Ricapitoliamo:
- Kevin Smith sparge la voce di voler girare un horror satanico stile Race With The Devil
- Kevin Smith si fa cacciare da un aereo perché troppo ciccione (irrilevante, ma sempre divertente)
- Kevin Smith gira il suo bell’horror, che non è più satanico ma comunque religioso, ispirato a cattolici estremisti quali il Reverendo Phelps
- Kevin Smith lo porta al Sundance, dove annuncia di voler vendere i diritti di distribuzione in diretta a fine proiezione tramite asta pubblica
- Kevin Smith inscena una rapidissima finta asta in cui vende i diritti a se stesso per $20, ridono in pochi
- Kevin Smith annuncia di voler portare il film in tour di persona, in un metodo che definisce “rivoluzionario” sebbene sia pratica ormai comune tra certi film indipendenti, a cui aveva pensato prima persino Darren Lynn Bousman ai tempi di Repo: The Genetic Opera
- Ma vi rendete conto che Kevin Smith è stato cacciato da un aereo perché troppo ciccione??? Questa cosa mi fa morire
- Negli UK, Red State viene distribuito nelle solite catene come chiunque altro
Sistemate le note di colore, passiamo al film.
La cosa più estrema che fa Smith, ve lo svelo subito, è ingaggiare quella faccia da bambascione di Michael Angarano in un ruolo che non è quello del tenero sfigato.
La trama ha effettivamente uno spunto horror: tre giovani provincialotti arrapati rispondono a un annuncio di natura sessuale e vengono incastrati da un gruppo di fondamentalisti cristiani intenzionati a rispolverare certi metodi di giustizia divina da vecchio testamento. Un classicone, con un aggancio alla realtà a rendere il tutto più inquietante, e il non-stile registico di Smith funziona proprio quando un certo realismo senza fronzoli è proprio ciò che meglio si adatta all’atmosfera rendendola più dura e claustrofobica. Non esalta, ma fa il suo dovere: immaginatevi di vedere Clerks, tranne che nessuno dice cose divertenti e che a un certo punto arriva qualcuno che prende i protagonisti e li chiude in gabbia o li inchioda a una croce per dargli fuoco. Insomma: fin qui ci siamo.
Poi le cose gli sfuggono un po’ di mano. Appare in scena Michael Parks, enorme, nel ruolo del capo della congrega. Parte con un monologo che prima ti colpisce per carisma, poi ti inquieta, e poi diventa troppo, troppo lungo. Questo dopo 90 secondi. Solo che dura 20 minuti. In quei 20 minuti, che presi a sè sarebbero anche belli, tu spettatore perdi l’aggancio con tutto il resto del film. Ti scordi chi è chi, cosa, dov’è e perché, di cosa si sta parlando, cosa sta succedendo, che ore sono… È una di quelle mosse che lo capisci che sono volute e vorrebbero essere estreme e coraggiose. “Ah, il monologo di 20 minuti di Michael Parks!” come che ne so, “La sparatoria di 20 minuti del Mucchio Selvaggio!”, o “I 20 minuti di feedback in You Made Me Realise dei My Bloody Valentine!” E invece è un po’ come cambiare canale e ricominciare da capo: il ritmo è andato a puttane e ti ha lasciato spaesato.
Quando la predica finisce, inizia sul serio un altro film: Stephen Root, noto interprete di personaggi sfigati (Milton di Office Space, per dire), interpreta guarda caso anche qua uno sfigato. Lo si vede in una scena mentre piange e dà uno straccio di background alla sua sfigataggine, e in una scena successiva in cui commette un errore maldestro e decisivo, poi sparisce dal film. A seguito di quell’errore, il focus del film si sposta dalle malefatte generiche dei fondamentalisti religiosi alle malefatte ancora più generiche del governo. Un po’ come quei pazzi che blaterano di complotti e appena chiedi ulteriori dettagli cambiano argomento. E a quel punto non è neanche più uno pseudo-horror, ma la versione poco ispirata di un qualunque film da assedio, di qualità individuabile a metà strada tra John Q e Cadillac Man, che tira a campare senza più uno straccio di idea di cosa farsene degli ultimi 40 minuti di film (su 88…). Il finale, senza starlo a svelare, è vigliacchissimo: prima si accenna a un colpo di scena clamoroso, poi si risolve alla “non lo so girare, per cui lo faccio raccontare a parole da un personaggio”. Vergognosissimo.
