Per capire cosa intendo consiglio una rapida visione del trailer:
Allora, Den Of Thieves 2 in italiano si chiama Nella tana dei lupi 2 ed entrambi hanno lo stesso sottotitolo: PANTERA, in italiano. Il riferimento è a una gang di rapinatori provetti che sta svaligiando mezza europa e che in realtà si chiama Panthers, in inglese. Il motivo per cui anche nel titolo originale è stato tradotto non è spiegabile se non all’interno del fandom dell’omonima band texana, della quale tutti in redazione siamo innamorati -e pertanto approviamo, al punto che da qui in poi il titolo completo smetterà di esistere e questo film si intitolerà semplicemente PANTERA, caps lock, e consigliamo la lettura del presente saggio con Far Beyond Driven in cuffia. Già che siamo a far premesse, aggiungo che questo film è il seguito di un’opera uscita qualche anno fa, che è stata recensita qui sopra da George Rohmer (sono fondamentalmente d’accordo con tutte le cose che dice) e si può eventualmente guardare su Prime Video. Trattandosi di un sequel, è impossibile parlarne senza fare qualche modesto spoiler del primo episodio. Tanto premesso, cominciamo a mettere in fila qualche elemento.

In Francia e quindi cinema d’autore
PANTERA comincia un paio d’anni dopo la fine di Den Of Thieves. La vita di Big Nick (Gerard Tortello Butler) è andata completamente a rotoli; il suo conto in sospeso con Donnie (O’Shea Jackson Jr), sopravvissuto alla rapina dell’episodio scorso, è ancora tale. Ma le cose gli vanno talmente male che a questo giro, invece che dargli la caccia, Big Nick decide di aiutarlo a quagliare la rapina che sta organizzando assieme alla nuova crew in cui è entrato, chiamato appunto le Pantere (un gruppo di specialisti coordinato da Evin Ahmad, che accetta il rischioso ruolo di donna più sexy mai vista sul pianeta portando a casa egregiamente la parte). La ciurma inizia a studiare i vari dettagli del colpo, succedono cose che qui non ha senso approfondire e a un certo punto arrivano i titoli di coda.

Paris Fashion Week Estate ‘25
PANTERA è un film fondamentalmente diverso dal primo Den Of Thieves. Il primo episodio era un heist movie scritto e diretto per sembrare Heat, in cui tutti gli elementi che non somigliavano a Heat sembravano messi lì per allungare il brodo, con un twist finale assurdooo che non aggiungeva né toglieva nulla di nulla al film ma apriva le possibilità al sequel. PANTERA è sempre un heist movie ma non ha niente di Heat né di Vivere E Morire a Los Angeles. È sempre impostato come un film a due ma con una relazione di segno completamente diverso. È sempre un costruito sulla città in cui è ambientato, ma la città è l’esatto opposto (Nizza, cocktailini, macchine enormi, vestiti, partite di pallone). Il poco che è stato suggerito dal team produttivo è che ci sono film in via di sviluppo e che tutti seguiranno questo approccio di rinnovamento. Il molto suggerito dai due film così come appaiono alla visione è che Lionsgate vuole la sua Furious Saga. Desiderio legittimo dal punto di vista economico, e perché no anche da quello artistico (non è forse il bisogno di copiare di sana pianta dai classici che riempie le sezioni azione/poliziesco delle migliori videoteche?).

Uhm, non saprei
Questa cosa della Furious Saga, com’è ovvio, si porta dietro delle conseguenze. La prima è legata all’estetica del cinema: la prima parte della saga di Fast & Furious ha insegnato a tutti che in un franchise moderno può essere secondario uscire con un film che somigli ai precedenti episodi della saga, o che lo stesso personaggio abbia la stessa personalità in due film diversi, o che il film debba tenere conto in qualche modo di quel che è successo nel film precedente. Quelli di Den Of Thieves hanno metabolizzato, e ci si buttano a pesce. Christian Gudegast (che scrive e dirige entrambi gli episodi) non è un gran regista, ma non è detto che non lo sarà tra cinque anni. La strada sembra in qualche modo quella giusta: la sceneggiatura di PANTERA ha dei crateri dentro cui puoi entrare e fare una partita a calcetto (se volete ne parliamo in zona commenti), ma il fatto che sia lui a fare tutte e due le cose compensa un paio di svarioni, in quel modo di cui parlava indirettamente George Rohmer ai tempi del film originale: se dev’essere un rapina-movie, non è detto che lo spettatore se ne vada via con tutti i soldi in tasca. La sua migliore idea è di attaccare il film addosso alla faccia di Gerard Butler, ed è raro vedere un regista così innamorato della sua star (serve il dramma? Primo piano delle lacrime Gerard. Serve la tensione? Primo piano degli occhioni sbarrati di Gerard che fissa. Serve un twist? Primo piano del sorriso sornione di Gerard). L’altra idea sarebbe di usare Tortello come un piede di porco per scardinare una certa idea di cinema europeo ed entrare coi mitra, ma è una cosa che non funziona -e quindi in PANTERA i momenti migliori sono quelli in cui si ruba in silenzio o si bevono delle birrette, e non quelli in cui si spara. Anche perché c’è un limite pure ai maccosa che si può ingoiare, e le esigenze di trama fanno sì che negli ultimi 30 minuti (prima di allora, approssimando, le pistole non sparano) succeda roba di fronte a cui ci si sente davvero presi per il culo. Dicevo di quella roba di Gerard perché il suo look non cambia dal primo al secondo film, e se a quei tempi sembrava poter avere un senso, per due terzi del film siamo lì a chiederci perché non si è ancora tagliato i capelli. Voglio dire, Gerry, sei in Costa Azzurra, giri con un Porsche, sei costretto a usare abiti di sartoria, come fa a non venirti in mente di tagliare i capelli? Hai paura di venire confuso con il personaggio di London Has Fallen?

