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R.I.P. John G. Avildsen

Jackie Lang
di Jackie Lang | 20/06/201720


21 Dicembre 1935 – 16 Giugno 2017

Uno dei più grandi registi di sport di sempre, uno dei migliori narratori di storie di riscatto, in cui qualcuno che non è nessuno si prefigge uno scopo e fa qualcosa di incredibile, per una volta nella vita.
Caratteraccio che ha fatto sì che abbia un figlio che non gli parla più e abbia perso la possibilità di dirigere La Febbre Del Sabato Sera e Serpico per aver litigato con i rispettivi produttori (che in fondo c’è solo una cosa che non devi fare, litigare con chi ti paga, non è difficile no?), Avildsen non era propriamente il classico regista con la brama del successo.

Apprendista di Arthur Penn e Otto Preminger (di cui ha fatto il regista di seconda unità in E Venne La Notte), veniva dal cinema indipendente in anni in cui per fare cinema indipendente bisognava essere agguerriti e disposti a portarsi le pizze sottobraccio e proiettarle in prima persona. Erano film che era chiaro sarebbero stati visti dall’1% della popolazione se andava bene e non sarebbero mai usciti dal paese (da noi qualcosa era arrivato così maltrattato da essere tradotto come Il Pornocchio o Ore 10 Lezione di Sesso, vero bullismo distributivo), un’industria che non lo era e che non lo sarebbe stato per ancora tantissimo, non riconosciuta e tenuta ai margini, roba da uomini veri.

Lì, in quella specie di terra di nessuno del cinema in cui ogni film è una lotta e ogni produzione un’avventura, lui aveva fatto un pugno di film considerati interessanti, mettendo in luce Peter Boyle (La Guerra Del Cittadino Joe), lavorando addirittura con Jack Lemmon (Salvate La Tigre) e poi con il grande Burt Reynolds (Un uomo da buttare), grazie a quelli era stato preso per mettere in piedi lo script di Stallone che Stallone stesso voleva dirigere ma che i produttori non volevano dirigesse. Una produzione non indipendente ma che ne aveva tutti i connotati, il look, le tematiche di marginalità e l’ambientazione metropolitana.
È per via di Avildsen se Rocky ha quel look (inizialmente a lui importava poco dello sport, voleva fare un film di quartiere, vita di strada), ha quegli spazi immensi in cui Stallone si muove e che attraversa. Poi ovviamente ne ha fatto un film di sport, anzi IL film di sport.

Con un’esperienza buona nel montaggio in anni in cui nessuno faceva più di quel che gli spettava e imparare un altro comparto della messa in scena era un’impresa più complicata di oggi, John G. Avildsen forse anche per questo è l’uomo che ha creato il training montage come lo conosciamo, quello che ha dosato i tempi e il ritmo dell’incontro di boxe migliore di tutta la storia del cinema e la pietra di paragone per qualsiasi altro scontro sportivo (in cui si vede bene dalla scelta dei luoghi quanto desiderasse fare cinema di quartiere, filmare quello che nessun altro film mai).

Con quel film ci ha vinto un Oscar e si è poi levato la soddisfazione di dirigere Marlon Brando in La Formula e poi I Vicini Di Casa, in cui John Belushi e Dan Aykroyd si scambiano i ruoli (il primo educato e posato, il secondo casinista), prima di tornare al cinema minuscolo, prima di allontanarsi dal riflettore per dirigere commedie e commediole, anche con Molly Ringwald (la reginetta del cinema teen rosa degli anni ‘80). C’è voluto proprio un teen movie, Karate Kid (li ha fatti fino al terzo), per ribadito che è lui il re del cinema sportivo, capace come pochissimi altri di dosare il concetto di “rivincita” e seconda occasione, di dare credibilità alla vittoria di un protagonista senza qualità, marginale e su cui nessuno punterebbe.

Dopo il disastro di Rocky V ha girato qualche film d’azione e uno, Fino All’Inferno, in cui mette insieme Van Damme, Danny Trejo e Pat Morita, il cast della festa di compleanno che vorrei.
Dopo tutto questo ha chiuso la carriera da vero combattente con un cortometraggio romantico.

E ora tutti in piedi con la mano sul cuore per salutare un re:
https://www.youtube.com/watch?v=JQsw5U7KsdQ

 

Jackie Lang
Autore del post: Jackie Lang
"Sono qui per prenderle e darle nel nome di Cobretti"
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tags: john g. avildsen karate kid rip rocky

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20 Commenti

  1. Maxnataeleale 20/06/2017 | 07:13

    Grazie ragazzi. Rip

    Rispondi
  2. Zen My Ass 20/06/2017 | 07:40

    Rocky e Karate Kid hanno segnato la mia giovinezza (e se ho iniziato a interessarmi alle arti marziali e’ stato proprio grazie al secondo).

