Crea sito
Menu

i400Calci

cinema da combattimento

recensioni

The Accountant 2: accountentarsi

George Rohmer
di George Rohmer | 28/04/202517

Mettiamo subito tutte le carte in tavola: prima di mercoledì scorso non avevo visto The Accountant. Quando però, durante l’annuale cena degli actionisti di Val Verde, Nanni mi ha preso da parte per ordinarmi di recensire The Accountant 2, sono scattato sull’attenti e ho subito recuperato il film di Gavin O’Connor – che, lo ricordiamo, ci ha regalato anche quella perla di Warrior – interpretato da un Ben Affleck in piena era DC e da un Jon Bernthal in piena era Daredevil (segnatevi ‘ste cose, che ci torniamo), nonché scritto da un Bill Dubuque poco prima dell’era Ozark. Che vi posso dire di The Accountant? Penso che si possa dire che non è bello, ma piace. È un film che accosta buone idee ad altre veramente veramente generiche, ma alla fine riesce a fare funzionare abbastanza tutto, compresa l’ennesima variante del tizio skillato in duecentomila arti marziali perché addestrato da un padre maniaco della sopravvivenza, ma che siccome è nello spettro dell’autismo è anche un savant che sa calcolarti la circonferenza totale delle lune di Saturno mentre sta leggendo Novella 2000 seduto sul cesso di un Autogrill. Quello che dovrebbe essere il twist narrativo centrale, ovvero che Bernthal è il fratello perduto di Affleck, è telefonatissimo dal minuto uno, ma c’è abbastanza chimica tra i due da farci chiudere un occhio anche su quello.

Ben Affleck mentre si rende conto che non abbiamo recensito il primo The Accountant.

Insomma, non un film memorabile, ma abbastanza quadrato da garantire un discreto successo – 44 milioni spesi, 155 incassati – che ha spinto Amazon MGM ad acquisire il franchise con l’idea di rilanciarlo, e secondo me a favore di piattaforma, più che altro. Addirittura adesso si parla di un terzo capitolo, ma prima ovviamente bisogna vedere come andrà questo. Comunque, nella storia di Hollywood ci sono state idee più matte di fare un sequel di The Accountant, per quanto questo The Accountant 2 nessuno lo avesse veramente chiesto. Lo studio ha fatto se non altro la mossa intelligente di richiamare pressoché tutti, tranne, per fortuna, quella miracolata di Anna Kendrick: O’Connor, Dubuque, Affleck, Bernthal, Cynthia Addai-Robinson e J.K. Simmons, che qui fa una particina perché, come già ci diceva il trailer quindi non incazzatevi, muore nei primi minuti e dà il via al plot.

E qual è questo plot? Posso rispondere “boh”? Cioè, non è che The Accountant 2 sia esattamente Tenet, la trama è piuttosto basilare, eppure, magari sarò stupido io, non ci si capisce un cazzo. Penso sia perché il film è raccontato molto male, è un continuo saltare da un plot point al successivo come se non fosse un film, ma una presentazione in Power Point, e dà per scontato un sacco di dettagli come se avere dei personaggi intelligentissimi, che anticipano di dieci mosse i cattivi e lo spettatore, sia sufficiente a dire “Fidatevi di noi, questa svolta ha senso”. Cercherò in ogni caso di rispondere alla domanda che mi sono fatto da solo: in pratica, stavolta è la stessa agente Medina (Addai-Robinson) a cercare “Christian Wolff” (non si è ancora capito se è il suo vero nome, ma tutti lo chiamano Chris, anche suo fratello mi pare, quindi lo do per buono), perché la aiuti a sbrogliare la matassa di un caso a cui stava lavorando Ray King (Simmons) prima di essere ammazzato da dei sicari. Ray stava dando la caccia a una famiglia di immigrati clandestini da El Salvador, di cui vediamo solo la foto. All’inizio del film, Ray si incontra con Anais (la new entry Daniela Pineda), che in qualche modo ha un legame con questa storia, e poi scoppia il patatrac, Ray ci lascia la pelle e Anais scompare. Prima di morire, però, Ray aveva lasciato la classica parete di foto e appunti uniti con lo spago, un cliché tale che la sceneggiatura è costretta a giustificarsi facendo dire a un personaggio “Sembra una roba uscita da una serie TV”. Non butta benissimo quando devi scusarti per una cosa del genere.

J.K. Simmons poco prima di morire.

