.

Cucù.
Beat Takeshi nasce ad Asakusa, ex distretto del piacere di Tokyo, sul palco scalcagnato del Frances-za – sotto l’occhio tabagista del mentore Senzaburo Fukami, che morirà anni dopo in un incendio d’appartamento su cui Broken Rage riesce a scherzare – ed emerge come la metà fuori controllo del duo comico che Beat Kiyoshi, la sua controparte bigotta, gli aveva proposto di fondare. Gli sboccati Two Beat si fanno immediatamente notare nel rigido mondo del manzai, una forma di comicità giapponese a coppie dalle regole piuttosto precise, non lontane da quelle del double act occidentale: il boke (il funny man) fa il deficiente, e lo tsukkomi (lo straight man) caga il cazzo per tentare di raddrizzarlo. Quell’artista a sé di Kitano, dopo essersi dichiarato creativamente prosciugato (Takeshis’, Kantoku banzai!, Achille e la tartaruga), dopo essersi dimostrato creativamente prosciugato (i tre Outrage e la commedia sugli yakuza babbioni) e dopo aver recuperato un’idea vecchia di trent’anni sui padri fondatori del Giappone unito che giocano a incularella (Kubi: vedetelo assolutamente), torna direttamente alle origini e fa un film-manzai anarchico, in cui boke e tsukkomi dialogano a distanza incarnati in storia e immagini, e stavolta è il primo a interrompere il secondo e ad avere l’ultima parola. Un po’ come era successo ai Two Beat.

Suca Kiyoshi.
Gennaro Olivieri quote
«Non ho mica capito dov’è finita la rabbia che si è rotta però»
Toshiro Gifuni, i400calci.com
Non ho capito veramente NULLA di questo articolo, quindi punterò a procedere a ritroso: guarderò il film e rileggerò la recensione. Ormai sono curioso, è una sfida.
Anche io!
Ma quindi, merita?
Peccato che Senzaburo Fukami non possa partecipare ai Jimmy Bobo.
Il rigore ci impone di cercare la DCmini invece di pensare al bikini di Paprika che è la vera felicità. C’erano anche cinque dame che danzavano sulle note della musica delle rane, il vortice di carta riciclata era veramente uno spettacolo, sembrava computer grafica, altro che! A me non piacciono i budini in Technicolor e i borghesucci snob, è un fatto risaputo anche in Oceania! Credo sia arrivato il momento di tornare a casa a contemplare un limpidissimo cielo azzurro. I coriandoli cominceranno a danzare ai cancelli del tempio, il frigorifero e la cassetta postale guideranno il corteo. I controllori delle date di scadenza non fermeranno la parata trionfale, niente e nessuno potrà fermarla! Dovranno inchinarsi alla grandezza dei righelli a triangolo! Sì, perché questa parata è stata voluta fortemente dagli alunni della terza elementare, quelli col teleobiettivo, presto venite avanti tutti insieme, sono il governatore dei governatori! Eccomi, sto arrivando! Sì, fatemi entrare!
Hai vinto
Prendo quello che ha preso il Signore Gigos 🍰
https://www.youtube.com/watch?v=IRu0LE8YeAg
Era per gigos
Giustappunto.
Ma lo vogliamo dire o no che questo film fa schifo? Kitano che dopo Zatoichi e Kubi fa una cosa come questa? Fa piangere, non fa ridere.
“schifo” e “Kitano” troppo vicini e per un astigmatico è subito pop-art.
La scena del dialogo con lo spacciatore dopo la gara delle sedie nella seconda parte vale il film. Gli stessi attori non riescono a trattenere le risate.
Voglio bene a Kitano come fosse un parente stretto, lo si evince anche dal mio nick. Ma dopo i folgoranti anni 90, dove per una volta non è esagerato dire che ha cambiato il cinema, il crollo è stato totale, roba che perfino Walter Hill sembra ancora un regista sulla cresta al confronto
Personalmente anche gli stessi Dolls e Zatoichi, per quanto ancora film di livello, messi a confronto con i vari Sonatine o Hana-bi sono davvero poca roba. Quest’ultimo film magari avrà anche dei momenti brillanti, ma ho il terrore sia una roba patetica alla Outrage Coda e sinceramente non voglio correre il rischio per non rattristarmi
Non stare a piangere sul Kitano passato, corri il rischio e divertiti
Questo non l’ho (ancora) visto, ma Zatoichi è bello, dai.
c’è una scena di un vecchio film di Kitano, di cui non mi ricordo il titolo, dove, durante un interrogatorio, gli spengono una sigaretta sulla mano, la scena è di una tale violenza che a decenni di distanza ancora me la ricordo.
Poi c’è un altro suo vecchio film di cui mi ricordo il titolo in cui Kitano usa gli Uni posca per fare dei quadri che sono davvero orribili tipo bambino di 5 anni, ma il candore e la semplicità che esprime è di una tale dolcezza che ancora me li ricordo. Poi c’è questo film, di cui non mi ricordo il titolo, dove si vede che la mano è quella di uno bravo, ma è una mano stanca, che impiega un processo di stilizzazione talmente asciutto ed essenziale da far sembrare tutto il film un calcolo.
Il film con i quadri credo sia Hana-Bi, dove però a dipingere non è lui, ma il poliziotto rimasto paralizzato (in realtà i quadri erano stati fatti da Kitano durante la convalescenza dopo il botto in moto)
A me il film non è piaciuto ma alcuni momenti della parte farsesca mi hanno fatto ridere di gusto.
Indifendibile. Praticamente Fracchia la belva umana, solo molto meno divertente. Onore al minutaggio però.
Visto ieri. Personalmente, lo considero una grande occasione persa per Paolo Villaggio ( R.I.P. ), questo film sembra scritto apposta per lui. Se quando era ancora in vita glielo avessero proposto, sarebbe stato un successo stratosferico, senza cambiare una virgola della sceneggiatura. Avrebbe recitato alla perfezione anche la parte da duro. No, seriamente, un filmetto, divertente in certi punti ( ho riso davvero tanto nella scena della sauna, quando si accorge di aver ammazzato il tipo sbagliato ) però dalla rece mi aspettavo davvero qualcosa di più. Un Kitano sottotono ma oh, ha pure una certa età…