Immaginate un film che si chiama Canary Black.
Lo sappiamo no, che c’è un supereroe DC che si chiama Black Canary?
Mi rendo conto che non è esattamente fra i più famosi, però ad esempio è apparso nell’Arrowverse, ed era uno dei personaggi principali di Birds of Prey (non linko alla pagina di Wikipedia così siete liberi di fare bella figura commentando “lo si vede anche in [inserire qui]”).
Quindi insomma, capite anche voi che trovarsi davanti a un action con Kate Beckinsale che si chiama Canary Black è un po’ come trovarsi davanti a un action con che ne so, Frank Grillo, che si chiama Lantern Green.
Ma in realtà c’è un twist! Canary Black non è il nome del personaggio, bensì il nome di un importante file segreto.
Non il protagonista quindi, ma l’oggetto che tutti cercano, e intorno al quale ruota tutta la storia.
Per cui è più come se si chiamasse Panther Pink.
SIGLA!
Immaginate un film che inizia con la nostra protagonista Kate Beckinsale, vestita di nero e con parrucca platino, sul tetto di un grattacielo di Tokyo, pronta a calarsi giù con un rampino. Madonna che immaginario d’altri tempi. Quand’è stata l’ultima volta che una roba del genere è stata cool? Non dico cool in generale, dico proprio talmente cool che lo sceneggiatore pensa “madonna che figata, con questa ci dobbiamo per forza aprire il film per settare il tono e iniziare col botto!” e poi si dà un cinque allo specchio. Poi Kate scende col rampino fino al piano terra ed entra regolarmente dalla porta d’ingresso, e qui io mi sono cappottato dal ridere.

“In una metropoli futuristica che ricorda Blade Runner ecc…”
Immaginate… anzi, ve lo ricordate Interceptor? Ad oggi non so se quando dico Interceptor la gente pensa ancora allo sfigatissimo titolo italiano del primo Mad Max, o se si ricorda quella chicca con Elsa Pataky del 2022. Io intendo quest’ultima. Ve la ricordate? In cui lei interpretava un personaggio chiaramente pensato per Chuck Norris (a parte quel dettaglio in cui viene ostracizzata per avere accusato un superiore di molestie, cosa che non mi risulta sia mai successa a Chuck Norris).
Questa è una situazione simile: il personaggio di Kate Beckinsale, “Avery Graves”, è ricalcato su classici ruoli maschili, e il gioco è sostanzialmente quello di cambiare gli interpreti senza cambiare lo script.
Torniamo all’intro: Kate che indossa una parrucca da atomica bionda è l’unica concessione al trattamento che ricevono normalmente i personaggi femminili in questo tipo di film, il tocco di sexy coolness alla Milla Jovovich o alla Black Widow (o “Widow Black”?), ma il resto è un normale abito nero, mica il vestito in latex aderente di Selene di Underworld. E poi di nuovo: scende da un tetto per entrare dalla porta di ingresso, a che minchia serve indossare una parrucca??? Dubbio legittimo. Ve lo dico io a cosa serve: serve perché altrimenti, nella buia notte di Tokyo, non sareste riusciti a vederla. Sì, narrativamente parlando è un inutile orpello decorativo che la renderebbe visibile a tutti i passanti ostacolandone l’ingresso di soppiatto, ma al lato pratico voi spettatori non la vedreste abbastanza. E chi è più importante che non la veda? I cattivi che potrebbero sventare il suo piano e/o ucciderla, o voi spettatori? Non c’è gara: siete proprio voi spettatori. Sentitevi onorati. Che scena meravigliosa, potrei scrivere tutto il pezzo solo su quell’intro. Che dici Fabrizio? Non hai mai visto Jason Statham indossare parrucche biondo platino quando va in missione notturna? Non farmi domande difficili, ti odio. Comunque se iniziasse non direi niente.

Guardate com’è preparato e a suo agio
Immaginate quindi questo personaggio femminile ricalcato su stereotipi maschili, che per il resto del film è sessualizzato zero e se ne mostra soprattutto l’abilità nello spiare e menare e difendere un’etica e una moralità impeccabili.
