Voglio molto bene alla saga di Final Destination e l’ho rimarcato non in una ma in ben due recensioni vintage (gli ultimi due capitoli). Ci sono saghe che secondo me dovrebbero durare all’infinito, finché l’ispirazione tecnica regge, e queste saghe sono Nightmare, Final Destination e Saw. Il motivo è semplice: si basano tutte quante su un concetto che spalanca il campo a omicidi fantasiosi, intricati, originali. Ognuna di queste tre saghe invece ha meno capitoli di Venerdì 13 – storia di un tizio che ammazza gente con un machete. Non è giusto.
SIGLA!
L’idea alla base di Final Destination è intricata ma geniale: uno slasher in cui l’assassino è la morte stessa, invisibile quanto implacabile. La morte, che ha piani dettagliatissimi per ognuno di noi, e guai a incasinarglieli. La morte che ragiona come Equitalia: manca il primo pagamento, e il secondo ti arriverà con gli interessi. La morte che è dappertutto, e se tu la inganni e stravolgi l’ordine prescritto ti insegue e colpisce quando meno te lo aspetti tramite sfiga apocalittica: concidenze su coincidenze che, come in una macchina di Rube Goldberg, si sommano e si concludono letalmente in un modo per cui nessuno può sospettare niente di losco.
Il primo film metteva poche regole ma chiare: salva vite predestinate, ed esse verranno prese di mira nello stesso ordine in cui avrebbero dovuto morire originariamente.
E come si inganna la morte? Non è facile. Tony Todd è stato l’unico punto fermo quasi costante della saga nei panni di Mr. Spiegone, quella comoda funzione di sceneggiatura per cui c’è sempre uno che sa tutto, origini, regole, soluzioni, così i nostri eroi scoprono tutti in un colpo solo cosa devono fare e non si perde troppo tempo in indagini. Nei capitoli successivi, tutti sostanzialmente un remake verticale del primo film anche se qualcuno fingeva di non esserlo, si sono fatte poche timide aggiunte una delle quali – puoi patteggiare con la morte ammazzando tu qualcuno in prima persona – è stata ritenuta troppo dark per insisterci.

This is fine
Ho due problemi con la saga di Final Destination.
Il primo, probabilmente personale, è che mi stanno sui maroni i personaggi che hanno le premonizioni. Sono inevitabili in un contesto del genere: come inganni la morte se non hai almeno uno straccio di sogno premonitore? Ma passare un intero film in compagnia di gente in paranoia che sbraita e pretende che tutti credano con cieca fiducia alla loro teoria sovrannaturale che si poggia su superpoteri imprevedibili… È una gran fatica, raga. Il mondo è troppo pieno di gente che strilla cazzate pretendendo attenzione senza prendersi il disturbo di motivarle, non so voi ma io non ce la faccio.
Il secondo è che, fuori dagli omicidi, sono tutti film veramente di uno scemo sotto la media. Quasi sempre con scarse pretese, ma di un’ignoranza che ho sempre attribuito al pilota automatico più che altro.
E questo ci porta al nuovo capitolo, perché – vado subito sui lati negativi? – è veramente scemo. Come gli altri, eh? Non di più. Tranne che non riesco a spiegarmi il motivo. Stai facendo un reboot, nessuno ti corre dietro: che problema c’è se, oltre a una bella idea per lo spunto e alla maggior parte della concentrazione giustamente dedicata alle coreografie mortali, cogli l’occasione per prendertela calma e farlo un po’ meno scemo del solito? Sinceramente: chi si lamenterebbe? Non dico mica di diventare serio, o di metterci “i grandi temi” o roba simile: dico solo… Un po’ più curato? A ‘sto giro mi è parso pure che almeno un paio di attori fossero veramente dei cagnacci buttati in mezzo alla disperata, a mettercela tutta e a non farcela. Con le scene di omicidi, la saga di Final Destination è tra i migliori slasher di sempre; senza, a confronto So cos’hai fatto pare Stand By Me. Quindi insomma, su questo c’è da metterci il cuore in pace: è evidentemente una “cifra stilistica”.

This doesn’t look fine
In compenso: lo spunto non è male. Si va alle origini della Sfiga Apocalittica: la prima persona che ha avuto una premonizione e, salvandosi e mettendosi al sicuro, ha condannato generazioni di gente che senza il suo intervento non sarebbe mai nata. Ha senso? Neanche per sbaglio, non rifletteteci per più di quattro secondi o crolla tutto. Ma è una bella idea per un reboot che leghi insieme tutti i capitoli precedenti. Voglio dire: come ti ripari esattamente dalla Sfiga Apocalittica? Ci sono mille cavilli invisibili che è meglio se restano tali.
Ma soprattutto: gli omicidi spaccano. Tutti.
