Dai produttori di Twilight, che è sempre un incipit della madonna per porre le premesse di un film, Hansel & Gretel Get Baked (musicalissimo, e con quel “baked” che gioca sul fatto che la strega di Hansel e Gretel si mangia i bambini ma che nel gergo dei drogatelli significa essere tudifadi), tradotto in italiano in un estenuante Hansel & Gretel e la strega della foresta nera, è una porcheria che manco l’Asylum (anzi, quello dell’Asylum è roba da metterci la firma) facente parte di quello sfortunatissimo filone di film che spremono fino allo stremo un “argomento caldo”, ma lo fanno così fuori tempo massimo che puoi solo mettere le mani sui fianchi, sorridere e dire “oh you”.
Da incurabile cultore dell’orrido, sapevo da tempo dell’esistenza di questo film, QUARTO nel 2013 a fregiarsi delle parole “Hansel & Gretel” nel titolo, e non mi ha del tutto colto impreparato che Nanni Cobretti mi chiedesse di recensirlo. Quello che mi ha fatto cadere dalla sedia da fermo è stato scoprire che usciva al cinema. In Italia.
Seguono le classiche 5 fasi di accetazione del lutto:
- negazione: Nanni Cobretti si sbaglia (fase durata esattamente mezzo secondo perché, andiamo, Nanni Cobretti che si sbaglia?);
- rabbia: vaffanculo tutto non capite un cazzo ora esco e picchio il cinema;
- patteggiamento: se scrivo una recensione puntuale che lo stronca con precisione e cognizione di causa LE GENTE capirà e lo ritireranno dalle sale;
- depressione: è inutile sforzarsi, nulla ha senso, fa tutto schifo;
- accettazione: le regole della distribuzione italiana sono un mistero insondabile e nessuno le capirà mai ma che ha probabilmente a che fare con l’acquisto di titoli in pacchetti e a scatola chiusa. Poi, oh, non è uscito Shaun of the Dead, ma esce questo, contenti voi.
Vi risparmio il teatrino del “vediamo se c’è almeno una cosa salvabile”: non c’è. Questo film è una porcheria irredimibile e io sarei da ricoverare se cercassi di convincervi che “si lascia vedere” perché c’è di mezzo una figa (scappatoia che sto usando un po’ troppo ultimamente per venire a patti con la quantità di spazzatura che mi trovo a guardare). Però la figa c’è, e quando passa vi dovete levare il cappello.
Gretel Jaeger (che, Pacific Rim ci insegna, in tedesco significa “cacciatore” — capita? CAPITA?) è interpretata da Molly Quinn, reginetta del barely legal che conosco grazie a Castle, quel telefilm che guardano le vostre madri il sabato su Rai 2 che è praticamente La signora in giallo con Nathan Fillion. In Castle (che è iniziato nel 2009 quindi quando l’ho vista per la prima volta aveva 16 anni, !!!!11!uno!!1undici!!!1!) Molly interpreta la figlia dell’insopportabile protagonista, una ragazza carina e perfettina tutta casa e scuola cattolica: vederla qui con la faccia da porcona e cosplay da oktoberfest mentre si fa un cannone è il genere di roba che ti fa dire: a Hollywood leggono le mie fanfiction.
Purtroppo non sarà mai più porca o meno vestita di quanto non la si veda nei primi 5 minuti di film, ma è una cosa che avevo messo in conto dall’inizio. Rimane il fatto che voglio troppo avere 16 anni, essere un cattivo ragazzo e uscirci assieme.
Sul versante della SFIGA, invece, Michael Welch (Twilight, tipo tutti e 12) è Hansel, un tipo che non invidio per niente perché fa il fratello di Molly Quinn in una società bigotta e perbenista in cui è considerato sconveniente provarci con tua sorella. La sua caratterizzazione è essere un ragazzo con la testa sulle spalle e la battuta sempre pronta, qualità rese purtroppo vane dal fatto di andare costantemente in giro con una macchina fotografica al collo e fotografare qualunque cosa come un coglione. Come se avessimo avuto dei dubbi, quando la strega sta per mangiarselo la sceneggiatura (non spaventatevi) sente il bisogno di farci sapere che è ancora vergine.
Nel ruolo della strega, un’irriconoscibile Lara Flynn Boyle, irriconoscibile perché dopo Twin Peaks non l’ha più vista nessuno e Twin Peaks ha più di 20 anni. Coltiva marijuana, mangia i teenager per restare giovane (ehi, ma io l’ho già recensito questo film!) e in una casetta delle bambole fatta di marzapane tiene nascosti documenti nazisti che sarò distratto io ma questo dettaglio non aveva il minimo senso e non è mai stato spiegato.