Kate Beckinsale torna a casa dalla missione e di conseguenza ad attenderla c’è il marito, Rupert Friend, che sta cucinando amorevolmente.
Questo è un ruolo delicato, gente.
Lo sappiamo tutti a memoria com’è il ruolo della donna nel film d’azione medio fino a pochissimi anni fa: dolce, amorevole, innocua. Bella, molto bella, oppure in alternativa una bellezza rassicurante che ti faccia pensare “dev’essere davvero molto brava a tenere la casa in ordine mentre il nostro eroe è impegnato a salvare il mondo”. No? A volte è comprensiva e a volte si strugge, a seconda di quanta tensione serva creare, ma dev’essere soprattutto fragile e innocente. Indifesa. Bonus se è bionda, la rende più esposta a rapimenti. Non lo dice la scienza, lo dicono le statistiche. Perché non è un personaggio, ma uno strumento di motivazione complementare e funzionale. È lì per rassicurare lo spettatore che il nostro eroe ha sani valori morali, il più importante dei quali è che se ti toccano la moglie – quella cosa di cui ti sei impossessato con una firma dal notaio davanti agli occhi del Signore – ottieni il permesso ufficiale di sganciare tutti i freni e scatenare l’Inferno. La sottile differenza filosofica tra “comprensibile” e “opportuno”.
Ma che succede quando si invertono i ruoli? Succede che il personaggio di Rupert Friend diventa di colpo il più difficile da scrivere, perché i social ci insegnano che – a differenza ovviamente dei lettori dei 400 Calci – lo spettatore medio maschile se vede una donna trattata come non-personaggio totalmente passivo non batte ciglio e se ne rende a malapena conto, ma porcamiseria se vede un maschio che ha mezzo punto in meno del previsto sulla scala macho gli parte l’anatema immediato contro la società ed è pronto ad assaltare il Campidoglio al primo segnale indossando corna di bufalo. È una cosa umana: è una variante della storiella della pagliuzza e della trave.
E allora la caratterizzazione di Rupert Friend diventa interessante, perché deve fare il – rullo di tamburi – marito rapito!
Fino a pochi anni fa persino un eventuale marito rapito, a differenza della sua controparte femminile, avrebbe lottato con le unghie e coi denti, avrebbe menomato qualcuno dei suoi assalitori, avrebbe ceduto solo se platealmente svantaggiato e sarebbe stato interpretato come minimo da Jesse “The Body” Ventura.
Qui invece, come le donne di una volta che non potevano distrarre dall’eroe maschio dimostrandosi indipendenti e combattive, il marito casalingo ha il compito di lasciarsi rapire senza opporre resistenza e soddisfare la sua funzione oggettistica di motivazione dell’eroe femminile.
Immaginatelo.
Come siete messi a immaginazione?
Come dite? Vi siete bloccati al sospetto che Rupert Friend sia troppo famoso in un film del genere per il semplice ruolo accessorio di marito rapito? Non vi sfugge niente, mannaggia. Non rivelo lo spoiler ma è effettivamente il classico caso in cui il casting stesso induce immediatamente a mangiare la foglia. Per cui niente, anche oggi cambieremo il mondo domani.

Not Sean Connery
Continuate comunque a immaginarvi questo gender swap di uno di quegli action thriller che faceva Sean Connery a fine carriera.
Immaginatevi che, siccome il ruolo di Sean Connery lo fa Kate Beckinsale, il ruolo di supporto alla Kate Beckinsale lo fa Ray Stevenson truccato da Sean Connery.
Ve lo dico subito: è la carta migliore che ho da giocarmi per convincervi a vedere il film (cosa che, sia chiaro, non è affatto il mio obiettivo).
Ray Stevenson ci ha lasciati sul più bello, quando stava diventando uno dei caratteristi più affidabili di Hollywood, sprecatissimo nel suo ruolo insignificante nella saga di Thor ma eccezionale quando già faceva uno Sean Connery economico in Transporter Legacy, o quando impreziosiva la saga di Accident Man con Scott Adkins, o quando trionfava come crudelissimo villain in quel capolavoro di RRR (non linko alla pagina di IMDb di Ray Stevenson così siete liberi di fare bella figura commentando “grandissimo anche in [inserire qui]”).