A conti fatti, è il classico film in cui uno finisce per invidiare i disinformati, perché lo possono prendere come passabile giallo del sabato sera girato in modo particolarmente grezzo e giusto un po’ pretenziosetto. A noi altri, i veri sfigati, ci tocca invece subire il Kevin Smith che si fa paladino della giustizia, che si vanta dei fondamentalisti che fanno dimostrazioni davanti al cinema in cui proiettano il film, che si vanta dei figli di Phelps che sono venuti di persona a una delle proiezioni e hanno lasciato la sala dopo 15 minuti (quando la faccenda pareva ancora interessante), che si vanta dei soldi che sta facendo senza il supporto dei metodi pubblicitari e distributivi standard che ha poi finito per usare comunque, e che si incazza a morte quando il film viene ignorato in blocco anche dagli Awards riservati al cinema indipendente. Insomma: io gli volevo anche bene un tempo, ed ero onestamente curioso, ma ce lo siamo definitivamente giocati. Pare che ora stia girando un altro film sull’hockey con il cast praticamente identico a questo, e che poi si voglia ritirare. Io gliel’appoggio.
Rimane solo Michael Parks: fategli fare più film.
DVD-quote:
“Vorrebbe, ma proprio non può”
Nanni Cobretti, i400calci.com
a me sto qua non ha mai convinto…mi è sempre sembrato uno che faceva film indipendenti per virtu’ e non per necessità,ma sopratutto quanto ca**o pesa…!?!?
Mah film bruttarello a parte l’inizio, micheal parks (ma anche quella donna non era male) e il finale a sorpresa (intendo proprio gli ultimi secondi).
La setta cmq non mi ha convinto molto. E l’agente gay che parla li con goodman. L’assedio era pessimo. E lo sceriffo gay mi sembrava fuori contesto. Meh. Cmq nel film aleggia una specie di morale che meh. Bleh. Meh. Da non rivedere.
E’ successo anche a Paolo Villaggio, pare (non di girare Red State, ma di essere estromesso da un aereo di linea per eccesso di ciccia)
Se le chiappe non entrano nel sedile non puoi stare a bordo.
Il capitano urla: “Buttate quel ciccione dal mio aereo!” L’unica è legarli all’elicottero e portarli appesi.
«Insomma: io gli volevo anche bene un tempo, ed ero onestamente curioso, ma ce lo siamo definitivamente giocati».
Questo.
A me i film di Smith sono piaciucchiati tutti, più o meno, comprese quelle due o tre cose inguardabili, e mi sembra un peccato che lui si ritiri: se accettasse i suoi limiti potrebbe fare quello che sa fare meglio, ovvero un film piuttosto divertente ogni tot di tempo, e staremmo tutti abbastanza bene.
Questo me lo immaginavo tristo, anche se ci ho creduto: lo vedrò. Poi si aspetterà sta cosa sull’hockey, e vedremo quanto ci metterà prima di annunciare che era tutto uno scherzone.
Però il poster è bello!
Ah, giusto: non è un calvinista Phelps?
mmmh.. l’avevo appena inserito fra i film da vedere, e già lo devo eliminare?!? preferisco ricordarlo com’era, quindi credo sia meglio così!
E cmq a me non sembra proprio COSI’ grasso! considerata l’obesità dell’uomo medio americano queste cose dovrebbero succedere tutti i giorni, no?!?
Anche io pensavo di vedermelo, poi, casualmente mi sono imbattuto in “Cop Out” sull’HBO e ho giurato a me stesso mai, mai piu’.
