Che mondo pazzo che è il pazzo mondo del cinema! Ogni tanto succedono delle cose veramente pazze, nel pazzo mondo del cinema.
Prendete per esempio questo dialogo realmente avvenuto tra il CEO di Warner Bros., l’italoamericano Guarniero Fratelli, e il capo del Reparto Nuove Idee della multinazionale, Orlando Bloom (è un omonimo).
«Orlando, Orlando, perché sei tu Orlando? Perché non puoi essere qualcun altro, magari qualcuno che sa fare il suo mestiere?»
«Tu mi offendi, Guarniero, il mio lavoro è sempre stato di qualità sopraffina»
«Cosa vai blaterando, Orlando! Ti ricordo che sei quello che ha proposto a Sony il crossover tra Emoji movie e il film sui baffi di Henry Cavill»
«D’accordo, non è stata la mia intuizione migliore…»
«Eufemismo! Il mondo intero sta facendo soldi a palate riciclando brand vecchi di decenni senza che nessuno batta ciglio e tu ne proponi uno nuovo?»
«OK, OK, tutto vero, ma giuro che sono pronto a farmi perdonare. Senti questa ciccio: i Banana Splits in versione horror»
«Maccosa»
«No davvero pensaci: prendiamo una vecchia serie per bambini che aveva come protagonisti dei pupazzoni e trasformiamo i pupazzoni in robot assassini che massacrano il pubblico accorso alle registrazioni del loro programma»
«Ho capito, Orlando! Tu vuoi sfruttare l’intrinseco disagio generato negli adulti dalla presenza di pupazzoni esteticamente inaccettabili e che contengono una persona presumibilmente sempre nervosa, tabagista e con problemi di alcolismo per pervertire le atmosfere fanciullesche di una trasmissione storica e intriderle di schifo e budella!»
«Esatto! E voglio farlo spingendo l’acceleratore su tutto quello che rende buffo e adorabile lo show per amplificare lo straniamento generato da un prodotto di intrattenimento pensato per parlare ai bambini, e dunque, per un adulto, perturbante e pericolosamente oltre i confini della psichedelia!»
«Ah! Vuoi quindi puntare il dito a colpi di omicidi e interiora sull’assurdità di una pantomima dove sono sempre tutti felici, magari vuoi pure insegnare ai bambini che Babbo Natale non esiste, che quello che vedono in TV è un mondo di musichette mentre fuori c’è la morte, che non bisogna mai togliere il trucco a un clown perché sotto il cerone potresti scoprire un uomo che piange»
«Sì! In sostanza voglio fare un film sulla sindrome da Teletubbies»
«Boh certo che di tutte le idee…»
«Non ti piace?»
«Facciamolo»
L’avete visto? HANNA E BARBERA. Questa roba era una produzione Hanna-Barbera. Pupazzoni sorridenti, slapstick, gag surreali, e avete presente il font usato per il titolo?
Wikipedia classifica The Banana Splits così:
e non so, vedere “bambini” e “psichedelia” insieme fa un certo effetto.
Almeno finché non ci si ferma a pensarci, e torno ai succitati Teletubbies: esiste uno show per bambini che non faccia esclamare a un adulto «poffare, quanta droga!»? Voglio dire, l’esistenza stessa di un bambino è un costante trip psichedelico, pensate come dev’essere avere tre anni, vivere circondato da giganti, non avere il pieno controllo delle proprie funzioni motorie, non saper attribuire un significato a un buon 80% di quello che succede e dei suoni emessi dai suddetti giganti. Chiaro che poi gli show televisivi dedicati ai pupi sono pieni di colori brillanti, creature deformi che si esprimono gorgogliando blasfemie in una lingua oscena e ormai estinta, corpi celesti che sorridono malevoli: assistervi, per un adulto, è un tuffo ancestrale nel miasma di fumosi ricordi che emergono dall’oblio che sono i primi anni della sua esistenza – è robaccia tossica che ci fa tornare bambini e dunque ci paralizza dal terrore, come tutto quello che ci succedeva intorno quando eravamo bambini.
L’altra versione della storia è che a casa Warner avevano nel cassetto una sceneggiatura pronta per il film tratto da Five Nights at Freddy’s – un mediocre videogioco horror che spopola su YouTube perché la gente si registra mentre ci gioca e si spaventa e fa OOOO AAAAA e si becca un sacco di like – e all’ultimo hanno deciso di cambiare tutti i nomi e trasformarla nella versione horror dei (delle?) Banana Splits, un brand ormai dimenticato e del quale nessuno sapeva cosa fare, per cui perché non mandare tutto in vacca? Qualcuno ha idee migliori?
