C’è il Robert De Niro che fa la faccia di Robert De Niro, che è un trademark internazionale, concesso gratis con licenza creative commons che consente l’utlizzo per fini di lucro e la modifica a qualsiasi imitatore. E c’è il Robert De Niro silenzioso e fermo, quello di Taxi Driver, quello di Il cacciatore, quello che recita muovendosi il meno possibile. Il primo è quello che esagera, il secondo è quello che sottrae. Non sempre il primo è il peggiore e il secondo è il migliore. Si scambiano di continuo. Alle volte il Robert De Niro con la faccia da De Niro fa Gli Intoccabili o Cape Fear e alle volte fa The Fan; alle volte il Robert De Niro minimalista fa Quei Bravi Ragazzi e altre volte fa Lo stagista inaspettato o Il grande match. The Alto Knights per la prima volta li fa recitare uno accanto all’altro, i due Robert De Niro che esistono dentro Robert De Niro.
L’idea qui è molto semplice: “Molti film di mafia che avevano un Robert De Niro sono stati un successo. Perché non ne facciamo uno che contiene due Robert De Niro? Avrà il doppio del successo no!?”. Il ragionamento fila. Il film si fa. Così per la storia di come sia arrivato il momento in cui gli Stati Uniti si sono resi conto che avevano la mafia in casa, cioè che le associazioni criminali regionali erano tutte affiliate e appartenevano in realtà a un’unica grande organizzazione, c’è sia il Robert De Niro con la faccia da De Niro, che quello che non si muove, il suo gemello quieto. In certi momenti interagiscono anche e come previsto quando un Robert De Niro con la faccia da De Niro incontra un Robert De Niro senza faccia da De Niro, il Robert De Niro quieto è destinato a soccombere.

La risposta alla domanda: “Se davvero esistono due Robert De Niro perché non li abbiamo mai visti insieme?”
Tutto The Alto Knights è un film di mafia italoamericana al cubo e come tale è grottesco. È una storia vera raccontata con una gran pretesa di trovare il realismo nell’esagerazione grottesca. Che probabilmente è anche così, ma non crea un buon film. È una specie di parodia del genere fatta senza troppo gusto per l’umorismo, e pensata per essere seria. Non che i film sulla mafia italoamericana siano minimalisti eh, anche per via delle peculiarità dei soggetti raccontati sono sempre film barocchi in cui si urla e si rovesciano tavoli, ma qui si fa un passettino più in là verso la vecchiaia da provincia italiana. The Alto Knights non è solo un film pieno di vecchi, è un film concepito e scritto come il discorso di un anziano, pieno di ripetizioni continue, in cui tutti i dialoghi spiattellano ogni cosa, ripetendolo ad oltranza con divagazioni allucinanti. Un film comodo in cui si sta quasi sempre seduti.
Nel momento più incredibile il Robert De Niro sopra le righe sta guardando il Robert De Niro trattenuto in televisione. Il secondo sta rendendo una testimonianza e ha deciso – invece che appellarsi al quinto emendamento (che è quello che fanno i mafiosi per non parlare) – di rispondere alle domande della commissione, proprio perché non vuole sembrare quello che è: un mafioso. Dal bar italoamericano gli altri mafiosi lo guardano e gesticolano, inveiscono e si infuriano perché non si sta appellando al quinto emendamento, in un tripudio di frasi e concetti ripetuti a oltranza. Non ce n’è uno con meno di 60 anni. E non è una scena corta. È lunghissima.
È una questione personale per Robert De Niro, sta dedicando il finale della sua carriera e questa rielaborazione delle storie di mafia con Nicholas Pileggi, l’uomo che ha scritto Casino e Quei bravi ragazzi, con cui ha fatto anche The Irishman (che partiva da una sua idea) e questo film qui. Ed è anche una maniera, volontaria o no, di fare un bilancio di una vita intera dedicata al cinema criminale. Dentro The Alto Knights c’è ogni singolo ruolo da mafioso che De Niro abbia mai interpretato, richiamato in un modo o nell’altro, negli atteggiamenti o nella trama. C’è il priobizionismo di Gli intoccabili, la scena in cui non parla di The Irishmen, ci sono i bambini che saranno gangster di C’era una volta in America, le giornata con famiglie di Bronx, le vedute di Little Italy a inizio Novecento di Il Padrino parte II e ovviamente le relazioni tra gangster di Quei bravi ragazzi, la tigna di Killers of the Flower Moon… Tutto il repertorio completo in un solo film.