Era un gigante. E non solo perché era alto 1,90.
Qui è letteralmente truccato da Sean Connery, e non riesco a immaginarmi miglior cosplay. Non fa l’accento scozzese ma nel caso non mi sarei offeso.
Il film è dedicato a lui in quanto è il suo ultimo ruolo: peccato sia una ciofeca micidiale, ma poteva andare peggio.

The Tom Cruise Run
Immaginate il vecchio thriller di spionaggio anni ‘90… Canary Black è diretto da Pierre Morel, quello di Taken, e io continuavo a pensare non solo a Sean Connery (ero distratto da Ray Stevenson? Forse) ma anche a un vecchio mestierante come Phillip Noyce. Phillip Noyce si era fatto notare con quella bomba ancora notevole che è Ore 10: calma piatta, talmente spettacolare da aver lanciato tutti e tre i suoi protagonisti, ovvero Nicole Kidman, Billy Zane e (nel suo caso ri-lanciato) Sam Neill. Poi nei ‘90 era diventato uno di quei nomi a cui Hollywood affida progetti di medie pretese e riceve la garanzia di un risultato senza guizzi ma pulito e professionale: Giochi di potere, Il santo, Salt (non linko a IMDb così ecc…). È ancora in attività, è suo il recente Fast Charlie.
Pierre Morel, dopo aver (ri)lanciato con Taken non solo una star (Liam Neeson) ma proprio un intero filone ancora a tutt’oggi redditizio, si sta avviando a un percorso da specie di Phillip Noyce del discount… sì, esatto, “il nuovo Phillip Noyce” è una roba che nessuno sano di mente scriverebbe in un trailer.
Ha a che fare con materiale terribile, ma non si capisce quanto sia colpa sua.
C’è un inseguimento in auto discretamente spaccone, ma c’è anche una scena ridicola in cui Kate Beckinsale zompa da un palazzo per aggrapparsi a un drone mentre i cattivi a 10 metri le sparano mancandola. Non c’è niente di male di per sè, eh? Ma Pierre sembra costantemente indeciso tra la serietà alla Giochi di potere e le pacchianate alla Salt, e non azzecca mai veramente il tono.

Incatenata come Mel Gibson in Arma letale, ma non a petto nudo. La parità è ancora lontana.
Immaginate, di nuovo, i vecchi action thriller di spionaggio a sfondo politico. I mega-complotti che tengono in scacco il mondo.
Il cattivo di questo film, che come vedrete ha mire proporzionate al budget, è un hacker mascherato che a un certo punto ricatta i leader di tutte le nazioni del mondo dicendo una roba tipo “datemi un trilione di dollari altrimenti vi spengo la luce col computer”.
Fino a qualche mese fa poteva impressionare, intrigare, solleticare la fantasia, probabilmente.
Oggi – specialmente oggi 20 marzo 2025 – guardi una roba del genere, un film girato nel 2022 (e scritto vai a sapere quando) ma uscito solo pochi mesi fa, che in una tale situazione si inventa le reazioni di ogni capo di Stato ipotizzando reazioni di suscettibilità varia, alleanze, sospetti e accuse in modo sostanzialmente random, e in realtà esci subito dalla finzione perché quello che sta passando il telegiornale di questi tempi dipinge un quadro un po’ più preciso e preoccupante.
E contemporaneamente pensi “ma che è tutta ‘sta pantomima, perché la maschera, perché la voce camuffata, e che te ne fai di un trilione di dollari se poi tutti ti cercano, fai tutto alla luce del sole, candidati e fatti votare, fesso, che è molto più facile”.

Black Canary (nell’interpretazione di Katie Cassidy)
Dopo aver immaginato tutto ciò io comunque penso a Kate Beckinsale, 52 anni, che nella vita poteva fare tutto quello che voleva e ha scelto di essere un emulo di Jason Statham che salta mena e salva il mondo, e un po’ di pace con l’Universo la ritrovo.
Streaming-Quote:
“It’s easy if you try”
l’ex-marito di Yoko Ono
So che qui è un peccato grave parlare di serie TV ma volevo giocarmi il jolly Ray Stevenson per ricordarlo grandissimo in Star Wars Ahsoka, dove si mangia la serie.