Qui entra in scena Christian, che, dall’alto dei suoi superpoteri savant, “capisce”, come direbbe René Ferretti, e nell’arco di una notte sposta tutte le foto e le dispone in modo tale da aiutare anche quella povera deficiente della direttrice della divisione crimini finanziari del Dipartimento del Tesoro. Come le dispone? A X, ma non chiedetemi perché, sono troppo stupido per capire e Chris è così intelligente che mi fido. A questo punto, non resta che richiamare Braxton, il fratello di Chris che di lavoro fa il sicario a partita IVA, e il gioco è fatto, possiamo partire con le indagini. Inframezzate naturalmente dai simpatici e teneri battibecchi tra due fratelli che non si vedevano da un tot e approfitteranno di questa matta avventura insieme per recuperare il loro rapporto.

Di mezzo ci sono dei brutti ceffi che, credo, lavorano per i cartelli della troca, una rete di traffici di esseri umani dal Sud America agli USA, altri savant e Asperger a cazzo di cane, quanti ne servono alla trama, ma soprattutto l’idea di imbastire un buddy cop con Affleck e Bernthal al centro. Un’idea che di per sé non è mica male: nel primo film i fratelli erano rivali inconsapevoli, stavolta sono alleati. È ovviamente uno schema mutuato da Fast & Furious: in ogni nuovo capitolo i rivali precedenti entrano in squadra, tanto che mi aspetto che nel terzo, se si farà, la killer di Daniela Pineda passerà pure lei dalla parte dei buoni. È ovvio dunque lo sforzo di Amazon di creare un franchise simile, con un cast in espansione e un suo lore: il problema è che viene fatto tutto nella maniera più maldestra possibile, a partire da un mix di azione e umorismo che non funziona mai come ci si aspetta in un prodotto del genere.

C’è l’azione, ma anche il sentimento.

Prendiamo ad esempio Christian: nel precedente, eravamo rimasti che il nostro “eroe” era in cerca di amore. Per carità, con la Dana di Anna Kendrick non era successo nulla, ma la tensione romantica era palpabile. Qui, quando lo ritroviamo, Chris sta partecipando a una serata per single organizzata da dei tizi che hanno sviluppato un algoritmo a detta loro infallibile, con ben 53 matrimoni a provarlo. Chris rielabora l’algoritmo infallibile e lo rende ancora più infallibile, ma fallisce lo stesso perché dà delle risposte troppo oneste alle tipe. Questa scena dovrebbe stabilire un po’ la quest personale, l’arco di maturazione di Chris. Peccato che poi il film se ne dimentichi completamente fino a una scena in cui Chris cucca in un locale per cowboy, anche qui senza grosse conseguenze per la trama (e senza fare niente, viene approcciato dalla tipa in questione). Ehi, forse tutto questo pagherà nel terzo capitolo!

A livello di buddy cop siamo proprio alle basi eseguite svogliatamente: i battibecchi classici tra i due protagonisti non fanno ridere, le loro motivazioni sono farraginose e Braxton è troppo poco definito rispetto a Chris per rappresentare una solida controparte. L’unica differenza è che lui non è autistico, ma per il resto è uguale: un duro dal cuore tenero in cerca di connessione umana (lo sappiamo perché sta tentando di adottare un Corgi), che si trasforma in Bullseye appena gli metti in mano un fucile. Entrambi sono moralmente a dir poco ambigui: uno fa il sicario per un gangster russo, per dio, l’altro, come sappiamo, il contabile per la malavita internazionale, ma siccome dona milionate a un istituto per ragazzi neurodivergenti allora dovremmo tifare per lui. Per carità, di personaggi così è strapiena la storia del cinema action e noir, ma tendenzialmente sono presentati in momenti particolari della loro vita, quando, dopo aver fatto del male a lungo, si trovano di fronte a un dilemma morale e decidono per una volta di fare la cosa giusta. I fratelli Wolff invece sono dei pezzi di merda che, bontà loro, ogni tanto scelgono di farci un favore*. Praticamente sono gli Stati Uniti.

C’è della democrazia da esportare.

Il peccato maggiore di The Accountant 2, comunque, è che dimentica il suo stesso titolo e quel poco di concept che aveva reso passabile l’originale, ovvero che sotto la scorza del noioso contabile si nascondesse un uomo d’azione in grado di prendere tutti a mazzate a suon di Pencak Silat (soooo 2010s). Qui il genio matematico di Chris non è quasi mai sfruttato, se non un pochino all’inizio. Se The Accountant fosse una serie TV, questo sarebbe l’episodio che devia un po’ dalla formula ormai assodata, ma, trattandosi solo del secondo episodio di un franchise cinematografico, forse era troppo presto per lasciare da parte un pezzo così importante della formula.

