Torna “Le Basi”, la nostra guida agli autori imprescindibili del cinema da combattimento e torna con l’autore che più di ogni altro ha riportato l’action sofisticato e drammatico della New Hollywood fuori dagli anni settanta. Esteta, esistenzialista, perfezionista, sono alcuni degli aggettivi che definiscono questo autore che tenendosi fuori dalle mode ha ridefinito a modo suo, con meno di venti film, il cinema d’azione e non solo.
Un po’ di considerazioni preliminari
“Non facciamo quello che vogliamo e tuttavia siamo responsabili di quello che siamo”
Jean Paul Sartre – da “Situations”, Ed. George Braziller 1965
Nel suo percorso formativo e artistico, Michael Mann sembra voler scientemente tradire i luoghi comuni del cineasta impegnato: non studia Cinema ma si laurea in Lettere; a ventuno anni guardando Il dottor Stranamore capisce che al cinema puoi essere un Autore di grande spessore mentre fai film di successo commerciale al botteghino; inizia a lavorare per la TV, quando questa per i critici era la sorella povera e senza nobiltà del Cinema, e ci rimane ben contento per tutta la vita. Per quelli della sua generazione la TV, come la pubblicità (che pure ha fatto), era la gavetta prima dell’affermazione vera e propria nel cinema, l’anticamera del successo come regista che doveva arrivare esclusivamente al cinema. Per Mann invece la televisione fu da subito un mezzo per sperimentare, tanto quanto il corto e medio metraggio per i suoi coevi, e fu anche il luogo delle sue prime affermazioni autoriali.
“Già a ventun anni sapevo che cosa volevo fare, ed era fare film”
Michael Mann sulla sua formazione.
Per la TV, Mann inizia nel 1975 scrivendo quattro episodi di Starsky & Hutch e ha un rapporto continuativo con questo medium fino al 2012, quando è regista e produttore esecutivo di Luck, passando anche per il cruciale Miami Vice del 1985 di cui era showrunner. Da subito per Mann la TV è quindi un filo conduttore così come lo è il crimine, la descrizione di esso, del criminale e del contesto in cui agisce, a volte senza particolarmente enfatizzare la connotazione necessariamente negativa/malevola di questo o all’opposto quella benevola/positiva del poliziotto.
La sua carriera però decolla definitivamente a metà degli anni settanta quando inizia a lavorare per la serie Sulle Strade della California, che ancora più di Starsky & Hutch è improntata sul realismo delle procedure e dei personaggi, così incentrata sulla cronaca che addirittura non aveva un cast fisso, ma di volta in volta cambiava attori a seconda dell’episodio, come una gigantesca antologia poliziesca di storie autoconclusive slegate tra loro; questo elemento era dovuto alla supervisione del suo autore, Joseph Wambaugh.
Ricordatevi questo nome, perché senza Wambaugh non avremmo Mann, tanto quanto se non avessimo avuto il Dottor Stranamore di Kubrick. In realtà senza di lui proprio non avremmo molte delle istanze realistiche che rivoluzionarono il poliziesco dagli anni settanta in poi, su carta e su schermo. Basti pensare che James Ellroy pochi anni fa lo ha definito come “influenza incalcolabile” per la sua produzione letteraria e addirittura ha confessato di aver rubato i suoi libri nei negozi da ragazzo indigente.
Grazie anche per lui, oltre che per Mann, signor Wambaugh.
Wambaugh era un ex poliziotto del L.A.P.D, e ancora prima un ex marine, che ritiratosi a vita civile si dedicò a tempo pieno al suo passatempo di scrittore di storie poliziesche, fittizie e non, spesso incentrate su agenti di Los Angeles schiacciati tra la burocrazia interna, il pubblico, i media e la criminalità, quando non essi stessi corrotti o alle prese con la corruzione interna. Da alcuni suoi romanzi sono stati tratti film per il cinema e per la TV, tre dei quali sono capolavori: I Nuovi Centurioni di Richard Fleischer, Il Campo di Cipolle di Harold Becker e I Ragazzi del Coro di Robert Aldrich; di questi tre almeno il primo è fondamentale per capire Mann, per le tematiche, per la trattazione, per i personaggi e per capire come lo stile cronachistico e disilluso di Wambaugh sia confluito nel giovane regista.
“Come sbirro ho avuto a che fare con ogni tipo di derelitto e criminale. Tutti quanti avevano più integrità di alcune persone ad Hollywood”.