Viene fuori che questa roba dei pupazzoni horror è un’ottima idea, che funziona su un piano estetico e tematico e che, se declinata nel modo corretto, può dare vita a uno slasher gradevolissimo che si ferma solo qualche gradino sotto l’eccellenza. A declinare in questo caso è Danishka Esterhazy, che fin qui ha avuto una carriera fatta di drammi storici e thrilleroni e che, messa di fronte alla prospettiva di girare The Banana Splits Movie, accoglie a braccia aperte l’assurdità della premessa e la sviluppa con una serietà e un rigore quasi fuori luogo.
Il dettaglio più importante che Esterhazy azzecca è il lato umano, quello che fa la differenza in un film che per il resto si scrive da solo e che è poco più che una collezione di omicidi creativi in serie fino a giungere allo scontro finale. Protagonista è una famiglia infelice fatta di madre, due figli e il secondo marito di lei, lo stronzo; il più piccolo dei figli è un grandissimo fan del Banana Splits Show, e il suo regalo di compleanno sono cinque biglietti per assistere alle registrazioni. Che piacevole gita di famiglia! C’è la genitrice apprensiva, il patrigno anaffettivo, il figlio adolescente fattone e il piccolo non-Charlie, che nelle sue manine paciocche stringe felice la chiave per entrare nella non-fabbrica di cioccolato. In loco, i Nostri incontrano una serie di figure tra il buffo e l’archetipale – c’è Arianna di Boris, c’è il padre che sogna per la figlia un futuro da star e vuole parlare con il produttore, c’è la coppia di influencer che strimmano la diretta dal set su Instagram –, si godono lo show e finiscono per diventare carne da macello per i pupazzoni, che non sono alcolizzati in costume ma cattivissimi robot programmati per uccidere dal loro creatore, lo scienziato pazzo Karl.
Questo dunque è il film: gente intrappolata su un set e perseguitata da robot assassini. È tutta gente più o meno simpatica e ben caratterizzata – un plauso in particolare a Dani Kind e soprattutto all’eccezionale Maria Nash –, e che interagisce in modi plausibili e a tratti persino emotivamente carichi; rispetto agli slasher classici mancano (o sono relegati a parti secondarie) i tradizionali “personaggi che non vedi l’ora che muoiano male”, il che unito alla centralità data ai tre bambini porta il film quasi a lambire i territori dell’avventura spielberghiana.
“Quasi”, appunto: stiamo pur sempre parlando di un film di gente morta male. In questo senso gli omicidi ci sono, ma – e qui torno sul discorso di prendere mortalmente sul serio il film – sembrano anche, paradossalmente, un po’ fuori tono rispetto al resto. Non è un problema di violenza eccessiva, anzi quella è la benvenuta in un prodotto così estremo e scorretto. È che a girarli Esterhazy non ci mette un filo d’ironia, ignora il grottesco e il ridicolo per puntare decisamente sul torture porn, allungando ogni scena ben oltre i confini del disagio; c’è un sacco di gente che muore lentamente, soffrendo e urlando in modi crudeli e non particolarmente creativi. Il che va anche bene nel momento in cui a essere assurda è già la situazione in sé, e di sicuro il contrasto tra il pupazzone amico dei bambini e un tizio segato a metà funziona. Ma è come se nel momento in cui gli antagonisti entrano in azione il film perdesse ogni gioia e si dedicasse esclusivamente a far stare male lo spettatore, una scelta valida ma grigia dentro, e che impedisce a The Banana Splits Movie di fare il salto di qualità definitivo. Voglio dire che è inutile avere a disposizione questa roba
se poi la metti in scena come fosse una cover di Seven. So che non si fanno processi alle intenzioni, e di certo BSTM ha un’identità forte ed è diretto da una persona con le idee chiare; ma rimane la sensazione che il film tiri troppo il freno a mano dell’assurdità e preferisca puntare sulla pura e semplice crudeltà, con anche una certa efficacia ma finendo per depotenziare un po’ la premessa degli adorabili pupazzoni assassini.