Barry Levinson, che pure un ragazzino non è, è come se si accorgesse che questo film è il tripudio dell’anzianità fatta storytelling, e per ringiovanire tutto comincia a lavorare di montaggio alternato, affiancando scene che non hanno grandi ragioni di stare affiancate di continuo, e passando dall’una all’altra con fare frenetico e ingiustificato. La sceneggiatura grida film lento, con il passo e il tono di The Irishman, il montaggio vorrebbe che fosse Quei bravi ragazzi, e le due cose non si incastrano come dovrebbero.
Anche i momenti classici del genere, quando un tentativo di omicidio va male e il De Niro esagerato si arrabbia e spiega come si fa a uccidere un uomo, è ripetitivo oltre il tollerabile. Servirebbe qualcuno con un cronometro ma sono disposto a scommettere che qui De Niro sostiene l’espressione De Niro per più tempo che in qualsiasi suo altro film.
In tutto questo poi arriva come una scivolata da dietro a mezza altezza il doppiaggio italiano, con i suoi accenti siciliani che portano tutto un gradino ancora più in alto sopra ogni riga. E sia chiaro: non ci sono dubbi che in tutto questo ci sia un che di rassicurante. Non si può negare che in tutto questo denireggiare di Robert De Niro, sostenuto ed enfatizzato dal suo doppiatore, non ci sia quel sapore di pasto casalingo e copertina di flanella, qualcosa di morbido in cui scivolare e dentro il quale sentirsi sicuri, ricordando i mille altri film rievocati in un modo o nell’altro che, quelli sì, erano belli.
Ma guardiamoci in faccia: cosa c’è di più anziano di questo? Del rievocare piaceri di gioventù attraverso la loro riproposizione insistita e sbiadita?
Dvd-quote:
“Every De Niro Everywhere All At Once”
Jackie Lang, i400calci.com
Ho riso molto. Bella recensione.
La quote stavolta è di rara sintesi definitiva e vieppiù geniale.
Potremmo chiamarli Rob De Niro e Bert De Niro?
(cit. Bongiorno Miike)
Tipo The Prestige (il libro)
Giusto l’altro giorno stavo scorrendo la filmografia di Al Pacino. Praticamente impeccabile per trent’anni esatti (con l’unico oscar – manco a dirlo – arrivato con l’unico titolo sorvolabile di quel trentennio) e poi un tracollo dopo il 2000. Non mi ero neanche mai reso conto che i trenta film con Pacino pre 2000 li ho visto quasi tutti e non mi dispiacerebbe recuperare le poche eccezioni, mentre dell’altra trentina di titoli post 2000 ne ho visti in tutto cinque (contando anche l’ultimo Tarantino dove aveva una particina) e non mi viene da recuparare quasi niente.
E’ interessante notare come tutti gli attori simbolo della New Hollywood abbiano avuto la stessa identica parabola, con gli anni a cavallo dei 90 e 2000 a fare da spartiacque sempre in negativo. C’è chi ha capito l’aria che tirava e si è saggiamente auto-pensionato (Hackman, Beatty e un pelo più in là Nicholson), chi si è dato all’autarchia per mantenere un certo livello (Eastwood, Allen e per certi versi Redford) e chi invece ha sbracato senza troppi apparenti rimorsi: Pacino, Hoffman e appunto “il più sfasciato di tutti” De Niro.
Insomma, boh, forse questo film chiaramente inutile (posto che, senza averlo visto, credo che il problema sia più il Grande Innocuo Levinson che non De Niro), potrebbe almeno servire come spunto di riflessione su una grande generazione ormai anagraficamente giunta agli ultimi capitoli.
