Ci credevo abbastanza in questo Death of a Unicorn, prodotto targato A24 ed esordio registico per Alex Scharfman, che ne cura anche la sceneggiatura. Ci credevo perché dal trailer pensavo potesse trattarsi di qualcosa dalle parti di Krampus: abbiamo una creatura leggendaria, presa a piene mani dal folklore e calata di peso nel nostro presente, e una manciata di personaggi con un rigo di caratterizzazione utili a riassumere l’umanità tra chi si salva e chi merita di fare una brutta fine. A me piacque molto Krampus, anche se oggi non se lo ricordano in molti. Mi ci son divertito, ho apprezzato il gore, i pupazzi e ho goduto fortissimo nel vedere lo zio negazionista climatico (il grandissimo David Koechner) attaccato dagli omini di pan di zenzero. Speravo diventasse col tempo un cult, un nuovo classico di Natale, ma purtroppo non è andata così. Pazienza. Però almeno Krampus ha un equilibrio molto solido tra la componente comica e quella orrorifica, è chiaro che stai guardando la parodia di una favola dark, una satira sulla famiglia americana che quando arriva il mostro pare quasi un intruso, una sorta di Parenti serpenti se a un certo punto Monicelli, durante la pausa pranzo, fosse sostituito a sua insaputa da Joe Dante.

Ti voglio bene Krampus
Tutto questo è ciò che manca e avrei tanto voluto vedere in Death of a Unicorn. C’è un gigantesco problema di tono e di mancanza di esagerazione, di conseguenza viene meno il contrasto tra le due anime che film di questo genere devono sapere necessariamente maneggiare per potersi dire riusciti. Nonostante qui la creatura leggendaria venga calata nel contesto più squallido possibile, ovvero quello dei riccastri senza scrupoli che vogliono appropriarsi dei suoi poteri magici per fare il big money, la satira, il grottesco, la sgradevolezza è appena accennata, non è d’impatto per nulla e delude le aspettative di un soggetto in realtà potenzialmente molto valido, fertile terreno da gioco per mettere in piedi un film memorabile che purtroppo invece dimenticheremo presto, nonostante un buon cast, impreziosito soprattutto dalla presenza della nuova Mercoledì Addams e del nostro Ant-Man.

Paul e Jenna appena informati del fatto che su I 400 Calci non si parla bene di questo film
Che per carità, fanno il loro, soprattutto Ortega, sempre più affermata icona goth per quella che è l’idea di goth che hanno le major e le piattaforme streaming, però sono soprattutto loro, i loro due personaggi, a far deragliare confusamente il percorso di un film che fa già parecchia fatica a trovare la sua strada. Death of a Unicorn vuole sì raccontare (senza riuscirci) la spregevole avidità umana che dinnanzi a qualcosa di incredibile come la scoperta dell’esistenza degli unicorni pensa solo a come sfruttarli, ma anche la storia di un rapporto padre-figlia da risanare, seguendo lo schema della riconciliazione affettiva attraverso l’avventura fantastica e quindi a un certo punto ci tocca sorbirci tutta una parte melodrammatica che è eccessiva, fuori luogo, ma che è sta cafonata? Ma sto film non doveva essere tipo Black Sheep ma con gli unicorni al posto delle pecore assassine?
Che poi anche qui: non c’è una spiegazione su come mai sti unicorni si rivelino al mondo proprio adesso, non c’è, chessò, un portale da creare con una formula magica trovata in un libro perduto, una candela dalla fiamma nera da accendere, un biglietto del cinema avuto da Houdini in persona. No, no, questi escono da una cazzo di grotta così, de botto, senza senso.