La scena di apertura è forse la cosa migliore della saga: ambientata in un ristorante curiosamente simile a quello di Drop, inizia il film come Drop manco sognava di finire. C’è del gran splatterone digitale, digitale probabilmente non curatissimo per non spaventare troppo, ma che certe cose siano state anche solo pensate e inquadrate… scalda il cuore.
E anche gli altri omicidi sono a livello: tutti divertentoni, intricati, imprevedibili, lassù con le cose migliori che si possano chiedere. È quando vedi coreografie del genere – ma soprattutto quando vedi una scena come quella in cui un personaggio si sente invincibile e inizia a sfidare apertamente la sfiga – che ti rendi conto che dietro a questo progettino c’è gente consapevole e non dei dementi totali (lo script a sei mani è firmato anche dal Jon Watts di Spider-Man e Guy Busick di Ready or Not e i reboot di Scream).

Ciao Tony
Comunque: per i fans della saga, Final Destination: Bloodlines è un reboot che fa tutto quello che deve fare. Riescono bene le cose che devono riuscire bene (gli omicidi) e male le cose che sono sempre storicamente riuscite male (il resto). Raramente ho scritto recensioni più facili.
Bonus: è una delle ultime apparizioni a schermo di Tony Todd, e platealmente lo sapevano tutti già mentre la scrivevano. La sua scena è straziante, l’equivalente di quest’anno di Val Kilmer in Top Gun: Maverick. Grazie per l’ultimo saluto, Tony: ovunque tu sia, felice che non sia più toccato dalla sfiga apocalittica che continua a perseguitarci.
DVD-quote:
“Seasons don’t fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain
We can be like they are”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Nanni, facendo un paragone col “The Monkey” di Perkins mi pare che tu preferisca questo, giusto?
Sinceramente no, hanno entrambi pregi e difetti e alla fine non odio nessuno dei due.
Ho visto solo il primo. Come tutte le saghe post-Scream (compresa) mai stato attirato dai sequel, quindi sono indifferente anche a un reboot.
Del primo mi colpì come l’idea di base fosse (involontariamente) molto dylandogghiana, con la Morte in persona trasformata in serial killer soprannaturale. Se gli autori del film avessero avuto presente le migliori storie di Dylan Dog con protagonista la Nera Signora avrebbero potuto prenderne spunto, almeno per giustificare il fatto che un essere onnipotente debba trovare quei modi complicatissimi e cervellotici per provocare la morte delle sue vittime. In Dylan e’ perche’ si annoia e ogni tanto vuole divertirsi, nel film e’ un “perche’ si’!” parecchio cretino e senza spiegazioni che mi ha sempre indisposto.
Interessante però notare come mettere la Morte come “cattivo” di uno slasher inietti nella storia un’inquietudine fatalista e un’atmosfera opprimente probabilmente neanche troppo ricercata in film di questo tipo. Probabile che tutte la scemaggine di contorno sia ricercata proprio per controbilanciare quell’angoscia. Mi sa che a mettere in quel contesto personaggi e situazioni appena un po’ più curate si giocherebbero una grossa fetta del loro pubblico.
Quindi dici che i produttori hanno questa strategia:
1) Curare meno la scrittura apposta
2) La gente si immedesima poco
3) La gente ha meno presa ammale
4) Il prodotto risulta più trasversale e incassa meglio
Sarebbe quasi geniale.
Seriamente, mi sembra molto interessante e vorrei il parere del Capo.
La prima cosa da dire è che “curare meno la scrittura apposta” è una frase fraintendibile in modi che non hanno senso. Nessuno fa le cose male apposta. Quello che succede è che si danno priorità ad altri aspetti. Detto questo, anche alla luce dei fatti: è chiaro che lo standard settato dagli altri capitoli della saga è quello, e che nessuno ci si è voluto allontanare: la priorità era sembrare in tutto e per tutto un altro capitolo della saga, nel bene e nel male, familiarità uber alles, al grido di “non aggiustare cose che non sono state denunciate come rotte”, per poi riversare tutti gli sforzi (con successo) nelle scene di morte.
Il restare a livello di cazzata per non appesantire troppo la materia credo sia la regola numero 1 di ogni saga slasher. In questa più di tutte, perché la Nera Signora esiste davvero e prima o poi toccherà a tutti, quindi non credo proprio che i produttori vogliano che il pubblico esca con un “ricordati che devi morire!” appuntato nel cervello.
Per come la vedo io il problema di ‘ste robe è che si può essere scemi in modo intelligente (tipo come nei Nightmare, pur con dei scivoloni anche lì) , ma scelgono quasi sempre pigramente di essere scemi in modo scemo.
