
“Oh raga io mi fumo una siga prima del massacro”
Oh no! È successo di nuovo! È un’altra volta quel momento, quello in cui devo parlare di un film che fa quella cosa lì! Quella cosa per cui se vi dico cosa succede a metà film vi rovino la sorpresa ma se non ve lo dico non posso parlarvi approfonditamente di The Sacrifice Game e delle cose gustose che fa a livello narrativo! È una di quelle situazioni incresciose nelle quali mi vedrò costretto a usare la linea dello spoiler o altri artifici analoghi per farvi decidere se proseguire nella lettura o meno! Guardate quanti punti esclamativi ho usato: è chiaro che è grave.
Per fortuna The Sacrifice Game è un film gustoso ma non intelligentissimo: non dico che la grande svolta arrivi a seguito di una telefonata di quelle che non ti allungano la vita anzi al contrario, ma non è neanche una shyamalanata, ecco. Ci sono tanti indizi che ti portano a supporre che questo che sembra un remake vintage postmoderno di Un Natale rosso sangue sia in realtà qualcosa d’altro, a partire dal fatto che i praticatori dell’invasione domestica hanno uno scopo preciso che ci viene spiegato fin da subito: evocare un demone che darà loro potere, fama, gloria e tutto il resto delle robe che un gruppo di squinternati ripieni di ormoni sognano nelle loro testoline postadolescenti.

Postadolescenti e preadolescenti.
Per cui ecco, non mi sento troppo in colpa nel segnalarvi l’incredibile somiglianza tra la bambina “Clara”, che tra poco vi mostrerò, e Regan MacNeil e nell’invitarvi a tenerne conto durante la visione. Ecco Clara:
No, scusate, lei è il personaggio di “insegnante pucciosa“. Dicevo, Clara:
È quella a destra e dalla sua espressione di sardonica sfida avrete probabilmente capito che appartiene alla categoria delle Bambine Orribili. Questo non lo si scopre esplicitamente fin da subito, ma The Sacrifice Game non fa nulla per non farti dubitare di lei a ogni scena. Vive da sola, è bullizzata dalle compagne di questa scuola imprecisata ma interamente femminile, eppure la cosa non sembra turbarla, a lei piace stare da sola e passare le giornate nei sotterranei a leggere libri di magia nera. Passerà il Natale a scuola perché non ha una famiglia da cui tornare, e… ah, ve l’ho detto che il film si apre con una lezione dell’Insegnante Pucciosa che racconta di come la loro cittadina sia stata rifondata due secoli prima a seguito di un enorme rogo che venne appiccato per uccidere una pericolosissima strega?
Ecco, la cosa carina è proprio questo scontro di sottogeneri che mi ha ricordato tantissimo La casa nera nel presupposto: gente malintenzionata entra in un luogo convinta di poter fare i propri comodi, e scopre di aver fatto male i propri conti. The Sacrifice Game è uno home invasion ma c’è di mezzo anche un demone, un’istituzione scolastica dai corridoi ampi e cavernosi e una misteriosa bambina dall’aria inquietante. Bella come macedonia, no? SIGLA!
Trattasi del secondo lungometraggio di Jenn Wexler, della quale non ho visto il precedente The Ranger. È una produzione piccola e in qualche modo collegata a Shudder, la cui unica vera star è il capo della banda di casinvasori, Mena Massoud, che inspiegabilmente è stato Aladdin nella recente versione live action dell’omonimo film Disney. Qui invece è un tizio cattivissimo e crudele – il film si apre con un massacro casalingo in piano sequenza che cita Arancia meccanica più spesso di quanto Stephen King abbia detto che gli fa schifo Shining – che all’apparenza guida un gruppo di simpatici assassini che sembrano una versione depravata della gang di Scooby-Doo.
La vera guida, però, non è in realtà il testosteronico Jude, ma l’affascinante Maisie, ex alunna della scuola che il gruppo va a casinvadere e che proprio nei sotterranei della stessa ha scoperto anni prima una pagina di un libro di magia nera che bla bla evocare il demone. Il punto è: questi vanno lì per fare il loro sacrificio finale, che ovviamente prevede anche la morte di almeno un’innocente, e circa a metà film evocano sto cazzo di demone. Dopodiché si rendono conto di aver fatto una stronzata.

