Io lo so che quando guardo roba come Heart of Stone dovrei scrivere il pezzo entro i successivi trentasette minuti e non dopo qualche giorno. Perché se no poi capita come adesso che mi ritrovo costretto a riguardarlo saltabeccando avanti e indietro e intervallando con rapide sbirciate a Wikipedia nel tentativo di ricordarmi tutto quello che succede in questo anonimo pastone di nulla. O anche solo ricordarmi qualcosa, qualsiasi cosa, una battuta, un’inquadratura, un movimento di macchina, un’idea di trama…
No, alt, aspettate. Mi sono appena ricordato che Heart of Stone parla di un’organizzazione internazionale di spie segretissime che lavorano all’oscuro anche dei più importanti governi mondiali e agiscono nell’ombra per salvare il mondo senza che la gente dica loro “grazie” manco mezza volta perché la gente non sa che THE CHARTER esiste. E questa organizzazione supersegretissima è imbattibile grazie all’algoritmo, e io lo so anche che non bisognerebbe fare battute sull’algoritmo e soprattutto sui film scritti con l’algoritmo, perché facevano ridere le prime centosei volte ma ora hanno cominciato a stancare. Ma come faccio qui a evitarlo, di fronte a un’opera talmente scritta dall’algoritmo che l’algoritmo stesso si è ritagliato un ruolo centrale (o quantomeno da damsel in distress – su certe cose l’algoritmo ci sta ancora lavorando)? Davanti a una roba nella quale i membri del CHARTER si chiamano “Hearts” come i cuori delle carte, e la protagonista di cognome fa “Stone”, e quindi il film si intitola “Heart of Stone“?
Ah sì chiaro, c’è Gal Gadot. È letteralmente l’unico motivo di interesse di Heart of Stone, e non per forza perché Gisele Yashar detta “Gal Gadot” sia una brava attrice. Messa a forza in un contesto in cui dovrebbe fare Tom Cruise, e caricarsi sulle spalle una storia di spionaggio internazionale appassionante quanto leggere tutti i termini di un servizio prima di accettare, mette in mostra tutta la sua inadeguatezza. Però come si fa a volerle male? È una ragazza entusiasta, che ci mette sempre tutta sé stessa e qui mena anche le mani con più che discreta perizia, ricordandoci che la fase più interessante della sua carriera è stata quando si è addestrata con il Mossad. È un caso, più unico che raro a Hollywood, di attrice scarsina che riesce comunque a rubare ogni scena con la sua semplice presenza, e con la carica di energia che ci mette sempre non tanto per mascherare i propri limiti, dei quali non credo sia consapevole, ma proprio perché le piace far casino.
È facile volere bene a Gal Gadot e non solo grazie a Vin Diesel. È molto meno facile voler bene a Heart of Stone, un film che fa di tutto per farsi dimenticare salvo poi rialzare la testa proprio sul finale con la minaccia più tetra e terrificante: quella di uno, due, mille sequel, un cineuniverso in espansione, un piccolo Big Bang della merda che non porterà a nulla se non ad altro dolore, ad altro tempo sprecato, ad altre battute sull’algoritmo e su come Gal Gadot non abbia di fatto mai azzeccato un film in carriera al di fuori di Wonder Woman (che è comunque discutibile, ma almeno ha avuto ragione a livello di incassi). Con il capo chino e l’aria un po’ abbacchiata, eccovi la SIGLA!
Facciamo ora il gioco delle differenze tra Heart of Stone e un Mission: Impossible a caso:
- il cast è diverso
- non c’è il tema di Lalo Schifrin
E pensare che, nella mia infantile innocenza, la sequenza di apertura mi aveva ingannato. È senza alcuna fatica la cosa migliore del film, e ci fa conoscere non solo la nostra eroina Rachel “Nine of Hearts” Stone, ma pure la sua immancabile squadra dell’MI6. E l’idea carina è che Rachel ci viene presentata come un’inetta, una che non ha mai avuto esperienza sul campo, che pasticcia bene con i computer ma alla quale viene dato un unico ordine: “Resta nel camion”. È il resto della squadra a fornire l’azione: innanzitutto c’è Jamie Dornan che ci dà fortissimo di accento irlandese, e che si chiama semplicemente “Parker”; questo significa che la coppia protagonista del film è composta da Parker e Stone: l’inaspettato omaggio a South Park è un’altra delle poche sorprese di questo polpettone. Ci sono Paul Ready (bellissimo Jimmy Bobo potenziale) e Jing Lusi (che magari ricordate nella serie Gangs of London, quella del nostro superamico Gareth Evans). Sono tutti bravissimi e furbissimi e fighissimi e spionisticissimi, tranne la povera Rachel, che mentre il resto del team mette in atto il proprio ingegnoso piano se ne sta tranquilla nel suo camios, perdendosi così tra l’altro lo spettacolo della splendida cornice di Senales.
