Se doveste dire una macrocategoria cinematografica di cui avete paura, chi direste? Chi sono quelli che quando li vedete nei film pensate: “Madonna mia, questi sì che fanno veramente brutto!”. Vi faccio degli esempi: i nazisti e/o i negri in prigione. Ce li avete presente? Si allenano tutto il giorno con dei bilancieri grossi come il vostro appartamento, sono tutti enormi e sudati, si muovono in branco, quando voi passate nella loro zona vi guardano con odio per poi muoversi tutti all’unisono, creando quella specie di anfiteatro umano da cui non uscireste vivi neanche pagando dei soldi. Che tanto non avete perché siete in carcere.
Altra categoria spaventosissima sono i ragazzini problematici e violenti inglesi. I ragazzacci dei quartieri malfamati. Quelli che hanno la felpa con il cappuccio, il bandana nero sopra la fazza e una mazza o un bastone in mano. Sai quanto ce ne sbatte a loro di spaccarti la faccia con una mazza di ferro? Niente. Lo fanno per alzare due spiccioli. Lo fanno perché lo dicono i giornali. Lo fanno perché sono poveri e ti odiano. Come quando beccavi quelli a Milano nei ’90 nelle piazze brutte che ti tiravano dei megaschiaffoni se non gli davi 10 mila lire. Lo fanno senza pensarci due volte: loro vivono così e sti cazzi. Io, prima di rispondere male a uno, ci devo pensare un anno e mezzo. Loro, a tirarti una coltellata, ci impiegano 20 secondi.
La terza categoria – ed è quella di cui parliamo oggi – sono i picchiatori irlandesi. Quante ne prendereste da un picchiatore irlandese? Ve lo dico subito: una cifra. Ma proprio tantissime. Lo si capisce subito, solo guardandoli. Non dico in azione, mentre tirano schiaffieppugni. Vi basterà guardarli nel loro ambiente naturale per alzare le mani e dire: “sì, sì, c’hai ragione tu!”. Parliamo di questo incredibile documentario dal titolo Knuckle. Il regista è tale Ian Palmer che nella vita ha fatto solo ed unicamente questo. Ma non pensate che il signor Palmer sia un lavativo: è che per fare Knuckle, Ian Palmer ci ha messo dodici anni. Dodici anni per un film, sono veramente tanti: fanno impallidire un Kubrick o un Malick qualunque. Prima di arrivare al perché i picchiatori irlandesi fanno così brutto, vediamo di cosa parla questo documentario.
Che poi, scusate, ma non siete emozionatissimi di leggere di un documentario su I 400 Calci? Qui non ci si fa veramente mancare nulla, eh? Anteprime dai Festival più importanti del mondo, tutti i film di genere possibili e immaginabili, gli speciali e oggi anche un documentario. Siamo veramente completi. Come le attrici dei film porno che prima non fanno l’anal e poi a un certo punto sbroccano e decidono che è invece cosa buona e giusta concedere “l’intimità posteriore“. Mamma mia, pure le citazioni colte vi faccio. Incredibile. Knuckle è un documentario sulla rivalità di tre famiglie di nomadi irlandesi. Parliamo dei Joyce, dei Nevin e soprattutto dei Quinn McDonagh. Sono tre clan tutti con qualche lontana linea di parentela, ma che si odiano moltissimo. I motivi possono essere molti: un vecchio fatto di sangue, un’onta non lavata, un torto subito. Poco da fare: questi si odiano. E per raddrizzare i torti, organizzano degli incontri di bare-knuckle boxe. La vecchia boxe, quella senza guantoni. Un uomo contro un altro, senza ring, senza guantoni, a tirarsi delle secche in faccia fino a quando uno non cede. Fino a quando uno, con tutta la faccia rotta, naso spezzato, sopracciglia sanguinanti e due o tre denti in meno, non dice: “Hai vinto. Mi arrendo”. Certo, c’è anche la possibilità che uno dei due muoia, ma solitamente finisce perché uno si arrende. Funziona così nel duro mondo dei nomandi irlandesi: c’hai un problema con me o con la mia famiglia? Ci si trova in quella stradina di campagna, in quel parcheggio e ce le diamo di brutto. Poi uno vince, uno perde. Chi vince festeggia al pub. Chi perde immagazzina odio per la prossima sfida.
