Non vorrei addentrarmi nella spinosa questione del successo dei film su Netflix, anche perché le classifiche sugli spettatori dei titoli in streaming rimangono uno strumento sfocato che personalmente non so ancora bene come brandire. Ma di recente ho comunque registrato con discreta curiosità un dato: negli ultimi giorni, il film più visto su Netflix in un’ottantina di paesi sparsi per tutto il mondo è stato l’action vecchia scuola/temi nuovi Exterritorial (che in italiano ha anche l’inutile addenda – Oltre il confine). Esso è un film talmente tedeschissimo che un pochino lo si capisce sin dalla scelta di una lunga parola composta agglutinata come titolo; e che poi si conferma tale inquadratura dopo inquadratura, scelta di regia dopo scelta di regia, raccordo di sceneggiatura dopo raccordo di sceneggiatura, e credo che il segreto del suo successo sia tutto qui. Nell’essere insistentemente tedesco. Fine. Mi rendo conto che è piuttosto vago, e anche un cicinin razzista, dire che Exterritorial è un film molto tedesco senza poi aumentare i pixel dell’immagine. Però, mentre lo guardavo, nella mente dello stomaco riuscivo solo a fissarmi su quanto fosse tedesco quel film qui, senza riuscire a definire meglio il concetto. Ce ne passa tra tedesco Herzog e tedesco Riefenstahl, per dire. Poi mi sono ricordato che era tutta colpa di questa clip dell’austriaco Christoph Waltz che generalizzava sui vicini alemanni, e ho collegato che per fortuna il razzismo non era mio ma l’avevo solo preso in prestito da chi ne sa più di me.
È questo il concetto di “tedesco” a cui continuavo a pensare durante la visione di Exterritorial. Solidità, potenza ed efficienza recapitate per linea diretta senza grazia, sottigliezza, né ironia. Pugno sul palmo, sciaf. Azione decisa e reazione sicura. Christian Zübert è un regista nato in un posto molto tedesco, a Würzburg (c’è anche la u fatta strana, più tedesco di così), e nella vita è sempre stato uno stimato professionista dell’audiovisivo – partendo dalla tv e spaziando da un genere all’altro a seconda di dove soffiasse il vento – uno di quelli che porta a termine con efficacia l’incarico assegnato, di qualunque natura esso sia. Quando gli hanno detto di fare un thriller con quell’estetica action tra anni 90 e 2000 – un po’ Minuti contati, un po’ Flightplan – Mistero in volo, un po’ Ipotesi di complotto – ma aggiornato ai tempi che corrono, Zübert si è messo al lavoro per realizzare il compito in classe nella maniera più pedissequa, chiara, formulaica e competente possibile. Ecco perché Exterritorial spopola su Netflix: è quasi un intero genere di successo raccolto in versione bignami e scartavetrato di ogni inestetismo inefficace da una spietata fresa tedesca prodotta e operata in Germania. Sigla vera per l’allegria!

Le scelte estetiche.
La protagonista di Exterritorial è Sara Wulf, ex membro delle forze speciali e veterana della guerra in Afghanistan. Il suo livello di sfiga è il seguente: ha saputo di essere incinta dopo essere stata soccorsa in seguito all’attentato talebano che l’ha lasciata in fin di vita e ha ucciso il resto della sua squadra, compreso il padre del suo futuro figlio. Ora che Joshua ha sei anni e lei ha messo più o meno una toppa al suo disturbo post-traumatico da stress – prende le medicine e non picchia più gli estranei fastidiosi – Sara è convinta sia arrivato il momento di sfruttare un allettante proposta di lavoro e trasferirsi negli Stati Uniti, per far conoscere al figlio il resto della sua famiglia e per concedere a lei un nuovo inizio. È tutto pronto per la partenza, manca solo di ritirare passaporti e permessi al consolato USA di Francoforte e siamo a posto. Poteva essere un sublime thriller satirico sulla scia del lasciapassare A-38 di Asterix, ma Zübert sceglie la strada dello spettacolo tedesco in quota NATO: Sara si assenta tre minuti per prendersi un caffè e Joshua scompare. Ma poi, questo Joshua, esiste per davvero? È quello che siamo costretti a chiederci quando le autorità del consolato, nella persona dell’ufficiale per la sicurezza regionale Eric Kynch, le mostrano le immagini delle telecamere di sorveglianza in cui lei appare senza il bimbo.