Mi sembrava interessante, sciocchino che non sono altro, quest’idea di avere una protagonista scarsissima circondata da professionisti che un po’ la bullizzano un po’ la guardano con paternalistico affetto; già mi immaginavo una missione andata male, una strage, Rachel Stone ultima superstite che deve imparare a spiare duro se vuole salvarsi la pelle. E invece, siccome Heart of Stone è Mission: Impossible brutto, salta fuori che in realtà Rachel Stone è “Nine of Hearts”, superspia del “Charter” sotto copertura anche dentro l’MI6, e sa menare, sparare, acrobaticare e pure guidare, e senza mai perdere il sorriso! Praticamente è Rafa Leao che fa la spia. Ma siccome quello di Tom Harper è un film sottile e allusivo, la nostra Rachel ha anche un difetto: NON ha un cuore di pietra come suggerisce il titolo! Al contrario: è il genere di superspia disposta a sacrificare la missione per salvare i suoi amici, la sua Famiglia, nonostante il suo lavoro la obblighi in teoria a mantenere un distacco umano incolmabile dalle persone con cui lavora!
Mi viene da sbadigliare solo a scriverlo, per questo metto tanti punti esclamativi: Gal Gadot in Heart of Stone salva il mondo, sì, ma salva anche i suoi cari, e alla fine quello che la porterà a trionfare e a sventare i terribili piani dei cattivissimi di turno non saranno le sue capacità, ma la forza dell’amicizia. Spiegare meglio questo passaggio richiederebbe di rivelare l’unico vero plot twist di tutto il film, e siccome sono qui a consigliarvi di non guardare il film e fare altro ecco che ve lo rivelo: “Parker”, scopriamo presto, è in realtà il vero villain, il cui piano criminoso prevede di impadronirsi dell’algoritmo con il quale il Charter fa le sue cose spionistiche. Pensate che roba: l’algoritmo si chiama HEART ed è custodito in una lussuosissima chiavetta USB nascosta in un luogo misterioso e noto solo ai re e alle regine di cuori, i quattro membri di più alto rango del Charter.
C’è di mezzo, in questo grigissimo minestrone, anche un’hacker indiana, Keya, che lavora con Parker per impadronirsi di THE HEART, e che potrebbe o non potrebbe ravvedersi entro la fine del film. Ci sono un sacco di viaggi in giro per il mondo, come da tradizione: si parte in Italia, si passa per Londra, il deserto del Senegal, l’Islanda. Ormai è impossibile pensare di girare un film del genere senza trasformarlo in un video promozionale per le Lonely Planet (questa battuta potrebbe rivelare la mia anzianità). Quando ti mancano le idee, sostituiscile con i set internazionali: la gente non si accorgerà della differenza. Come non si accorgerà delle scene d’azione, girate e montate tutte con in testa solo il minimo sindacale; o della costruzione dei personaggi, assente ingiustificata per cui sarebbe anche complicato accorgersene, se solo Heart of Stone ti facesse venire anche solo un microgrammo di voglia di concedergli la tua attenzione.
Boh, cosa volete che vi dica di più? È un film che ho guardato per oltre due ore con questa faccia
e possa cascarmi un algoritmo di piombo in testa se mi ricordo qualcosa delle motivazioni di “Parker” o del perché a un certo punto Keya cambia idea e diventa buona – ops, scusate, forse era uno spoiler? ma ovviamente no, lo si capisce dopo trentadue secondi dal suo ingresso in scena ed è una scelta giustificata esclusivamente dalla necessità di avere già un po’ di cast di supporto pronto per un eventuale sequel. Che, chi lo sa, magari arriverà pure: voi l’avete capito in base a cosa Netflix decide se una roba è un successo e merita di avere un futuro, o se al contrario è un disastro e va portata nel cortile sul retro per essere compassionevolmente (o no) abbattuta?
