Viene a vivere a casa tua. Pretende di essere accuditə e in cambio ti sfascia tutto e lascia merda in giro. Si prende i tuoi spazi con fare sempre più aggressivo, fino a che non ribalta la situazione e ti fa sentire come se fossi un ospite in casa tua. Se avete pensato “È un gatto!”, non posso mica darvi torto, però no, in questo caso la risposta giusta è: “È una vecchia di merda”. Sigla!
Non so se, quando ha scritto la sua su Nosferatu, Bongiorno Miike ricordasse che non c’è un solo Eggers. Io onestamente lo avevo rimosso. “Secondo questa teoria esistono due Eggers: Rob Eggers e Bert Eggers”, scriveva il Buon ‘giorno a proposito della doppia personalità artistica del nostro amico Robert, ma non aveva tutti i torti! Nel senso che nella famiglia Eggers una simile situazione esiste ed è rappresentata dai gemelli Max e Sam Eggers, che hanno collaborato col più celebre fratello maggiore alla sceneggiatura di The Lighthouse e hanno da poco esordito alla regia con The Front Room, un thriller psicologico stile La mano sulla culla, in cui al posto della solita bambinaia a prendere il controllo della famiglia con un mobbing psicologico neanche tanto sottile è la matrigna di lui.
Il film è tratto da un racconto di Susan Hill, anche autrice di The Woman in Black, che però i gemelli Eggers hanno completamente ribaltato: nel racconto originale, infatti, una coppia di devoti cristiani accoglie in casa una non credente, mentre nel film è la coppia protagonista, composta da Norman (Andrew Burnap) e sua moglie incinta Belinda (Brandy Norwood), a essere atea, come si confà alla moderna borghesia radical chic. Ed è la di lui matrigna Solange (Kathryn Hunter, a mani basse la cosa migliore del film) a essere la fervente cristiana. Solange è, in mancanza di definizioni migliori, una matta, oltranzista evangelica convinta che lo Spirito Santo la possegga e agisca tramite lei. Norman (nomen omen) ha passato tutta la sua vita adulta a tentare di sfuggirle, ma ora che suo padre è morto, Solange ha deciso di lasciare tutti i suoi averi a lui e Belinda, a patto che la accolgano in casa. Norman non ne vorrebbe sapere, ma con i tempi che corrono i soldi fanno comodo, soprattutto visto che Belinda ha lasciato il lavoro dal giorno alla notte. Che fai: sputi sopra a una fortuna o ti tappi (letteralmente) il naso e accogli la vecchia megera in casa? Tanto quanto ci vorrà prima che tiri le cuoia?

“Lasciate che vi mostri come ci si mangia un film.”
C’è un forte cinismo alla base di questa decisione, non certo la volontà di prendersi cura di un anziano in una società in cui, quando non servi più a niente, ti chiudono in una casa di riposo e si dimenticano di te. Ma non preoccupatevi, perché tanto Solange è una merda. È una manipolatrice (come aveva avvertito Norman, un personaggio senza spina dorsale che fa più schifo via via che il film procede), fanatica, bugiarda e turborazzista, e appare chiaro che il suo fine ultimo sia quello di riprendere il controllo sul figliastro e sostituirsi a Belinda. Solo lei se ne accorge, in quanto costretta a vivere chiusa in casa con la bambina appena nata e questa donna sgradevole e dispotica, che a poco a poco, micro-aggressione dopo micro-aggressione, si prende sempre più spazio in casa, aumenta la sua influenza su Norman ed estromette Belinda (da lei ribattezzata “Belinder”) dalle decisioni, anche quelle più importanti (tipo il nome della figlia e l’arredamento di casa).
Per loro stessa ammissione, gli Eggers hanno creato una sorta di versione moderna di Cenerentola, scegliendo non a caso Brandy Norwood, che ha interpretato il ruolo in un film per la TV anni ’90 (con Whitney Houston nei panni della Fata Madrina). Che ve lo dico a fare, The Front Room è un film fortemente politico: c’è la coppia interrazziale in un’America incredibilmente arretrata, ancora oggi, sul piano dell’integrazione (e figurati adesso!). C’è soprattutto lo scontro generazionale: Solange sarà pure ‘na vecchia pazza con le visioni mistiche, ma è anche un bel metaforone tondo tondo dei boomer, che non accettano di lasciare il mondo alle nuove generazioni (va detto che Brandy Norwood ne fa 46, ma vabbè) e piuttosto che levarsi di torno rovinano la festa a tutti. Detto questo gli Eggerini non fanno sconti neanche dall’altra parte: Norman è un mezzo cojone – per quanto, ehi, a meno di non andare in terapia è difficile scrollarsi di dosso gli artigli della famiglia – appena le cose prendono una piega strana lui inizia a immergersi nel lavoro e sparire sempre più a lungo, lasciando Belinda da sola. Oltretutto, quando lei comincia ad avere forti sospetti su Solange e glieli riferisce, lui non le crede. Ma che cazzo, Norman, dai! Lo sai pure che Solange è una persona orribile, macheddavero?