Non c’è pericolo.
Detto dei difetti, il film non è poi così male.
Per intanto è sempre meglio un film sulle rapine che un film su altre cose, ci sono abbastanza belle facce (menzione d’onore per Salvatore Genny Esposito, che sceglie di non strafare) da non farti accusare il modo in cui il film dipinge gli italiani, e gli occhi indugiano su Evin Ahmad molto più di quanto sarebbe sensato. E c’è O’Shea Jackson Jr, che come minimo è più versatile di suo babbo, e come minimo continua a dimostrare di avere la pacca per caricarsi addosso la metà meno interessante del film.
Più di tutti c’è Gerard Tortello Butler nella sua miglior versione, conscissimo di giocare in serie B, comunque intenzionato a fare il cinema e dare al film una profondità (nel pre-finale si sta malissimo, per dire) che nessun’altra delle persone coinvolte nella realizzazione di PANTERA avrebbe la possibilità di metterci dentro.
Me lo faccio bastare e passo al DVD-quote:
“Il miglior Big Nick sul grande schermo dai tempi di Den Of Thieves”
Wim Diesel, i400calci.com
Avendo amato profondamente Den of Thieves e Big Nick (non l’avreste mai detto, eh?) ho davvero paura di questo sequel, a maggior ragione perché una serie di coincidenze fortuite(?) me ne hanno impedito la visione, quando pareva ormai cosa fatta, già tre volte.
Le premesse per una stramerda sono già tutte nel trailer.
A risentirci quando (se mai) lo vedrò.
Pure io sono un grosso fan del primo film. Tipo che eliminerei giusto le scene con la moglie di Big Nick per il resto lo considero a suo modo un film impeccabile.
Questo lo stavo per andare a vedere Poi ho optato per il film di mainetti e devo dire sono stato super felice di averlo visto. Questo forse andrò a vederlo mercoledì ma diciamo che la recensione non mi ha esattamente messo addosso una gran voglia di spendere i soldini per il cinema.
Col senno di poi, di cui sono piene le casse dei cinema, io risparmierei in attesa di un nuovo “…has fallen”.
Saga di fascinema imprescindibile
Che comunque anche 2 e 3 a me hanno divertito da pazzi e parlando di sagge sparatutto action anche se son fatti con 1/4 delle idee visive la rivedo più volentieri di quella di John wick di cui tolto il primo poi diventa una sega a due mani infinita
Ma sì, dai… degli “…has fallen” non saprei dire la trama, però c’è Gerardo che spara in faccia alla gente, quindi ok. Sono un po’ come la CocaCola: non una bevanda da gourmet, ma se è molto fredda ogni tanto fa piacere.
I John Wick me li ricordo divertenti a parte l’ultimo i cui 45 minuti finali credo siano la stessa scena da 2 minuti copia-incollata 22 volte e mezza. Di quelli la trama la so bene: gli ammazzano il cane (e forse gli rigano anche la Mustang) e lui passa quattro film a far fuori persone. Secondo me ha senso. Altra CocaCola, comunque… e dopo un po’ di CocaCola uno il bisogno di una birra lo sente: “La città proibita” è un’ottima birra.
IMHO, e lasciando stare John wick che non è il mio: a livello di aspettative i fallen partono peggio ma fanno il loro; Den Of Thieves è molto ambizioso e a volte va sotto le ambizioni.
Non so…
Ho visto solo pochi giorni fa il primo e mi è piaciuto, quindi forse ho affrontato il 2 con eccessive aspettative e sono uscito mooolto deluso. Niente di ciò che succede è riuscito a sorprendermi e ciò ha fatto sì che quasi niente mi abbia emozionato. Poi, per carità, al Maggiordomo Gerardo voglio bene nonostante la pubblicità degli orologi Little Party che (perlomeno a Torino) funesta ogni pre-proiezione in sala. Però spero torni presto ai “Whatever has fallen”.
Forse una parte non marginale dell’insoddisfazione è dovuta al fatto che il 2 l’ho visto doppiato. Quando un personaggio parla in italiano con forte accento meridionale e un altro personaggio ripete le sue frasi con un accento leggermente meno marcato e SOLO A QUEL PUNTO Gerardo capisce a me veniva da piangere (anche se la situazione era ridicola non riuscivo proprio a ridere).
