L’ultimo grande film d’azione in bianco e nero e il primo di una nuova generazione. Oggi si va a scuola, rifatevi gli occhi.
https://www.youtube.com/watch?v=R_z_9w-Ffmo
Prima dei film d’exploitation anni ‘70, di Quel maledetto treno blindato, e della Seconda guerra mondiale come terreno per cinema d’azione, arrivava Il treno, diretto da quel genio di John Frankenheimer, a fondare un genere mai visto prima (il cinema d’azione di treni) e cambiare di colpo le regole del ritmo e dell’intrattenimento. Se ci può essere un film che ha avuto l’impatto di The Raid a suo tempo è Il treno.
Prendendo l’atteggiamento smaliziato verso il salire e scendere dalle locomotive in corsa come fossero macchinine di Come vinsi la guerra, i grandi stunt fatti davvero dai protagonisti dei film di Hollywood di prima della guerra, un ritmo inedito e il culto dei grandissimi valori nei medesimi anni in cui Leone li usava per i propri film, Frankenheimer realizza l’impresa di una vita su una trama che solo pochi anni dopo sarebbe stata pura serie B.
Ma andiamo per gradi che se no mi perdo. Il film parte con la testa sulle spalle, con un montaggio di casse che vengono chiuse e sulle quali viene scritto “Renoir”, “Cezanne”, “Picasso”… Da cui capiamo due cose: i nazisti si stanno fregando l’arte francese e in questo film si parlerà pochissimo, quel che va detto viene detto con le immagini e con le azioni. Parte della storia infatti era stata già girata da un altro. Frankenheimer viene chiamato ben in là con il progetto, da Lancaster stesso, per prendere le redini di un film che stava andando in tutt’altra direzione. C’era Arthur Penn e doveva essere una cosa su un macchinista che si convince a salvare le grandi opere d’arte francesi dai nazisti intenti a trafugarle via treno. Visto che l’anno prima con Il gattopardo aveva fatto un buco nell’acqua clamoroso (il film ci mise decenni a ripagarsi) ora a Lancaster serviva un successo vero e l’approccio intimista di Penn lo faceva disperare. Visto che era così potente da poter licenziare in prima persona un regista lo fa: esautora Penn e chiama quello che l’aveva diretto in L’uomo di Alcatraz e subito dopo aveva fatto Va’ e uccidi (anche noto come The Manchurian Candidate, anche noto come “un film venti anni avanti al suo periodo”).
Che Frankenheimer arrivi per fare del film un successo lo si capisce come già nei primi dieci minuti da raffinato affresco storico il film diventa una storia di caccia, una sequenza ininterrotta di scene d’azione riprese dai punti più assurdi. Il budget viene raddoppiato e pianificate nuove esplosioni con l’obiettivo di sfondare tutto. Lo stesso Lancaster parte in giacca e cravatta e già inizia a saltare su e giù dai treni e sfuggire ai raid aerei, tutti stunt dal vivo e in prima persona, piani sequenza che non lasciano scampo. Nella stazione in cui lavora come supervisore (capo dei macchinisti) stanno caricando il treno. La resistenza lo contatta per fare qualcosa per fermarlo ma lui sta pensando a tutt’altro, vuole sabotare un altro treno, pieno di armi, dell’arte se ne frega.
Già quel primo sabotaggio al treno d’armi promette tanto di quel che vedremo: un bombardamento in piena regola ripreso dall’alto con una panoramica senza pietà in cui salta tutto in aria e che viene alternata con riprese strettissime. Il treno infatti è un film di spazi immensi, ariosi nei quali i personaggi corrono, si muovono e passano dal lontano al vicino nella stessa inquadratura oppure di spazi strettissimi, cabine di macchinisti inquadrate da tutti i punti possibili, casine strettissime, addirittura corridoi stretti. Nessuna via di mezzo o l’immensità lungo cui fare i pianisequenza o mille tagli di montaggi in spazi angusti.