Sembra che il finale sia stato deciso dal budget..comuqnue..lo spiegone alternativo a questa mancanza non ci stà proprio e tantomeno il finale scopiazzato dai film dei Cohen. E a me Dogma non è piaciuto proprio.
buongiorno
peccatone, se mi passate il termine. il trailer era tipo bellissimo.
fanculo, però insomma io non gli vorrò lo stesso male. nel senso, a citare Ckerks ci si può fare serata. sempre.
come altra attenuante possiamo essere tendenzialmente sicuri che non ce lo troveremo dappertutto come quello stronzo di Tarantino. spero.
Dalla locandina pensavo fosse l’ennesima minchiata con i posseduti che stranamente non passa mai di moda, 2 palle così ma non ci stava altro.
Dopo 5 min pensavo fosse l’ennesimo hostel, che coglioni oh, ma li fanno ancora?
Il tipo comincia a parlare, crisi mistica, noia mostruosa, forse era meglio se fosse stato come hostel, comunque meglio skippare il tutto che tanto spara solo cazzate.
Degenero finale, il WTF lascia spazio alla consapevolezza “ah si hanno voluto fare il film impegnato con la critica verso qualcosa/qualcuno, che palle oh, la sparatoria fa pure cagare, meglio se ci fosse stato il match satana vs fraticello con le solite smorfie, versi e balle varie”.
‘Na merda truce insomma.
@Schiaffi Ah si ora mi hai ricordato che le sparatorie facevano cagare l’anima. Le sparatore più finte che vedevo da anni.
Un Micheal Parks in assoluto stato di grazia! E canta pure dannatamente bene! (se lo vedete in lingua orignale..)
Per il resto.. boh, l’idea mi ispirava, il ritmo c’era.. e secondo me si vede che Smith ci mette davvero il cuore in sto film. Questo non vuole dire che basti per farne un buon film, sia chiaro… ma personalmente mi ha garbato. Speravo in molto molto meglio, assolutamente, ma ormai mi rendo conto che Smith non sembra mostrare margini di miglioramento dal punto di vista della regia. Magari non gli interessa, magari ormai si diverte di più con Smodcast e serate varie.
Personalmente lo sto riscoprendo pesantemente come intrattenitore generico/narratore ora che ascolto un po’ dei suoi podcast.. e Batman: Wydening Gyre, il fumetto che ha sceneggiato per la DC è una perla.
ammazzatemi
a me è piaciuto, nel senso che un 6,5 glielo do…
Smith gira film per amore del medium e ultimamente per togliersi delle soddisfazioni ma è da sempre il primo a ricoprirsi di letame per le proprie scarse capacità tecniche. Ritengo abbia un enorme talento per i dialoghi e che questo copra molte magagne almeno durante la visione. A mente fredda, poi, le suddette magagne escono.
Epperò negli 11 di Tarantino (vedi Calcetti) c’è entrato anche lui.
Niente, il film non mi interessa. Volevo solo informare i Calcisti che il documentario di Louis Theroux sul Reverendo Phelps e la sua simpaticissima famiglia potrebbe inaugurare la rubrica “documentari” di questo sito. Cercatevelo e poi mi dite.
So che sarà di sicuro OLDissimo per tutti voi, ma a me fa ridere:
http://www.vice.com/it/read/intervista-a-kevin-smith-sotto-acido
A me piacque, nonostante i difetti evidenziati in recensione ci siano tutti.
Il problema vero è che già dopo 20 minuti si intuisce che Smith non abbia la più pallida idea di dove andare a parare.
E il cast non aiuta. Sprecatissimo Goodman, un peccato perché la parte gli calzava a pennello.
Ancor più sprecato Pollak che fa una fine veramente meh dopo poco più di una comparsata. C’è pure David Marciano ma non mi ricordo che minchia faccia.
Vale la pena vederlo per la prova di Park, il resto è un gran casino, però un pochino mi son divertito.
Tecnicamente non mi è sembrato così malvagio come tanti affermano, anyway.