La stessa cosa era successa nel peggior passo falso di Woody Allen, To Rome with love, aggiungendo tristezza a un’operazione già di per sé fallimentare.
Per il resto petanque e croissant per tutti.
Il primo mi è piaciuto un bel po’, la svolta finale alla I Soliti Sospetti era giocata molto bene.
Non ce lo vedo però diventare una saga alla Fast & Furious, boh.
Ottimo il ritorno del Wim su questi schermi!
Il primo era dignitoso e aveva il suo più che onesto perchè…questo puzza di cestone..se poi si parla di saghe ispirandosi a roba abominevole ..ci manca Gerald che parla di familia sparando rapinatori nello spazio …anche no
Eh, occhio che mi sa che qui dentro noi non fans di “Fast and Furious” siamo una piccola minoranza a malapena tollerata :D
ne vado fiero…è più calciabile la saga di Harry Potter
Non vorrei essere così manicheo su una cosa che ha partorito 10 film di impatto mediatico importante. Fan della saga F&F secondo me bisogna essere, fan di *ogni* film della saga secondo me no.
impatto mediatico importante…un millesimo di quello di Harry Potter. Ff (eccetto il primo) va disprezzato se si ha un briciolo di gusto a prescindere da sesso razza lingua religione, se non lo si ha va bene anche considerarlo pessimo cinema di intrattenimento.
Mereghetti, troverai interessante scoprire che Furious 7 ha incassato più di qualsiasi film della saga di Harry Potter. A parte quello: finché fai gags esagerate per antipatia personale ci può stare, altrimenti si nota che non li hai visti.
Purtroppo li ho visti tutti, qualcuno anche più di una volta…e confermo che per me dopo il primo sono pessimo cinema (anche nel genere)..poi che nel mondo 400calcesco non si possa dire (in senso figurato ovviamente) lo capisco perfettamente e me ne faccio serenamente una ragione.
Il paragone con HP è solo per il numero di film della saga, visto che è l’unica che si avvicina a quello dei FF (restan film, al di là della calciabilità, migliori, degli incassi non so che farmene, qualcuno aveva scritto impatto mediatico, non soldi incassati).
Detto ciò chiudo l’innutile polemica tra me e il sottoscritto (cit)
mollato a 10 minuti dalla fine e a me il primo era piaciuto. Del primo m’era piaciuta tra le altre cose Los Angeles che era un gran bel personaggio cazzuto, insomma Gudegast sapeva dove mettere le mani per trasferire tutto il livore di certe ambientazioni urbane alla storia e ai personaggi. Heat fatto male? Avercene. L’ Europa raccontata in questo film invece è la classica cartolina che piace all’americano medio, c’è anche la battuta sul cibo, questa volta francese (sic). Butler fa il suo lavoro, nel primo però c’era Schreiber a dargli una mano, qua invece è solo con OMG.
Guarda hai sostanzialmente detto la cosa di cui sospettavo. Nel primo comunque tutta l’ambientazione losangelina è a suo modo evocativa e praticamente ha dentro una grossa fetta di fascino del film
Sì però adesso secondo me dobbiamo darci una regolata perché è sempre bello quando LA CITTÀ, ma secondo me il primo non è nè Friedkin nè tantomeno Michael Mann e secondo me fa fatica a essere anche Drive. Secondo me ci frega la simpatia per il personaggio Los Angeles e ci fa vedere delle cose che nel primo film non c’erano (i momenti più intensi, tipo, erano certe scene al chiuso con Tortello fattissimo)
WIIIM! :)
1) ma quindi nel Pantheon dei Calci Sam (un)Worthington è stato declassato a Tortellino?
2) il Gérard (alla franscése) nell’ultimo screen sembra un Alternate Universe Enrico Beruschi che si è spaccato di palestra (prima di spaccarsi anche di lasagne)
2) …e invesce erano cruassàn, oh-la-là
(però la somiglianza di Gerardao Ao-ao-ao con l’Enricone nostrano è inquietante: ora che ce l’hai fatta notare niente sarà più come prima)
Ho chiesto a Thornetta Diesel (la quale, ricordo, ha coniato la definizione) per sicurezza, conferma che entrambi continuano a essere “Tortello” e “Tortello”, un po’ come Sean Connery e Daniel Craig sono entrambi James Bond.
“A Clash of Tortelli(s)”
Aspettiamo “Attacco al potere 4: Una brutta Fazenda”.
Naturalmente ambientato a Rio.
Visto da poco, sono non direi proprio deluso, ma sicuramente annoiato, una serie di ovvietà e coincidenze astrali per far funzionare una trama con più buchi del emmetal, una nizza da cartolina per americani chye non sono mai usciti dal nebraska, si ruba in silenzio e non si spara per poi finire con la bromanche tra l’enrico beruschi palestrato (ottima immagine che vale molto più del film ) e il tortellone con la barbetta genio delle rapine… un grosso meh e speriamo nel beruschi palestrato sia meglio di toretto a urlare tormentoni.