
“UOOO quanto è distante quella roba distante!”
Che curioso destino quello di Distant, un tempo (e anche nella versione che trovate sul Prime italiano*) intitolato The Long Distance ma che, nonostante il cambio di nome, continua a non trovare alcuno che voglia cagarselo in qualche modo. Al cinema al momento è uscito solo in Vietnam per ragioni che neanche con tutto il mio impegno riesco a spiegare; altrove, come da noi, è arrivato direttamente in streaming. Negli Stati Uniti è sostanzialmente invisibile.
È possibile che sia perché è una puttanatona.
Ma di quelle che fanno ridere, e anche pensare! Mi ha stuzzicato il cervello per tutta la sua ora e venti di durata, spesso in modi collaterali al film stesso ma questo cosa c’entra? Per esempio: il Capo di recente si è dovuto sorbire The Gorge, uscendone molto provato; è un film sull’incomunicabilità e la distanza e le conseguenze dell’assenza di contatto fisico e vicinanza umana et cetera. Distant è più o meno la stessa roba in termini di contenuti, con in più il vantaggio che è stato girato nel 2021, in pieno periodo pandemico. Certo due indizi sono un po’ pochi, ma se mi date dieci minuti quando ho finito di scrivere il pezzo sono sicuro di potervi trovare una serie di altri esempi che mi permettano di affermare “tutti i film americani post-COVID sono film sul COVID”, come quella vecchia storia sull’11 settembre, e prima sul Vietnam e così via fino al genocidio che diede inizio a tutto quanto.

Questo pianeta alieno assomigliano un sacco all’Ungheria.
Che poi questa faccenda della distanza fisica colmata solo dalle parole è alla fine tutta estetica, una bella faccia che il film mette su per mascherare un po’ la sua natura di becerissimo horror sci-fi, con l’insulto aggiunto di essere tutto macchiato di commedia. C’è un sacco di roba estetica messa su per mascherare, o anche per omaggiare e dichiarare il proprio amore a intere enormi fette della cultura fantascientifica dell’ultimo secolo. Mannaggia a lui, Distant potrebbe essere il miglior film tratto da un videogioco mai fatto, se fosse tratto da un videogioco. Ma è come se! L’estetica appunto, da certi movimenti di macchina a tutto l’armamentario in realtà aumentata che assomiglia tantissimo alla mappina di Death Stranding. La struttura, il ritmo. C’era un vecchio videogioco (è vecchio perché uscito quasi dieci anni fa) chiamato Firewatch nel quale si esplorava una foresta svelandone i misteri e tenendosi intanto in costante comunicazione con una tizia senza volto che rappresenta l’ultimo appiglio a una qualche forma di umanità rimasto al protagonista e bla bla. Distant è esattamente così.
E anche un po’ come Dead Space, ma con pure le atmosfere del caro vecchio classico Strada buia di Arthur C. Clarke, senza dimenticare che Distant è sostanzialmente Pitch Black twee e senza sottovalutare le numerose e generose citazioni di Alien. Bel bordello, eh? Pensate che l’ha scritto Spenser Cohen, che ha già dimostrato il suo amore per la precisione scientifica e il realismo in Extinction e Moonfall. E pensate che dirigono Josh Gordon e Will Speck, cioè i registi di, ehm, Blades of Glory – Due pattini per la gloria? Due cuori e una provetta? Santa polenta, meglio mettere una SIGLA!
Dopo aver ben figurato in Hamilton, Anthony Ramos decide di dare una sterzata alla sua carriera e di arruolarsi come minatore spaziale su una nave mineraria spaziale. Perde immediatamente tutti i suoi diritti sindacali e viene messo in sonno criogenico, dal quale si risveglierà dopo un imprecisato numero di anni per passarne una quantità altrettanto imprecisata a scavare minerali su un pianeta distante per arricchire i suoi stakeholders. Siccome Distant vuole fare un po’ la fantascienza lo-fi quasi farsesca, e siccome questa cosa va molto di moda ultimamente appunto nei videogiochi, la megacorp che gestisce la nave è però un po’ scrausa, e nel tentativo di accorciare il viaggio prende una scorciatoia dentro un campo di asteroidi. La nave viene bombardata, precipita al suolo su un pianeta alieno e misterioso, il 99,9% dell’equipaggio muore e il povero Anthony Ramos (che si chiama “Andy Ramirez”) si ritrova sperduto in mezzo al letterale nulla, con pochissimo ossigeno nella tuta e quel brutto mal di testa di quanto ti svegli qualche anno prima della sveglia.
