Non mi merito tante, troppe, cose di questo presente. Non mi merito sicuramente questo zeitgeist deprimente, fatto di mobili shabby chic in truciolato, di SUV in doppia fila, di Buffalo che tornano di moda e di film degli youtuber. Avrei meritato un’epoca in cui i film come Soldado, o che tentano di essere come Soldado, fossero stati la normalità, tipo degli anni settanta 2.0. E invece no: i film come Soldado rimangono delle eccezioni, delle borracce d’acqua in questo esilio da Simeone lo stilita sulla colonna del buon gusto nel deserto della merda. E vabbè: andiamo avanti, signò.
Iniziamo dalla premessa: Sollima dopo una carriera brillante a raccontare in Italia la criminalità, in divisa e senza divisa, al cinema e in TV, viene chiamato a prendere le fila della saga ideata da Taylor Sheridan sulla nuova frontiera tra Messico e Stati Uniti; la saga iniziata con Sicario di Denis Villeneuve nel 2015 e promossa a sorpresa a trilogia dal successo di questo. Una storia in cui ci sono personaggi in divisa e senza ma in cui i criminali è difficile stabilire chi sono e quando lo sono. Una grande responsabilità, un film rischioso, un budget sostanzioso (40 milioni di dollari) e delle stelle di Hollywood da gestire al meglio. L’occasione è tanto preziosa quanto delicata: essere chiamato a fare un film di serie A negli Stati Uniti che però è il seguito di un film molto forte, con una personalità sua, a cui dovrà in qualche modo adeguarsi e per di più un sequel che nessuno si aspettava o richiedeva. Riuscire a soddisfare il compito rimanendo non solo riconoscibili ma anche dando una tua personalità al film è molto difficile, soprattutto nella Hollywood di oggi, fatta di focus group, indici di gradimento e di più paletti che sentieri. Sollima ce la fa e mi regala un piccolo mondiale dell’82 al cinema.
Da regista intelligente quale è, tutto suo padre, decide di raccordarsi al primo capitolo solo nelle cose inevitabili ed evidenti: tiene i personaggi, parte delle vicende pregresse, i luoghi, riducendo al minimo l’allineamento con lo stile visuale e narrativo di Villeneuve e Deakins. Per il resto è un’altra storia, un altro regista, un altro passo e se c’è una continuità percepibile non è comunque una copia a mestiere, perché Sollima sta facendo il suo film più di quanto stia facendo il sequel di un film di Villeneuve, e riesce a farlo proprio perché “il mestiere”, di cui sopra, lo conosce talmente bene da sapersi distaccare dalla copia ad arte e ricavare più spazio “da autore” possibile, mentre fabbrica un prodotto per terzi. In questo approccio noi italiani siamo stati tra i più grandi, forse proprio i più grandi in assoluto, ed è bello vedere che qualche connazionale (persino concittadino, nel mio caso) di quella mentalità di ieri riesce a farne tesoro oggi, nel deserto della merda di cui sopra. Soldado inizia facendoci sentire dentro Sicario grazie a una sequenza notturna con gli elicotteri che riecheggia i toni delle incursioni del primo film e che richiama molto da vicino una delle sequenze più belle di Yellowstone (la serie TV scritta e diretta da Sheridan) e come toni siamo in puro Sheridan-Villeneuve, insomma. Ma in un attimo ecco che tutto prende una direzione diversa, una direzione propria, smarcandosi e smarcandoci con un MacGuffin fatto col bisturi, Sollima parte facendo capire che non scherza, nello stile e nei toni: temprato dalla sintesi del formato televisivo in pochi minuti confeziona un incipit che ti butta dentro il film, crea i presupposti della storia e suggerisce l’idea della vastità di un problema per poi progressivamente distaccarsene fino a non farlo più apparire nel film, senza che però lo si dimentichi per tutta la durata di questo. E col distacco dalla storia iniziale Soldado si distacca via via anche da Sicario. Questo sì che è raccontare, signori miei.