Quella roba cui vi accenavo prima, la “sceneggiatura”, è prevedibilmente ai livelli di un episodio della prima stagione di Buffy, sfortunatamente senza Buffy (ma con la figlia di Nathan Fillion, che in Buffy faceva il prete serial killer che odiava le donne e adorava il male): il ragazzo di Gretel va a comprare dell’erba che è like, the best weed ever da un’adorabile vecchina che però in realtà no; la strega rapisce il ragazzo di Gretel e se lo mangia (scena sufficientemente grafica da poter dire “ok, è un horror”, purtroppo è anche l’unica); Gretel va a cercarlo; anche Gretel viene catturata dalla strega; Hansel va a cercarla; anche Hansel viene catturato dalla strega; sbirri morti; stereotipizzazione selvaggia dei giovani che si drogano; Lara Flynn Boyle tudafada si limona una ragazzina (giuro!); guerra tra gang per il controllo dello spaccio a Centocelle; gangster latini zombificati; altre cose senza senso e poi la strega finisce nel forno, Hansel e Gretel si salvano e si dicono uh madonna che brutta esperienza per fortuna che è finita, ma attenzione, non l’avreste mai detto, l’inqiuadratura finale ci mostra che la strega è ancora viva e a piede libero; gente in America che si suicida per aver visto questa cosa on demand.
Citavo la prima stagione di Buffy per la trama, ma ciò che me l’ha veramente ricordata sono gli effetti speciali, che qui non hanno veramente scuse dato che siamo nel 2013 e non nel 97. La scelta vincente del regista Duane Journey è la fotografia COMPLETAMENTE NERA che risolve alla radice il problema di doverci effettivamente far vedere qualcosa, subappaltando “l’orrore” a una serie di movimenti di macchina sconclusionati e urla che dovrebbero suggerirci stia succedendo qualcosa di terribile a qualcuno.
Anche se la cosa che più non sopporto, in film come questo, è lo scazzo di non provare nemmeno a lasciarci con una sorta di, uh, “messaggio”. Hansel & Gretel Get Baked esce a dir poco fuor di metafora — la strega (che è presumibilmente la stessa della fiaba classica sopravvissuta a suon di teenager fino ai giorni nostri) attira in casa propria i rigaz non più coi dolci ma con la promessa di FARSI LE CANNE — eppure riesce a non essere né moraleggiante, né eversivo, né caciarone.
Quale insegnamento potremmo trarre dalla visione di questo film? Gretel si droga e rischia gorsso, Hansel non si droga ma rischia grosso lo stesso, i gangster fanno una brutta fine, ma i poliziotti sono dei pigri porci incompetenti e gli adulti sostanzialmente non esistono. Quindi..? Non drogarti? Drogati, fa lo stesso? Fatti gli affari tuoi? Provaci con tua sorella finché siete ancora tutti e due vivi?
Chiariamoci, l’ultima cosa che voglio vedere in un film è la scenetta tipo cartone animato anni 80 in cui il protagonista ti spiegava la morale dell’episodio guardando in macchina, semplicemente la totale mancanza di una direzione, di un punto di vista — condivisibile o meno, come poteva essere l’esilarante demonizzazione del sesso e altri comportamenti “ribelli” negli slasher classici — dimostra che certe cose non vengono fatte neanche col pilota automatico: qui hanno proprio spinto l’auto da una discesa e sono andati a farsi una birra.
Ah, e poi c’è un cameo di tipo 30 secondi di Cary Elwes all’inizio che boh, ce n’era veramente bisogno, Cary?
DVD-quote:
“Roba che manco l’Asylum.”
Quantum Tarantino, i400calci.com
ma tipo voi cary elwes come lo pronunciate? io ho sempre detto ELUES, ma solo perché da piccolo mi faceva ridere.
stasera teammaddog
non so cosa voglia dire fan-fiction nè sapevo chi fosse questa tizia ma so benissimo cosa vuol dire teen e a hollywood leggono anche cose mie evidentemente
Preferisco la white widow alla black forest, quindi salto la visione.
Comunque la Flynn Boyle me la ricordo gnoccosissima anche in Men in Black II
secondo me la Flynn Boyle non la racconta giusta sulla data di nascita (1970), ha sempre dimostrato 10 anni più di quelli che dice di avere
Allora: la Flynn Boyle la vidi pure in una serie di avvocaticchi.
Molly Quinn è notevolissima e posso dirti che se ti pigli la briga di cercare qualcosa di Marie McCray, penso che troverai la somiglianza soddisfacente.