Ma alla fine quella formula non è che interessi davvero a Gavin O’Connor, Bill Dubuque o Amazon: quello che conta è creare un nuovo franchise di supereroi. The Accountant 2 è la risposta alla domanda “Quanto il cinema dei pigiami ha influito sul resto della produzione hollywoodiana?”. Come nel caso di Fast & Furious, i suoi protagonisti sono indistruttibili, inammazzabili e infallibili pur senza avere dei superpoteri propriamente detti. Ma la saga di The Accountant fa un passo ulteriore e si inventa la sua versione dei superpoteri: l’autismo. Qui, oltre alle abilità sovrumane di Chris, c’è pure il personaggio di Daniela Pineda che (piccolo spoiler) diventa una savant, impara a battere tutti a scacchi e si trasforma nella killer perfetta dopo un incidente, proprio come nei fumetti. Non basta: ricordate Justine, la tipa autistica che aiuta Chris da remoto nel primo film? Qui comanda un piccolo esercito di ragazzini maghi delle tastiere, manco fosse la scuola per giovani dotati di Charles Xavier. E qui casca l’asino delle idee matte: l’autismo è presentato come il fattore mutante, uno scherzo dell’evoluzione che non è una patologia, ma un incompreso vantaggio. Sono curioso di vedere come reagiranno le associazioni di genitori di ragazzi neurodivergenti. L’unico vagamente umano è Braxton, che però, essendo interpretato da Jon Bernthal con lo stesso taglio di capelli di Frank Castle, non è che il Punitore sotto mentite spoglie.

“Ho visto la pubblicità di questa maglietta con un teschio sopra, pensavo di comprarmela.”

The Accountant 2 è insomma un crossover tra Batman (che ha persino la sua Oracle!) e il Punitore contro i cartelli sudamericani. Sulla carta sembra un bel menù, ma la realizzazione è quanto di più generico e svogliato si possa trovare oggi nell’assolata Hollywood. In USA lo stanno anche recensendo bene, immagino per questi vaghi rimandi alla politica che titillano i giornalisti dem, rimandi totalmente casuali perché ‘sto film era nove anni che volevano farlo. Resta che vedere due lestofanti americani che, in un finale che avrebbe funzionato in un qualunque film di Arnold Schwarzenegger degli anni ’80 ma che qui si muove sul filo del ridicolo, vanno a esportare la democrazia in Messico a suon di armi automatiche, è a suo modo perfettamente in linea con i tempi che corrono.

Prime Video quote:

“Batman e il Punitore entrano in un caffè: BOOM!”
George Rohmer, i400Calci.com

>> IMDb | Trailer

*Mi rendo conto solo ora, dopo aver riletto svariate volte il pezzo, che vale anche per i personaggi di Fast & Furious. Vedete? Tutto torna.

George Rohmer
Autore del post: George Rohmer
"Ne me quitte Bub"
k

tags: americani che esportano la democrazia in messico a suon di armi automatiche Anna Kendrick arnold schwarzenegger asperger autismo batfleck batman ben affleck bill dubuque buddy cop buddy cop coi pigiami Cynthia Addai-Robinson daniela pineda fast and furious film di pigiami film di supereroi che non sono supereroi Frank Castle gavin o'connor il punitore il vizio degli americani di esportare la democrazia J.K. Simmons jon bernthal l'autismo come superpotere la scuola per giovani dotati di Charles Xavier Ozark pencak silat savant supereroi the accountant the accountant 2 warrior

I prossimi appuntamenti in live streaming

  • Ogni lunedì
    • ore 21.00:

      La palestra dei 400 Calci

      – News, cazzeggio e le vostre domande
  • giovedì 22 maggio 2025
    • ore 21.00:

      L'arena dei 400 Calci

      – Sala dei trofei: Re-Animator
    I prossimi appuntamenti live
Seguici su Twitch
«
Raccolta differenziata: Giovani diavoli (400 LIVE #305)
video | 25/04/2025
Il trailer di Predator: Badlands e le altre notizie della settimana (400 LIVE #306)
video | 29/04/2025
»