“BBBBBBBBBBBUCIO DE CULO!”
Il come e il perché ve lo celo così non sono obbligato a usare linee dello spoiler, però, insomma, eh? No? Resta che in questo modo The Sacrifice Game è, più che un mix di sottogeneri, un film spezzato in due. Fino al momento del rituale è una roba stilosissima e crudele a livelli insostenibili, con questa povera Insegnante Pucciosa e le sue due alunne (Clara e la sua nuova amica Samantha, che sto sottovalutando ma che è in realtà una delle chiavi di tutto il film) che subiscono le peggio torture psicologiche da questi quattro tizi che fino a lì non hanno fatto nulla per meritarsi non dico la nostra empatia, ma neanche una fuggevole simpatia o fascinazione, una roba in stile La casa del diavolo per capirci.
No questi sono proprio dei pezzi di merda, per quanto il film provi poi a decostruirli un minimo e distinguere tra “cattivi” e “molto più cattivi”. Per cui tutta questa lunga parte torture porn serve anche per caricare il suddetto colpo di scena, darti dei motivi per (dai, lo posso dire, no?) parteggiare per il demone perché vuoi vedere questi escrementi umani soffrire nei modi più impensabili. Il problema è che lì The Sacrifice Game si perde un po’.

“Dove cazzo sono?”
Nel senso che si ritrova a dover riempire un minutaggio sinceramente eccessivo con un semplice ribaltamento di prospettiva, e per farlo riempie ogni vuoto con spiegoni, monologhi, dialoghi, scene di overacting e altri meccanismi per allungare il brodo e distrarre dal fatto che, se le cose procedessero a un ritmo normale, il film dovrebbe chiudersi nel giro di una decina di minuti. Certo, sono i momenti già citati in cui scopriamo qualcosa di più sui cattivi di turno e cominciamo a interrogarci sui rapporti di forza all’interno della banda et cetera, ma sono troppi, semplicemente.
Mena Massoud in particolare ha uno screentime eccessivo considerato quanto il suo personaggio, teoricamente un pazzo con background iperreligioso che lo rende incontrollabile anche ai suoi complici, sia in realtà un brutto cosplay di un Nicolas Cage da 6.5; il genere di pazzo che quando monologa ti fa sentire chiaramente quanto ha imparato bene a memoria la parte e quanto abbia studiato dizione, accento e altri dettagli del suo personaggio, che interpreta ma non diventa mai davvero. Vabbe’, menate: lui e anche tutti gli altri offrono una prova più che accettabile visto il contesto, e non me la sento certo di bocciare The Sacrifice Game per questo.

“… ci rinuncio”
Non me la sento di bocciarlo in generale; neanche di promuoverlo a pieni voti, perché è un film che avrebbe beneficiato di una seconda passata di bianco per diventare “una piccola gemma” o una di quelle definizioni che si danno agli horror ben fatti che non si caga nessuno. Però si vede che Jenn Wexler ama il genere, lo conosce e lo maneggia, e ha anche la sana arroganza di scrivere cose, se non sperimentali, quantomeno con una scintilla di vita, di personalità. L’esecuzione è rivedibile? Pazienza, a Val Verde siamo grandi fan dell’attitudine e The Sacrifice Game ce l’ha.
Quote
“Un film da 6 con l’attitudine da 8”
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
PS nell’attitudine rientra anche la scelta di ambientare il film negli anni Settanta così da dare ai casinvasori più libertà d’azione in un mondo in cui c’erano ancora i telefoni con il filo.
2019 Aladdin, sane
2024 A lad insane
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Thumbs up! Commento del mese, e oltre
Fottesega del film… Santana così di lunedì mattina ti da un +1000 di rispetto 🤘🤘🤘
minghia, esprimono tanta di quella *pompa* che dopo devono aver multato band, organizzatori, pubblico e pure qualche passante.
Segnato, grazie.
Domani però tocca a Stopmotion ,il primo dei 20(?) che ho segnato per il 2024 ,ah pure Drugstore June, se.je la fò.
Il weird scult a ora è Mad Cats , per metà film mi sono ribaltato dal ridere