Che il film fosse una ciofeca non mi stupisce, palesemente fuori tempo massimo e se un film del 2022 esce nel 2025 dire che non è un buon segno è dire poco.
Ah lo sapevo che questo sarebbe stato il primo a spuntare – comunque no, non è un peccato grave parlare di tv, è solo una cosa che noi non copriamo (salvo eccezioni) e che rispettiamo a distanza.
Quanto mi rode essere prevedibile… :P
“Kate scende col rampino fino al piano terra ed entra regolarmente dalla porta d’ingresso”
Questa scena sembra scritta dai Z.A.Z. e mi riporta alla mente che in estate dovrebbe uscire il remake di Una Pallottola Spuntata (storia di McFarlane, regia di quello del bellissimo Cip e Ciop Agenti Speciali). Io sarò in sala al day 1 digiuno di trailer e recensioni perché anche se il rischio pacca sui denti è alto ci voglio credere fortissimo.
Non facciamo scherzi eh, se non lo coprite non vi leggo mai più (per una settimana).
Siamo di fronte all’ennesimo capolavoro. Un articolo di Nanni Cobretti come lo scriverebbe Nanni Cobretti.
“Avery Graves”?.. “Avery Graves”?!?
ok, é ufficialmente parte del “Rural Juror Cinematic Universe”
Proposta per il titolo italiano: “Anemica Bionda”
Più che altro, ha un suono simile a Modesty Blaise.
In realtà è un bel nome, credo che un richiamo a certi nomi musicali della narrativa pulp sia voluto.
Sì, avevo tutto un paragrafo anche su quella grossa fetta di narrativa pulp chiaramente usata a modello, anche se in questo caso si cerca di modellarsi su quei best-seller da spiaggia che cercavano di darsi un contegno e non essere apertamente pulp, spesso fallendo, esattamente come questo film (fatemi dei nomi voi, io leggevo solo Van Lustbader), però alla fine mi sono dimenticato di aggiungerlo.
Fun Fact: la miglior giocatrice di freccette al mondo di chiama Beau Graves. Ed è quanto di più estremamente opposto difforme dalla Beckinsale si possa immaginare.
Questa Beau Graves sembra una mia collega
Allora ovviamente non vedrò mai il film ma leggere i tuoi pezzi mi fa sempre scassare
Grande Nanni
Maaah, cioè hanno preso la trama generica di un film action americano di vendetta famigliare e fatto un gender swap senza cambiare nulla pensando fosse sufficiente? Ma allora chiama tipo Ronda Rousey e fai un film veramente ” di menare” che intanto non sarebbe la prima atleta prestata al cinema . Poi anche le coreografie dovrebbero comunque essere adattate un minimo, come un Bruce Willis non faceva le scene di stallone o Arnold, Kate non dovrebbe fare il nel Gibson del discount. Al di là che come attrice per quanto bella (specie prima di botulino e della questione della perdita di peso) non mi fa impazzire anche se da bambino e ragazzino adoravo Underworld e van Helsing.
Però boh non si capisce più nulla, non vogliono sessualizzare o banalizzare i personaggi soprattutto se femminili e ci starebbe. Però alla fine è l’effetto lo stesso che ottengono dal momento che non sprecano tempo a scrivere parti interessanti e si limitano a cambiare sesso a dei placeholder maschili. Negli anni ultra testosteronici dei vari commandos, predator, Rambo, Conan ecc. Però c’erano anche personaggi femminili come sigourney weaver o linda Hamilton o fumetti con personaggi come legs weaver. Ora tranne l’immenso George Miller non è che veda tanto impegno del dare risalto alla figura femminile nell’ Action senza banalizzare e fare un semplice mel Gibson che fa tutto meglio e che in più ha sempre messa in piega e trucco perfetto.
Mi sa che questo film me lo perdo volentieri, piuttosto se riesco sto weekend vado a vedere la città probiotica.
