Vi presento Ash Avildsen.
Ash Avildsen è il figlio di John, quel John, il regista di Rocky. È anche il fondatore e CEO della Sumerian Records, etichetta che produce una serie di merda ipertecnica assortita band che trafficano in universi sonici colorati e coraggiosi tipo i Between the Buried and Me, più una pletora di altra gente che spaccia per metal il suo rockettino frignone tiene alta la bandiera della musica estrema nel pur affollatissimo e ostile mainstream americano. Ha fatto lavorare tra gli altri Jonathan Davis, i Dillinger, un miliardo di cloni malriusciti dei Meshuggah e roba francamente insopportabile tipo gli Animals as Leaders, ed è tra l’altro uno dei principali responsabili della diffusione sul nostro pianeta del concetto di “djent”.
Capito che ribelle il nostro Ash? Gli piace la musica del demonio, a lui. Quella con la gente che urla e parla di Satana e di dolore e sofferenza. Le rockstar, quelle maledette! Che non sono come le popstar: loro sono vere, che nella testa di Ash Avildsen significa che sono persone che vivono la propria vita un quarto di biografia dei Motley Crue alla volta.
Sto correndo troppo. Ash Avildsen ha deciso che il suo lavoro con la Sumerian Records non era abbastanza, e ha fondato la Sumerian Films, con la quale ha prima scritto, prodotto e interpretato la commedia romantica a base di Tinder What Now (non chiedete), poi il film musicarello e un po’ trasgressivo del quale andiamo a parlare oggi, sottilmente intitolato American Satan. In quest’ultima sua opera, Avildsen ha deciso di mettere in scena quello che secondo lui è l’archetipo dell’ascesa e successiva caduta agli inferi di una rockband trasgressiva e provocatoria. Per farlo ha scelto di ispirarsi a un’opera ormai vecchia, semisconosciuta e mai sfruttata prima né al cinema né da nessun’altra parte, un modello oscuro in tutte le accezioni del termine e che identifica immediatamente il buon Ash come un raffinato intellettuale: il Faust.
In realtà l’ambizione di American Satan va molto oltre il semplice voler raccontare la storia di una band che vende la sua anima al diavolo: è difficile scriverlo senza scoppiare a ridere, ma il film di Avildsen va a toccare, tra le altre cose, discorsi sociologici sull’impatto dell’arte sulla vita di tutti i giorni, metafore religiose e lezioni morali neanche tanto abilmente mascherate e persino tentazioni complottiste a base di illuminati, Steve Jobs e i Beatles. È possibile che tutto questo materiale sia stato assemblato con criterio e senza perdere di vista quello che dovrebbe essere lo scopo principale di un film, e cioè essere un film? La matassa è più intricata di quanto avrebbe il diritto di essere, mentre mi accingo a sbrogliarla prepariamoci alla recensione di American Satan con una SIGLA! interpretata da uno degli artisti di punta della Sumerian Records.
American Satan è uno di quei film che non sai mai se abbracciare o mandare affanculo, e che la fa spesso più difficile di quanto dovrebbe. Ha una storia semplicissima e molto classica, che Avildsen non si prende neanche la briga di declinare in maniera originale: ci sono cinque ragazzi (OK, tre sono inglesi e due americani e si sono conosciuti su Internet: ecco, ora il film ha un taglio moderno) che mettono insieme una band e sperano di sfondare. In un locale di Los Angeles incontrano Malcolm McDowell che è Satana, il quale senza troppe sottigliezze dice loro: «Ciao, sono Satana, vendetemi la vostra anima e diventerete ricchi e famosi». Loro lo fanno. Diventano ricchi e famosi. Succedono casini. Avete presente più o meno tutti i film su gruppi rock che fanno successo e poi muoiono pieni di overdose? Quello, solo con il diavolo in aggiunta così da avere la scusa per far monologare sinistramente McDowell e introdurre discorsoni sistemici sull’influenza della musica sulla nostra società, su religione e libero arbitrio, sulla violenza endemica e sull’asticella di ciò che è considerato accettabile, sulla differenza tra essere e apparire.
È un’operazione forse disonesta e sicuramente molto ambigua, che glorifica l’anarchia e la volontà di potenza del musicista rock seguace di Satana ma che si prende anche la libertà di moralizzare e tracciare linee rosse, di smascherare il demonio che si nasconde tra le anche di Elvis, persino di sputare banalità tipo “la droga va bene se è ganja o acidi, l’eroina invece è un no”. A tratti sembra più un manuale per sopravvivere alla fama come può immaginarselo il CEO di un’etichetta che produce i Between the Buried and Me che la storia di una band che ha fatto un patto con il diavolo, e arriva quasi a essere un film spaventato di se stesso e dei suoi eccessi. Che è una cosa curiosa e anche un po’ tenera, perché gli eccessi sono il film.
Al di là di ogni discorso ideologico, infatti, Avildsen approccia la materia con una gran voglia di spaccare tutto e l’entusiasmo di quello che non vede l’ora di mettere in scena senza alcun pudore fino all’ultimo cliché sulle rock band di ragazzini. La mano è quella di uno che adora riprendere i musicisti (soprattutto live) e celebrarne la figura tra il satanico e il cristologico, uno convinto che i nostri profeti siano tutti efebi androgini e maledetti, e l’immaginario da cui pesca quello di una persona cresciuta sognando di essere nato qualche anno prima per partecipare ai party dei Led Zeppelin. C’è tutto: il batterista rissoso e il chitarrista ricciolone a cui piace fare festa, la bassista lesbica e il Jim Morrison/Kurt Cobain di turno, che per aggiungere uno strato di banalità alla torta di cliché ha una fidanzata bella e brava che ovviamente tradirà e pure una madre, che tra l’altro porca puttana è Denise Richards ed è ancora identica a quando faceva Starship Troopers. Ci sono festini, orge, droga, concerti che finiscono in rissa in piccoli bar di periferia e altri che finiscono nel delirio davanti a migliaia di persone adoranti, ci sono backstage con le ragazzine che vogliono perdere la verginità con Johnny Faust (giuro, il cantante del gruppo si chiama Johnny Faust) e persino uno stupro di minorenne usato come plot point, giusto per ricordare a tutti che questi pazzi pazzi musicisti del rock sono proprio dei maschiacci mascalzoni e infatti pensate la bassista è lesbica tranne quando decide che Johnny Faust è troppo figo e se lo deve assolutamente fare.
È tutto maleducatissimo e sparato a un volume indegno, e quando in un film le sottigliezze vengono lasciate a Satana mentre il resto del cast spacca chitarre contro furgoni è chiaro che stiamo parlando di un nuovo, incredibile livello di buon gusto. American Satan non fa neanche finta di nascondere il fatto che sa benissimo di essere tutto sbagliato, si diverte a provocare per il gusto di farlo e in buona parte riesce persino a farla franca, un po’ perché se la prende con tutto e tutti e il nichilismo fa sempre simpatia, un po’ perché è così ingenuo e in buona fede nel suo raccontare la storia di come Satana corrompa le nostre menti e provochi caos e anarchia grazie al rock and roll che ti viene da pensare che ci creda davvero.
Se funziona tutto così bene, almeno nella misura in cui è difficile annoiarsi e facile farsi quattro risate e scapocciare durante la visione, è anche sorprendentemente perché ci credono tutti quanti, non solo Avildsen. Dei sei regaz della band (i quattro maschietti, La Bassista e il manager del gruppo, un improbabilissimo John Bradley) solo due vengono dal cinema: Samwell Tarly, appunto, e Booboo Stewart, anche lui ancora oggi assolutamente identico a quando faceva Twilight. Gli altri sono sostanzialmente esordienti (la brava Jesse Sullivan) o cantanti del metallo, prestati al cinema e più in parte e credibili di molti loro colleghi iscritti al SAG. Aiuta il fatto che ovunque si girino vanno a sbattere contro qualcuno molto bravo, che sia McDowell o Mark Boone Junior nel ruolo di uno dei Neurosis.
In un certo senso quindi American Satan riesce nel suo obiettivo – essere un film rock, fastidioso e rumoroso e che fa sconvolgere i vostri genitori –, ed è un peccato che come dicevo all’inizio ceda alla tentazione di allargare il tiro dalla vita dei singoli a L’INTERO PIANETA (l’uscita del primo disco del gruppo provoca un’ondata di violenza tra adolescenti in tutto il mondo), e ancora più un peccato che si faccia sconfiggere dalla timidezza proprio in vista del traguardo, con una serie di finali che suonano molto come un invito a crescere e diventare adulti prima che sia troppo tardi – celebrare l’autodistruzione del sé, sì, ma con criterio è una roba da quarantenni nostalgici più che da seguaci del demonio. E forse è questo il vero target del film, e io non ho capito nulla e American Satan è un modo per ricordare a una generazione che diventare Kurt Cobain con il senno di poi non era questo gran sogno. Certo è che per essere un film sulla musica del diavolo il livello di fottesega con cui approccia la vita è pericolosamente basso, ed è forse il suo più grande limite.
L’altro grande limite è: sì, ma a me lettore dei 400calci cosa me ne frega di questo film? No, ovviamente non c’è azione né ci si spaventa mai, però c’è una bella rissa, un po’ di botte qui e là, della gente morta, almeno un omicidio, un sacrificio umano, persone che fanno uso di sostanze stupefacenti, altre che prendono fuoco e soprattutto un sacco ma proprio un sacco di gente che scopa in continuazione, con chiunque e ovunque. Secondo voi la vita di Al Jourgensen è calciabile? Io dico di sì, e American Satan alla fine è quella roba lì.
Con il vero grosso difetto, e ora so che rischio di prendere una tangente molto soggettiva, di presentarsi con un’estetica che trovo personalmente vomitevole e di appoggiarsi a musica (scritta per l’occasione dagli stessi musicisti che fanno il film, con contorno di un paio di cover eteree al piano tipo una di Freak on a Leash che vabbe’ taccio cambiamo discorso) che nella migliore delle ipotesi mi fa sorridere e nella peggiore mi fa cancellare l’abbonamento a Spotify, ma qui, visto?, stiamo scendendo nel gusto personale e non boccio certo un film musicale solo perché la sua colonna sonora fa schifo a me e pure ai piccioni.
O sì? Posso farlo? Perché OK, facciamo che tutto quello che ho scritto fino a “quella roba lì” è la recensione del film e la consideriamo chiusa. Interessante, ambizioso, provocatorio, rumoroso, anarchico, quello che volete, American Satan è sicuramente tutte queste cose. Però voi non sapete la fatica a prenderlo sul serio quando prova a farmi credere che questa roba qui sopra sia la tremenda musica del demonio che scuote la coscienza delle masse e porta gli adolescenti al suicidio e alla violenza.
Ah sì, la band si chiama THE RELENTLESS.
«Il diavolo non è bello se non è musicarello»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Dopo aver letto tutta la recensione escluso l’ultimo paragrafo post video di youtube, da appassionato della musica dello dimonio, mi sono quasi incuriosito.
Poi ho letto l’ultimo paragrafo, ho pigiato play sul video del tubo e la prima cosa che mi sovviene all’orecchio è un arpeggiatore.
E allora dico NO al colesterolo, ma soprattutto dico NO alla colonna sonora che boccio integralmente SENZA aver visto il film e avendo ascoltato solo 10 secondi di canzone. Perchè se mi fai un film sui peccatori che suonano la musica del demonio, non mi puoi usare un arpeggiatore.
Lo guarderò se e soltanto se lo passano su Netflix, ma so già che starò malissimo.
Come sta malissimo chiunque ama il metallo e si sente dire “anche io ascolto metal, tipo i Parmore”.
L’arpeggiatore non mi disturba a prescindere. Non sono così integralista.
Però hai ragione, da una band che vende l’anima al diavolo per far successo è lecito aspettarsi un rock/metal marcio, grezzo, anarchico, di quello che –se appunto non ci si mettesse di mezzo satana— gli tireresti le lattine di Finkbrau durante i Live…
L’arpeggiatore l’ho citato a simbolo di ciò che “non dovrebbe essere”, ma è ovvio che anche per me non è un no a prescindere…
Ora, non dico che avrebbero dovuto rappresentare una band tipo i Mayhem con tanto di teste di bovini spellate e impalate sul palco (invece sì), ma che cazzo mi rappresentano quei pischelletti anoressici gotici?
Sembrano i bimbi gotici di Southpark!
A questo punto pretendo un Cartman che li insulta per tutto il film!
EXPECTATION: “[…] sono persone che vivono la propria vita un quarto di biografia dei Motley Crue alla volta.” (Stanlio Kubrick)
REALITY: “sono persone che vivono in un’intera vita ciò che i Motley Crue vivevano in un quarto d’ora” (Anonimo di Internet)
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Il pezzo dei Borgore è in assoluto il peggior tentativo -non riuscito- di dubstep tipo di sempre.
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Sono molto sensibile al discorso: SATANA. E sono ancor più sensibile al discorso: DROGA. Ma sono anche disinteressato al discorso: MORALE.
Quindi prendendo per buona la recensione, meglio che ne stia alla larga.
In effetti, la merda che viene spacciata come “metal moderno” deve morire male. Compreso il djent che è una palla allo scroto (è quello che una volta veniva definito “death tecnico”, ma depurato da ogni forma di atmosfera e cattiveria).
Giuro che, piuttosto, preferisco il pop radiofonico- e parla uno che ha pubblicato un libro sul black metal!
Si ma i Meshuggah?
Stavo ascoltando l’ultimo dei corrosion of conformity e l’ho interrotto per ascoltare questa sigla di merda! Non te lo perdonerò mai.. Ora riprendo a leggere va..
L’unica cosa che mi fa ridere è che oggi, per essere politicamente scorretto, devi metterci una lesbica che scopre i piaceri delle nerchia.
Lo djent ha preso il posto di quelle varie forme di metalcore sostituendo alle frangione le 8 corde, sempre roba di plastica…
@Stanlio il fastidio che provoca lo stridere della musica con il discorso chaos ribellione satana etc. è tale da sconsigliarne la visione a uno spettatore avezzo a metal di ben altra fattura?
Guarda, e lascio la risposta qui a uso e consumo di tutti: trovo che la musica dei THE RELENTLESS sia innocua quanto una fiaba sonora riprodotta da un registratore Chicco, e più invecchio più mi radicalizzo sulla musica estrema e odio i plasticoni. Nonostante questo il film me lo sono goduto: devi solo sospendere l’incredulità e immaginare che al posto del loro metalcore delle Barbie ci siano boh tipo i Pantera periodo Trendkill.
Poi sì, non sono riuscito a prenderlo del tutto sul serio perché prova a spacciarmi come ribelli e violenti ed estremi i My Chemical Romance dei poveri, ma immagino anche che sia molto più facile vendere ‘sta cosa a un adolescente americano che a un vecchio brontolone italiano…
Grazie della risposta,
il film lo piazzo nella lista da film domenicali da vedere senza pretese.
Da giovane brontolone il mio sogno sarebbe un horroraccio peso con protagonisti dei simil-Reggie Ledoux della prima di True Detective solo con le Gibson oltre alla meth. Louisiana, droga, il Maligno e gente sporca con meno denti della media nazionale… Un giorno nella vita degli Eyehategod anni ’90 ma con il soprannaturale e i culti pazzi, altro che djent mannaggia.
Comunque così Mark Boone Junior è praticamente Tom Araya non cileno.
> Un giorno nella vita degli Eyehategod anni ’90 ma con il soprannaturale e i culti pazzi
Puttana merda vorrei essere ricco sfondato per finanziarti subito il film.
Non parto da un pregiudizio verso il metalcore. Se fatto bene (gli Heaven Shall Burn, per dire) è una bomba. Il problema è che è facile da far male e banale
Ci ho appena provato con gli HSB (ho sentito la canzone Downshifter perché me la suggeriva YouTube) e purtroppo per i miei gusti non ci siamo neanche da lontano, mi sembra la solita roba con i riffoni stoppati e le aperture melodiche e un tizio che ringhia come un miliardo di altri tizi che ringhiano.
Sto sicuramente invecchiando.
Devi ascoltare l’album “Antigone” (per altro uscito in tempi non sospetti).
Io con Satana ci ho fatto la prima liceo e poi è stato bocciato quindi l’ho un po’ perso di vista ma quanto è bello vedere che ha trovato tanti amici tra tutti voi <3
<B
praticamente è la storia di quando con gli amici di twitter abbiamo messo su una cover band dei one direction e stavamo per partire per anapa, non c’era il metal ma abbiamo avuto l’accortezza di guardarci attorno e scoprire che le teen sono oggi quelle che spendono sul mercato e che il nostalgico metal va effettivamente a seghe. Ecco, magari sostituendo “band metal generica” a “boy band tutta pulitina e di plastica”, veniva pure fuori una cosa interessante
Bravo! Questa sarebbe una figata! Far vedere come una teen-boyband pulitina di quelle che piacciono alle dodicenni e alle quarantanovenni per lo stesso motivo (la scoperta o riscoperta del sesso) possa scivolare verso l’abbruttimento più colossale e immorale.
Vuoi far un film-shock sulla musica che piace ai giovani e che i matusa non capiscono? Metti in scena quattro simil-Justin Bieber che si cagano addosso con il naso sporco di bamba mentre accanto a loro ci sono 3 prostitute bambine thailandesi legate ad un muro coperto da un poster di MTV e per terra pozze di vomito, siringhe e cazzi di gomma.
Perchè non so voi, ma la gente più bonacciona, educata, cortese e rispettosa nella “real life” l’ho conosciuta tra quelli che due volte l’anno vanno a pogare ai concerti degli Slayer.
Vuoi il degrado? Esci “the dark side of the boybandssss”
Appoggio con violenza! Questo sarebbe un gran calcio nello stomaco
C’è Bill Duke? Quel Bill Duke? Il film ha già vinto basta vederlo senz’audio!
Amici, ho paura di indagare quindi lo chiedo a voi:
che cos’è il djent ?
È una sorta di death-thrash ipertecnico, sincopatissimo modellato sui Meshuggah, fondamentalmente
Vorrei far presente che oggi è uscito il trailer di Skyscraper.
E niente, c’è Dwayne Johnson con una gamba artificiale che gioca a fare Die Hard + L’Inferno di Cristallo. Si preannuncia un capolavoro.
Non l’ho visto nè lo vedrò. Ma tanto per presenziare dove si parla di Metal scrivo la mia.
Mi pare di capire che il problema sia nella premessa: se la storia si basa sul vendere l’anima al Diavolo è ovvio che ciò si rivelerà un male e che il percorso dei protagonisti si svilupperà verso la redenzione, più o meno sfumata ma sempre con un’accezione negativa verso l'”errore” compiuto (oh, si chiama Faust, mica Glen Benton). A sto punto meglio un classico plot stile Deathgasm in cui il diavolo o chi per lui è il cattivo da combattere e i protagonisti, metallari o no è poco influente, sono semplicemente i buoni: senza pretese alte ma con gli Emperor in colonna sonora invece dei cosi lì
Come giustamente fatto notare prima, se Satana vuole conquistare il cuore dei ggggiovani, non deve pensare al metal (che viene ascoltato da quattro gatti, non passa per radio e, salvo quale testa di cazzo nazistoide, piace a persone più perbeniste di quello che vorrebbero mostrare).
Ariana Grande è la chiave!
…e, cristo dio, che chiave!
Che tra l’altro, chiamandosi Ariana, la butti sul nazi-esoterismo come ridere. E automaticamente diventa “film d’autore”.
Statuetta, e via.
Credo ci siano più video suoi su pornhub (ovviamente, riempiti dei giusti inserti) che su youtube