“Miike…”
“Nanni…”
Il vento soffia tra i colbacchi arruffati dei due uomini che si squadrano dalla distanza: nei loro occhi c’è repulsione e affetto, odio e rispetto, violenza e quiete, mela e cannella.
L’incontro non è casuale. Non lo è mai.
Come la morte. Come l’inverno. Come il sudore sulla tazza dopo il wasabi dell’all you can eat di Carugate.
“Ho un film per te, Miike”
Un’espressione di giullaresca iconoclastia alla Giorgio Mastrota si dipinde sul volto dell’allievo ormai diventato bidello.
“E cosa sarebbe, Nanni? Il prolasso assassino? Il ritorno del bong del demonio? L’horror universe nato dallo scadere dei diritti sui personaggi di Jimmy il Fenomeno?”
Il capo Cobretti scandisce le parole. Non c’è tempo per l’indecisione e l’ambiguità.
“Jean-Claude Van Damme, Miike”
Un istante, scarica elettrica, esplosione che irrompe atomica in un momento qualunque, notizia al telegiornale, schianto di ossa e midollo. Dove eri, ti chiederai? Cosa facevi, ti chiederai?
Pupilla che si dilata appena per esaltazione biochimica, riflesso condizionato, incredulità manifesta. Il cuore accelera. Poco. Quanto basta per avvampare.
Cobretti nota, Cobretti sa, Cobretti toglie e poi dà, Cobretti con una mano solleva e con l’altra mortifica, Cobretti ha sempre i bollini che ti mancano per l’Esselunga. Ma se glieli chiedi, ti sorride e ti dice: “No”.
“Quel Jean-Claude Van Damme, Nanni?”
“Quello”
“Non un omonimo?”
“No”
“Ma non è un rom-com, vero?”
“No”
“E Van Damme picchia?”
“Sì”
“Finalmente un film alla mia altezza! Finalmente un film con Jean-Claude Van Damme”
“Beh… Miike… per essere alla tua altezza, è alla tua altezza…”
Cobretti inclina leggermente la testa verso il basso, inforca gli occhiali, poi si volta guardando un punto indefinito dell’orizzonte.
“Se Maometto non va alla montagna…”
Ex agenti dei servizi speciali! Un capanno con attrezzi da giardinaggio! Armi non convenzionali! Sangue a fiotti! Arti amputati! Carotidi recise! Un pizzico di ironia!
Ah! Che gran film che era Commando…
Purtroppo però oggi parliamo di The Gardener 2025 (da non confondere con The Gardener 2021 avec la fazza di Robert Bronzi), pellicola uscita dritta dritta su Prime con protagonista un parrucchinatissimo Jean-Claude Van Damme. Un film che con Commando ha più di un punto di contatto. E quello punto di contatto è il glande. Perché, diciamolo subito, The Gardener è un po’ un film del SIGLA!
Riassunto brevissimo della trama (si fa per dire)(trama)(s’eh)
Un funzionario di stato francese (Michaël Youn), a causa di un pretesto tanto irreale quanto inutile, finisce all’interno di una “lista della morte” stilata e autorizzata dal Primo Ministro. Chi è in tale lista viene considerato un pericolo per la sicurezza nazionale e quindi deve essere eliminato fisicamente con un’incursione “discreta” dei servizi speciali. Per tale ragione, quindi, la SWAT fa irruzione nella casa affittata dal funzionario per una breve vacanza con la famiglia ma si trova a dover fronteggiare il misterioso giardiniere (Jean-Claude Van Damme) che alloggia nel capanno della servitù. Il giardiniere, dal cuore nobile ma dalle mani come vanghe, salverà la famiglia, truciderà i soldati in servizio fino allo showdown con tre loschi, folli e spietati figuri (che non si sa come mai lavoravano sempre per lo Stato).
Gag, divertimento, grandi risate per tutta la famiglia. E il dubbio che la Francia abbia qualche problemino più grave dell’assenza del bidet.
Fine della trama (si fa per dire)(trama)(come no?)
Bene. Ciò premesso, posso dire con estrema onestà che in questo film non funziona sostanzialmente nulla. L’umorismo è mal calibrato, le gag sono da gelo artico (oh oh oh ah ah ah battute sulle SS naziste oh oh oh… che matti!), i dialoghi sono di un’idiozia rara, i personaggi sono completamente bidimensionali e agiscono in maniera del tutto irrazionale (se devi salvare un neonato è naturale portartelo in giro legato sul petto, no?), la trama non ha alcun senso, ci sono buchi clamorosi in cui finisce la dignità di tutto il cast e in generale si respira un’aria di imbarazzo costante.
Il regista, David Charhon, che già aveva firmato L’ultimo mercenario, sempre con Van Damme, scrive e dirige una action-comedy con il piglio di chi non sa assolutamente come si dirige una action-comedy e quindi citando, riprendendo, rifacendo, scopiazzando l’unica reference che probabilmente conosce: Edgar Wright. In The Gardener, più di una scena sembra uscita da Hot Fuzz e da Shaun of the Dead.
Uscita male, intendo.
Il film è lento, lungo, con scarti di tono incomprensibili (da una parte bambini che vomitano in faccia ai cattivi e calcioni nelle palle, dall’altra tendini d’achille recisi, cesoie piantate nella giugulare, dita amputate con trinciasigari) e ricco di combattimenti che – ahimè – son pure bruttini, scuri, confusi e poco soddisfacenti.