E sarebbe stato molto interessante se l’atto di gaslighting estremo subito da Sara ci avesse coinvolto per un minutaggio maggiore, lasciando un po’ più di tempo per dubitare sulla natura del film o sui moventi della protagonista. D’altronde era già tutto apparecchiato eh, bastava solo evitare di rendere esplicita la risposta e fischiettare guardando dall’altra parte, arrivando allo stesso identico finale ma con un po’ più di peperoncino lasciato per strada. A Exterritorial però non interessano così tanto le ambiguità, anche se è lo stesso film che poi tenta di dare profondità alla persona cattiva/antagonista tramite uno spiegone finale ricco di grigi. Ma sono solo parole vuote – peraltro pronunciate in un inquietante distopico mix tra inglese e tedesco – contraddette da un risoluto pragmatismo germanico che si concentra sulla funzionalità dell’atto.

Nocche e orologi sfruttati al meglio delle rispettive potenzialità.
Sara fa collezione di archetipi dell’action statunitense: genitore single che deve salvare il figlio in pericolo, passato traumatico che c’entra tutto con il dramma del presente, nessuno che crede alla sua versione, i minuti sono contati, è intrappolata in un luogo ostile, ha le spalle al muro e non ha nessuna probabilità di farcela. Ma lei – che è un po’ MacGyver e un po’ Cammy di Street Fighter, ma è soprattutto mamma – non ci sta e risale alla fonte di tutto il male, sudandosi ogni camicia e slogandosi quasi tutte le spalle pur di rimanere sempre nell’ambito del credibile. Nelle scene di combattimento e nella risoluzione finale, come in tutto il resto del film, Zübert sceglie l’approccio più realistico possibile, rifiutando di affidarsi all’iperbole. E realizza con auspicabile precisione un film letterale dalla prima all’ultima inquadratura, solido come un paracarro tedesco e altrettanto eccellente e banale. Intrattenimento affidabile e privo di impurità, fatto pure di materiali riciclati. Non tanto perché ci teniamo all’ambiente, ma perché così è più efficiente. Niente dubbi, niente sprechi: premessa, svolgimento, finale. Tutti a letto dignitosamente soddisfatti. Non soddisfatti contenti, però. Soddisfatti accontentati.

Lo dice la scienza.
Christoph Waltz quote:
“Un thriller senza valzer”
Toshiro Gifuni, i400calci.com
Chiedo per un amico: ci sono tette?
Immagino di no. Questi sono film di strong independent women, è più facile trovarci un culo maschile o un pistolino.
Bellissimo il video di Waltz, anche se personalmente, avendoli conosciuti bene, gli Austriaci sono molto più Nazi dei tedeschi.
E mi ha fatto venire in mente quando, un’estate a Bamberg (bellissima città famosa per le tante birrerie artigianali), di sera, sul ponte, chiedo a un ragazzo indicazioni per una birreria aperta. Appena ha saputo che ero italiano mi ha decantato Don Camillo e recitato le parole introduttive del film: “Quel piccolo paese, etc.” e commosso mi ha fatto vedere il filmino che teneva sul suo telefono. Andiamoci piano con gli stereotipi.
In Baviera in generale sono molto più aperti che il resto della Germania, tralasciando berlina che è diversa ancora .in Austria invece mi sono sempre trovato male🤣 forse negli states c’è molta più uniformità, se ben ricordo anche Jarmusch ha detto che non ci sono vere e proprie differenze tra le grandi metropoli. In Europa invece cambia molto, vuoi anche perché cambia molto la lingua ogni pochi chilometri.
Mah, ho vissuto 5 anni a Bamberg e appena possibile sono tornato in Baden Württemberg. In questo senso ha ragione Waltz, e i Franconi (che se li chiami Bavaresi a Bamberg ti tolgono la birra affumicata di mano) sono come gli austriaci: cortesi in superficie, ma per educazione / convenienza, non perché lo siano davvero. Qui a sud-ovest è quasi il contrario, sembran sempre chiusi e incazzati e poi scopri che ti adorano e appena hai bisogno di una mano ti ritrovi 4 vicini che si sbattono per aiutarti. Sul fatto di andarci giù diretti e seguire sempre “il manuale” (più che la logica, le regole) senza vedere le sfumature o le alternative invece posso solo confermare, roba che manda ai matti a volte.