Ian Palmer ha seguito questi incontri tra queste tre famiglie per dodici lunghi anni. Nello specifico si è interessato a quello che è il più forte di questi lottatori, la leggenda della bare-knuckle boxe: il grande James Quinn McDonagh. Il più forte di tutti, il nemico giurato dei Joyce, quello che gli altri chiamano Baldy James, il più odiato al di fuori del suo clan. Per la sua gente, un eroe. Io pagherei dei dobloni d’oro che non ho per aver passato una serata al pub coi ragazzi del clan Quinn McDonagh dopo una vittoria del grande James. Sai che roba? Sai che seratina? Perché poi, diciamocelo, la parte più interessante di questo documentario non è tanto quella dedicata agli incontri, ma quella in cui ti fa vedere come vivono queste persone. Partiamo dagli incontri: più o meno avete capito di cosa stiamo parlando, no? Mezze risse da strada, fatte però da persone atleticamente più preparate e con un minimo di arbitraggio. Che vuol dire che sono vietati i morsi (ma poi ce ne scappa sempre uno o due), i calci e l’azzuffarsi senza senso. Nel film si vede tutto: omaccioni a torsi nudo che se le suonano senza alcun commento sonoro per dei quarti d’ora.
Ma veniamo alla parte più bella del film. Per tutta la durata di Knuckle, quello che mi ha stupito maggiormente è come questi megapersonaggi, questi uomini che sono preceduti e seguiti da un’epica che metà dei film di fiction si sognano, sono dei brutti ceffi. Brutta gente. Persone con cui il 90% di noi non vorrei avere a che fare. Parliamo di mezzi ubriaconi che fanno i contadini o i magazzinieri. Gente che quando si mette la tuta della finta adidas per andare ai grandi magazzini la domenica pomeriggio, si sente elegante. Gente che vive in orribili roulotte arredate tipo wannabe baita di montagna. Presente? Con i mobiletti in finto legno ma con le ante ricoperte da tendine che danno sull’azzurro. Gente con i videoregistratori in salotto. Gente che non spende una lira in più del dovuto per i propri figli, ma che si compra le Nike per allenarsi al meglio al prossimo incontro. Gente che ha dei tatuaggi d.i.y. in inchiostro azzurro sugli avambracci. Ma soprattutto gente che si veste solo ed unicamente alternando maglie da calcio a orribili maglioncioni in pile. E la cosa che più mi ha colpito in assoluto: gente che ha il divano comprato al Mondo Convenienza e che, per non rovinarlo, lo ha ricoperto con la plastica.
Non avete mai conosciuto nessuno che ha il divano ricoperto di plastica per non usurarlo? Io sì e, ve lo posso assicurare, non era gente raccomandabile. Ci vuole una certa dose di perversione per fare una cosa del genere. Quel genere di perversione che (fatta eccezione per quelli con delle turbe psichiche gravi) hanno solo certe persone. Persone povere, che per comprare quel divano hanno fatto sacrifici e lottato. E che per difendere le proprie cose è pronta a mettere un telo di plastica sui propri averi. O a usare la violenza. Una volta ho conosciuto una coppia che per timore di rovinare la cucina della loro casa, ne avevano costruita una pacco, tipo da campeggio, in garage. In garage, porco cazzo. Vi rendete conto? Questi avevano una cucina normale ma non la usavano neanche per sbaglio e mangiavano in garage. Ian Palmer, il regista di Knuckle, ha il merito di immergere lo spettatore in pieno in questo mondo. Mentre la scelta più ovvia sarebbe stata quella di rendere Baldy James o Big Joe degli eroi dei nostri tempi, degli eredi dei fieri cavalieri di un tempo andato, decide di farceli vedere esattamente come sono. Nel bene e nel male. Ed è a gente così che ci si affeziona. Mica a braddopitt in The Snatch .
DVD Quote:
“Un film forte su della gente brutta'”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
httpv://www.youtube.com/watch?v=3s9gUJKiDfk
Nel mio quartiere, coi mattacchioni, con gli sboroni.
Ho fatto nocche dure.
Come mattoni
che spettacolo! io adoro il sottogenere “clandestine fight”… finalmente qualcosa di VER!
che spettacolo! io adoro il sottogenere “clandestine fight”… finalmente qualcosa di VERo!
voto mille il video finale yo.
Joe Cassano? Wow, Casanova sappi che farai scendere lacrimucce a molti nostalgici! :)
Fotta incredibile per questo Knuckle, e merito è proprio anche del divano con la plastica, nella sua follia da apparmento!
Ciao Nanni, volevo solo informarti che io faccio il magazziniere mentre mio padre e mio fratello sono contadini ma non per questo ci sfasciamo di botte nei vicoletti di campagna. Baci.
@Ivan
E’ proprio per questo che non si parlerà mai della tua vita qui sui 400
per approfondimenti sul tema
http://www.amazon.com/Fight-Everything-Wanted-Ass-Kicking-Afraid/dp/0061189227
@Ivan: forse è perché non sei un nomade irlandese.
cosa ne pensi?
Non so perché mi sono tornati in mente i vari Faces Of Death e Real Bumfights che andavano qualche anno fa…
Mo che ci penso, ci anche stava in tv quel programma sui matrimoni degli zingari inglesi/irlandesi che si sposavano tra loro e ci credevano una cifra con i loro gusti orrendi.
In effetti tutta gente che solo a guardarla dalla tv ti mette addosso una certa ansia ma c’è da dire che hanno sotto mano fregne pazzesche, non come gli zingari qua da noi che sono una banda di rottami lerci porta-rogna.
@ivan: per amor di chiarezza il post non e’ mio ma di Casanova, il quale ti ha gia’ risposto levandomi le parole di bocca.
io Palmer l’ho incontrato all’Irish Film Institute dopo che aveva presentato questo film (che non ho visto).
più che documentarista d’assalto ha la faccia del prof di filosofia.
mi hai convinto a guardarlo lo stesso. pizze e birrra per me. chapeau
@Nanni Sorry, è che sei sempre nei miei pensieri…(estrae una foto del nanni dal comodino e la stringe al petto)
@Casanova
Scusami ma quando leggo una riga così “Parliamo di mezzi ubriaconi che fanno i contadini o i magazzinieri.” mi vien da pensare che per te l’unico lavoro che possano fare gente del genere siano i magazzinieri o i contadini e questa la dice lunga su come tu consideri tali lavori.
Chiaramente, il flame di Ivan contro Casanova verrà risolto con un incontro di bare-knuckle. Nanni fa l’arbitro. Vinca il migliore!
@Cicciolina
Sto gia iniziando gli allenamenti che si basano sostianzialmente nello smuovere il terreno congelato di mattina a mani nude per indurire le nocche e nell’alzare il carrettino di famiglia (con sopra tutta la famiglia) a mo’ di squat per irrobustire le gambe….
Grandissimo Casanova, a metà lettura ho iniziato a canticchiarmi Joe Cassano (e avevo già cercato su youtube per postarlo nei commenti)!
Minchia che pizze in faccia si tirano, forse solo un po’ prolisso nel finale, dopo 1 ora e passa di famiglie sporche, schiaffi in bassissima definizione e puttanate inconcludenti, cominciavo ad avere un po’ le palle piene delle loro storie d’onore casereccio.
Comunque grande rece e grande documentario, spero non sia l’ultimo.
@Casanova e quell’altro
vogliamo il match, proletario in cerca di riscatto Vs pariolo infame, c’è in palio TUTTO: l’onore delle vostre famiglie e il futuro dei vostri tristi figli.
Mi raccomando, a fair fight.
E che qualcuno documenti il tutto.
Casanova, ricorda il segreto della leggenda…every day…20 minutes in the petrol…20 minutes…
Se togli i nomadi irlandesi e ci metti quelli che alla domenica si spostano in massa da San Frediano alla curva Fiesole sembra la recensione di un documentario sul calcio storico fiorentino. Con più divani incellophanati.
Casanova, se mi chiudi con Joe, non posso che alzarmi e fare una standing ovation, e non è tanto questione di essere nostalgici o altro…
Adoro il vostro blog ogni giorno di più, e ogni giorno mi date un motivo per tornare sempre, insomma colgo l’occasione dai, COMPLIMENTI RAGAZZI!
@Ivan: che te devo dì?
questi qui del film fanno quei lavori lì.
poi, non voglio fare quello true ad ogni costo,
ma ho la casa in quel del cremonese
e lo zio piero, il cuntaden dalle mani di marmo,
che non sfigurerebbe nel cast…
ti abbraccio forte.
Sono contento che Joe Cassano vi abbia gasato a dovere!
minchia lo devo troppo vedere
Mi sto per trasferire a Dublino e pensavo di ricominciare a fare boxe. Dopo aver letto questo articolo mi stanno venendo dei dubbi piuttosto grossi…
giusto per riesumare il morto è sepolto, Michael Quinn McDonagh è finito in gattabuia (e ne uscirà a piedi avanti) per aver ammazzato la moglie: http://www.mirror.co.uk/news/world-news/michael-mcdonagh-bareknuckle-boxer-jailed-5135050
*morto e sepolto
Ignoravo la storia dei picchiatori, fino a quando un mio amico che vive a Dublino è stato pestato. Non gli hanno nemmeno rubato il portafogli. Da recuperare questo film, per vedere come cavolo vivono