Quel MacGuffin dirotterà un potenziale thriller sul terrorismo internazionale a-là Greengrass su di un thriller d’azione on the road, un road movie serrato che ha la forma di un incubo in cui un incidente innesca una reazione a catena ingovernabile di fughe e morte. E qui Sollima ci frega di nuovo: anche il road movie è in fondo un pretesto, anche quello è parzialmente un MacGuffin, per dirottarci e introdurci al tema più importante del film e lo fa riducendo tutto a due soli personaggi sperduti e confusi nel deserto quasi in un Sentieri Selvaggi d’azione. Dalle premesse iniziali di respiro globale il film si riduce morbidamente a un focus sui personaggi, da un grandangolo si passa a dei primi piani, concettualmente ma anche nella fotografia. Ed emergono le contraddizioni di eroi e antieroi: chi pensava di avere il controllo e di poter fare tutto per poterlo mantenere diventa testimone impotente, chi credeva di non essere scalfibile si rompe in mille pezzi, chi era amico non lo è più e tutto torna palla al centro ma tutto diverso, in un’eterna mascherata di bene e male.
I temi grandi di Soldado, da quelli sul narcotraffico al terrorismo internazionale passando per il traffico di esseri umani, sono tutti lì a farci riflettere, senza ipocrisie, ma il merito di questo secondo capitolo è anche quello di saperli far andare sullo sfondo quando serve per raccontare le persone che compongono questo mondo e di raccontarcelo, di farcelo capire se non a fondo quantomeno nel respiro generale, anche se per pochi secondi (vedasi la mamma in macchina col bambino al termine del viaggio dei clandestini). Il disincanto italiano (e ancora più specificamente il cinismo romano) di Sollima incontra nel nichilismo americano di Sheridan il terreno fertile per raccontare una storia che non concede tregua, mai. Parafrasando il compianto Chas Balun “questi sono film che mordono” e nessun filo di speranza del finale servirà a redimere il senso di caos e dolore. Lo sappiamo bene: nella nuova frontiera di Sheridan il lieto fine, se c’è, è veramente molto relativo come in Wind River. L’esplorazione della mascolinità, mai banale, tipica dello sceneggiatore guadagna con un secondo episodio l’occasione di approfondire il ritratto di due uomini perduti, divorati dal loro distorto senso del dovere, in preda a una costante crisi di coscienza e incapaci di capire a un certo punto chi sono fino in fondo. Tecnicamente impeccabile tra regia e sound design (guardatelo grande e con un grande impianto, datemi retta), Soldado lascia il segno e vi fa uscire dal cinema con una tensione addosso che faticherete a togliervi.
C’è Cinema di intrattenimento e c’è grande Cinema di intrattenimento e Soldado appartiene alla seconda categoria. Un film d’azione con la testa, un film “di genere” che non ne vive i limiti, pieno di spunti di riflessione, dalla forma accessibile ma narrativamente complesso, pieno di suggestioni che descrivono con efficacia e senza didascalicità. Quando dall’Italia riesci a fare a Hollywood un sequel che nessuno voleva, pure meglio dell’originale su molte cose, vuol dire che sei un fuoriclasse, ma immagino che di Sollima in molti qui lo avessimo capito da tempo.
A proposito di spunti di riflessione: Sicario e Soldado toccano argomenti molto delicati di politica internazionale e locale, trovo sia giusto godersi ambedue i titoli in quanto film ma sempre mettendo in conto che ci sono sicuramente visioni parziali e dramatization a fini narrativi nel mezzo. Trovo anche giusto, con la scusa del film, approfondire un po’ queste cose nella realtà. Per farsi un’idea più accurata dell’argomento ma anche per capire meglio un film e apprezzarne la sua messa in scena. Per fare questo ho scomodato un mio vecchio amico, Federico Mastrogiovanni, e gli ho chiesto di fare un po’ di fact checking tra film e realtà. Ha gentilmente accettato di rispondere a un po’ di domande e lo ringrazio veramente molto per questo.
