Mi sono ripromesso come proposito del 2009 di scrivere qualcosa intorno a un film non subito dopo averlo visto, ma dopo qualche settimana, per una specie di sfida con me stesso: vedere che cosa mi ricordavo. Mi sono accorto che come Denny Crane devo soffrire della Mucca Pazza perché tendo a non ricordarmi più niente di niente.
La cosa che mi preme però sottolineare è che il film attesta quasi miracolosamente quanto sostenuto da Nanni Cobretti poc’anzi sull’omosessualità nel cinema action. Ebbene, Wesley all’inizio va al funerale del suo guru, un supermaestro di vita e arti marziali (vado a memoria, diavolo, non mi ricordo più una mazza), era obeso e pure transessuale. Infatti c’è questa scena con Wesley che sembra uscita da un melodramma di Almodovar, in particolare quello dove c’è il transessuale che se non erro è il padre di Penelope Cruz ed è zoppo e si presenta al funerale tra gli scogli (e tutti giù a piangere). Insomma come i trans piagnoni di Almodovar anche il guru di Wesley si era operato per diventare donna! Ma che cazz…, eppure non ha perso niente del suo magnetismo personale. Cioè resta un guru. Nessuno lo mette in discussione, anche perché ha aiutato i bambini in difficoltà del quartiere.
Questo mi pare l’aspetto più rilevante, insieme al fatto che intanto che guardavo mi sono chiesto: “Ma Wesley non era in galera?” Avevo letto infatti che era stato messo in carcere per evasione fiscale. Ho pensato che ormai ci sono più attori in carcere che rumeni, ma ogni volta che vedo gli spot con Keira Knightley e quella faccia da trota di Anne Hathaway ammetto di pensare che quello è il posto che si meritano. Tranne Kiefer Sutherland, che poveraccio si è fatto rinchiudere a Natale per evitare di intralciare le riprese della settima stagione di “24” e poi non l’han girata per colpa dello sciopero degli sceneggiatori.
Per il resto riguardo al film vorrei aggiungere:
1) Mi aspettavo più gnocca.
2) Non ho capito che arte marziale insegnava il guru transessuale.
3) Non ho ancora capito che cacchio c’entra Sun Tzu in tutto questo.
4) L’hacker ha sostituito quello che negli anni Ottanta e Novanta era il nerd informatico: adesso generalmente è un genio underground e anarcoide pieno di donne (il primo del genere fu Jeff Bridges in Tron, sono pronto a scommetterci).
4) Mi piaceva la prima “puntata” perché si svolgeva all’Onu e Anne Archer era la cattiva.
5) Resiste un altro dei momenti anni Ottanta da me più amati: quando i cattivi provano una nuova arma letale in una discarica e/o in un deposito sfasciacarrozze. Esplode tutto, molto staticamente, ed è il momento più entusiasmante del film. In “Miami Vice” per esempio i narcotrafficanti erano soliti provare i bazooka sui motoscafi.
5) Direi che per quanto riguarda “The Art of War 2: Betrayal” può essere sufficiente.
anche michael Cimino è diventato donna, ma non è maestro di arti marziali che io sappia…
“L’hacker ha sostituito quello che negli anni Ottanta e Novanta era il nerd informatico: adesso generalmente è un genio underground e anarcoide pieno di donne.”
La stura definitiva deve avergliela data Die Hard 4 – voglio dire, lì alla fine era chiarissimo che il genio underground e anarcoide si sarebbe, a tempo debito, riccamente caricato la FIGLIA DI JOHN MC CLANE e che lui avrebbe sopportato perché tanto prima o poi tua figlia la dà via, tanto vale tocchi a un genio undergrounde anarcoide.
Oggi come oggi se non sei nerd almento un 30% sei un mezzo disadattato, con problemi sociali e lavorativi, per me basta che il nerdismo non superi il 60%,.