Sì, esattamente quello. Non chiedo I ragazzi della 56esima strada, mi accontento di che ne so, Nightmare 5. E tutti i Final Destination, nessuno escluso, stanno sotto a quel livello.
Asticella parecchio bassa. Io pretendo almeno un Nightmare 3. Per quello ho mollato il primo Final Destination verso metà, dopo un inizio intrigante che mi aveva fatto sperare, e la serie mi è finita lì. Peccato, l’idea era ottima, sprecarla così è stata in effetti una forma di slasher.
Nanni, è un’eresia giudicare la scena della risonanza magnetica, e tutta la preparazione con la macchinetta delle merendine, la migliore morte di tutta la saga?
Non so sinceramente nulla di Final Destination, non mi ha mai interessato. Ma ho sempre adorato le morti nel microonde.
https://www.youtube.com/watch?v=T4pkkCuDLb0
Forse questo è il top. :)
https://www.youtube.com/watch?v=G54qizi0PHQ
https://www.youtube.com/watch?v=_GbB9vKbYtY
Ho visto il primo, lo ricordo come una specie di simpatico Fantozzi della morte. Poi basta, la Morte che deve ottimizzare e fatturare e portare a casa il risultato del semestre è quasi peggio degli zombi che corrono.
Senza dimenticare, tra i produttori esecutivi, il prezzemolino Pete Chiappetta.
vado stasera alle 18 a vederlo al cinema di savona bob
Mai visto un Final Destination.
Questa recensione mi ha venduto tutta la saga. O quasi.
Diciamo almeno una visione al primo film.
A me la saga di Final Destination mi ha sempre ricordato un giochino dei primi anni 90 che si chiamava “The Incredible Machine”.
Il gioco consisteva nel riuscire a compiere delle azioni semplicissime (tipo accendere una lampadina o un ventilatore) mettendo insieme più oggetti diversi tra loro in modo da scatenare una reazione a catena.
Nonostante la grafica datata dell’epoca, una goduria pazzesca.
Qui potete vedere un esempio, ditemi se non è Final Destination :-)
https://www.youtube.com/watch?v=EJbEDlDDVVc
Ma cosa hai tirato fuori, The Incredible Machine! Assieme a Lemmings, il capostipite dei puzzle games, giornate passate con gli amici del liceo a trovare soluzioni. Ricordo ancora l’ultimo livello che sembrava impossibile ma solo perché la fisica era chiaramente sbagliata. Quanti ricordi…
Mi associo, questa saga e’ la sua declinazione in salsa horror.
Finito di vedere voto 8 politicamente corretto prrrr
i primi 15 minuti di film fenomenali
una sala da ballo a 25o metro d altezza con il pavimento
di vetro???
Non soffro di vertigini ma no grazie
BOB
Mi hai improvvisamente ricordato il racconto di un amico d’infanzia, sul genere “miocuggino” per capirci, che rivisto nei 30 si rivelò un autentico puttaniere e raccontava di questi locali multilivello con il pavimento in vetro, secondo lui appositamente progettato per permettergli di guardare gli slip delle ragazze. Quindi la domanda è: nel film si vede qualcosa di vagamente simile o è solo sangue e ammazzamenti?
direi di no
qui per vedere gli slip devi essere spiderman
bob
Grandissimi Blue Oyster club.
Per quanto riguarda il film direi di passare, da bambino mi piacquero anche all’ inizio ma già col terzo pur essendo bambino/ ragazzino iniziavo a stufarmi assai. Sembrano morti quasi uscite da un cartoon network o da un Willy il coyote (qualora avesse potuto tirare le cuoia) per quanto insensate da divenire comiche.
il ritorno all’horror di jon watts
Ti dico solo che dopo aver visto il primo, tornando a casa in macchina ero sui sedili posteriori e ho messo la cintura, e tu sai quanto fosse da freak a quei tempi. Mi ha lasciato in para per due giorni, te lo giuro.Poi gli altri li ho recuperati dopo che mi sono impiantato con l’ auto a velocità smodata contro un albero dentro a un fossato e ne sono uscito senza un graffio.
Visto il primo in anteprima estiva, all’aperto e con un amica, tanti tantissimi anni fa, ne ho un bel ricordo. Del secondo ho adorato le morti, tant’è che avevo rippato gli extra del dvd a noleggio per tenermi i “making of”.
I capitoli successivi invece direi abbastanza meh.
Per me la miglior morte è nel secondo, con il tizio fatto a fette dai cavi d’acciaio della recinzione “volante”, al secondo posto c’è invece la pesante lastra di vetro che spiaccica un tizio sul marciapiede.
Magari una sbirciatina veloce a questo capitolo gliela darò.
Dvd Quote:”La miglior pubblicita’ progresso per la prevenzione degli incidenti domestici e non”.