Federico vive e lavora come giornalista, documentarista e insegnante a Città del Messico da dieci anni. Si è occupato per molto tempo di indagare i rapporti di forza tra Stato messicano, gruppi criminali e società civile con particolare attenzione al fenomeno delle “sparizioni forzate” in Messico, sparizioni di individui di vario tipo (30.000 desaparecidos in meno di dieci anni) che si susseguono senza sosta, profilando un’inquietante strategia del terrore con lo Stato a tirarne i fili e volta al controllo di aree ricche di risorse naturali, energetiche e minerarie a vantaggio dello Stato, di poteri pubblici e di multinazionali. Da questa indagine, che gli è costata anni di lavoro, tensione e minacce molto esplicite, ha prodotto “Ni vivos ni muertos”, un libro lucido e a schiena dritta, come lui, che vi consiglio di leggere per capire meglio il Messico, tanto popolare oggi sui media con i vari narcos di film e serie TV ma poco scandagliato in fondo nelle sue ragioni d’essere.
-ATTENZIONE! SEGUONO SPOILER-
Da qui si tratteranno tematiche e fatti inerenti la trama del film, se proseguirete la lettura lo farete tenendo conto di questo.
Allora, Federico, innanzitutto grazie e scusa per l’accollo ma ci tengo a fare un po’ di fact checking, avendo per una volta la possibilità di una fonte privilegiata come te sull’argomento.
L’innesco del film è la scoperta da parte della CIA dei cartelli del narcotraffico come partner logistici del terrorismo islamico per far entrare attentatori suicidi con i flussi di clandestini attraverso il confine USA/Messico. Che te ne pare di questo scenario? C’è una qualche relazione tra narcos e terrorismo?
Suppongo che questa speculazione della sceneggiatura sia basata su dei rumors, poi rivelatisi infondati, diffusi dalla stampa americana qualche tempo fa… Un’ipotesi suggestiva, buona per un film, ma infondata. Credo però sia inseribile nell’orbita del tentativo degli Stati Uniti di creare una narrativa che assimili il narco al terrorista, onde creare un “nemico esterno” che giustifichi delle politiche securitarie, come fu per il comunismo quasi un secolo fa con la Red Scare. È un discorso che ha attraversato varie amministrazioni nel corso degli anni per giustificare sia la War on Drugs che le politiche al confine. Hillary Clinton usò addirittura il termine “narcoterrorismo” a sugellare questa idea, per creare uno stato d’eccezione diminuendo i diritti e aumentando il controllo. In realtà la maggior parte del fenomeno narcos è strumentale agli interessi dello Stato messicano stesso, i narcos nominalmente gli sono contrapposti ma ne sono anche strumento e parte integrante molte volte; quindi se si vuole parlare di terrorismo è più corretto parlare di “terrorismo di Stato”. Le minacce che ricevetti io per le mie indagini, così come atti di violenza verso altri giornalisti quando non omicidi di questi, sono ormai stati ricondotti a forze istituzionali e quando non è direttamente lo Stato a farlo di suo pugno è comunque esso ad avvallare certe azioni, ma fa più comodo tirare in ballo unicamente e solamente i narcos come spauracchio. Creando il nemico esterno gli USA giustificano il securitarismo e creandone uno interno il Messico giustifica una repressione spietata che la maggior parte delle volte non colpisce i cartelli bensì la società civile, a vantaggio della sua agenda di controllo dei territori e sfruttamento delle risorse.
Nel film gli Stati Uniti cercano di innescare con una black op CIA una guerra tra cartelli per indebolirli, una black op in territorio messicano senza alcuna autorizzazione a nessun livello. Quanto ti sembra plausibile come scenario? Quanto gli USA inficiano sulla politica interna messicana in maniera manifesta e occulta?
A livello istituzionale ci sono accordi per forniture militari per la guerra ai narcotrafficanti con più programmi internazionali, quindi gli interessi in ballo in tal senso sono alla luce del sole, credo però che sia plausibile che avvengano anche operazioni sotto copertura, roba da 007, anche a insaputa del governo messicano.