Sto fighetto infame.
Insomma, pure Norman e Belinda non è che siano povere vittime senza macchia, la famiglia da qualunque parte la guardi fa schifo (mi chiedo cosa sia successo in casa Eggers e, soprattutto, ora non guarderò mai più i gemellini di The Witch con gli stessi occhi). La società americana, se di società possiamo parlare, ha dimenticato la carità e tutti quei valori che dovrebbero essere la spina dorsale della religione che la permea. Insomma, è tutto una merda e moriremo male, a meno di non accettare di lasciar morire male il passato prima che ammazzi noi.
Ce n’è di carne al fuoco, per questo non me la sento di bocciare in toto The Front Room. Gli spunti interessanti non mancano, anche se gli Eggers tirano troppo la corda e cadono nella trappola del generico, confezionando un film che vorrebbe essere elevated (produce A24) ed è solo, come dicevo in apertura, una variazione sul tema della classica “home invasion dall’interno”. Va detto che la gestiscono anche sufficientemente bene, guardando il film mi è venuto il nervoso in più punti, anche se non so quanto sia voluto e quanto sia la conseguenza di scrivere personaggi antipatici/stupidi. Sto parlando con te Norman: eddai, ma che cazzo.

I gemelli Eggers mentre progettano The Front Room
Ciò detto, lasciatemi concludere con una giusta lode a Kathryn Hunter, che incarna un personaggio viscido, infame e manipolatore con un gusto per il grottesco che esplode in una risata sardonica e nei suoi occhi neri come la pece. Hunter si diverte un mondo e lo si vede, si carica il film sulle sue esili spalle e lo porta a casa, e il finale, poco efficace, risente proprio del fatto che gli Eggers non sanno come chiudere la sua parabola con l’escalation di vera violenza e follia che meriterebbe. Se non vince Miglior Vecchio e Miglior Matto ai prossimi Sylvester, il mondo non ha davvero più senso.
Eggers Family quote:
“Not ok, boomer!”
George Rohmer, i400Calci.com
Io ho sempre avuto gatti e sono tutto quel che la gente dice di loro ma anche molto di più. Detesto i cani, adoro i gatti. Abbiamo due vite separate che si incrociano a reciproca convenienza. Poi, Norman, è stupido, antipatico e nega i problemi, ti molla da solo e fa finta di nulla? Niente di più di uno dei miei parenti preso a caso
Gatti tutta la vita
Faccio un appello: i gemelli Eggars devono essere sempre chiamati semplicemente Sam & Max. No cognome, no Max & Sam.
Hit the Road?
Nno scusat…ma quella è Brandy la Cantante che miagolava qualche decennio fa? Quella quella? Ma non è invecchiata un giorno diofelide!
P.S. Nel leggere la descrizione iniziale dell’entità che arriva e si prende affetti, abitudini e spazi domestici inesorabilmente, prima di arrivare alla parola “gatto” ero convinto si parlasse di Loppidi. E comunque, da pluri decennale padrone di Maine Coon a coppie, posso solo dirvi serafico che avete semplicemente sbagliato razza. Perchè scegliere, dico io, quando si possono avere le migliori caratteristiche delle due specie senza farsi dominare succubamente.