Che i giapponesi non siano proprio a postissimo è un dato assodato di cui abbiamo conferma tutte le volte che vediamo un episodio di Takeshi’s Castle (ma ancora?!) o quei porno tentacolari coi polipi veri (lo stavo cercando per un amico, ovviamente). Quando pensiamo al cinema giapponese ovviamente ci vengono in mente i grandi pazzi patentati come Sion Sono e Takashi Miike, ma lasciatevelo dire, siete fuori strada: la follia vera è quella che non nasconde un’istanza artistica, ma nasce da puro umorismo nonsense di quarta elementare mischiato a sense of wonder da terza elementare, quello che oh raga ma vi immaginate che figata se al posto del braccio avevo un fucile? Che sparava pugnali? Che erano avvelenati?
La vera follia va cercata in tutti quei film che vi ripromettete di guardare per il LOL e poi non lo fate, quei film che quando leggi la trama ti fanno dire “madò i giapponesi certe volte hanno delle idee davvero pazze” finché non ti rendi conto che non è “certe volte”. È sempre. È un intero sottogenere, con regole codificatissime e decine di titoli, roba come The Machine Girl, Tokyo Police, Meatball Machine, RoboGeisha… E sapete cosa vi dico, ora che la moda di guardarsi sistematicamente tutta la spazzatura che Tarantino sostiene di amare compie 14 anni e ha finalmente l’età per guidare il motorino e andarsene di casa — sapete cosa vi dico?
Quei film sono brutti.
Dai, sono brutti.
Sono folli, ma sono anche brutti.
A questo pensavo mentre scrollavo la filmografia di tale Kurando Mitsutake — spoiler: non ho dovuto scrollare a lungo — e scoprivo con non particolare sorpresa che la sua esperienza passata più rilevante apparteneva proprio alla balotta degli Originalissimi di Rete 4, tale Gun Woman (dimentico del fatto che l’avevamo pure recensito!) la cui trama su IMDB recita pressapoco così:
“A brilliant doctor on a quest for revenge buys a young woman and trains her to be the ultimate assassin, implanting gun parts in her body that she must later assemble and use to kill her target before she bleeds to death.”
Che abbiamo a che fare con un autore dalla personalità spiccata e una visione fuori dagli schemi si capisce subito anche dal poster della sua ultima fatica, Karate Kill, dall’inconfondibile sapore 80s-retro-trash-xploitation “forse sono una parodia, forse no, forse tutte e due” che ti fa rimpiangere l’onestà hipster di Kung Fury, che almeno durava 30 minuti e che era una cazzata te lo diceva subito.
Povero di mezzi ma ancor più povero di idee, Karate Kill è un western moderno (risate) in cui un eroe malinconico e di poche parole deve salvare-barra-vendicare a suon di arti marziali una sorella finita nell’inevitabile brutto giro della prostituzione che sfocia nei film snuff (ce ne libereremo mai?) (non credo) — ma con un micidiale plot twist: loro sono giapponesi ma la storia si svolge in America, che è un po’ la metafora della carriera di Mitsuake, un giapponese che sta in America dagli anni 90 ma col cazzo che gli è passato per la testa di integrarsi e così eccolo lì, a fare i suoi film indipendenti low budget con il piede in due mondi eppure lontano da entrambi. Nella sua visione gli americani sono ovviamente bifolchi del Texas ossessionati con la violenza, le armi e i culti religiosi, ma pure il Giappone ne esce come un paese del terzo mondo con la storia strappalacrime del fratello maggiore che fa quattro (quattro!) lavori per mantenere la sorella che sogna di fare l’attrice a Hollywood ma sono entrambi troppo poveri per imparare l’inglese.
Naturalmente l’ultima delle cose che interessavano a Mitsuake mentre firmava la fattura per una cisterna piena di sangue finto era di fare critica sociale e mostrare un ritratto veritiero dell’America o degli immigrati giapponesi in America in un film che si intitola Karate Kill. Credo piuttosto, e qui vado un po’ a intuito, che gli interessasse far vedere un tizio che uccide usando il karate. E questo in effetti lo fa, gli va riconosciuto che le coreografie sono pulite, le botte tante, la violenza esagerata e l’attore protagonista Hayate (senza cognome, solo Hayate, come il personaggio di Dead or Alive) compensa le evidenti lacune recitative con un fisico scolpito nella gomma capace di numeri talvolta anche notevoli. Ogni tanto a Mitsuake gli scappa la mano e decide di fare delle cagate senza senso come far girare la mdp su se stessa per nessun motivo al mondo, ma quando se ne sta buonino e lascia parlare i pugni o le donne nude gli si perdona di essere molto probabilmente un cretino.
I problemi sono altri. Tipo, tutto il resto del film. Di materiale ce n’era per un corto, un mediometraggio ad essere generosi, portare il minutaggio a un’ora e mezza è un’impresa inutilmente crudele nei confronti di chi guarda, anche quando per allungare il brodo si introduce un nuovo personaggio (l’ex attrice porno Asami, già protagonista del precedente Gun Woman e habitué del genere) a metà film il cui scopo è più meno sparare col fucile e far vedere le tette.