A salvarlo da morte certa ci pensa l’altra sopravvissuta, Naomi Scott, che si chiama “Naomi Calloway”. Ella è intrappolata nella sua capsula di salvataggio con una gamba che scopriremo essere meno maciullata di quanto sembrasse, e deve quindi guidare Anthony/Andy nella sua direzione, sperando di farsi salvare in cambio di un po’ di ossigeno. Durante il viaggio, i due stringeranno molto rapidamente un’amicizia di quelle che vi portano a confessarvi reciprocamente i vostri più reconditi sogni e terrori: giuro che appena Anthondy si mette in viaggio la prima cosa che fa è chiedere a Naomi “dimmi qualcosa su di te”, dissolvenza, cinque minuti (e un sacco di ossigeno sprecato a parlare) dopo i due sono BFF con già una tinta di attrazione erotica.

SPOILER a un certo punto effettivamente si incontrano. Apprezzate vetro che li separa, l’incomunicabilità, il COVID ecc ecc.
La cosa adorabile di Distant è che, in mezzo a questo ingranaggio perfetto e collaudatissimo, tira una grossa chiave inglese a forma di mostro spaziale. Le atmosfere da walk and talk del primo atto lasciano ben presto spazio al buio, e con il buio alle creature del buio che infestano quel pianeta solo all’apparenza disabitato: li chiamano “ragni” ma hanno solo quattro zampe, sono velocissimi, cattivissimi, hanno tante bocche e si muovono a scatti come tutti i maledetti mostri spaziali degli ultimi trent’anni di mostri spaziali.
E quindi cosa si fa dai mostri spaziali? Si scappa. Distant è un chase movie? Non nel senso di Chevy. Ma sì, è la storia di uno che va dal punto A al punto B per incontrare la persona che sta al punto B, dopodiché A e B vanno al punto C. Tutto questo è reso più complicato dalla mancanza di ossigeno (che all’atto pratico non è MAI un problema, per tutto il film) e dai mostroni giganti ragnomorfi. Quanto posso davvero avercela con un film del genere?

Ismaël Bennacer, calciatore e astronauta.
A tratti sembra che Distant faccia di tutto per trollare il pubblico di “nello spazio non si sentono esplosioni”. Dovrebbe essere un film sulla carenza di ossigeno, ma il nostro protagonista corre, urla e in generale spreca energie in azioni inutili che gli fanno solo consumare la preziosa risorsa. Si svolge su un pianeta con un’atmosfera composta in gran parte da altri gas e solo al 2% da ossigeno, eppure ci sono incendi ovunque che bruciano felici come se fossero sulla Terra durante il Cretaceo. La fisica come la conosciamo non vale nel 90% delle scene. Andyny ha una plot armor spessa come quella di Paolo Scaroni.
È insomma una gioiosa puttanatona, con tutto l’entusiasmo del film che ha tre idee in croce e le strizza con tutte le sue forze. Potrebbe risultare indigesto, quello sì, a chi di fronte a una situazione come quella descritta nel film vorrebbe dai suoi protagonisti un po’ di serietà e aplomb, financo esistenzialismo: sia Anthondy sia Naomi sono personaggi da cinema contemporaneo, con sempre la battutina pronta e le faccette buffe di fronte ai mostri, con quell’autoironia a fronte della morte imminente della quale sono sicuro di avere parlato di recente da queste parti ma cascasse il mondo se mi ricordo dove. In realtà ho trovato azzeccata la scelta di fare di Naomi un personaggio logorroico ai limiti dell’insopportabile, e che può comunicare con Antonio a parole ma non può mai vederlo: c’è questo paio di scene buffe nelle quali lui è inseguito dai ragnomostri e non riesce a spiegarle cosa sta succedendo perché troppo impegnato a non morire, e lei che imperterrita gli parla del suo passato a East London e gli fa domande sulla sua famiglia.

A proposito di estetica videoludica.
La mia roba preferita in assoluto, però, il vero colpo di classe di Distant, è che c’è un’AI. Sta nella tuta di Andrea e gli fornisce informazioni essenziali per la sopravvivenza. All’inizio lui la odia e la tratta malissimo. Alla fine impareranno a diventare amici. Dov’è il colpo di classe? Che quest’AI, chiamata LEONARD, che sta per qualcosa che vi andate a trovare voi perché non ho intenzione di indulgere in questa perversione della fantascienza hollywoodiana degli acronimi a tutti i costi, via via sempre più lunghi e complessi, quest’AI, dicevo, è completamente incapace. È una vecchia versione ormai ritirata dal mercato, e piena di bug. Non ha alcuna personalità, arco di crescita, suggestioni umane. È spesso fuori luogo e dà suggerimenti scemi, come quando di fronte alla richiesta “trovami il percorso più breve da A a B” lei conduce il povero Andreantonio sull’orlo di un crepaccio alto centinaia di metri, dicendogli “il punto B è laggiù”. E quando lui protesta risponde “sono un modello vecchio e ritirato dal mercato”!
