Di solito qui sui Calci mi trattano bene, sono proprio carucci.
Stranamente anche se non mi piacciono i film d’azione non mi sbattono a raccogliere i sospensori per la lavanderia dopo le estenuanti sessioni di allenamento nella Cobretti mansion. Mi fanno recensire dei film che mi piacciono la maggior parte delle volte, mi mandano in missioni segrete in Vaticano o in ambasciate a cercare di scroccare i buffet, vado alle prime dei film e mi guardo le cose gratis. Ogni tanto la domenica io e Nanni ci sfidiamo scorrazzando nella tenuta con i veicoli originali di Death Race 2000, insomma: si sta bene qui.
Quando Nanni mi ha assegnato questo film, quindi, devono essere successe tipo due cose:
- Ha letto nel poster che il film viene acclamato come “The best british horror since Hammer” e, conoscendo la mia passione per i film della Hammer, me lo ha cortesemente assegnato. In tal caso ringrazio il boss per il gesto ma ci stavano mentendo fortissimo su quel poster.
- Qualcosa di sinistro era nell’aria: probabilmente la “Curse of Miike” era ricaduta questa volta su di me.
Me lo guardo lesto e viste le premesse parto anche con un po’ di curiosità: a) è un film di vampiri con Rutger Hauer e che non è quella cosabbrutta di Dracula 3D b) ci sta Doug “Pinhead” Bradley c) ci sta Giovanni “John Morghen” Lombardo Radice. Insomma ci sta un bignamino del genere non male, poi è “the best british horror since Hammer”, brughiere, vampiri, preti. Coproduzione internazionale, budget da un milione e mezzo di dollari, tratto da una graphic novel.
Dai che è fatta, ci sta un po’ tutto… Invece no, per niente cari amici fancalcisti: è veramente una merda insalvabile, di quelle che “più le smuovi più puzzano”.
I nomi di cui sopra, per i quali probabilmente è stato speso un bel po’ del budget del film, sommando la durata a schermo di ciascuno appaiono per circa sei minuti in tutto il film, lasciando i restanti centoventisei ad un vasto assortimento di cani\cagne. Un eccessivo estendere il significato di “usare nomi di un qualche richiamo per attirare l’attenzione su un film altrimenti anonimo” alla truffa vera e propria, contando poi che Hauer è anche praticamente spacciato sul poster come personaggio principale.
Magari, penseranno i miei amici fancalcisti, è un film che punta sulla storia. No, neanche.
La graphic novel di cui sopra è un fumetto che ancora non esiste e che, a giudicare dai disegni con cui si apre il film, è meglio che non esista; la trama è nulla: un giovane curato di campagna fresco di seminario (Brennan) viene scelto da un misterioso sacerdote (Bradley) per essere trasformato in una sorta di demone-vampiro che dovrà scegliere come usare i suoi poteri: se per il male o per il bene.
Su questa scelta verte la scommessa tra Dio (Lombardo Radice) e il Diavolo (Hauer) che vediamo a inizio film e che per questi due -come accennavo sopra- è l’unica, breve, apparizione nel film. Da ciò il nostro, dopo un travaglio interiore tralbeneeimmale, sceglie il Bene e comincia a colpi di carotidi squarciate a fare piazza pulita dei pericolosi criminali che infestano la ridente cittadina di campagna. Ridente cittadina agreste che tra papponi, stupratori, assassini, organizzazioni di combattimenti clandestini, puttane e spacciatori pare che non abbia nulla da invidiare al marcio della grande città.
Fondamentalmente risolta la premessa del dono demoniaco il film è quindi una serie di omicidi\eliminazioni neanche interessanti, coreografati o ben girati; levato qualche ridicolo momento onirico in bianco e nero in cui tramite uno spiegone si redarguisce il reverendo su cosa gli sta capitando, il film è una schematica successione di eliminazioni, poliziotti incapaci, prostitute da salvare, finchè chi doveva essere salvato è stato salvato e gli altri sono tutti morti. Ma non aspettatevi neanche il bagno di sangue eh, saranno una decina di morti, tutte noiose.
Girato male, recitato peggio, dialoghi al limite dell’amatoriale e praticamente senza fotografia ne un editing audio appropriato. La colonna sonora è poi per gran parte inspiegabilmente, visto che siamo nella campagna inglese, del country strumentale e stiamo più dalle parti degli stacchetti tra una scena e l’altra di “Walker: Texas ranger” che da quelle di Waylon Jennings.
Un paio di tette e qualche puttanaccia scollacciata chiudono il capitolo “carnazza” del film in un paio di scene in tutto.
“E i vampiri?”, Direte voi.
Non ci sono, non si tratta di vampiri in questo film anche se alcune foto di scena con fauci insaguinate, colli sventrati e un palese strillo sul poster potevano lievemente suggerirlo. Ci siamo cascati.
Il nostro amico squarcia le carotidi, beve il sangue, è immortale ma non è un vampiro. Giammai, sennò come fa a entrare in chiesa? Le vittime poi una volta eliminate non si vampirizzano, si disintegrano -off-screen chiaramente- in una fiammata e vanno all’Inferno da Rutger Hauer che comunque non riappare.
Ecco, direi che all’Inferno ci deve andare anche questo Neil Jones, alla svelta anche.
DVD-Quote suggerita
Brutto, noioso e pure fraudolento
Darth Von Trier – i400calci.com
Ogni volta che vedo Rutger in un film dimmerda una parte di me muore.
Il giovannone nazionale…che bellezza. Che poi il film sia una ciofeca poco importa, io son felice.
Parlando di vampiri supereroi io asspetto The revenant, sperando che non sia una cagatta.
cos’è quella poverinata mit bombetta e smalto là sopra?
un Latte+ muore, ogni volta
@ babaz
Guarda, c’è una poveraggine insita in tutto il film che al drugo di seconda mano neanche gli dai tanto peso.
(questo film mette il “copro” in “coproduzione internazionale”)