Una delle scene chiave del film, e la più spettacolare forse, vede il convoglio dove viaggiano i protagonisti scortato da vari SUV blindati della Policia Federal messicana verso il confine. All’improvviso tutti questi veicoli si fermano e tutti gli agenti attaccano quello dei protagonisti. Mi sono chiesto se fosse possibile che per un’operazione di scorta così delicata potessero capitare tutti quegli uomini corrotti della Policia Federal, se davvero i cartelli sono così infiltrati nelle istituzioni.
Come ho detto Stato e narcos sono ormai entità simbiotiche, è assolutamente possibile che capiti una cosa del genere se deve morire chi stanno “scortando”. Addirittura accade che la Policia Federal ingaggi dei conflitti a fuoco con sé stessa, anche dentro aeroporti… Può accadere di tutto in tal senso, la cosa che credo non accadrebbe mai è che lo facciano contro degli statunitensi.
Il film ci mostra una “seduzione del male” che fa presa anche su una gioventù che potrebbe tranquillamente risparmiarselo, addirittura il Soldado del film non vive nemmeno in Messico ma (anche se per pochi metri) in USA. Quanto è plausibile? Esiste un profilo medio di chi vuole entrare nei cartelli o è una cosa ormai ad ogni livello?
Ormai è abbastanza trasversale, sì. È forse quasi uno stereotipo anche quello del ragazzino middle class che entra nei cartelli, siamo forse già a uno stadio successivo…
Soldado sposta l’attenzione della sua storia dalla droga (più centrale in Sicario) al traffico di persone che nel film viene definito il vero core business dei cartelli ormai. Anche qui: quanto è realistica questa affermazione e quanto realmente i cartelli diversificano le loro attività criminali fuori da droga e omicidi su commissione?
È corretto e abbastanza plausibile da affermare! Dico plausibile perché per affermarlo con certezza dovrei consultare dei dati aggiornati che al momento non ho, però la tendenza è questa da molti anni. Però va contestualizzato meglio il “traffico di persone” estendendone il significato a più cose oltre l’attraversamento in clandestinità del confine. Questo fiume di persone che viene interccettato dalle organizzazioni criminali viene “trafficato” in tanti modi lucrosi e criminali: lavoro forzato, prostituzione forzata, sequestro e riscatto, espianto di organi, di tutto. Nel film l’accento è messo su una di queste cose, la più evidente e utile al racconto, ma “traffico di persone” va inteso in senso drammaticamente più ampio.
DVD-Quote suggerita:
“Il sequel che nessuno chiedeva ma che faceva male a non chiedere”
Darth Von Trier i400calci.com
gli concederò più di una visione però …mah i personaggi mi sembrano tutti piuttosto gonfiati ed esagerati mentre nel primo erano taglienti e più trattenuti…sembra sempre che lo spirito da fiction seriale fatichi ad essere represso..il primo ancora sei passi avanti a mio modestissimo parere (questo sembra un Nella tana dei lupi con meno spirito goliardico il che può essere anche un complimento). In ogni caso avercene ….
Gran bel film però non mi ha fatto venir la pelle d’oca come Sicario.
Sopratutto durante, ed anche a fine visione, ho avuto una sensazione di incompleto che onestamente ha rasentato in me un senso di insoddisfazione.
Questo non toglie che Sollima ha fatto sicuramente centro e, nonostante queste mie “sensazioni”, vorrei guardare un film come Soldado tutti i giorni.
Ora inizierò a riversare le mie nuove speranze sul terzo capitolo (con immensa curiosità su chi sarà alla regia).
Sarei inoltre curioso di sapere come andrà in Italia perché la sala dove stavamo noi era praticamente vuota.
Dimenticavo:
Non conoscevo assolutamente Federico Mastrogiovanni ed il suo delicatissimo lavoro.
Complimenti sinceri.
Ho appena ordinato “Ni vivos ni muertos” su Amazon e non vedo l’ora di divorarlo.