Joseph Wambaugh sul dorato mondo di Hollywood
I due iniziano a collaborare appunto per Sulle Strade della California dove l’ex poliziotto è il supervisore tecnico della serie e Mann lo sceneggiatore che segue i resoconti di Wambaugh come il vangelo: si fa raccontare tutto, si fa portare nei luoghi giusti, si fa presentare poliziotti, e per anni Michael Mann assorbe storie di vita poliziesca di primissima mano e le archivia nella sua testa accanto ai libri di filosofia dell’università.
Nel 1978 il cinema bussa alla sua porta per mano di un baffuto Dustin Hoffman che gli chiede di adattare per il grande schermo Come una Bestia Feroce di Edward Bunker. Dopo Wambaugh, con Bunker Mann incontra da vicino l’altra metà del crimine: i criminali. Ex criminale egli stesso, Bunker apre per Mann il suo archivio di anneddoti e dettagli personali e, come per le visite nei distretti di polizia con Wambaugh, per Mann arriva il turno delle visite nei penitenziari, dalla minima fino alla massima sicurezza.
“Mi piace fare ricerche quando scrivo romanzi; mi fa piacere tornare ad essere un detective”
Joseph Wambaugh sul suo metodo.
Come il suo mentore Wambaugh, Mann adotterà per sempre a monte dei suoi film un metodo di ricerca molto scrupoloso, tanto che arriverà ad avere una corrispondenza con un serial killer detenuto, Dennis Wayne Wallace, onde tratteggiare il suo Hannibal Lecktor per Manhunter.
“I miei film non sono frutto di idee che vengono dal nulla, che sviluppo isolato per i fatti miei”
Michael Mann sul suo metodo
Il film che risultò dall’adattamento di Bunker è il bellissimo Vigilato Speciale del 1978, sul quale torneremo più in là nella nostra rassegna, e il prodotto dell’incontro con il mondo carcerario fu La Corsa di Jericho nel 1979.
Si può dire che per questioni di lavoro e per una spiccata indole analitica e perfezionista, dalla metà degli anni settanta Mann ha vissuto a contatto, fisico o intellettuale, con i due versanti della legge e qualsiasi sfumatura stia nel mezzo. Il mondo carcerario conosciuto per Vigilato Speciale colpì il regista nel profondo: la tragedia dell’uomo dietro le sbarre, la realtà parallela che vive nei penitenziari, la solitudine, i valori semplificati della detenzione che diventano un codice per cui vivere fecero riecheggiare i suoi studi universitari, in particolare sull’esistenzialismo.
“Ci sono persone che vivono la vita in maniera autentica e altre che ne vivono una fatta di mistificazione. Questo è quello che devi decidere quando decidi come affronterai la tua detenzione, queste sono le osservazioni che feci visitando Folsom”
Michael Mann sul carcere, da “Michael Mann Cinema and Television: interviews 1980-2012”
La Corsa di Jericho
La citazione di Sartre che apre questo pezzo non è messa lì per fare bella figura. Ho deciso di iniziare questa rassegna con quella frase, di un autore simbolo dell’esistenzialismo, perché sembra descrivere tutti i personaggi di tutti film di Mann: uomini ancorati ad un sistema di valori personale, non importa se condivisibile o meno, che affrontano stoicamente le conseguenze delle loro scelte, indipendentemente da ciò che il destino gli ha messo vicino. La Corsa di Jericho non fa eccezione, anzi programmaticamente mette in scena tutti i temi topici di Mann da subito e in bella vista.
Il soggetto di The Jericho Mile giaceva da dieci anni negli archivi della ABC ed era stato scritto da un insegnante cattolico, Patrick Nolan, che gli aveva dato – a partire dal titolo che ammicca alle famose mura della Bibbia – una connotazione fortemente simbolica e religiosa. Mann lo trova interessante perché ad una buona storia originale riesce a sovrapporre quello che ha imparato visitando le carceri qualche tempo prima, sa che può aggiungerci quella profondità sui criminali che Nolan non gli aveva infuso e che non poteva nemmeno conoscere.
“Molti dei criminali che ho conosciuto in prigione erano dei figli di puttana, affilati come rasoi, erano intelligenti, ti raggiravano come volevano. Questo perché quasi ogni attività espressiva gli è proibita, in prigione sei ridotto alla tua sola esistenza (…) e allora come parli, come ti siedi, persino come ti arrotoli i calzoni diventa uno strumento di espressione importante, un’arma.”
Mann sulla vita in carcere, da “Michael Mann Cinema and Television: interviews 1980-2012” Edinburgh University Press
Con la sua riscrittura Mann convince il network ad affidargli il progetto, un film per la televisione con un budget altissimo, praticamente un budget medio da film per le sale; e Mann ha intenzione di girarlo proprio così: come un film per le sale, in 35 mm e con tutti i crismi, ottimizzando il più possibile sulla troupe e soprattutto scritturando alcuni dei veri detenuti di Folsom come figuranti per le piccole parti. Scelta rischiosa? Assolutamente:
“Per tutta la durata della preparazione tentarono qualsiasi cosa, intendo qualsiasi cosa davvero. Provarono a spaventarci, a farcisi amici, a sedurci, a intimidirci, tutto divenne molto teso (…) C’era un ispanico, sulla trentina ma con i capelli già ingrigiti, beh quel ragazzo aveva strappato il cuore ad un tizio e lo aveva messo sull’altare di una chiesa, ecco con chi dovevamo entrare in sintonia”.
da “Michael Mann Cinema and Television: interviews 1980-2012” Edinburgh University Press
Non male, eh? Figurarsi se oggi un regista o gli studios si assumerebbe mai questo genere di rischi.
Fatto sta che Mann, un po’ per necessità un po’ per amore di realismo, girò dentro Folsom per un paio di mesi e alla fine la troupe, soprattutto il cast, divenne amica dei carcerati – nonostante la pesantezza della situazione venisse comunque ribadita in sottofondo da risse, rivolte e occasionali accoltellamenti tra detenuti. Per amor di realismo Mann fece correre al bravissimo Peter Strauss settanta miglia a settimana in modo che non solo l’attore forgiasse il fisico necessario a interpretare il protagonista, ma anche per farlo entrare nella testa del personaggio.
Il film segue la vicenda di un uomo, Larry Murphy, che sconta una pena per omicidio di primo grado per aver sparato al padre scoperto a violentare sua sorella. Murphy è sereno di fronte alla sua pena, sente di aver fatto quello che doveva fare e nulla lo turba nella sua detenzione, dove si allena costantemente a correre i 1500 metri battendo tutti gli altri detenuti di volta in volta.
Nel durissimo carcere di Folsom, che spero sia noto a tutti voi lettori, se non per il bellissimo live lì registratovi da Johnny Cash almeno per il brano di cui Folsom è protagonista, coesistono come nella realtà varie gang accomunate dall’etnia e che si contendono il traffico di droga fuori e dentro la prigione. Queste faccende non toccano Murphy, che disciplinatamente si tiene fuori dai guai e pensa soltanto a correre, senza un reale scopo, solo per vedere quanto può superarsi; il destino però non vorrà che le cose rimangano così e in maniera drammatica gli ricorderà che all’interno del carcere tutto riguarda tutti e ognuno deve fare quello che deve essere fatto.
Coinvolto in una serie di vicende tragiche, Murphy dovrà rimanere lucido e concentrato per salvarsi e nel frattempo affrontare una commissione sportiva che vuole capire se il suo talento è così straordinario da meritare una eccezione in extremis alle qualificazioni olimpiche.
Non è necessario entrare troppo in dettaglio sulla trama, perché essendo un film poco noto in Italia è meglio non rovinarne la visione, quello che è importante analizzare invece sono le circostanze e le tematiche del film.
Al suo primo film Mann stabilisce un microcosmo di persone, ognuna con un suo ruolo simbolico e i suoi valori, in cui tutti vivono le proprie scelte e il proprio ruolo fino all’ultimo: Murphy è l’eroe esistenzialista Camusiano che, novello Sisifo, compie uno sforzo fisico ciclicamente, senza alcuno scopo apparente, per rimanere vivo e affermare se stesso con una routine che gli permetta di rimanere sano di mente in un sistema dominato dal caos; il Dr. D – il capo del traffico di droga nella prigione – è all’opposto il nichilista, distruttivo e autodistruttivo all’estremo. Chiaramente sono destinati ad entrare in collisione perché nel mondo di Mann gli uomini stabiliscono il loro sistema di valori vivendo e morendo per esso. Nel delineare le figure l’autore è preciso, archetipico a volte ma mai scontato, così come non sono scontati i registri con cui comunica le emozioni: basta guardare la scena in cui, con naturalezza e senza sentimentalismi, mostra i detenuti che danno parte della loro razione a Murphy per fornirgli più energia per battere i suoi record. La cinematografia di Mann si raffinerà e contaminerà ma questo snodo importante, questo suo legame fortissimo con gli studi di lettere e con una dimensione decisamente più umanista del cinema di genere rimarranno sempre ben evidenti.
Il film ebbe un grande successo, Mann ricorda che vedeva i bambini giocare a La Corsa di Jericho in strada e la gente nei supermercati citare lo slang carcerario. La Corsa di Jericho si candida e vince l’Emmy lo stesso anno e la ABC allora ha un’idea: giacchè il nostro lo ha girato come se fosse per il cinema, portarlo in sala anziché replicarlo in TV è la cosa più logica da fare. Il film quindi approda anche su grande schermo, anche qui sbanca e nel 1980 il neo-regista si porta a casa pure il premio della Directors’ Guild of America. In maniera bizzarra Mann voleva fare cinema, non si formalizzò a farlo in televisione e la sua televisione diventò cinema, facendogli precipitare premi e stima da ambo le parti e aprendogli la strada per il grande schermo.
Questo rapporto paritario e contaminato, più o meno volutamente, tra televisione e cinema non terminerà mai e come vedremo più avanti sarà anzi fondamentale per il suo film più acclamato, il neo-noir del 1995 Heat: La sfida.
DVD-Quote:
“La partenza cinematografica di Mann è record come quella di Murphy”
Darth Von Trier, i400calci.com
finalmente le basi con michael mann!
Quindi fate tutto Mann fino a Blackhat??? Mi fate venire le lacrime agli occhi, maledetti :)))
Questo mi manca da sempre, ma adesso devo recuperarlo in assoluto. Mi piacerebbe, se possibile, se trattaste anche i corti che Mann ha girato in Europa a fine anni ’60, prima di tornare in America a lavorare per la televisione. Piccola richiesta da rompicoglioni, me ne rendo conto… per il resto, aspettero’ religiosamente i vari aggiornamenti di questa rubrica.
Quando ho letto “Le Basi” sono venuto. Quando ho letto “Le Basi: Michael Mann” sono entrato in una spirale di orgasmi multipli. Per non dire quando ho letto “Darth Von Trier”.
Comunque pezzone come pochi altri, quando credevo di aver visto tutti i film del buon Micahel ecco che te ne spunta uno di cui non avevi mai sentito parlare, questo La corsa di Jericho, che recupererò quanto prima. Sempre stato convinto che il primo film fosse Strade Violente.
Grazie
Siete dei grandi! Inizio a prendere appunti e a colmare le lacune… Il primo che ho visto di Mann è stato manhunter; amore a prima vista. Complimenti la vostra maniera di trattare cinema è stupenda per competenza e linguaggio. I migliori.
Grandissima iniziativa, che parte già col botto.
E visto che considero “I Nuovi Centurioni” e “I Ragazzi del Coro” due cultoni assoluti mi segno anche “Il Campo di Cipolle”.
Meraviglioso. Un approfondimento per un Autore assolutamente Calcista che se lo merita alla grande.
Sapevo degli studi di filosofia ma non degli approfondimenti su entrambe le sponde, legge e criminalità. Proprio quel tipo di preparazione lo ha portato a forgiare film in cui le personalità del “buono” e del “cattivo” (sbagliatissimo chiamarli così nel suo caso ma è per rendere l’idea) percorrono strade simili, dove i concetti di giusto e sbagliato vanno sostanzialmente a farsi fottere, e portano ad un rispetto reciproco.
Se questo vale anche per Jericho avrò modo di scoprirlo non appena lo recupererò.
Per il momento grazie, pezzo da manuale.
Grazie, semplicemente.
Recupero questo e anche la raccolta di interviste.
Non ho parole se non grazie.
torno a commentare dopo decadi per dirvi: grazie, ancora, di più!!
Grazie mille: dedicare Le Basi a Michael Mann era doveroso, ma il pezzo è davvero una goduria da leggere. Grande Darth: anch’io pensavo che tutto fosse iniziato con Strade Violente, dovrò recuperare La Corsa di Jericho.
grandii!!!! grazie!
ammetto che ne ho visti pochi di film suoi, sarà un modo per recuperarli con molte info in più!
Un grosso evviva per questo LE BASI
Tanta stima per queste Basi! Cavolo, Michael Mann è uno che fa sembrare un film d’azione anche The Insider, dove si parla e basta. Grandissimo.
Vero
Figata di pezzo e aneddoti, grazie ragazzi
Nel 1995 avevo 11 anni e Heat non riuscii proprio a vederlo (pur provandoci), temo di dover fare un recuperone…
A 11 anni ci credo! Mi sà che gli diedi un’ occhiata anch’ io più o meno a quell’ età quando lo vide mia mamma in una delle prime TV! E non è che mi prese molto. XD
Il pezzo lo leggero con calma stasera mi limito a dire che Michael Mann è tipo il mio secondo regista preferito in assoluto dove sul podio c’è Jean Pierre Melville. Per me se si esclude La Fortezza che comunque ha dei primi 20 minuti perfetti, non ha sbagliato NULLA. Questo è un film bellissimo. Oro colato questa rubrica in particolare su questo autore.
AAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!COMENONTIPIACELAFORTEZZA!!!!! Per me è una figata pazzesca.
Bellissimo pezzo, cazzo. Oggettivamente grazie 400 calci, soggettivamente grazie per avermi fatto ingannare l’attesa dal dentista (devono farmi un impianto ed io voglio un dente d’oro con sopra scritto “Holer Togni”)
Bellissimo pezzo, complimenti. Vidi La Corsa di Jericho quando uscì al cinema, perchè era un’epoca in cui i prison movie stavano dando il meglio e perchè c’era Peter Strauss, che ricordavo magnifico in Soldato Blu, ma ignoravo che fosse in origine un film per la TV.
Grazie di esistere.
Ah, però! Non sapevo fosse uscito al cinema in patria e da noi!
faccio outing: a me mann non fa impazzire.
in tutti i suoi film che ho visto ci sono almeno una 20ina di minuti che si sarebbero potuti lasciare fuori dal final cut e nessuno si sarebbe offeso.
pezzo bomba cmq
Io mi sarei offeso probabilmente
Io Mann l’ho scoperto per caso, su Iris davano il film di Miami Vice e io “ahahahah che cazzata sarà, tipo quella porcata di film sulle Charlie’s Angels””
E invece rimango inchiodata. E chi se lo aspettava un fimone di quel tipo?
E’ proprio vero, il tocco di arte che Mann mette nei suoi film di azione non lo mette nessuno.
Ma esiste una versione italiana?
Sì, come ho detto sopra io lo vidi al cinema, credo nel 1980 o 1981, qui in Italia.
Prova lungo i torrenti
Uno dei più grandi registi di sempre
Chapeau, Darth!
Proprio ieri stavo pensando a questa rubrica e oggi me la ritrovo dedicata a Michael Mann, nientedimeno. Fantastico!
vi riconfermate il meglio del meglio.
grazie di stupirci ancora dopo tanti anni.
Finito ora di leggerla. Perfetta Darth, complimenti. Poetica dell autore, metodo, curiosità sul film, storia…hai detto tutto. Una partenza coi fiocchi questa della rubrica Basi su Mann. Un po spero coprirete anche un altro film tv sempre diretto da Mann: LA Takedown aka la versione povera di Heat. Che per carità ha i suoi limiti ma io ci sono assai affezionato anzi si può dire che Mann ho iniziato a scoprirlo proprio con quel film, beccato su qualche rete secondaria ad orari impossibili mi ha incollato allo schermo fino alla fine a dimostrazione che pure con mezzi scarsi il nostro ha saputo confezionare qualcosa che prende a calci in faccia tanta roba che ancora oggi esce al cinema. Non credo rifarete la recensione di Public Enemies ma sarebbe una bella cosa fare qualcosa di più analitico su quel film.
Grandissima introduzione. Devo recuperare il film, è uno dei pochi che mi mancano di Mann
Regista preferito di sempre
Vedere Le Basi su di lui mi fa sudare fortissimo gli occhi
Grazie
Ormai siete il miglior sito italiano di cinema, complimenti.
Bellissima recensione. Spero di riuscire a trovarlo da qualche parte, sembra impossibile.
Bellissima recensione
grazie
Interessante questa disamina degli inizi della carriera di Mann. Così come quella su questo film sportivo-carcerarrio (che inizio curioso) di cui avevo letto sul Mereghetti. E non sapevo avesse avuto un tale successo in TV!
“Tutti quanti avevano più integrità di alcune persone ad Hollywood”.”
Mai così attuale! XD
““Molti dei criminali che ho conosciuto in prigione erano dei figli di puttana, affilati come rasoi, erano intelligenti, ti raggiravano come volevano. Questo perché quasi ogni attività espressiva gli è proibita, in prigione sei ridotto alla tua sola esistenza (…) e allora come parli, come ti siedi, persino come ti arrotoli i calzoni diventa uno strumento di espressione importante, un’arma.”
Tutto questo mi ricorda qualcosa. XD Ecco da dove viene la caratterizzazione di Lecktor in “Manhunter”!