Un disastro reale, un deragliamento di un treno carico di orfani, un naufragio su un’isola vulcanica in eruzione, una lunga coda alle poste con un petomane davanti.
Poi.
Però.
C’è lui.
Jean-Claude Van Damme.
Vecchiotto. Un po’ lento. Un po’ parodia di se stesso che si autocita. Un po’ rigido. Un po’ esagerato. Un po’ che dovrebbe fare di meno. Un po’ fuori contesto.
Ma diamine.
DIAMINE.
Jean-Claude è un gigante in questo film. Forse per mancanza totale di concorrenza, forse perché ha un mestiere che arriva da altri tempi e altri luoghi, forse perché non usa l’autotune nei pugni. Forse perché semplicemente è il migliore. Sarebbe ingeneroso dire che Van Damme si carica sulle spalle l’intero film perché non solo usa le spalle, ma anche le mani, le gambe, le braccia, la faccia, le anche: a ogni colpo mancato del regista e della sceneggiatura, Van Damme ci mette una pezza, come quella gag del portiere che para una serie di rigori sempre e solo con la faccia.
Ne esce stremato, Jean-Claude, e lo si capisce. Ma è tutto cuore, solo cuore, quanto cuore, tanto cuore che condivide con quella cartola di Jérôme Le Banner, 50% Dolph Lundgren, 50% Brock Lesnar e 100% rancore sotto steroidi.
Se arrivate (se) in fondo alla pellicola, se non desistete di fronte alla sua tonitruante scemenza (vi dico solo che il film si apre con un incomprensibile flashback a sei ore prima che vengono riassunte in sei minuti), vi troverete con un sorriso grosso così e la voglia di stringere la mano a Van Damme dicendogli: “Complimenti soldato, te la sei portata a casa anche questa volta”.
È bravo Van Damme, fin troppo, e recita pure bene, fin troppo, a volte mettendoci un’intensità non giustificata né giustificabile, tracimando in una teatralità davvero sopra le righe. Ma si vede che lo fa perché ci crede, perché vuole dare qualcosa, perché, come dice il Capo: “Per me Van Damme ha solo due modalità: o non capisce ed è inespressivo, o capisce e svuota letteralmente l’anima sullo schermo, indipendentemente dal contesto”.
Io giuro, non sono stato contento di vedere The Gardener, in buona parte del tempo ho maledetto i fratelli Lumière per aver inventato il cinema. Però, in tutta sincerità, sono stato contento di vedere Jean-Claude Van Damme.
E, a me, va bene così.
DVD-Quote suggerita:
«Lo faccio per Van-Damme»
Bongiorno Miike, i400calci.com
#VivaVanDamme
Io Van Damme sono riuscito ad apprezzarlo solo in Expendables 2, ma è un problema mio.
Non vedrò il film, sebbene la recensione sia molto bella (prologo escluso).
Ma con quella faccia. Ma con quell’esperienza. MA DATEGLI UN REGISTA DECENTE!!
Per poter finalmente capire se è mai stato un attore o solo un’illusione, io sopporterei pure un John Wick 5 con lui che fa il vecchio malavitoso fintamente rincoglionito stile Takeshi Kitano Digitale in Yakuza 6.
Van Damme boss finale di John Wick 5 mi farebbe commuovere.
Se si potessero mettere i like ai commenti ne avrei messi tipo 16 a quello di Oliver Die Hardy.
Innanzitutto bisogna capire una cosa: è un film francese. Un film francese comico. Un film francese comico d’azione. Cioè una di quelle cose che ai francesi non è riuscita MAI decentemente. I francesi sanno fare due tipi di film comico: la commedia, che gli riesce alla grandissima, con uno stile tutto loro, e il film comico tout court, quello che qua definiremmo, sa il cielo perché, “trash”. Che, in linea generale, quando lo fanno loro fa cagare. Curiosamente, di solito fanno cagare anche i loro film d’azione, mentre questo, nel settore specifico, è francamente fatto abbastanza bene. Il problema è che ci sono nella stessa pellicola due film diversi che non c’entrano una mazza tra di loro, ma… Questa è sempre stata la cifra stilistica dell’action comico francese: un eroe indistruttibile, e anche piuttosto serioso, affiancato ad un imbecille che si porta sulle spalle, di solito male, la parte comica. Là dove gli americani si sforzano di dare un minimo di dignità alla spalla comica quando fanno roba simile, i francesi no: l’imbecille tale resta, non ha mai un momento di dignità, di comprensione, di eroismo. E’ solo un coglione. E ‘sta cosa, fuori dalla Francia, non ha mai funzionato…
Ok questa recensione mi ha convinto a vederlo!
Concordo con la recensione. Se non fosse stato x il grande Van Damme il film sarebbe stato una schifezza! Mi godo sempre la sua presenza anche quando fa il simpatico o l ironico… peccato x la controfigura qua e la’ nei combattimenti ma vista l eta’ e’ anche normale… Ma il fisico e la bravura e tutto il resto non si possono non apprezzare!!!
Mi pongo anche io da tanto tempo la stessa domanda: Come cazzo e’ che non gli date un regista decente???!!!
Jean Claude xEver!!!
Ci sono cose che per amore personale un non può più fare, tipo guardare questo film di Van Damme.
Credo che la parabola del nostro sia talemente triste e grottesca che per un fan della prima continuare a seguirla sia una forma di autolesionismo. E se prima è stata la cocaina adesso è l’alcol, con tanto di dirette su FB da ubriaco. Terribile.