Ok, vada per il “Grand Slam del Degrado” De Niro / Pacino.
comincio io
https://m.youtube.com/watch?v=Wu8q3fcKNMk
@tommaso
Che fastidio mi ha sempre fatto Scent of a woman! È la solita Hollywoo che prende un film bomba, lo giudica colpevole di non essere stato prodotto nel paese giusto, ne fa un remake sciapo e poi si autopremia.
@Landis Buzzanca
Ci stavo credendo, ero già lì che pensavo “Allora c’è qualcuno che si è umiliato più di Sly nell’affaire “Bubi“, poi ho visto che era all’interno di un film comico e vabbè, diciamo che quell’extra layer di ironia lo salva parzialmente.
La migliore battuta di ogni film/serie sulla mafia italoamericana? “ghedattahia” ( get outta here). Scommeto che c’è anche in questo.
https://www.youtube.com/watch?v=xK28y6XLPhU
Mi associo al commento di Tommaso, di tutti i grandi della sua generazione, nessuno ha sbracato peggio di De Niro, che dopo qualche buon titolo degli anni 90 (al netto dei capolavori con Scorsese, i vari Wag the Dog, Analyse This, CopLand e poco altro), è letteralmente diventato la parodia di sé stesso (a me pure The Irishman ha fatto cascare abbastanza le palle)
Neanche Nicolas Cage sommerso dai debiti ha fatto peggio, specie considerando da dove partiva Bob, che per 20 anni è stato probabilmente la pietra di paragone per ogni prova attoriale considerata “alta” (forse sarò banale ma Taxi Driver è forse la sua performance più mostruosa)
Veramente l’unico che è rimasto ad alto livello è forse solo Clint, e si che era quello considerato monodimensionale e meno “valido” rispetto agli altri mostri sacri
Mi asoocio. Io the Irishman l’ho visto tutto perché “oh, va visto! Capolavoro!” ma sono arrivato alla fine a fatica proprio per colpa De Niro.
L’unico De Niro che sono riuscito ad apprezzare negli ultimi anni è stata l’imitazione fatta da Frank Matano nel primo LOL (e già lì Matano giocava sul “De Niro Troppo a Lungo”).
Beh, su questo non sono molto d’accordo. Anche se posso capire che certi tic e manierismi di De Niro possano aver saturato a prescindere, per me quando torna su progetti sensati e sotto registi di polso torna ad essere l’attore che era, come negli ultimi di Scorsese, ma pure nei film di David O. Russell.
Idem Pacino, se becca l’autore che sa ancora re-incanalare il suo istrionismo, tipo Mamet nel bellissimo film sul processo a Phil Spector.
Hoffman da una parte è quello dei tre che si è sputtanato relativamente meno, ricollocandosi come caratterista di lusso, ma forse è anche quello che non ha più avuto nessun vero guizzo memorabile. Forse in The Meyerowitz Stories, forse.
Ero tentato di andarlo a vedere anche perché il De Niro negli ultimi anni mi sembra sia tornato in palla.
Per intenderci, la sua interpretazione in “Killers of the Flower Moon” secondo me è una grande interpretazione ed è la cosa migliore di quel film.
Purtroppo la distribuzione di questo non mi pare proprio vasta, tutt’altro
Come giudicate la sua performance in quella cagata di Joker?
Un outtake di Re Per Una Notte
Attendo da anni di vederlo recitare con Christian De Sica in un film di Vanzina
Oddio, hai ragione ed è anzi sorprendente non sia ancora accaduto.
Manuale d’amore 3, non ti è bastato?
Bel film se il genere piace. I due De Niro sono uno che fa De Niro, e l’altro che fa Joe Pesci, più o meno. Bella fotografia, ottimi valori di produzione. E “gedefakkattahia” ( nel senso di “Ma daiii!”) come previsto a metà film. Piaciuto. De Niro è una storpiatura di Di Niro, i suoi bisnonni.