Ma che fighi siete con la seconda parte di approfondimento? Ci viziate.
La prima mezz’ora è qualcosa di difficilmente raggiungibile, è naturale che poi il film abbia un calo fisiologico, salvo poi rifarsi nel finale.
Senza il personaggio della Blunt, estranea che entra in un mondo che non conosce, proprio come noi spettatori, bene fa Sheridan a concentrarsi sugli altri due protagonisti di Sicario e
SPOILER
sull’eventuale futura rivalità, o perlomeno l’ambiguo rapporto una volta che le loro strade, inevitabilmente, si incroceranno di nuovo
FINE SPOILER
Bravo Darth, in bocca al lupo a Federico.
Se poi qualcuno è particolarmente interessato alle storie di narcos messicani, almeno nella finzione, consiglio il dittico di Don Winslow, Il potere del cane e Il cartello. Nel mio mondo ideale le prossime stagioni di Narcos (la serie) sarebbero ispirate a quei romanzi.
Francamente Sollima come regista di film (e non di serie) lo trovo esagerato e troppo pomposo.
Penso sempre a Suburra, dove tutto era un neon, pioveva sempre, era sempre notte. E dietro le buche de Roma ci sta pure un complotto della Chiesa. Cioe’ ha voluto a tutti i costi rifare Gomorra in un contesto decisamente diverso.
Non so se vedro’ questo sequel, Sicario era un ottimo film, ma era bello perche’ era anche estremamente equilibrato.
Suburra è esagerato in quasi tutto (ad es. la criminalità romana attuale può essere terribile ma non spara certo con la facilità con cui lo fanno i protagonisti del film), ma va visto per quel che è, un’opera di pura fiction e non di racconto romanzato del vero come era invece la serie di Romanzo Criminale.
Condivido il giudizio su Sicario, ma andrò volentieri a vedere Soldado perchè pur essendo sicuro che sarà parecchio diverso dal predecessore questo non significa che non possa essere un bel film
Mah. A me è piaciuta l’atmosfera cupa e la trama dura e antiretorica, però francamente non mi ha lasciato quasi nulla. È tutto girato bene però non c’è niente, una scena d’azione, una drammatica, una svolta che definirei memorabile. Che so, un mese fa ho giocato a The Last of Us e ricordo ancora tutti i dialoghi per filo e per segno. Soldado invece visto da due settimane, con grande aspettative e concentrazione fra l’altro, e non saprei ripetere una sola battuta tra Del Toro e la ragazzina. A me insomma sembra il classico film dove ci si è impegnati molto sulla forma – niente da dire su regia, interpretazioni, fotografia, sound,… – ma manca l’essenziale, la vibrazione per entrare in sintonia col pubblico. Infatti le reazioni lette in giro non sono state granché calorose verso Soldado. La vibrazione nelle cose italiane di Sollima, da Romanzo criminale in poi, invece c’è eccome. Tra l’altro ho letto che torna a girare in Italia. Meglio, molto meglio così.
E’ un film di una noia mortale.
Per me un secondo capitolo al meglio.. Era difficile riprendere lo spirito del primo e andare avanti con la storia. Centro sia per Sollima che ovviamente per Sheridan
Buon film, ma non all’altezza del primo e con qualche MacCosa, più che McGuffin di troppo, soprattutto nel finale (SPOILER: tipo scene che iniziano di notte e pochi minuti dopo, nella scansione del racconto, la luce è già di metà mattina… o gente che si allontana in macchina, per un bel pezzo, e viene raggiunta poco dopo da un tizio ferito e a piedi).
Nei dettagli, il primo è più disturbante (mi resta ancora in testa la scena iniziale del poliziotto che si sente male per il tanfo dei cadaveri nascosti nei muri), questo secondo è più ‘action’ a grana grossa.
In ogni caso, sempre due o tre spanne sopra la media di quello che passa il convento.
Concordo xD!