Detto che comunque un’ utilità sti film li hanno, mi permettono di leggere le vostre bellissime recensioni 😅
Ti ringrazio, ma non sono sicuro di aver capito la critica al film. Nel senso: le coreografie non le hai viste. Ti posso garantire che non c’è una mossa tipo che tutti saltano addosso a Kate e lei li lancia via alla Bud Spencer, è tutto tranquillamente dentro la credibilità media che si può pretendere da un film d’azione – specie uno dove se ti sparano a 10 metri ti mancano (cosa che accadeva pure a Stallone). Lei usa anche molto tranquillamente una stuntwoman ripresa da lontano. Secondo me la cosa interessante sta appunto nel fatto che molta gente si accorge che un personaggio è un placeholder soltanto quando di colpo gli cambiano sesso, perché fuori da quello non puoi dire che è “sbagliato”: “non migliorare” non è un difetto, e non si fa una gran figura a iniziare a lamentarsi adesso di una cosa di cui non ci si è mai lamentati in 100 anni di cinema. La parità non è solo saper riconoscere quando gli altri valgono, ma anche permettere loro le stesse cazzate che permettiamo continuamente a noi stessi.
Ah allora avevo inteso male certi riferimenti nella recensione, credevo che qui fosse ancora tutto più generico del solito sia come storia che come messa in scena e avessero semplicente creduto che invertire le parti sarebbe stato sufficiente a supplire la mancanza di tutto il resto e di una caraterizzazione decente del personaggio. Sempre in ambito action ovviamente, però ci sono personaggi scritti bene come Martin Riggs e altri che sembrano generici placeholder e non è che cambiare sesso o altro possa farmeli piacere maggiormente. Ma da parte mia la questione è quanto è fatta bene l’opera, certamente per me il problema non è vedere un protagonista donna (o di altre etnie o di altri pianeti :P) certi film action che ho visto con protagonisti maschili li ho trovati comunque insipidi tipo equalizer 3. Solo che nel cinema come in altri media tipo fumetti o gaming vedo tanta fatica a tirare fuori qualcosa di valido e il producer di turno che, forse, mosso dal reparto marketing ogni volta vede come manna dal cielo fare un more of the same con solo una “reskin” dei personaggi, nascondendosi dietro la parità di genere quando per me è solo paraculaggine mossa da marketing. Poi forse sono un pò prevenuto sul tema visto che avendo studiato all’università diverse materie inerenti i diritti umani certe manovre un pò vuote dietro non mi convicono.
Ma il protagonista è sempre bene o male scritto secondo minimi sindacali. È la colonna portante. Nel pezzo me la prendo col ruolo del partner del protagonista, che quando è donna non è quasi mai scritto ma storicamente non ce ne si è mai lamentati, mentre appena fanno uno swap identico con un uomo c’è una grossa fetta di target che si accorge al volo che – mettiamola così – “non rispetta certe aspettative”. Per me, sinceramente, chiamarla “paraculaggine mossa da marketing” è esattamente questo: non accorgersi che è quello che si è sempre fatto, e lamentarsene solo quando si fa lo swap come se senza swap fosse “ok” o “normale”. È questa la trappola in cui non si dovrebbe cadere. È un po’ losco e sleale stare zitti quando si “vince” e dire che ci vorrebbe la parità solo quando si “perde”, se capisci quello che intendo.
Si si capisco, a me vanno bene personaggi asciutti ma che almeno siano carismatici o altrimenti che ci siano grandi scene action come in RRR o John wick.
Poi che una parte del pubblico si lamenti appena il maschio bianco protestante non ha la mascella prominente e il ruolo da Terminator di turno salva principesse beh c’è poco da dire, è paraculaggine anche quella. Io voglio vedere cose fighe non mi importa chi le fa a maggior ragione se per la tipologia del film (un sottogenere dell’ action) mi metti trama e personaggi asciutti. Poi come dicevo di mio non apprezzo certe manovre di marketing mosse da poche idee e ancora meno spirito di eguaglianza, ma è una mia deformazione da percorso di studi sulla quale comunque posso sorvolare se ci si mena molto bene.
Comunque grazie Nanni per rispondere sempre!
Vai tra, fa sempre piacere quando è civile. Il punto comunque è che non esiste “normale” e “marketing”, è sempre marketing, sono solo target diversi.
Vabbé, premetti un bello [spoiler] e spiega, che se no non si capisce niente – anche perché nessuno ha visto il film e nessuno ha intenzione di guardarlo.