Ci sono anche, ma sono difetti quasi congeniti, un po’ di problemi di ritmo e gestione dei tempi, per cui il secondo atto si riduce a una sequenza di cortometraggi che culminano in un omicidio e la narrazione riprende il filo solo sul finale, quando il film decide effettivamente dove vuole andare a parare al di là della premessa fulminante. Per fortuna è proprio sul finale che BSTM si lascia un po’ andare al delirio e smette per qualche minuto di aggrottare le sopracciglia, e il film si chiude su un paio di note altissime. Se solo Esterhazy ci avesse messo meno serietà e più voglia di divertirsi fin dall’inizio forse avremmo avuto tra le mani un mezzo capolavoro. Stando le cose come stanno, e considerando che parliamo comunque di un direct-to-video costato quattro soldi e nel quale non credeva nessuno, possiamo tutto sommato accontentarci.
DVD quote:
«TRA LA LA TRA LA LA LA»
(The Banana Splits, artisti)
Praticamente è il live action della puntata dei Simpson a grattachecca e fichettolandia.
Ho pensato la stessa cosa! La rece mi ha anche fatto venire in mente un video degli Alice in Chains!
Oh, magari non c’azzecca niente ma a leggere del trattamento dignitoso (qua pure troppo serioso) a una storia di pupazzoni assassini non posso non pensare al puppet master di Zahler, quindi la domanda è quasi d’obbligo: siamo da quelle parti? O per tono non c’entra una mazza?
Poi: quando lo facciamo pure noi col Gabibbo malefico?
Più che il gabibbo io sono un film horror con Uan tossico e morto di fame che ricatta Bonolis minacciando di massacrargli la famiglia.
Ma vuoi mettere i tapiri come arma contundente, pioggia di sangue su veline, conduttori, Staffelli e compagnia bella?
Cavolo, una cosa così l’avrebbe potuta immaginare l’Ammaniti degli anni ’90.
ho sempre sognato un arancia meccanica con i teletubbies…
Messa così, pare il film della vita. Lo vedrò costi quel che costi.
Quindi il difetto principale sarebbe che si prende troppo sul serio?
Beh, considerando l’incipit il rischio di venirsene fuori con una vaccata tremenda era altissimo.
Quindi…poteva andar peggio, dai.
Se e’ una roba tipo Ghoulies 2 a me va benissimo (anche li’ la gente moriva malissimo).
Solo un appunto. Quando ci sono dei mostri malvagi e assassini di mezzo, dovrebbe esserci un Ash pronto a fermarli.
Avrebbero potuto mettere Mauro Repetto travestito da orso Baloo che, ridotto ad un vagabondo dopo essere stato cacciato da Eurodisney, arriva li’ e li distrugge.
Comunque, io i pupazzoni in generale li ho sempre trovati inquietanti.
Ricordate…sotto il costume sorridente e paffuto puo’ esserci qualcuno che VI ODIA.
Che odia il suo lavoro e la gente con cui a che fare.
Ragazzi, questo articolo sta tirando fuori il meglio di voi. L’idea di Mauro Repetto barbone eroe in costume è da applausi
[Detective Figo arriva sulla scena del crimine con in mano una tazza di caffè e si rivolge a Collega Tosta]
– Cosa abbiamo qui?
– La vittima è stata soffocata. Le hanno ficcato in gola circa 1 kg di quello che secondo la scientifica è “zucchero filato di colore nero”, poi hanno legato il cadavere a quella Harley Davidson con in faccia una maschera di Spider-man e gli hanno appeso al collo un cartello che dice “E ora chi è che balla?”.
– [Beve un sorso di caffè] Odio il lunedì.
92 minuti di applausi, Gigos.
Sei il mio idolo.
Poi saro’ un fissato, con questa cosa…
Ma credo che niente come questo lavoro (mascherarsi) ti finisca con l’instillare l’odio.
Con tutto il rispetto per chi lo fa, o per chi si ritrova costretto a farlo.
Bisogna pur mangiare.
Ma io l’ho sempre trovato umiliante.
Davvero bellissime le considerazioni sulla naturale psichedelia delle robe per i piu’ piccoli. In effetti mi viene in mente anche roba come la Pimpa, i Barbapapa’ e Pippi Calzelunghe, che rivisti da adulto tramite nipotame vario sembra roba scritta da Syd Barrett.
I Banana Split sono forse la cosa che nella ma testa urla piu’ forte “infanzia televisiva!”. Mi ricordo che nei primi anni di internet io e miei amici ci scambiavamo tutte le (poche) notizie che riuscivamo a recuperarne, il commento piu’ frequente dopo l’inevitabile era “Allora non li ho sognati!”.