Vi rendete conto di quanto sarebbe potuta andare male, questa faccenda dell’AI parlante nella tuta? E invece Distant se la gestisce con la stessa cialtronaggine che caratterizza il suo approccio un po’ a tutto, e che lo fa sguazzare decisamente nel territorio della commedia pur provando qui e là addirittura a spaventare e disgustare (d’altra parte c’entra anche la Amblin nella produzione). Resta una puttanatona, eh? E se non vi piacciono i film troppo dialogati e quirky e battutosi e simpatici e brillanti, oooh quanto brillanti, lo odierete con tutte le vostre forze. Non so, fate voi: io sono qui solo perché mi piacciono i mostri.

Dove l’ho già vista questa?
Quote
«Nello spazio nessuno può sentire che ti risvegli dal tuo sonno criogenico a causa dell’impatto con un asteroide che spedisce la tua nave su un pianeta popolato da mostri orribili»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
*non è vero, per la precisione in italiano il film si intitola Long Distance: Senza ossigeno. Vi scordate che lo scriva per intero per tutto il pezzo e vi tenete Distant.
Ma è ESATTAMENTE quella roba üríbile con Will & Jade ma con i due sessi a posto di padre–figlio, e con almeno il 25% di vaccatone antiscientifico-logiche in +.
Ma perchè? (Girarlo ma soprattutto recensirlo)
Ora io lo so che non bisognerebbe dar da mangiare ai troll ma questa mattina va così. Perché giuro che non capisco. Sto sito nasce anche, un tempo forse soprattutto, per coprire film come questo, che altrove non trovereste neanche cagati perché troppo piccoli e sfigati e di genere ecc. Poi abbiamo cominciato ad allargarci, un po’ per fisiologica voglia nostra di aprire gli orizzonti, un po’ perché le nostre robette di nicchia hanno fatto irruzione nel mainstream e quindi eccoci qui a recensirvi anche tutti i cazzo di pigiami e ogni cagata che porti un po’ di cinema giusto nel piattume generale hollywoodiano. Il tutto continuando a recensire anche i nostri filmetti, e nonostante questo ci siamo beccati mesi se non anni di “non siete più quelli di una volta, non recensite più le robe veramente calciste, il cestone, i DTV scrausi”. Negli ultimi tempi, e non solo per via della morte dei pigiami, abbiamo ricominciato di gran carriera anche a recensire cose più “nostre”, “originarie”… e ancora non va bene?
Cioè: vi capita mai di svegliarvi e andare su Internet pensando “oggi NON farò alcuna polemica inutile”? O è una fregola insopprimibile?
Stan, old boy che altro non sei, non voleva essere una trollata nella maniera più sincera e assoluta.
Non solo seguo pedissequamente questo sito dagli albori ( indi conosco politica,evoluzione e filosofia ValVerdiana), ma sono il primo ad entusiasmarmi per segnalazioni e prodottini di nicchia ogniqualvolta lo facciate con mira, gusto e motivo.(tipo settimana scorsa)
Te poi ti leggo a prescindere qualsicosa ti venga comodo scrivere.
Giuringiuretta che fu spontanea reazione empatica al pensier di te che ti toccava sorbirti stà robaccia e nulla più. Ok, magari avessi scritto ” …fartelo recensire pòr’anima” era più comprensibile.
Chiedo venia e SEMPER FÌ
Ma ti giuro che io mi ci sono genuinamente divertito!
Firewatch era bellissimo, santi numi.
E anche The Gorge.
Insomma, quasi.
Quindi se una bambola di pezza è posseduta, o un fantasma appare, il film è anche figo, nonostante la fisica. Ma se ci sono spade laser è una cagata, giusto?
Mah. Io ho sospeso l’incredulità e mi sono divertito a vederlo.
Comunque esistono un numero di comburenti diversi dall’ossigeno (fonte Wikipedia)
“Il comburente più comune è l’ossigeno dell’aria, ma anche altre sostanze possono comportarsi da comburenti:
perossidisolfato di potassio
acido tricloroisocianurico
cloriti
nitriti
nitrati
cloro
clorati
perclorati
ossido di diazoto
fluoro
ozono
permanganati
perossidi
perossidisolfati
Molte di queste sostanze chimiche sono instabili e possono dar luogo quindi ad ossidazioni violente. Oltre a favorire esse stesse la combustione, la loro riduzione può provocare la formazione di diossigeno (O2), che alimenta a sua volta la combustione.”