Roba che io me lo ricordo ancora la prima volta che vidi Il treno, ero un ragazzino e per due giorni ho deciso che da grande sarei stato macchinista francese antinazista solo per Papa Boule, un vecchio macchinista a cui nessuno dà fiducia incaricato, con sprezzo, di guidare quel treno d’opere d’arte, un ignorante sciovinista, l’unico a capire davvero cosa stia succedendo e a farsi rodere il culo. Gli rode davvero a Papa Boule, così tanto che non gli importa di morire, pilota il treno sotto un bombardamento urlando di gioia e poi lo sabota per un farlo procedere. È quel gesto che cambia qualcosa in Labiche (il macchinista di Lancaster) da quel momento comincia a tenere anche lui a quel carico solo per principio, con un’aria da Fuga per la vittoria.
Sembra insomma il massimo della pianificazione un film così eppure Il treno è uscito fuori praticamente per caso, come se fosse stata talmente tanto ora di girare pagina nel cinema d’azione che il film trasformava tutti gli eventi esterni in dettagli innovativi. Praticamente ogni decisione importante è stata presa per mettere una pezza a obblighi contrattuali, problemi sul set e incidenti stupidissimi. Personaggi che muoiono anzitempo perchè devono girare altri film in una specie di eliminazione graduale di ogni protagonista, Labiche che viene ferito e zoppica in tutta la seconda parte perchè Lancaster si era fatto male nei giorni di pausa dalle riprese… Ogni cosa che in quel momento passava per la mani di Frankenheimer diventava oro.
Ma anche le parti decise a tavolino sono da urlo. Da metà in poi pare non ci sia più un volto normale. Facce sporche di grasso o facce piene di sudore perlato in un bianco e nero contrastatissimo e senza niente fuori fuoco. Da chi è in primo piano alle case sullo sfondo è sempre tutto a fuoco perchè l’azione avviene spesso su due piani: qualcosa si agita in primo piano e qualcosa di ancora più importante avviene sullo sfondo, idee da western di serie B che poi Spielberg e soci avrebbero trasformato nella regola qui venivano fondate ufficialmente, lo sfondo come parte dell’azione. Ognuno può guardare quello che vuole e avere l’impressione di essere solo lui con la sua scaltrezza a notare cosa accada in inquadrature e lunghissimi piani sequenza di matematico rigore. L’azione che prende vita come se nessuno la dirigesse, come se non ci fosse un’intelligenza dietro ma fossimo testimoni della fredda cronaca.
Da quando il colonnello Von Waldheim riesce a mettere le mani e far partire il suo treno Frankenheimer dà vita ad un campionario di scene d’azione. Ce ne sono ovviamente sul treno lanciato a velocità assurde (il gioco a nascondino treno-aereo da perdere la testa del video che apre questo post), ma anche fughe a piedi, sparatorie clamorose, evasioni, risse e deragliamenti reali. Ogni dettaglio dei piani di Labiche è mostrato con uno spirito perverso che pare uscito da Il buco di Becker: il pubblico deve vedere tutto, anche quali viti vengono svitate dai binari, quali meccanismi smontati e quindi cosa non regge più cos’altro facendo crollare il meccanismo. Come verniciano i vagoni, cosa vedranno gli aerei dall’alto, come si manomette un allarme antiaereo, come si finge di essere stati catturati e come si sabota un treno, tutto vediamo.
Se ogni film d’azione avesse questa perversione nel mostrare i meccanismi, le azioni e la vera macchina dell’avventura al lavoro il cinema sarebbe migliore.
Dvd-quote suggerita:
“Quando c’era lui i treni esplodevano in orario”
Jackie Lang – i400Calci.com
Grande film e grande recensione. Già che sei nel passato Jackie, perchè non recensisci Vite Vendute di Henri-Georges Clouzot, il miglior film di camion della storia?
No aspè, ma il miglior film di camion non è Black Dog con Patrick Swayse?
Pure questo mi manca, però il remake di Friedkin (Il salario della paura) visto tre o quattro volte, una bomba assoluta.