Heart of Stone di fatto è due ore di Gal Gadot che fa le faccette sbagliate al momento sbagliato e ogni tanto mulina mani e piedi facendoci sperare in un film nel quale le fanno fare solo questo e non la appesantiscono con robe inutili tipo dialoghi o interazioni non violente con altri esseri umani. Non che Gal Gadot sia la miglior marzialista su piazza, ma si piazza senza dubbio più in alto in questa classifica che in quella delle attrici c.d. “da Oscar”. Le vogliamo bene perché è parte della Famiglia e perché guida i sottomarini nucleari, e proprio perché le vogliamo bene siamo qui a dirle: non farle più queste robe. Pensaci meglio. Non hai bisogno di Heart of Stone. Neanch’io ho bisogno di Heart of Stone. IL MONDO non ha bisogno di Heart of Stone. Passiamo oltre, tanto è già dimenticato.
Quote
«Di cosa stavamo parlando?»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Bellissima rece <3 Nella scena in cui Gal Gadot si mette a ballare con i suoi amici spie (che però non sanno che lei è più spia di loro), il film mi stava facendo quasi simpatia, poi no, no, no, no e ancora no. Una Gal Gadot sprecata così da Netflix è veramente una cosa brutta, Netflix sei cattivo!
Oh, io non riesco a volerle male: secondo me la colpa non è la sua ma di quello che c’è in giro (come offerta di copioni).
Secondo me con un ruolo un tantino più “impegnato” potrebbe diventare la nuova Charlize Theron (che il Signore ce la mantenga in salute per altri 100 anni).
No, io credo proprio che le manchi il quid per fare quel salto lì: guarda in particolare Assassinio sul Nilo se vuoi convincertene anche tu.
Devo ammettere che in Assassinio sul Nilo mi e’ sembrata la piu’ scarsa… forse il quid che le manca e’ che non riesce a fare la cattiva? (non e’ uno spoiler, tranquilli).
Visto. Disgraziatamente me lo ricordo, ma non sarebbe così orribile senza il finale aperto, l’unica cosa veramente minacciosa del film. Si può salvare solo dando in mano il progetto al team di My Little Pony – la showrunner faceva Faust di cognome, se ben ricordo
Mi ricordo che quando ci fu da scegliere l’attrice per Wonder Woman. Credo che la Gal abbia semplicemente quel mix di atleticità e presenza che difetta nel settore femminile di Hollywood, ma gli manca un po’ di bravura attoriale. Di Theron ce ne è solo una.
Le manca perdio, LE manca. La prima frase o non necessita il punto o non ha senso alcuno. Bocciato
vero chiedo perdono :(
Ma che peccato…nel cast c’è Alia Bhatt che in India è una mega star ed ha fatto pure RRR.
Secondo me è brava, essendo indiana è attrice/ballerina/cantante….neanche ha bisogno di perdere tempo con ‘ste zozzerie
Gal Gadot va amata a prescindere: è una delle opere d’arte più belle al mondo e se non fosse che, come tutti gli esseri umani, è soggetta a logorìo e obsolescenza, dovrebbe diventare patrimonio UNESCO.
Sulla diatriba “Gal Gadot vs Charlize Theron”, quest’ultima sta su un altro pianeta, e ha osato di più in carriera (es: “L’avvocato del Diavolo”, “Monster”).
Fatta la doverosa premessa,
visto il film qualche sera fa con Miss Anonymous Stone Cold Hearted. Entrambi (abbastanza) sobri.
Tra scene WTF (che praticamente rappresentano il 60% del minutaggio) e supercazzole che dovrebbero fungere da spiegone – primo film della storia in cui gli spiegoni ti confondono ancora di più le idee.
Seguono SPOILER utili alla causa, ma è un film talmente astruso che è impossibile anche da spoilerare:
1. Il turn heel del tizio di 50 sfumature di grigio avviene praticamente subito ed è l’unica cosa che si capisce appena lo si vede.
2. Gal Gadot bellissima ma sempre vestitissima (unica scena un po’ svestita in piscina, ma ha un costume nero intero che neanche mia nonna negli anni 40…). Tanto che ci siamo detti, come battuta: “Vedrai che pur di coprirsi se ne uscirà con una mascherina FFP3..!” … e ad un certo punto lo fa DAVVERO! :-D
3. La trama è un mezzo plagio dell’ultimo Mission Impossible.
“[…] ricordandoci che la fase più interessante della sua carriera è stata quando si è addestrata con il Mossad.”
Se non erro, in quanto israeliana, ha fatto servizio militare obbligatorio (per gli uomini dura di più, per le donne di meno, ma sono entrambi obbligati).
Premettendo che cercare trame interessanti o singolari in un film di azione è come cercare piatti gourmet da Mc Donalds….
Detto ciò dire “Heart of Stone è Mission: Impossible brutto” è follia.
L’ultimo Mission:impossible, come direbbe il nostro amico Ugo Fantozzi, è una cagata pazzesca! Francamente Heart of Stone, se lo si guarda sotto il profilo dell’action, è di gran lunga il miglior film che ho visto negli ultimi tempi. Batte il sopra citato Mission: impossible come anche l’ultimo Bond.
Sempre secondo la mia modestissima opinione…
Parker potrebbe essere un riferimento a Parker di Richard Stark/Donald E. Westlake?
Io sogno che prima o poi mettano in scena tutta la serie di Parker, ma sono solo sogni.
Chi ha riconosciuto nella Regina di Cuori l’amica quadrimane (!) di Æon Flux?
PS: è VAL Senales…
Il comune si chiama Senales, la valle ci sta tutta intorno…
è semplice..se c’è G.G. in un ruolo da protagonista, o almeno importante, il film è una ciofeca inguardabile
Gal Gadot ruba la scena (a chi, se non c’é nessun altro?) solo perché è figa: la carica di energia e quant’altro sono proiezioni del tuo cazzo.
Niente dimale, eh.
;)
Mia moglie è d’accordo.
(Ho dovuto sopportarla tutta la sera lamentarsi del film – ” ma che cazzata terribile ” – mentre io guardavo Jakob’s Ladder con Tim Robbins su un altro device)
Dice che darman era meglio se faceva un’altra cinquantina di sfumature
Per essere precisi si chiama Maso Corto….
Dall’intervista al regista:
“Sì, in questo sarà simile a tanti film del genere, ma sarà anche diverso e particolare. Abbiamo assistito a queste scene in tutti film del mondo e per tanto tempo, ma adesso stiamo creando qualcosa di nuovo e fresco”
Ma vaffanculo va
“…adesso stiamo creando qualcosa di nuovo e fresco”
Ovvero le stesse storie ma con protagoniste che vivono il prodigio del loro ciclo mensile ostentando sicumera, non più cagafigli bensì dolci e caparbie (semicit), oppure attori/attrici di colore diverso dal bianco. Mai che si realizzi qualcosa di nuovo, no, il trend è scimmiottare l’esistente per dire: “ehi, visto che anche noi donne (o neri) possiamo fare le stesse cose di voi maschi, etero, bianchi anche un po’ fasci?”
Concordo con la conclusione verso questi nuovi geni: “Ma andate a ciapà i ratt”
GG è un’esplosione termonucleare globale di bellezza,tolta quella,non c’entra un cazzo col cinema.
Idea carina (lei infiltrata tra le spie) totalmente sprecata.
La spiegazione dell’algoritmo, che è quasi un McGuffin, assurda.
Coprirete anche “Kandahar” (Operazione Kandahar)? Film strano, decisamente lento per essere un action ma allo stesso tempo che cerca di darti il sospetto che la realtà sia un pochino più complessa di quel che sembra (gli interessi dei pachistani non sono gli stessi degli iraniani che non sono gli stessi dei talebani che non sono gli stessi dell’ISIS). Insomma, un film da streaming che però non sembra fatto dall’algoritmo.
Te lo copro io.
Kandahar fa parte del crepuscolo di Gerald Butler (un crepuscolo spesso dignitoso ma pur sempre crepuscolo): in sintesi, un’opera stanca, non priva di spunti interessanti, che si trascina in assenza di pathos fino a un ottimo finale.
Personalmente, continuo a sperare che Gerald si riprenda e torni a spaccare il mondo in Den Of Thieves 2 (se mai lo farà).