Credo che rispetto ad altri programmi per bambini si distingua perche’ l’aspetto “programma per figli dei figli dei fiori” era chiaramente ricercato non incidentale, un po’ come poco tempo prima “Yellow Submarine” di Dunning.
Film dunque gia’ vendutissimo, che non sia neanche male e anche un po’ malato e’ un surplus.
*”dopo l’inevitabile” niente, non ho cancellato.
Anche a me la dicotomia “bambini” e “psichedelia” ha subito fatto pensare Yellow Submarine.
A proposito di pupazzoni, qualcuno ancora si ricorda della commedia nera con Ed Norton “Eliminate Smoochy”? (valse a Robin Williams una nomination ai Razzie Awards 2002 come Peggior attore non protagonista, mica cotiche). Io lo noleggiai sulla fiducia al “DVD bancomat” e lo trovai tutto sommato divertente.
Anche io ricordo quel film con piacere: se non sbaglio era diretto da DeVito (che forse aveva anche un ruolo). Lo apprezzai soprattutto per il dark humor. Non sapevo della nomination al Razzie Award: all’epoca Williams appariva un po’ ovunque e ci sono state interpretazioni ben peggiori nella sua carriera.
OT: ma due righe su THE BOYS? io sono impazzita…
Brava, sei impazzita come è giusto. Le scriverò io due righe e ti manderò il link.
Per quanto mi riguarda ero già col portafoglio aperto non appena misi gli occhi sul trailer. L’importante era non finire in vaccata cosmica. Il fatto che il film abbia tenuto le braghe al proprio posto è solo grasso che cola!
Oddio, a me non sono mai piaciuti quei programmi così “caricaturali”.Ho sempre trovato le cose caricaturali come un insulto a “noi bambini”. Infatti guardavo un sacco di western, non li capivo ma quegli sguardi intensi mi dicevano che quei tizi la sapevano lunga, e che un giorno avrei capito.
Arrivato a cinque/sei anni mi domandai: ma se odi uno, perché rischiare di morire pur di ucciderlo? Invece delle pistole, non potrebbero picchiarsi? Così si sfogano e non muore nessuno. Ero un bambino adorabile!!!
Crescendo, ho segretamente continuato a pensare che i pugni parlino più di un impersonale e arrogante colpo di pistola, e spargano molta meno morte. Però quando ci vuole, ci vuole, e infatti i western restano i miei film preferiti al fianco dei drammatici e/o di denuncia sociale.
Ma roba come i programmi pupazzosi non mi è mai piaciuta. Io sono cresciuto con gli anime che davano sulle varie reti non-Rai, da Kenshiro ai vari robottoni, mi piaceva quel clima di violenza e onore, fin dai tempi dell’asilo. Mi ha insegnato la differenza tra buoni e cattivi, e che la violenza non equivale al male, solo usarla a scemo lo è.
Ma niente pupazzi. Tranne l’Albero Azzurro. Trovavo da idioti far finta di interagire con un pupazzo invece che con la persona che lo faceva parlare, e mi chiedevo “Ma dove si nasconde? Nel tronco di cartapesta?”, però in sé Dodò, seppur, pupazzo, era ed è adorabile.
Non capisco la differenza tra i pugni e le pistole. I miei uccidono uguale.
Puoi decidere la forza, fermarti se capisci che è il caso di fermarti. Hai il controllo. Personalmente, non credo di avere la forza fisica di uccidere con un pugno a meno di non prendere un punto vitale.
Se si così letale, complimenti, non lotterei con te, scegliersi gli avversari non è vigliaccheria.
spero che nel frattempo tu abbia capito che le pistole sono un segno di democrazia: ho diritto ad odiarti e a sfogarmi anche se sono minghierlino.
Certo: “Dio ha fatto uomini grandi e piccoli, il colonnello Colt li ha fatti tutti uguali”.
Banana Split! Ah, la mitica versione dei Dickies che allietava le festicciole…
… e naufragar m’e’ dolce in questo pogo …
Ho capito che il film era una sola quando Ian del Frightfest, alla domanda “Com’è?”, ha risposto con imbarazzo “Se non lo prendi troppo sul serio, ti diverti.”.
Speravo in qualcosa all’altezza di Killer Klowns, almeno vicino. Che senso ha avere pupazzoni, se poi non inventi morti assurde, cartoonesche? Hai la possibilità di sforare quanto vuoi nel territorio dell’assurdo e della fantasia e invece esci con omicidi che, fatti dal pazzo umano di turno, sarebbero carini, ma fatti dai Banana Split deludono subito, perché l’asticella delle aspettative si sposta più in alto.
