Ieri sono andato a vedere questo film che si intitola Until Dawn. Tramite approfondita ricerca, ho potuto appurare che trattasi di una pellicola ispirata da un videogioco. Ispirata ad un videogioco? O ispirata da un videogioco? Boh, come si fa a saperlo? Impossibile… se solo ci fosse un modo. Comunque, non perdiamo tempo: i videogiochi, se non ho capito male, sono delle cose tipo Mad Max: Fury Road, ovvero dei film con “macchine di arrabbiati” e delle esplosioni. No, scherzo, dai. Questa è una vecchia gag che facciamo sempre col Mereghetti, che quando parla di queste cose qui risulta sempre un po’ un vecchio. Eh, Paolone? Dillo che con noi ti sei sempre divertito, vecchio Paul. Noi giovani invece sappiamo perfettamente che i videogiochi sono delle cose che giochi in sala giochi piena di giochi, o al computer o, come in questo caso, su delle console. Until Dawn è infatti un videogioco della Play Station, che è della Sony. Come il film Until Dawn, che è prodotto dalla Sony e dalla PlayStation Productions, sussidiaria della Sony che si occupa di portare su grande schermo roba brutta come Uncharted o Gran Turismo o della roba bella su piccolo schermo come The Last of Us o Twisted Metal. Insomma, è tutto un magna magna qui, capito?

questo è il videogioco
Until Dawn, il videogioco, racconta di alcuni giovani che si trovano in una villa e, come spiega l’intro, si basa sul Butterfly Effect: ogni scelta effettuata dal giocatore, condiziona la storia. In soldoni, se prendi la porta di destra sopravvivi, se imbocchi quella di sinistra mori male. Quindi, immaginando un’ipotetica trasposizione del gioco per il cinema, è tipo quell’esperimento che aveva fatto Black Mirror con Bandersnatch dove col telecomandino potevi scegliere cosa fare fare a Will Poulter. Che però è una cosa che funzionava a casa e non al cinema, perché in sala non ci sono abbastanza telecomandini e poi bisognerebbe essere tutti d’accordo… E quindi? E quindi si è deciso che per risolvere questa questione qui era necessario prendere degli sceneggiatori. Gli sceneggiatori sono delle persone che, se non ho capito male, si fanno venire delle idee grazie alle quali poi scrivono i films, che è il plurale di film. Ci sono sceneggiatori bravi che hanno delle belle idee e sceneggiatori scarsi che hanno delle idee del menga. Gli sceneggiatori di Until Dawn, a giudicare dal film che ho visto ieri in sala pagando dei soldi e gettando via del tempo libero che nessuno mi darà mai più indietro, non devono essere tra i più bravi di tutti nel loro lavoro. Si chiamano Blair Butler e Gary Dauberman, se proprio volete saperlo e, sì, hanno scritto dei film prima di questo ma boh, forse questa volta non c’avevano voglia. La loro idea, tenetevi forte, è quella di prendere dei giovani, farli arrivare in una villa e poi tenerli bloccati lì attraverso il potere di una clessidra. Cioè, ve la spiego meglio: parte la clessidra, se alla fine della clessidra sono tutti salvi, potranno lasciare questa villa maledetta. Altrimenti no. Cioè, se muoiono, si risvegliano sempre nella stessa villa e dovranno rifare tutto da capo, un po’ come in un videogioco. Cioè, un altro videogioco, visto che abbiamo già stabilito che il gioco Until Dawn è diverso.

dei giovani x in una villa y si apprestano a morire in maniera z
E come muoiono questi giovani bloccati nella villa? Muoiono come nei film horror pacco: c’è un killer fortissimo con una maschera tipo da pagliaccio (idea non proprio, come dire, nuovissima), una strega che si sbriciola e ti sbocca in fazza, dell’acqua piena di nitrogliecerina che ti fa esplodere (unica sorpresa carina del film che vi spoilero qui perché ‘sti cazzi) e poi, boh, altre robe nascoste nel bosco che immagino siano dei wink wink al videogioco, tipo che a un certo punto si vede mezzo nell’ombra un gigante e io ho pensato: “maccosa!”, ma poi non è successo nulla e siamo tornati a questa calma piatta totale che è la morte del cinema horror. Esatto: Until Dawn è abbastanza la morte del cinema horror. Non c’è nulla di nulla, manco una mezza idea originale. Ma cosa dico “originale”? Non c’è manco un’idea e basta: giovani stereotipati in situazioni stereotipiche che muoiono mezzo male solitamente dopo due o tre telefonatissimi jump scares. Punto. Non c’è storia (sì, boh, c’è una che cerca la sorella scomparsa e il povero Peter Stormare che siccome era nel videogioco, s’è prestato a fare un paio di pose evidentemente controvoglia), non c’è un’idea di messa in scena, non c’è manco un’idea di suspense, che in un film dove tutto gira attorno a una clessidra è abbastanza assurdo. Insomma, una noia infinita, diretta da David F. Sandberg, che era quello di Lights Out, il corto poi diventato inutilmente un lungo, già responsabile poi del secondo Annabelle e di quelle due robe senza senso logico che erano gli Shazam. Per dire, eh?