17 Commenti

  1. Jean-Luc Gottardo 28/04/2025 | 10:00

    Vidi il primo qualche anno fa e che dire? Faticai enormemente ad arrivare in fondo, ogni 2 minuti guardavo l’orologio. Le premesse facevano cagare, sto contabile che poi si rivela un super soldato ma senza quella figaggine di artisti marziali come Statham (o compari come snipes o van Damme) dove la bellezza dell’ action alla fine non ti fa pensare alle premesse. Affleck che recita peggio di me e spoiler io non so uno un attore. Nonché una trama di cui non ricordo una virgola ed un montaggio meh, senza infamia e senza lode ma che non esalta.
    Sto seguito sembra moscio come il primo e credo che la recensione qui sopra sia migliore del film. Gli anni dei film action insipidi alla Segal sono finiti, voglio qualcosa di ben coreografato o di cazzuto che non mi faccia pensare ogni 2 minuti a quanto manchi alla fine. Cioè mi ispira comunque di più i Peccatori, almeno ha una ambientazione diversa dal solito.

    Rispondi
  2. mereghettitumifaimpazzire 28/04/2025 | 10:05

    Sequel meno richiesto di quello della tana dei lupi…bah primo quasi guardabile anche se non ricordo mezza scena..questo è già nel cestone di default quindi lecito non aspettarsi niente di che.

    Rispondi
  3. David Lynchaggio 28/04/2025 | 13:18

    L’unica cosa da dire si questo film è che per due settimane, senza alcun motivo che lo giustifichi, mi usciva il trailer prima dei video su youtube, ma in spagnolo.

    Rispondi
    • Gigos 28/04/2025 | 14:01

      VPN attiva in automatico?

    • David Lynchaggio 29/04/2025 | 09:28

      Non ho nessuna VPN, né altre cose che potrebbero giustificare questa cosa. 3 giorni di maccosa.

  4. Toki 28/04/2025 | 14:00

    L’unica cosa da dire di questo film è la Tag “film di supereroi che non sono supereroi”. E a questo proposito vi propongo. “I SUPEREROI DI MALEGAON”. Se amate il Cinema, il metacinema, e volete viaggiare in India vi emozionerete.

    Rispondi
  5. Giocher 28/04/2025 | 15:30

    La sintesi qualitativa di questa operazione e del piglio del film sta tutta nello svolgimento della scena del Country bar.
    Bruce Wayne ma senza l’eredità e Frank Castle ridanciano son fuori a sbronzarsi.
    Bruce rimorchia, senza fare nulla che fissare una Bud con aria mesta, una turrrbofreh senzasenso.
    Arriva bifolco bianco per attaccare rissa e TU si TU e solo tu che hai già visto il primo film e conosci tutto l’addestramento e la letalità dei due sei lì che pregusti il macello.
    TAGLIO
    Gente eiettatta da tutte le finestre del locale MENTRE CONTEMPORANEAMENTE il dinamico duo sgomma fuggendo col picappone morti dalle risate e Bruce ha il numero della tipa scritto a penna sulla mano.

    Sarò stato distratto io ma tutto il tempo la “Tizia sulla Sedia” non muove mia la bocca, tanto che ero convinto che alla fine fosse un I.A. progettata nel tempo libero da Bruce che gestiva i bambini speciali.

    P.S. Il primo era oscenamente funestato dalla presenza della Kendrick e da tutta la parte ridicola ed inutile della ricerca della identità (già nota)del Contabile da parte della facente funzione di Rosario Dawson. Il resto era Steve Nash di A Beautiful Mind ma senza Visione (pun intended), la di lui moglie ed incarichi accademici di prestigio.

    Rispondi
    • Jean-Luc Gottardo 28/04/2025 | 15:45

      Cacchio allora c’è più azione in un bud& Terence medio che in sto sequel 😅

    • Giocher 28/04/2025 | 16:05

      No qui c’è proprio la censura dura.Violenza solo promessa e/o suggerita. Tipo che in un qualunque filmato di pigiami pre End Game, cine o tv che fosse, ce ne stava ben dippiù

      Prova a suffragio 1: il dinamico duo comincia a seguire la pista a modo suo.
      Si fanno portare in camera di motel un pappone di chicas trafficate, da loro stesse definito “brutto cattivo -brutto che si merita le peggio cose”, col room service. Pronti a tirargli fuori ogni briciolo di info…NOFANIENTE. Il pappa finisce chiuso in un bagagliaio fino all’apparire del suo avvocato sporchissimo in un ufficetto governativo lindo e pieno di luce.