Bugo immagino tu dica a me in quanto appunto unico che ha visto il film e che non consiglia l’esperienza, ma non ho capito cosa vuoi sapere? Qua si stava parlando un po’ di massimi sistemi in generale…
Uh? Boh, in effetti non sono riuscito a seguire bene il discorso, ma mi era parso di capire che il punto dirimente fosse che il maritino rapito fa o non fa un qualcosa, svelando così tutta la paraculaggine o stronzaggine dell’operazione.
Si parlava in generale del fatto che le mogli nei film d’azione sono tendenzialmente da decenni un non-ruolo funzionale e passivo e di come io trovi curiosa la ricezione media improvvisamente indignata di un marito messo nella stessa posizione di sostanziale inutilità. Proprio per questo motivo, avrei apprezzato se il marito di questo film fosse rimasto inutile, facendosi rapire e basta. Però Rupert Friend è un attore con un discreto curriculum che, specie in un film come questo, sarebbe parecchio sprecato in un non-ruolo. E infatti SPOILER DI UN FILM CHE NON VI INTERESSA VEDERE si scopre che è una delle menti dietro il piano malvagio e che si era auto-rapito. Quindi no, non c’è ancora il coraggio di mostrare un marito passivo e sottomesso in un action come si è fatto con le mogli per una vita. Non è mica per forza un male, è ovvio che l’utopia sarebbe che trattassimo bene tutti, però l’avrei trovato più divertente.
Ok, direi che non aggiunge nè toglie nulla all’inutilità del tutto.
Quanto al discorso genderoso, imho il fatto che un maschio faccia la parte da femmina (donzella da salvare) è già una caratterizzazione, seppur non particolarmente approfondita. Personalmente mi aspetto che venga un minimo presa in considerazione diegeticamente (ho usato bene il termine?) altrimenti mi sa di elefante della stanza, di pistola di Cechov che non spara. Fermo restando che me ne sbatto il cazzo, ovviamente.
Ho visto Cpt Marvel … posso vedere anche questo senza problemi.. ovviamente pescandolo dal cestone quando sarà disponibile. Lei sarebbe stata un’ottima vedova nera o kat woman nel mondo pigiamato…ma meglio che si sia data al mondo vampirlicantroposo.
“un film che inizia con la nostra protagonista[…], sul tetto di un grattacielo di Tokyo, pronta a calarsi giù con un rampino. Madonna che immaginario d’altri tempi. Quand’è stata l’ultima volta che una roba del genere è stata cool?”
Chiunque non abbia avuto immediatamente la visione di Motoko Kusanagi che si spoglia e si lancia è una persona brutta dentro assai.
Sto ancora pensando a quella scena all’inizio.
Ci vorrebbe il pezzo in cui lei progetta il piano, e pensa a modi sempre più elaborati per arrivare sul tetto del palazzo.
– Allora mi ci vorrebbe un elicottero che mi posi sul grattacielo a fianco da cui poi mi lancio con un deltaplano…
– Ma scusa ma non entri dall’ingresso? Vacci a p–
– Stai zitto. Ce l’hai un biplano?
– Ma ti accompagno là davanti in macchin–
– Mi serve un paracadute giallo fosforescente, e del trucco mimetico.