Il cast al completo mentre leggono la sceneggiatura per la prima volta
Due sono le uniche cose che ho apprezzato e purtroppo nessuna delle due riguarda gli effetti speciali e gli ammazzamenti. La prima è che quantomeno Scharfman si sia sforzato di inserire nella vicenda degli elementi legati alla mitologia dell’unicorno, come il fatto che alla presenza di una ragazza pura di cuore la sua ira si plachi e che il suo sangue guarisca ferite e malattie. Certo, narrativamente vengono inseriti a cazzo di cane, in un modo pretestuoso e stupido, però almeno ci sono, quindi apprezzo che Scharfman si sia almeno letto la pagina Wikipedia sull’unicorno mentre scriveva la sceneggiatura. La seconda è lui:
Che Will Poulter e le sue sopracciglia assurde abbiano la fazza perfetta per fare lo stronzo arrogante lo sappiamo dai tempi di Maze Runner, ma qui è talmente clamoroso nell’interpretare il rampollo viziatissimo della famiglia Leopold, i ricchi bastardi che vogliono sfruttare i poteri dell’unicorno, da risultare l’unica sterzata di energia in un film dove tutto il resto è noia. È incredibile ma con Poulter le battute vanno a segno, si ride quasi sempre, sembra uscito da un altro film, un film molto più divertente e riuscito di questo, e così anche Anthony Carrigan riesce ogni tanto a farsi vedere, a ricordarci che c’è anche lui, proprio perché le sue scene migliori sono con Poulter.
Se tutta la componente satirica fosse stata esagerata, arrogante e comica come Poulter allora sì che Death of a Unicorn avrebbe trovato un suo equilibrio ma così non è una commedia, né tantomeno un horror, ma ciò che la A24 creda sia una commedia horror, cioè prendere un immaginario da b-movie come può essere un unicorno assassino e impacchettarlo in una confezione esteticamente perfetta per un pubblico borghese, che non ha alcun interesse ad approfondire il genere.
E fatemelo dire: sono proprio queste le operazioni che valgono alla A24 la famigerata reputazione di fare horror per radical chic.
SIGLA DI CHIUSURA!
Quote:
«Non è commedia, non è horror. Sa soltanto quello che non è. Se solo capisse quello che è»
Terrence Maverick, i400calci.com
peccato.
impressione dagli ultimi anni di (supposti) B-movies americani: si è persa la volontà (capacità?) di fare un buon “gimmick-movie”.
per intenderci, secondo me “Tremors” è un gimmick-movie, c’è un’idea semplice e quattro/cinque variazioni sul tema di cosa può succedere di conseguenza. però interpretazioni, ritmo, scrittura, regia e montaggio sono al laser.
perché “non li fanno più”? gli studios pensano non funzionerebbero? si è perso il craft?
davvero non ne ho idea.
L’unicorno me lo ricordo con una apparizione breve ma efficace in “Quella casa nel bosco”, che per inciso riusciva a coniugare horror ed intelligenza critica molto meglio dei filmetti della A24
da Hudson Hawk ad oggi se Richard E. Grant è il cattivo principale il film va in vacca.
Il trailer non era male, mi stava Anche invogliando. Però un po’ la puzza sotto il naso dell’ opera la si sentiva. Vedrò se ho tempo ci andrò lo stesso al cinema.
Chissà che sapore ha l’unicorno, saprà di cavallo?
credo che nessun radical chic sano di mente, sempre che esista la categoria sociale e cinematografica, andrebbe a vedere una roba del genere.
Esistono ancora i b-movie, come quelli di Stuart Gordon o Brian Yuzna? Perché io c’ ero affezionato.
“prendere un immaginario da b-movie come può essere un unicorno assassino e impacchettarlo in una confezione esteticamente perfetta per un PUBBLICO BORGHESE”.
Pubblico borghese??? Sto film??? Tipo agli intellettuali liberal? No comment…
Hanno scritto davvero pubblico borghese… Tra l’altro è un tipo di pubblico che probabilmente al cinema manco ci va più.
Sì, ho scritto davvero pubblico borghese, dato che è esattamente il tipo di pubblico che va a vedere questa roba perché ci sono Jenna Ortega e Paul Rudd, mica per altro. Raccogli gli occhi che ti sono usciti dalle orbite e fai un bel respiro.
Un buon 70% del pubblico era composto da minorenni squattrinati…
“Pubblico borghese”… Pur di criticare siete disposti a rendervi profondamente ridicoli.
Chissà cosa avete raccontato in sti anni e puntualmente fatto sparire quando ormai nuotavate a piene braccia nell’invidia tipica dei ladri.
dormito in spiaggia?
Sei andato personalmente da ciascun minorenne a chiedere quanti soldi aveva nel portafogli? Un po’ creepy, non trovi?
In tutti i cinema d’Italia. È uscito un articolo su questo strano tipo che frugava nei portafogli di chi andava a vedere Death of Unicorn.