      Prova a suffragio 2: la chica trafficata e ora mutata in kliller prezzolata dopo essere passata per un parabrezza c’ha i flashback di quando fu avviata al meretricio dai Cartelli. La sequenza di attttroce sofferenza rimossa riguarda il tatuaggetto di uno squaletto fatto su un polso.

      Signore e Signori della giuria, Vostro Onore..Io avrei terminato.

  6. Dumbolik 28/04/2025 | 20:41

    Il primo l’ ho adorato. Rain Man che spacca i culi gran figata. Unica cosa negativa: Anna Kendrick. In questo non c’é? Vendutissimo, foss’ anche che il film fosse due ore dei due fratelli che giocano con le paperelle in vasca da bagno.

    Rispondi
  7. Ubik 28/04/2025 | 20:56

    Mi aspettavo la rece di Havoc. (Mi “aspetthavoc?).

    Comunque a “actionisti” ho riso fortissimo.

    Rispondi
  8. Lanzetta 28/04/2025 | 22:42

    Scusate l’off topic ma di seagal e van damme che fanno pace non ne parlate? È un evento epocale !!!

    Rispondi
    • George Rohmer 29/04/2025 | 10:43

      Ne abbiamo in live, ti agevolo link: https://www.i400calci.com/2025/04/r-i-p-ted-kotcheff-e-le-altre-notizie-della-settimana-400-live-303/

    • Lanzetta 30/04/2025 | 13:53

      Me pareva strano chiedo venia 🙏

  9. Markphisto 01/05/2025 | 13:11

    L’unica evoluzione che può avere questa serie è che si incroci con John Wick da qualche parte e vada tutto completamente in vacca.

    Rispondi
  10. Luc Spuntino 03/05/2025 | 10:22

    “È ovviamente uno schema mutuato da Fast & Furious: in ogni nuovo capitolo i rivali precedenti entrano in squadra,”
    Tanto ho amato i primi F&F, dove le coprotagoniste erano le auto, tanto non sopporto i capitoli dal 5 (in effetti mi sono fermato al 6), dove diventano ridicole spy story con ridicoli agenti tamarri e ridicoli cattivi che diventano ridicoli buoni nel film successivo.
    Quindi questo paragone con quel franchise per me è un ottimo motivo per non guardare questo film.
    Il primo invece mi era piaciuto abbastanza, era migliorabile, ma simpatico.

    Rispondi
  11. Gino Rattuso 09/05/2025 | 21:26

    Il primo The Accountant l’avevo visto qualche tempo fa ma solo perché Affleck sembrava l’Angry Video Game Nerd che ammazza la gente, filmetto onesto ma presto dimenticato. Mi chiedo che successo possa avere fare un seguito quasi un decennio dopo e che, come fate notare, non c’entra praticamente nulla col predecessore. Boh, contenti loro, contenti tutti…

    Rispondi

Aggiungi un commentoAnnulla la risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

  • Recensioni
  • Libri
  • 400 LIVE
  • Premi Sylvester
  • Le basi
    • John Milius
    • Sylvester Stallone
    • Michael Mann
    • 007
    • William Friedkin
    • David Cronenberg
    • Walter Hill
  • Speciali
    • Sigla ufficiale
    • Horror Challenge 2024
    • 400tv
    • Eroi di carta
    • Mostrologia
    • Premio Jimmy Bobo
    • La smorfia di dolore
    • Locandine alternative
    • Fight Night - La compilation
    • Calendario 2010
  • Categorie
    • recensioni
    • video
    • interviste
    • quiz
    • blog
    • consigli per l'arredamento
    • fight night
    • trailerblast

Archivi

  • Missione
  • Autori
    • Nanni Cobretti
    • Toshiro Gifuni
    • Xena Rowlands
    • Stanlio Kubrick
    • Jackie Lang
    • Bongiorno Miike
    • Luotto Preminger
    • George Rohmer
    • Quantum Tarantino
    • Terrence Maverick
    • Jean-Claude Van Gogh
    • Darth Von Trier
    • Cicciolina Wertmüller
    • Casanova Wong Kar-Wai
    • Dolores Point Five
    • Jean-Luc Merenda
    • Wim Diesel
    • Belen Lugosi
  • Contatti
  • E
  • Q
  • a
  • M
  • z
design & development by 940 | logo & graphics by Rise Above | avatars by magazoo | powered by WordPress

Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario