Eravamo tutti là nella Cobretti Mansion che ce la ridevamo tirando le freccette ad uno dei selezionatori del festival di Cannes, appeso al muro con due chiodi piantati nel maglione a collo alto all’altezza delle spalle e solo un foglietto del programma del festival da usare come scudo, quando il capo supremo Nannibal Cobretti irrompe nella stanza ponendo fine ai nostri giuochi infantili e decretando che invece uno di noi sarà presente comunque in quel festival dei film che non ci interessano. Nel sonno ha ricevuto la visita di un fantasma dei calci futuri che gli ha annunciato la prossima eccezione meritevole: un film con Robert Redford. Avendo riso più forte di tutti all’annuncio del nome del regista in questione (J. C. Chandor “ma che è? ‘na marca de profumo?“) è toccato a me partire sul momento, senza fare bagagli.
Il capo non sbagliava.
Già l’inizio del film è da tirare un calcio alla poltrona di fronte su cui sta seduto un critico francese a caso: dal nero con uno stacco subitaneo compare Redford nell’atto di svegliarsi di colpo (era dal Cronenberg dei tempi d’oro che si partiva così!). Il film si sveglia di botto assieme al protagonista mentre nella barca in cui stava dormendo entra acqua. In breve scopriamo che ha tamponato in mezzo al fottuto oceano indiano un container galleggiante. Cioè in tutta la vastità dell’Oceano lui è andato proprio contro lo spigolone del container. La faccia che fa lo stesso Redford nel vederlo sembra suggerire il medesimo pensiero.
Vediamo che sta su una barca a vela da traversata solitaria, vediamo che non si fa prendere immediatamente dal panico (il buco non è sul fondo ma sul lato quindi entra acqua ma non troppa), e che comincia a cercare di capire che fare, come riparare, come andare avanti, quali sono i danni riportati (strumentazione bagnata dunque fuori uso, radio inclusa). Qui comincia il suo inferno.
Ora, in questi film qui, quelli in cui quando le cose vanno male poi di solito peggiorano, la cosa migliore è il realismo. Ai calci non si è grandi fan del realismo (se non ve ne foste accorti), il motto è sempre “meglio due capriole in aria in più che una in meno”, tuttavia un film di sopravvivenza, di contrasto dell’uomo contro gli elementi, di vera resistenza umana, determinazione maschile e vita ruvida, dura, fatta con mani e testa opposta all’incuria della natura, può esaltare davvero solo se condotto su quel filo sottilissimo che sta tra il poco probabile e l’impossibile. Il buon J. C. Chandor, a dispetto di un cognome infame che l’avrà reso oggetto di chissà quali orrende canzonature alla scuola media, ci sta e non casca mai da nessuna delle due parti.
Redford praticamente non parla, non dice niente, perchè la gente quando se ne sta per i fatti suoi, specie quando è nella merda fino al collo, non parla, perché che deve dire? Si fa scappare un paio di imprecazioni in due casi (e in altre due me le sono lasciate sfuggire io in sala) ma niente di più. Silenzio. Rumori e strategia di sopravvivenza.
Ora mi piacerebbe spiattellarvi tutto quello che gli capita (che se pensate che il suo problema più grosso sia il buco nella barca mi fate ridere!) ma Chandor si è impegnato così tanto a scrivere e dirigere un film che lentamente scivola dalla sfortuna, al destino, fino all’avventura, fino ancora alla grande epica umana, che mi dispiacerebbe troppo.
Insomma c’ha 41 anni in più dell’ultima volta che l’ho visto ma Jeremiah Johnson se ne sta là, su quella barchetta malandata, di nuovo in mezzo all’immensità da solo, così serio, austero, incazzato e determinato con quegli occhietti piccoli che non gli si può non voler bene, che gli perdoneresti i mille finti film d’azione o di spionaggio di questi ultimi 40 fottuti anni, che gli perdoni anche un intero festival di robetta indie-hipster quando non si lascia abbattere nemmeno da una tempesta da record. Ci sono poche cose che un attore serio deve saper fare in una storia di uomini, una di queste è saper non parlare. Che non vuol dire non dire niente e fare le facce intense di struggimento interiore, che qui non frega una mazza a nessuno dello struggimento interiore, vuol dire starsene là a fare gesti quotidiani senza far facce, come se non ci fosse un pubblico a guardare, e poi di colpo buttare un’espressione vera e autentica dando l’impressione che gli sia sfuggita, come alla gente sfugge una smorfia di dolore. Ecco, questo è un attore serio. Bravo Robert, ci hai messo 41 anni ma sei tornato.
Per questo a All Is Lost gli si vuol bene anche se poi non manca di “malickare” qui e là con un branco di pesci illuminati da raggi di sole che filtrano nell’acqua del mare, squali che passano indifferenti, pescioni che mangiano pesciolini e roba bellissima in un posto sventrato dal sole, tanto sereno quanto mortale (materia che annoierebbe chiunque se non quello che ci sta in mezzo e deve sopravvivere), perchè può malickare quanto vuole ma alla fine rimane la storia di un uomo contro l’intero ecosistema dell’oceano indiano.
DVD-quote suggerita:
“Certo che sfiga!”
Jackie Lang, i400Calci.com
Ne avevo letto piuttosto benino, ma ora mi sa che questo me lo vedo sicuro (spero). I film con dentro il mare mi ispirano sempre. Anche se devo dire che poi i finali mi lasciano sempre molto perplesso, penso a Open Water o La tempesta perfetta e poi mi dico: col cazzo che li rivedo.
Comunque Redford mi piacque anche ne I signori della truffa, film a cui sono affezionatissimo.
sembra interessante. buono a sapersi.
Aridatece Casanova o LuotNO, SCHERZO! Se riesco a farmi andare giù la premessa del container galleggiante (?) posso pure vedermelo a patto che mantenga un buon ritmo.
A me solo a leggere la premessa viene da urlare “vaffanculo Tom Hanks te e il pallone Wilson”. Grande stima già per principio.
Ehm un contaoner puo’ effettivamente danneggiare una barca a vela eh :D
E’ tipo possibilissimo. Pero’ devi avere morta sfiga.
Robert redford vs the wild doveva essere il titolo
No regà, facciamo chiarezza subito su questa cosa che mi ha preso e mi sta rovinando già la mattinata. Ma galleggiante come? Io di container ne ho visto eh. Belli pesanti, pieni di giocattoli cinesi che uccidono i bambini, lunghi 12 metri… Qualcuno lo ha calato in acqua con un gommone? Se lo sono persi? C’è un disegno oscuro?
ecco questo lo avrei lasciato scorrere via se non fosse per la vostra segnalazione, bravo Jackie. Uscita italiana? Si sa qualcosa?
prima o poi però almeno una foto buia o sfocata di una delle vostre riunioni di redazione la dovete pubblicare eh… :)
@ Steven Senegal:
http://www.sail-world.com/Europe/index.cfm?SEID=0&Nid=35658&SRCID=0&ntid=0&tickeruid=0&tickerCID=0
Principio di Archimede is a bitch.
Grazie Luotto. Quante cose si imparano sui Calci
Jereimah Johnson non lo conoscevo, ma visto cosi’ mi ha fatto venire in mente subito un fumetto che ho ereditato ed amato, Ken Parker, devo reperirlo!
Le avventure maritime di Jeremiah Johnson?! MIO!
acquatiche *
Ottimo.
Adoro il vecchio Redford, ma in effetti non voglio neanche andare a vedere quando è stata l’ultima volta che ha fatto un film che mi ha entusiasmato, perché temo mi toccherebbe tornare indietro ai tempi in cui i pantaloni erano a zampa di elefante. Quindi avrei sicuramente sottovalutato e schivato questo film, che invece ora finisce di filato nella lista delle mie (poche) visioni obbligatorie dell’anno.
@marlon: il personaggio di ken parker, fisicamente, è stato creato proprio ispirandosi a robert redford in corvo rosso.
@tommaso: prova questo:
http://prontoallaresa.blogspot.in/2012/04/tony-scott-thunder-challenge-spy-game.html
Ah, maledetto Il Reverendo, mi hai preceduto!
Jeremaih Johnson regna. Aggiungerei che il Ken Parker di Berardi (inchino) da lui eredita non solo l’aspetto ma anche il carattere e tutta una atmosfera da western intelligente/indie. Esiste l’indie western? Boh.
Marlon: Jeremiah Johnson è “essere uomini”
Steven: Galleggia perchè è mezzo aperto e si capisce dalla posizione che (non mi chiedere perchè) è un’affare che galleggia.