Però la maglietta del film è bellissima 😁
Cioè NON è come Killer Klowns?
La colonna sonora ci misi tre giorni a farmela uscire dalla testa
Non ci sarà mai NIENTE come Killer Klowns. Dalla mia testa quella musichetta non se n’è mai andata: pappapparaparapappappara…
Cazzo, colonna sonora da oscar, sai cosa mi ricorda un botto? L’hai mai sentita Poultrygeist dei Calamari Safari, dal film omonimo della Troma?
QUELLE sono serate bellissime. Pizza fatta in casa, litri di birra (un po’ di fica non guasta), e quei film…
Comunque sì, hai ragione, KK è impareggiabile. Parlavano di un remake entro l’anno prossimo, una parte di me è affascinata, un’altra pensa che sia una sciocchezza, come il remake di Grosso Guaio a Chinatown.
Lo guarderò se e quando uscirà in DVD, questo film bananoso. Ora sono tutto concentrato su Iììtte – parte seconda, che vuole fare la cover di Endgame e durare tre ore. Ho la segreta speranza che possa essere un capolavoro. Il primo mi è piaciuto tantissimo. Rarissimo vedere un gruppo di ragazzini recitare così bene senza essere caricaturali. Non mi veniva in mente dai Goonies. Poi, che roba è quel Nekrotronik con la pompinarEhm Bellucci? A furia di dire kr tr kr mi si inkrikka la bokka manko fossi Asa Akira.
ps parlare con te è uno spasso, si salta dal serio al giocoso senza mai perdere la serietà.
Pssst…da’ un’occhiata.
https://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2019/05/06/news/sarafian-va-dritto-sui-denti-con-la-sua-trieste-dall-anima-pulp-1.30718802
L’articolo è bellissimo. Da brividi. Solo su una cosa non mi trovo d’accordo con l’articolo (ma non ho avuto a che fare con l’opera di Sarafian né con lui quindi forse ho torto): non definirei “senza speranza” un mondo dove nessuno crede più al patto sociale e ci sono solo “cattivi per indole”, prede, e “cattivi per difesa”. Un cattivo per difesa per me è un buono: uno che sa ancora amare, rispettare, creare, e non attacca per primo. Quello è un buono. Non per forza uno che è così innocente da essere tonto. Se è cupo, si porta sulle spalle una vita grama e il ricordo di mille orrori, e ha sviluppato l’istinto alla violenza… questo non lo rende meno buono, purché non lo trasformi in un “cattivo” vero e proprio. In tutte le favole che ci raccontavano da bambini, l’eroe non fa le carezze al troll. Lo decapita. Verosimilmente dopo aver cacciato con le sue mani vari animali nei boschi durante il viaggio, aver passato mesi a cagare tra le frasche, aver sventrato ogni lupo o brigante che gli si avvicinava, e non credo che la principessa che sposano alla fine fosse esattamente la loro prima scopata.
Però li abbiamo chiamati eroi, e lo sono!
Grazie del link…
Non è come Killer Clowns e la cosa peggiore è che nemmeno ci prova. È un normale horror con pupazzi al posto del classico assassino pazzo, qualità stirata. Probabilmente è vero che avevano la sceneggiatura già pronta e gliel’hanno attaccata.
Ps: la famiglia è insopportabile.
Hai descritto esattamente i personaggi di Sarafian: a ‘sto punto, se vuoi, leggi il mio…ehr, il suo libro.
COOOOOOOOOOOOOOOSA????
Ok basta spoiler, hai il diritto di rimanere anonimo, ma se lo trovo lo leggo.
Hai due palle grosse così fratello, grazie di esistere, invogli a credere che la luce in fondo al tunnel esista e semplicemente sia nascosta dietro una curva a gomito.
“…nemmeno ci prova. È un normale horror con pupazzi al posto del classico assassino pazzo, qualità stirata”
Ok fratello, in due righe hai recensito il filo, e sei riuscito a suonarmi credibile a livello di pancia. Non lo vedrò. E il tuo nick è fantastico. Se la vita fosse come la loro musica saremmo tutti più felici, o almeno, noi volenterosi.
oh cazzo me lo ero C O M P L E T A M E N T E dimenticato: cosa hai tirato fuori! :D