Spesso mi chiedo quale sia la linea che separa “semplice” inteso come “semplice” da “semplice” inteso come “scemo del villaggio”, un dubbio che non vedo posto quasi mai dalla critica indie, che invece applaude a prescindere film del genere come se la mancanza di ambizioni fosse un valore. La morale di questa storia? Non fidatevi di chi fa il simpatico con l’exploitation, probabilmente oltre a non avere soldi non ha neanche un cazzo da dire, ma questo già dovreste saperlo. Non fidatevi di chi vi offre un lavoro ma in realtà è un giro loschissimo di prostituzione e film snuff? Siamo onesti, nessuno di voi è così bello da correre seriamente il rischio di finire in un giro di prostituzione e film snuff. Non perdere tempo con roba mediocre che la vita è breve e di film belli ce ne sono tanti? Eh, mi sa che quel treno è passato, ma da un bel po’ anche.
DVD-quote:
“Karate chissene”
Quantum Tarantino, i400calci.com
grazie dell’ultima immagine, era proprio quella che cercavo :D
boh dai raga sfatiamo pure questo mito dell’appassionato di cinema serio in cerca di tette nella monnezza filmica giusto per sentirsi membro del gruppo. Per tutto il resto c’è nubiles coi suoi rassicuranti mobili laccati bianco dal design minimale e le giovani tettine senza doversi subire l’ascesa al golgota di gente il cui unico merito è quello di aver fatto le fortune della gialappa’s 30 anni fa
Beh, non credo che questo volesse passare per altro che una cazzata. Ciò detto bisogna cercare di far bene anche quelle.
La scena dell’mdp roteante mi ha fatto passare la voglia di vederlo.
Mentre i cinesi provano ad alzare sempre il livello, i coreani uguale, gli indonesiani, thailandesi e adesso anche i cambogiani. I giappi continuano a farsi le segue su ‘sti film vecchi di vent’anni.
Penso sinceramente che la prima regola per far bene una cazzata sia crederci e prenderla sul serio. Tanto più è una cazzata quanto più tu, autore della cazzata, devi crederci duro.
Le strizzatine d’occhio allo spettatore tipo “dai lo so anche io che è una cazzata ma si fa per ridere” sono il male puro.
Detto questo, la più folle Giapponesata forse per me è stata visitor q, di miike.
Una delle più divertenti e riuscite invece crows Zero.
concordo assolutamente.
E’ da quando ho visto tokio police che mi interrogo sull’umorismo matto di sta gente qui e sono giunto alla conclusione che chi se li vede, ride solo e unicamente per posa e se e quando ne parla con altra gente che assume la medesima posa. Fanno schifo al cazzo, punto.
Bisognerebbe interrogarsi poi su cosa abbiano da ridere e fare i matti a livello di popolo dopo aver preso calci in culo dalla Storia e dalla Natura in più occasioni nonostante abbiano una cultura pazzesca e una disciplina assurda.
Boh oppure sono troppo severo iO e in effetti vanno premiati.
Se dopo aver ricevuto 2 bombe atomiche sulla capa avessi comunque la voglia di mettere in piedi i teatrini più demenziali e surreali mai visti tipo questo anziché piangermi addosso per decenni, na cazzo di medaglia ah se me la meriterei oltre che la compassione cristiana
Quindi in conclusione, fanno bene e son bravi a farlo
però a me che sono cinico e disilluso fanno cagare uguale
a me sti film qua non piacciono. hai ragione a dire che sono brutti. comunque senza sconvolgere troppo, a proposito dei polpi , “sogno della moglie del pescatore” è un bellissimo dipinto molto.erotico di hokusai
Mi chiedo se sia stato il font ad averti attirato in questo folle gesto kamikaze o il consiglio di qualche (spero ex) amico merd. Ma da qualsiasi parte la si voglia vedere rimane una storia parecchio parecchio triste. Mó piagno.
Mi ricorda una rece letta giusto ieri sulla recente serie blood drive. Serie che forse potrebbe interessare in quel di val verde.
BA’?! ROBA DA MATTI:.! CMQ BEATO LUI CHE ALMENO RIESCE A FARLO UN FARLO E MAGARI ANCHE A CAMPARCI … (PENSO)
Io mi ricordo un film assurdo, che non poco mi sconvolse quanto mi divertì, ti un tizio giappo che a un certo punto diventa invisibile e va a spiare le donne nude nei bagni, e poi si trasforma in mosca gigante che per acchiapparlo in giro per tokyo il governo usa un’acchiappamosche gigante, e poi non ricordo era troppo assurdo, ma parlo tipo di 20 anni fa. Mi pareva fosse di Kitano addirittura. Ahah l’ho trovato: Getting Any? porca puttana che trip. Va beh forse è un po’ ot.
Karatèkill a seguito della descrizione di quantum me lo vedrò sicuramente ma con l’avanti veloce.
Ok per tutto quanto, questi film sono al 99% spazzatura. Ma Gun Woman era BELLISSIMO!
Avete ragione sono tutti film del cazzo e anche un po’ disgustosi, ma Big Tits Zombie era cosi scemo e privo di pretenziosità che si merita un sacco di cuoricini!