    Avildsen e’ stato un grandissimo, e come hai sottolineato sottovalutatissimo regista: aveva la mano ferma e l’occhio attento di in solido professionista di Hollywood, ma anche la sensibilita’ di un indipendente… per questo i suoi film sono sempre sembrati veri e sofferti…

    RIP

    Rispondi
  3. Ciak Norris 20/06/2017 | 08:00

    grazie di tutto…
    RIP

    Rispondi
  4. Steven Senegal 20/06/2017 | 10:10

    l’unica roba da fare per onorarlo è: allenarsi

    Rispondi
  5. Cicciput 20/06/2017 | 10:15

    Un Re.

    Rispondi
  6. Angela Marrazzo 20/06/2017 | 15:41

    Un regista fantastico sottovalutato! RIP

    Rispondi
  7. Ryan Gossip 20/06/2017 | 16:10

    Il bello di questo regista è che, osservando la prima parte di carriera, non ci avresti puntato un soldo, perlomeno guardando superficialmente quei film.
    Poi BOOM!
    Un grande.

    Rispondi
    • tommaso 21/06/2017 | 18:03

      Behm “Salvate la tigre” e’ un signor capolavoro, eh.

    • Ryan Gossip 21/06/2017 | 21:27

      Non intendevo per forza brutti, ma non avresti detto che il regista avrebbe preso quella gloriosa strada, giusto? Poi ci sono i miracolati come Trevorrow, ma quella è un’altra storia.

  8. Triplo 20/06/2017 | 22:16

    rip John G.

    e grazie Jackie

    Rispondi
  9. lzzluca 20/06/2017 | 22:26

    Bel pezzo!

    Rispondi
  10. GGJJ 21/06/2017 | 08:28

    Si, gran bel pezzo, complimenti.

    Rispondi
  11. Nick Capuaveters 21/06/2017 | 08:57

    Rip a un grandissimo regista che ha segnato la vita e i sogni di una generazione. Complimenti per il pezzo ragazzi! ora insegna a togliere la cera agli angeli, john

    Rispondi
  12. marco 21/06/2017 | 09:08

    Estate, al mare, Romagna. Ho undici anni. Una sera mio papà mi porta al cinemino della parrocchia. Danno Rocky. Sala (saletta) strapiena, vediamo il film in piedi.
    La mattina dopo, ancora tramortito, mi alzo alle sei, mi metto una felpa grigia, che per caso ho, e le scarpe da tennis. I miei, tramortiti (ma dal sonno), alzano la testa dal cuscino e biascicano: ma dove vai?
    E dove? Ma a correre solo, nel mattino, senza nessuno intorno, perdio. Che altro di sensato si può fare nella vita?
    Un grazie anche da me.
    Questo è il mio omaggio.

    https://www.youtube.com/watch?v=23K7d5SWrPM

    Rispondi
  13. Pronto MacReady 21/06/2017 | 11:15

    grazie, bel pezzo!

    Rispondi
  14. Doc strangelove 21/06/2017 | 13:23

    Gran bel pezzo. Sempre grande cuore, qui da noi…RIP

    Rispondi
  15. pilloledicinema 21/06/2017 | 17:43

    Chiunque abbia salito una gradinata lo ha fatto ricordandosi di lui.
    Un grandissimo veramente, il mondo è sicuramente più povero.

    Rispondi
  16. JAMES VAN NOKER 22/06/2017 | 19:27

    R.I.P! GRANDE REGISTA E UN CONTRIBUTO UNICO E INDIMENTICABILE AL CINEMA CHE AMIAMO NOI E ALLA NOSTRA ( MIA ) INFANZIA!

    Rispondi
  17. Cristoforo Nolano 23/06/2017 | 15:55

    R.I.P, con un uno-due da antologia del cinema di menare si è guadagnato un posto sicuro in paradiso.

    P.S. Mi girano le palle perché lo stesso giorno è scomparso anche il buon Alan D. Altieri, forse il più calcista degli scrittori nostrani. Il 16 giugno è ufficialmente un giorno di merda.

    Rispondi
  18. robert redford 26/06/2017 | 00:18

    Mi fa piacere leggere un pezzo su un personaggio come Avildsen. Aspetto però ancora un altrettanto doveroso tributo a Sir Roger Moore da voi ingiustamente dimenticato e ignorato. Spero vogliate rimediare

    Rispondi

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