idee pazzesche
Unica gioia, la presenza della signorina Odessa A’Zion, che oltre ad avere un nome da fancalcista onoraria, è di rara beltà e sexyness. Cara Odessa, sappi che mi ero già preso una cotta per te durante la visione di Hellraiser del 2022, ma qui – mia adorata – ti posso assicurare che in testa non ho avuto altro che la tua presenza scenica (tette) per tutti e 94 i minuti di questa inutile sofferenza.

Presenza scenica
DVD-quote:
“Che brutto film”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Si intuiva che non ti fosse garbato già dalla più che esplicita freddezza del titolo della recensione.
Risparmierò 94 minuti di vita che userò per googlare foto di (delle tette di) Odessa.
Va mo là che bravi, postate anche il 1 maggio!
Allora, ho un dubbio su questa donna che porta il nome di non una ma ben due città storicamente contese: ma voi A’Zion lo leggete come moto a luogo (-Dove vai? -A Zion, insieme a Neo, Trinity, Bob Marley e tutti i gerosolimitani!) o come “azione” con l’apocope?
Sia come sia, sappiate che l’anagramma di ODESSA A’ZION, che è E ANZI SO’ SODA (riutilizzando pure l’apostrofo, modestamente), utilizzate questa informazione come meglio credete.
Lo dico da anni tra le pernacchie generali: il secondo Annabelle è un horrorino di tutto rispetto. Trama semi-inesistente, ma un’oretta e mezza di ragazzine orfanelle che muoiono male in un’atmosfera senza speranza. Uno dei migliori del Conjuring Universe.
Va beh, doveva essere un post indipendente.
Mi aspettavo talmente poco che oggi volta dopo news a riguardavo il mio cervello cancellava la sua esistenza. Già non apprezzo molto il gioco, figuriamoci un film che si ispira al gioco e riesce ad essere ancora più banale di roba già banale.
Ma non c’è un girone infernale per chi fa sti film?
Comunque non mi aspettavo una vostra recensione oggi! Ed è sicuramente migliore del film.
P.s: deve uscire anche io gioco di terrifier, un picchiaduro a scorrimento tipo quelli da sala giochi ma non mi sembra il massimo.
L’amara realtà è che in UK il primo maggio non si festeggia e all’ultimo mi sono confuso e ho programmato male. Non volevo fare il crumiro, lo giuro.
Si rilassi Capo, qui nell’Italico stivale ormai era più la gente che lavorava comunque di quella a bighellonare.
Amo le rece finte deficenti e questa ci stava alla grande per allietare una simbolicamente mesta data.
Ah non lo sapevo che non si festeggiasse lì. Che poi anche qui ormai è più un’ occasione per il concerto che altro, direi che abbia ragione nella sua parodia Renato Minutolo.
Quindi non si preoccupi la recensione è stata comunque assai gradita!
Peccato per il povero David, sembrava un bravo guaglione con tutte le sue cosine a posto, ma sta pigliando un sacco di treni sbagliati con una regolarità impressionante.
Odessa A’Zion è chiaramente la nuova Paz de la Huerta
Gary Dauberman in teoria sarebbe pure un astro nascente (ha messo le mani sugli “IT” di Muschietti e sui film del Conjuringverse), ha fatto pure la nuova trasposizione di “Salem’s Lot” che però gli studios dopo averla vista hanno deciso che era talmente brutta che non è stata praticamente distribuita (sarebbe bellissimo leggerne una vostra recensione :D)
Un’ altra cosa sulla del filmetto in questione è quando
[SPOILER ma sticazzi]
guardano sul telefono di uno altri modi buffi in cui sono crepati; tutti modi più divertenti di quelli visti durante i 100 minuti di sta robetta