Difficile parlare di El Sicario su un blog abituato all’ironia e all’iperbole che accompagna la finzione del cinema. El Sicario è chiaramente un film, ma del tutto privo di ironia, di iperbole e di finzione: si tratta infatti di uno scioccante documentario in cui un vero sicario che ha davvero lavorato vent’anni a Ciudad Juàrez (il peggior postaccio del pianeta) racconta davvero come si fa a rapire, torturare, uccidere gente. Il sicario è un esperto, ne ha fatti fuori 500, uomini e donne che hanno combinato qualche piccolo sgarro verso “el patron”, il boss a cui il sicario ha giurato fedeltà assoluta. Davanti alla videocamera, questo personaggio sconvolgente, anonimo e dal viso coperto, vuota il sacco, attentissimo a non fare nessun nome e nessun riferimento riconoscibile, ma supportato da una ricchissima dialettica e da un a parlantina forbita: è un uomo istruito, non l’animale cinico e muto tanto caro a molto cinema.
Naturalmente, dietro questo documentario c’è un lavoro di anni: il giornalista Charles Bowden, specializzato nello studio del confine USA-Messico, ha impiegato cinque anni a guadagnarsi la fiducia del sicario, ha costruito un’ampia quanto pericolosa rete di contatti fino ad assicurarsi l’esclusiva della confessione dell’assassino. Il docente e documentarista Gianfranco Rosi si è messo dietro la macchina da presa e ha fornito al sicario quaderni e pennarello con cui illustrare la propria carriera e la propria tecnica; pagine e pagine di disegnini e schemi. Il risultato è un monologo di 80 minuti girato interamente nella camera 164 di un anonimo motel di confine, con lo sguardo costantemente sul corpo massiccio del sicario, di cui vediamo chiaramente solo le mani – mani che hanno strangolato con corde d’acciaio, che hanno cavato occhi, tagliato lingue, calato uomini vivi a poco a poco nell’acqua bollente e amputato le parti di carne cotta per estorcere confessioni. E l’hanno fatto davvero, non su pellicola. La camera in cui si svolge il documentario, ci informa il sicario nei primi minuti, è la stessa in cui lui e i suoi colleghi hanno torturato e picchiato un uomo per tre giorni, per poi consegnarlo ad altri colleghi che forse lo hanno ucciso, forse no, chissà. Il paradosso di El Sicario è che, anzichè esporre allo sguardo orrori fatti per finta, come quelli solitamente recensiti qui, cela allo sguardo orrori fatti davvero. Entrambi gli elementi lo rendono unicamente magnetico e disturbante (i detrattori parlano di “pornografia del dolore” come se Rosi fosse una Barbara d’Urso qualsiasi: sorry, questa si chiama realtà), e magari profondamente “sbagliato” per i nostri affezionati lettori.
Del resto, lo sappiamo già che il potere dei narcos è illimitato; lo sappiamo già che la polizia e le gerarchie del potere sono totalmente corrotte; lo sappiamo già che da quelle parti muore gente in quantità industriale e senza un colpevole. Però un conto è leggerlo sui giornali o vederlo estetizzato (e perciò “anestetizzato”) nei film normali, un altro è sentirselo spiegare pazientemente, tranquillamente da chi per vent’anni ha fatto dell’assassinio la propria professione. Il maggior problema è quello del giudizio morale: mentre i film normali ci spingono sempre ad esprimere un giudizio sulla morte e chi la infligge, Rosi sospende totalmente il giudizio sul sicario. Costui illustra il suo lavoro in modo chiaro e lineare, sta a noi provare disgusto, interesse, qualunque altro sentimento ci ispiri. E’ cinema adulto e responsabilizzante.
Gli ultimi dieci minuti di film sono dedicati ad un improvviso, inaspettato cambio di rotta da parte del sicario. Non ve lo spoilero, ma dopo tutto ciò che ha raccontato, è uno shock ulteriore. Diciamo che il sicario ha cambiato “patron”.
DVD-quote:
“Davvero”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
>> IMDb
Io credo che qualunque giudizio morale sul regista sarebbe fuori luogo.
Non è lui il sicario.
massimo rispetto per i documentaristi con coglioni da elefante
Fregola ai massimi livelli. Recuperollo.
Gianfranco Rosi ha fatto altri documentari davvero con i Contro-Cazzi, peccato che la Distribuzione in Italia non esista per i Documentari, senza dubbio la sezione più interessante agli ultimi 3-4 Festival Italiani.
Spero di vederlo presto. Il mio unico dubbio è la non verificabilità. E se fosse un fake ? Razionalmente è impossibile validare la fonte.
So di essere un guastafeste ma sono italico, cioè vengo dal paese di Totò. E ho tentato varie volte di vendere la Torre di Pisa ai turisti. Solo per fare qualche esempio.
@harry: a me è parso molto più verosimile/veritiero/veridico questo qua che non tutta la filmografia di michael moore e morgan spurlock messe insieme. se poi è un fake, l’attore che interpreta il sicario deve vincere un sylvester onorario ogni anno finché muore. però prima vedilo, harry, poi mi saprai dire.
http://www.youtube.com/watch?v=pFCF3wg6yXE
Forse alla fine il tipo rivela di aver ammazzato anche il patron per il quale aveva precedentemente torturato e ucciso tutta quella gente?
Ammetto che non conoscevo Bowden e Rosi, li ritengo persone da ammirare; Bowden avrà rischiato la pelle sul serio per metter su la rete di contatti.
La so, la so! E’ diventato frate trappista e adesso produce ottima birra. Eh? Ho indovinato?
lo fanno settimana prossima alla Casa del cinema di Roma