Vabbè Nanni, mi sembra ci sia pieno di film con donne forti e uomini deboli, se per una volta un film non fa un completo genderswap rispetto agli anni 80 non credo ci sia da preoccuparsi troppo… oppure possiamo sempre andare a vedere la Biancaneve di Rachel Zegler ;-)
(di cui sarei contentissimo di leggere una vostra recensione perchè so che sarebbe super divertente, peccato che non capiterà mai)
Raga non è una tragedia, è un’osservazione buffa. Abbiamo visto un sacco di maschi deboli ultimamente che avevano appunto la funzione di fare da contraltare a femmine forti per un ribaltamento di punti di vista e conseguente lezione morale. Questo Canary Black non è un film “girl power”: è un normalissimo film d’azione come ne abbiamo visti a palate negli anni ’80/’90, che fa semplicemente il gender swap della protagonista e, nel farlo, cerca fischiettando di cambiare il meno possibile e farla pesare il meno possibile invece che fare cose tipo “ah se è femmina allora deve vestirsi tutta sexy come Underworld, e poi essendo donna le sue azioni devono essere guidate dall’istinto materno” ecc… ecc… Vogliamo chiamarlo un film “post-girl power”? È sicuramente scorretto, ma spero che renda l’idea. Non vuole fare nessuna morale e vuole semplicemente vivere in un mondo in cui il messaggio è stato possibilmente recepito e assimilato. Togliete un paio di battutine (che ci sono, per forza ci sono) e questo è un ruolo che poteva andare a Jason Statham. E allora a questo punto mi sarebbe piaciuto vedere, per cambiare, non il “maschio debole per contrasto dei film girl power” (quelle cose praticamente annunciate/giustificate dal contesto) ma proprio l’equivalente blando della convenzione di genere della moglie bionda da rapire. E invece evidentemente non siamo ancora pronti. Siamo pronti a essere buoni, siamo pronti a essere cattivi, non siamo pronti a essere inutili. Ma non è una tragedia, è una cosa buffa.
Capisco quello che dici ma un senso “oggettivo” o quasi questa difficoltà ce l’ha. Per decine di migliaia di anni nella specie umana i maschi sono stati guerrieri, cacciatori etc. non per caso ma perchè in media ( e sottolineo in media) più forti e veloci delle femmine. Per cui esiste un condizionamento culturale ENORME (perchè antichissimo) ma anche almeno in parte fondato per il quale il combattente è uomo. Ultimamente si sta affermando l’idea, sia nella realtà che nell’immaginario, che il combattente possa ANCHE essere donna, anche perchè anche nella battaglia il fisico conta sempre meno, cosi come anche l’idea che si può essere uomini anche senza essere pronti costantemente alla pugna. Però in effetti il fatto che esca fuori una coppia in cui c’è la donna d’azione e l’uomo da salvare non è poco dato quanto sopra detto, per quanto sarebbe senza dubbio una novità interessante.
Me ne rendo perfettamente conto. Non dimentichiamo però che qua siamo nel campo dei film d’azione, quelli per cui un uomo stermina un intero plotone da solo entrando dalla porta di ingresso e nessuno (giustamente) fiata, quindi ok il comprensibile condizionamento culturale ma per il resto le scuse stanno abbastanza a zero. Stiamo facendo tanti bei gradini uno alla volta, ce ne mancano ancora un po’…
Ok, finalmente ho capito. Mi sembra che il capo dica: nei film, specie di genere, le convenzioni contano. Ora che, per ragioni giustissime o stronzissime, il gender swap è ormai convenzione, banalità per banalità, si sarebbe dovuto mettere in campo il maschio inutile, per fare il film perfettamente generico. Parità nell’inutilità. Donna protagonista inutile, in film action inutile, con scene inutili, e maschio da salvare ancor più inutile. Lol. Ci ho messo un po’ stavolta; si vede che mi sto ormai trasformando nel boomer frastornato da social, che commenta cose che non capisce e che di conseguenza lo indignano.
Mi piace come l’hai messa giù.
I vostri sono spunti di riflessione interessanti, per esempio io mi rendo conto che vedere una modella di Victoria Secret stendere un energumeno con un pugno mette più in difficoltà la mia sospensione dell’incredulità rispetto a vedere Bruce Willis che abbatte un elicottero con la macchina, ma questo penso derivi dalla capacità di immedesimazione, quando vedo un maschio energumeno che fa cose pazzesche probabilmente ho una zona infantile del cervello che mi dice “toh, quello potevi essere te se continuavi con la palestra”, la cosa invece non mi riesce col cambio di sesso, ma vabbè non si possono criticare i film per questo.
Ti rispetto. Non hai idea probabilmente di quanta gente c’è là fuori che perde tempo a fare ragionamenti grotteschi pur di non ammettere semplicemente quello che hai appena detto tu, che è assolutamente umano.
In effetti anche questo è vero, grazie per avermici fatto pensare.
In effetti anche questo è vero, grazie per avermici fatto pensare.
quando hai detto del marito da salvare ho pensato subito a Rowan Atkinson in Hot Shots 2