Si vede che questo è il 40esimo anniversario del festival di Rotterdam – c’è una sorta di filo rosso involontario che rimanda alla vecchiaia, alla memoria, alla necessità di trovare nuove vie. C’è un momento indicativo in Outrage in cui un capo yakuza annoiato fa a Kitano “Questo tuo tagliarti i mignoli ormai è fuori moda”, al che Kitano pensa “potevi dirmelo prima, stronzo, mi risparmiavo un dito”; ma in realtà è contento perchè ha fatto il suo classico pezzo di bravura e il pubblico si contorce sulle sedie, un po’ come in TV quando vedi lo sketch del tuo comico preferito, lo hai già visto 120 volte e magari è pure urendo ma non fa niente, ridi ugualmente.
La trama è inifluente: due famiglie rivali, la lotta per la successione, un’ecatombe dalla quale non si salva nessuno, pioggia di sangue dall’inizio alla fine senza sosta. Ciò che colpisce è come i personaggi di Kitano, pur mantenendo la loro aura di efferatezza, stavolta siano apertamente fallibili, pronti per il pensionamento (un tema ricorrente del film: anziché uscire di scena ammazzati, perchè non ritirarsi a svernare e lasciare i giovani ad ammazzarsi fra loro?), il loro modo di gestire le questioni gerarchiche non ha più una logica stringente e gli omicidi si susseguono senza davvero risolvere nulla. Sia chiaro, Outrage non è certo un film di denuncia contro la yakuza e Kitano non sta assolutamente prendendo le distanze da un genere e una mentalità di cui si è nutrito per anni. Però, che siano passati ben dieci anni dal suo ultimo film apertamente violento (Brother) si vede. In mezzo ci sono stati la poesia di Dolls, il musical di Zatoichi e infine le ciofeche metacinematografiche che non oso nominare, fino ad arrivare all’ammissione di crisi artistica con Achille E La Tartaruga. Sembrava un testamento cinematografico, un vicolo cieco, un annaspare per ritrovare una boccata d’aria – e Kitano l’aria l’ha ritrovata; ma non ha più il buon odore di sangue fresco di una volta. E’ il sangue ad avere un odore diverso o è il naso a non riconoscerlo più?
Naturalmente il vecchio leone non ha perso il gusto delle zampate sadiche: ottime la scena del trapano del dentista usato da Kitano in maniera eterodossa, quella delle bacchette da noodles usate forse peggio che in Sonatine, e poi le classiche mannaie, lame varie, pistole, quel tanto che basta per far fuori un centinaio di personaggi in due ore. La verve sardonica si accanisce sulle vittime, le sfotte, dileggia la loro vulnerabilità – ma nessuno ne è immune in questo Outrage miope e perplesso. I siparietti più farseschi vengono dedicati, con allegro spregio del politically correct, al personaggio dell’ ambasciatore del microstato africano di Gbanan. Costui, poveretto, è costretto a trasferire l’ambasciata in un capannone temporaneo e lasciare spazio al casinò degli yakuza, gli fanno trovare una ragazza morta a letto, un pitone nel lavandino, e lui continua a fare gli occhi da triglia; poi lo portano in un campo di notte e gli dicono di scavare una fossa per seppellire un cadavere: “Ma mi lasciate qui? Ma è buio!” “Appunto: ti mimetizzi bene” (per gli anglofoni: “You leaving me here? But it’s dark!” “That’s right. You just blend in”). Che classe.
Insomma, questo è il primo capitolo di una trilogia che segna il ritorno di Kitano alle sue origini. Che sia il suo canto del cigno? Cosa ci mostrerà nei prossimi capitoli, fin dove si spingerà la sua fasicnazione per la vecchiaia e il decadimento? Come cambierà la sua percezione e messa in scena della morte? Viene da pensare che la compulsione all’assassinio (dei personaggi) e allo spettacolo dell’assassinio (del regista) siano sempre più apotropaici, un modo di prendere controllo della morte affinché essa non li sorprenda nel momento cinematograficamente sbagliato. Forse davvero Kitano (1947, mica un regazzì) ha cominciato a sentire il freddo fiato della Nera Signora sul collo – e gli piace molto meno di quanto si aspettasse.

che fazza <3
DVD quote:
“Miope e perplesso, ma sadico a manetta!”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Bentornato Takeshi.
Ma il sangue è in cgi? Dimmi di no dai…
Massimo rispetto per il sensei Kitano. Nonostante Achille e la Tartaruga.
Tra l’altro Brother è sempre stato uno dei miei preferiti.
Speriamo sopratutto venga distribuito, è da Zatoichi che al cinema viene completamente ignorato.
Non sono d’accordo con la conclusione. Secondo me Beat Takeshi continua a divertirsi come un pazzo
@ratto: per la gioia di grandi e piccini, il sangue e’ realissimo!
dopo aver visto outrage che vabbè, duro e secco ma anche senza una direzione, e aver saputo che si prepara un outrage 2 e oltre, rimpiango amaramente takeshi’s e glory to the filmaker, che almeno erano sinceri.
Grazie Cicciolina, sono tanto felice
E’ uno dei pochi che pure se fa qualche boiata non posso smettere di adorarlo.
speriamo almeno in una pubblicazione in DVD giusto per continuare a riempire la mensolina coi film del Kitano.
“Viene da pensare che la compulsione all’assassinio (dei personaggi) e allo spettacolo dell’assassinio (del regista) siano sempre più apotropaici,”
Questa l’hai scritta in t-shirt sudicia ed in fuorisincrono, dì la verità.
Visto ieri, mi mancava la sua faccia da bastardo. Non male e meglio dei metaforoni. Aspettiamo il 2, questo mi sa che era un antipasto.
Anche a me è piaciuto. Grazie Cicciolina!