@Apessio. Bello il Baden Württemberg. Sulle rive del Reno. Ricordo con nostalgia Bacharach
Io ho vissuto a Freiburg per 2 anni e da 4 sono a Karlsruhe, la zona è davvero davvero bella. Il Reno, la foresta nera, Strasburgo dietro l’angolo, Parigi a due ore e mezza di treno… spero per qualche anno di non dovermi più muovere :D (e soprattutto di non dover tornare in Baviera, per l’Austria invece un pensierino lo potrei anche fare)
@Apessio. Ma cosa ti avranno fatto di male questi Bavaresi? Tu ne sai più di me ma si dice che siano . come dire…meno freddi, i più caldi fra i tedeschi. Io in Baviera (in tutta la Germania in generale) mi sono trovato bene. :)
Eh, che dirti, a volte è sfiga 😂
Da turista secondo me è molto più facile avere a che fare coi bavaresi o con i Salisburghesi, ma quando gli dici che vivi lì le cose cambiano un po’. La norma era “ah, ma siete italiani? Come si chiama il vostro ristorante?” O visto che vivevamo in una villa di 250 mq ci hanno chiesto “ma quindi quante famiglie siete?” Roba che non ho mai provato in BW. Capita e spesso anche in maniera molto ingenua e senza cattive intenzioni, ma ti scava dentro alla lunga (scusate per il post super serio)
@Toki Ma infatti non capisco dove vedano l’ironia in Austria
In Baviera semmai, dove sono dei latini strabordati per sbaglio al di là delle Alpi, ma in Austria…….
Caro Gottardo, sono personalmente stato negli States, nel southwest (ed è stato forse uno dei viaggi migliori della mia vita). Non è un paese coeso. Non c’è alcuna uniformità. E’ come nei film dell’orrore: chiedi ricovero in una casa del southwest, a decine di chilometri da qualsiasi posto civile e..potrebbero scannarti a pezzi e seppellirti nella buca. Senza che neanche lo sceriffo lo sappia.
Ma va, gli puzzano i piedi ai tedeschi, col cazzo
trama alternativa, go!
Sara ed il figlioletto sono pronti a partire per gli States: passaporti, visti timbrati, barrette proteiche della Lidl e immancabile borracciona da montagna in alluminio (da riempirsi in areoporto rigorosamente DOPO la sicurezza).
Arrivati all’aereoporto US vengono purtroppo trattenuti per controlli *random* (donna sola con bambino fa chiaramente terrorista), l’ICE sgama sul telefono di Sara un tweet del 2019 che diceva ‘mmm però questo Trump, insomma…’ e Sara, separata dal figlio, viene internata nel carcere salvadoreño di massima sicurezza “Monte Bitcoin”.
Il film segue la rocambolesca e violentissima evasione di Sara (memorable l’oneliner “… try this for a blockchain!” prima di sfondare la testa al malvagio direttore del carcere con una catena da 75kg).
Segue teso viaggio di ritorno negli States via muro del Messico (dove Sara, grazie alle sue skill da ex-corpi speciali, ehmm… passa in mezzo a due piloni distanti 75 cm l’uno dall’altro) e drammatica scoperta che il figlio è tenuto prigioniero nel quartier generale del DOGE, dove Elon Musk vuole riprogrammarlo, farlo innestare da NeuraLink e arruolarlo nella sua Guardia di Elite di Bambini Biomeccanici (codename: “Legione”).
Finale al cardiopalma (SPOILER!) dove Sara è confrontata da una versione AI di Musk (che si fa assorbire da Grok gridando “… witness my NEW PAUAAAAAAHHH….”) e lo porta con astuzia ad autodistruggersi baitandolo in una convoluta dissertazione sul **reale** problema del White Genocide in Sud Africa (scatenata dal prompt “quali sono le cinque vocali?”).
Finale emotional, con Sara e putto che si imbarcano illegalmente ad Ellis Island (rigorosamente al tramonto) su un cargo merci diretto ad un Paese dove un’aspirina ed un bacino passatutto al pronto soccorso non ti richiedono di vendere tua nonna ai trafficanti d’organi.
bellissimo! ma il figlio lo salva o qui è immaginario?
Ho fatto la prima metà del film pensando a Flight Plane, l’ altra metá a come questo film sia un nonsense su come un pirla in sete di salvarsi il culo cerchi di creare un caso Kashoggi o quasi. Cose che salvo: nocche spaccate. Le volete anche voi? Fate sacco senza protezioni, vi provocherà ustioncine e rigonfiamenti da eroe action. Poi se volete molto bene a voi stessi fate piegamenti sulle nocche e godetevi il sangue ovunque.