@Darkskywriter mamma mia cosa non è il salario della paura…. una roba assurda, uno dei film più belli di sempre con quella cazzo di scena del ponte che è una roba TOTALE
Capolavoro totale il film di Clouzot, tra l ‘altro visionato di recente. Giusto Friedkin poteva farne un remake che non sfigurasse.
Abbracciamoci tutti, Vite vendute uno dei film dell’anima e del cuore. L’ho anche rivisto un paio di anni fa al cinema – al CINEMA!
Vite vendute ma come anche Il buco (che è il miglior film d’evasione di sempre) sono i veri antesignani di tutto. Però Frankenheimer unisce a quel tipo di idea (capire tutto, vedere tutto) il cinema americano tipo Errol Flynn, del periodo in cui gli attori erano atleti
Se Vite Vendute lo vuole recensire Luotto, va bene lo stesso.
Scherzi? Farei follie per un Vite vendute visto da Luotto!
scusate ma Convoy di Peckinpah se parliamo di camion non è al top?
CHE GRANDISSIMO FILM commovente pur avendolo visto la prima volta solo lo scorso anno. Quella scena del nascondino treno-aereo vale da sola un film, soprattutto per l’urlo che Lancaster lancia col fischio del treno una volta dentro la galleria.
Grazie per la megarece, devo assolutamente recuperarlo. Comunque Frankenheimer un grosso senza pari, uno che a 68 anni ti gira sta robina qua:
https://www.youtube.com/watch?v=MxxH0lZSYgU
che al cine da ragazzetto quasi mi ero pisciato addosso per l’emozione.
Ricordo un videogioco per Commodore 64 che mi aveva molto pigliato da ragazzino: http://ready64.it/giochi/full/t/train_escape_to_normandy_01.png
Non sapevo che fosse ispirato a questo film.
Cacchio!
Me lo ricordo anche io questo qua!
Cherrroba rivederlo ora
https://www.youtube.com/watch?v=E4F5POZfRT4
p.s.
Bella rece Jackie, vado subito a colmare l’ennesima lacuna. Grazie.
Leggere una rece su Frankenheimer di prima mattina, la vita è davvero meravigliosa. Grazie.
Se ogni film d’azione fosse diretto da uno tipo Frankenheimer… La tensione la crei prima con l’inquadratura e poi con quello che ci metti dentro.
Mi prendo a cinghiate subito perchè manco lo conoscevo sto film.
Ma un bello speciale su Frankenheimer come lo vedete?
Un film che amo. Grazie davvero per il pezzo.
Quei giochi là sono i veri antesignani degli indie game
Segnalazione preziosa questo film di Frankenheimer, lo visionero il prima possibile. Lui é uno di quei registi con un curriculum veramente grosso, proprio l’ altro dì ho rivisto “Ronin” e non ci dico che incanto. Il cinema d’azione come il dio del cinema comanda.
Visto eccome in quanto fan di Frankenheimer ma anche di Lancaster, un omone che farebbe molto comodo al cinema d’azione di oggi.
Mi piace tu abbia fatto notare come in pratica la macchina non stia mai ferma, oppure c’è sempre qualcosa in movimento nell’inquadratura. I fondamenti del buon film d’azione.
Ma come è possibile che non abbia mai saputo di questo film? Corro a cercarlo!
Anche se appena ho letto il titolo il primo film di treni che mi è passato per la testa è stato “A 30 secondi dalla fine”: pelle d’oca.
bellissimo! tornare alla memoria dopo il “casino” di FF7 è tutto un piacere!
grazie
Vite vendute avevo preso il dvd per un mio amico,la scena del ponte del salario della paura sembra da film horror,peccato che l’unico Treno visto da me era un’assurdo horror italico girato nei Balcani.
Film stupendo, che tra l’altro credo proprio che Hayao Miyazaki abbia visto. Nel suo Laputa c’è la scena col treno corazzato che pare la versione pompata del treno militare che si vede qui, senza contare quella col macchinista incazzoso che fa la svaporata ai nazi che gli passano di fianco!
grande rece per un filmone imprescindibile. Kudos for Jackie Lang
Capolavorone immortale del film d’avventura!!!!