Purtroppo il film stesso ci dice che l’atmosfera è composta da CO2, ossigeno e azoto, per cui o questo azoto è legato al pochissimo ossigeno ed è quello che brucia (di fatto sarebbe gas esilarante, quindi se ti togli il casco ridi fortissimo prima di morire soffocato), oppure se è in qualsiasi altra forma non giustifica gli incendi.
Ora io non ricordo i dettagli del film. Ma in un film di FANTA scienza, dove viaggi bello bello per secoli in freezer come un bastoncino findus, ci sta pure che ne so, che per una qualche reazione dovuta a variazioni di pressione, temperatura etc…mettiamo che il fluoro contenuto nel terreno funzioni da comburente. Così per dire.
Altrimenti non vale niente al cinema. Ripeto io mi sono divertito. E credo anche tu.
Ma sì ovvio, segnalavo la cosa degli incendi perché “A tratti sembra che Distant faccia di tutto per trollare il pubblico di “nello spazio non si sentono esplosioni””. Io NON sono quel pubblico.
Pure io. Fino a un certo punto però: un film deve mantenere una sua logica interna anche nel non rispetto delle leggi della fisica, ma nel rispetto delle proprie leggi interne.
Consiglio , su un tema simile di mancanza di ossigeno, il bellissimo “Last Breath” (2025), questo sì film di Scienza e storia verissima.
“ti togli il casco ridi fortissimo prima di morire soffocato”
Il pianeta Joker?
Ma la cosa di “tutti i film americani post-X sono film sul X” è cumulativa? Tipo che attualmente ogni singolo film americano parla in realtà di: frontiera, razzismo, WWII, the ‘Nam, 9/11, Covid?
Oppure quando arriva una nuova sciagura Hollywoo resetta il tema dei film?
Tendenzialmente si resetta (non sempre e non del tutto altrimenti dopo Gli spietati non sarebbero più dovuti uscire western). Tipo qual è l’ultimo film sull’11/9 che ti venga in mente?
The King of Staten Island
Eh che infatti è pre-COVID (al pelo).
Holy cannoli, il sistema funziona!
Rispondevo a Stan “The Man“ lio qui sopra.
@,Toki Last Breath è un film bellino da guardare e con una storia pazzesca. Punto a guardare il documentario, diretto dal regista stesso del film, perché il piglio documentaristi credo lo renda ancora più incredibile.
Questo lo vedrò,forse , ma non prima di guardare Gorge.
P.s. il reggista del Il Buco(Bucio) ha girato Rich Flu un film dove i maccosa(?) asfaltano la trama , se così vogliamo chiamarla. È comunque un’esperienza da condividere.
@Stanlio. Forse c’entra poco col discorso. Ma a proposito di “”reset”, dopo i Russi cattivi, in tempi di distensione, James Bond aveva tutti questi nemici che “Il mondo è mio”, tipo Blofeld o l’altro che voleva conquistare lo spazio. E mi sembravano totalmente esagerati, irreali. Cazzo, adesso abbiamo Bezos, Musk etc. James Bond era avanti, sono film da rivalutare. E oggi abbiamo pure i Russi cattivi. Mi chiedo cosa si inventerà il prossimo Bond di Blofeld.
quindi è “Starfield: The Movie”
(aka un pappone di roba sci-fi a caso, datato e scritto male, ma che se ti ci butti casualmente senza pretese magari per un pochino ti diverti pure)
piuttosto, scommessa aperta: in quanti mesi/anni l’annuncio di “Skyrim, the Movie” (o la serie Netflix, vale uguale)?
Non lo so…. io ho skyrim su PC, su ps4 e su xbox one s… l’ho giocato da cima a fondo almeno una volta per ognuna di queste piattaforme più altre run fermate a metà…. ma se qualcuno mi chiedesse di raccontare la trama sai che forse non saprei che rispondere? Perché alla fine la trama chissene, è tutta la lore il bello…
Ma poi perché questa previsione? Mi sono perso qualche rumor? O solo per il parallelo con starfield?
beh, era perché Bethesda mi sembra un po’ alla frutta (sul versante dei giochi), la serie di Fallout gli sta facendo venire le pupille a forma di dollaro e Elder Scrolls / Skyrim è una delle loro IP più “potenti”…
per quanto riguarda la trama, sono d’accordo che c’è poco/niente su cui lavorare, ma questo non ha mai fermato nessun produttore che deve comprarsi la settima Lamborghini :)
Una recensione con dentro gli Yob, Firewatch E Strada buia? Ancora, grazie.