Dopo aver visto Merantau un container non é un vero container se dentro non c’é figa indocinese, qui gatta ci cova. Cosa si nasconderá dietro o dentro quel finto container galleggiante?
Beh intanto grazie al sundance abbiamo avuto modo di veder distribuiti anche degli ottimi film eh. specie horror e simili
Ottima segnalazione. Del regista c’è da fidarsi a scatola chiusa, perché con Margin Call – pur non essendo un thriller calcistico – era riuscito a rendere coinvolgente e a suo modo violentissimo un film dove c’è solo gente che parla dentro un palazzone.
Diamogli una possibilità. A fare ste cose di solito o si è bravi bravi oppure vengono fuori cose di una noia e di una roba che zzzzzzzzzzzzzzzz. Tipo Open Water (che pillole cita) a me ha fatto abbastanza cagare. Ma quì c’è Robert in una barca e le intemperie e non due coglioni che galleggiano nell’acqua e dicono cose sceme.
Ormai quando un pezzo porta la firma del buon Jackie l’unica cosa che mi viene da dire è: aridatece Luotto o Casanova
Sono qui per questo
stipendiato pesantemente da Luotto e Casanova per creare domanda nei loro confronti
@Ratto Reietto: “Spy Game” ovviamente lo conosco e non è che mi faccia impazzire. Del resto per me Redford, a parte qualche ciofeca isolata (“Proposta indecente”), ha sempre gestito bene la sua carriera, girando pochi film e non scendendo sotto un certo livello (per dire che reputo guardabili con una certa tranquillità anche da maschi adulti eterosessuali persino titoli come “L’uomo che sussurava ai cavalli” e “Vento di perdono” ), ma appunto parlavo di entusiasmo legato a un suo film, e per quello mi sa che devo tornare almeno al ’76 di “Tutti gli uomini del presidente”. O forse a “Il cavaliere elettrico” che non rivedo da secoli.
@Gigos: è il cosidetto western revisionista / crepuscolare.
PS Ken Parker über alles!
Vedo che nessuno nomina Il castello. E’ molto peggio di come lo ricordo? Cavolo a me piaceva un sacco…
Comunque non sapevo niente di questo film ma il Jackie mi ha comprato. Strano che nessuno sia ancora venuto a piangere e spiegarci/gli come funziona un’eccezione meritevole.
Mi associo al team Chemako
Tom Hanks… PUPPERA’ la fava alla grande dunque!
non era california uber alles?
Ken parker però non mi batte. Giusto un gradino sotto. Ma solo percolpa di moebius
Certo che dire che al sundance c’è solo robetta però…
Per il resto invece concordo su praticamente tutto (a partire dai finti e irritantissimi film di redford di tipo gli ultimi 40 anni).
Visto che la maggior parte degli spettatori non è mai stato su una barca a vela “All is Lost” potrebbe anche fare la sua porca figura ma per i pochi che hanno frequentato anche solo un corso base su un cabinato il film è una BOIATA PAZZESCA.
Non sò quale sia stato il budget a disposizione del regista ma se pagava una birra al primo velista incrociato sul molo di un qualsiasi porto statunitense avrebbe saputo che:
1 – i navigatori in solitario dormono solo pochi minuti ogni ora; di giorno, col mare piatto, col cazzo che vanno a sbattere contro un container ROSSO (per metà fuori dall’acqua).
2 – in caso di cattivo tempo il moschettone dell’imbracatura non si fissa alle draglie (quella specie di parapetto in filo d’acciaio che si trova lungo i bordi delle barche) ma al centro della barca stessa, ad un cavo opportunamente predisposto e chiamato, guarda un pò: LIFE LINE … e infatti il buon Redford, alla prima onda, finisce in mare, appeso come un cretino alle draglie e trainato sott’acqua come un merluzzo all’amo (nemmeno Spider Man sarebbe poi riuscito a risalire sulla barca … figuriamoci un settantenne con la reattività di un bradipo come il Redford del film).
3 – salire sul mezzo di salvataggio e addormentarsi subito dopo, lasciando la cima collegata ad una barca mezza affondata, non è la cosa più sana da fare (hai visto mai che la barca si inabissi …. e tu con lei)
4 – accendere un fuoco dentro ad una tanica di plastica appoggiata sopra ad un gonfiabile in tessuto plastificato …. beh lasciamo perdere … non vado oltre.
Ah … aspetta un pò, forse ho capito: il regista voleva far vincere al protagonista i Darwin Awards!