Bè… Bè… Bè… Non è brutto, non mi aspettavo che fosse ai livelli del primo, ma la sceneggiatura è buonista, il finale alla Marvel. Sto giro ho realizzato quanto tendiamo, me compreso, ad essere provincialisti e di manica larga con i registi italiani perché li giustifichiamo per l’assenza di grossi mezzi, ma la prova del nove ce l’hai con produzioni medio/alte estere come questa e per me Sollima l’ha fallita , dimostrandosi non all’altezza dell’ operazione, poi oh! Magari il problema l’ho io perché mi garba troppo “Sicario” e sparo boiate, ma non credo.
Film imperfetto e un po’ altalenante nel ritmo. Ma ad avercene film così! Devo però ammettere che ho preferito il primo sia per una fotografia da farci le seghe sopra, sia per quelle due scene madri che per la tensione ho spaccato i braccioli della poltrona.
Questo è fatto bene e spero che il botteghino lo premi, però il primo è di un altro livello. Sarà per la parte che aveva l’ottima e ingenua Blunt che contrastava con i “Me ne frego” Brolin e Del Toro, o per alcune scene secondo me più riuscite.
Lo voglio vedere assolutamente
Preso a sé, “Soldado” è un buon film: le scene action davvero niente male, specie quelle aeree oppure lo scontro tra polizia messicana e gli Humvee USA… Però il tallone d’Achille è la sceneggiatura del bravo, ma non infallibile, Taylor Sheridan: è quello che succede quando su commissione devi tirere fuori in fretta e furia un numero 2, con budegt aumentati, studios che ti mettono il fiato sul collo e il tempo che stringe. Qui ci sono incongruenze temporali (in pratica, il nostro Benicio con un foro passante da gòta a gòta, ferito e malridotto, a piedi e camminando per le montagne, è più veloce di 2 Black Hawk… ), assurdità (ma davvero una mamma con bimba, se vede un attentatore va verso di lui e non viceversa? u.u), e arrivo direttamente alla fine, che è davvero WTF. Se poi lo si considera come seguito di “Sicario” (per me è inevitabile), la fine di “Soldado” snatura il senso del personaggio di Benicio del Toro. Chi scrive è rimasto “folgorato” da “Sicario”: ha una profondità pazzesca, una tensione esagerata ed un uso dei suoni e rumori che te lo raccomando (una miriade di scene aeree ti fanno capire che sei su un elicottero, senza che ne venga visto manco un frammento), e quando alla fotografia c’è un certo Deakins e la colonna sonora è quella del compianto Jóhannsson, le marce in più iniziano a farsi sentire. Se ci mettiamo che Villeneuve è intervenuto sulla sceneggiatura di Sheridan, migliorandola non poco (leggetevi l’originale: io l’ho fatto), per me vince a mani basse. E’ vero che in “Soldado” manca un’ Emily Blunt che rappresenta comunque uno sguardo etico e morale, ma se non sbaglio a Sollima non interessa tutto questo: lui è più un “cronista”, in questo senso.
il film non è stato scritto in fretta e furia.sheridan scrisse due sceneggiature diverse per sicario, entrambe che vanno nella stessa direzione.
villleneuve scelse quella che poi divenne effettivamente sicario e questa, con pochi aggiustamenti, è diventata soldado.
le incongruenze temporali non ci sono. (SPOILER) alejandro ovviamente NON arriva prima dei due blackhawk, arriva dopo, probabilmente ore dopo, tanto che trova tutti morti e ha tempo di prendere le armi.
addirittura, quando alejandro arriva sul posto, il cartello sa già quello che è accaduto e ha inviato altri killer sul posto.
la donna ovviamente non cammina verso l’attentatore, spera nella sua pietà per raggiungere l’uscita, che è la sua UNICA via di salvezza, ma tra lei e l’uscita c’è appunto un uomo, l’attentatore che, come alejandro alla fine di sicario, è disposto a tutto pur di soddisfare la sua ira, compreso uccidere i bambini.
la scena serve proprio a creare contrasto con alejandro, che grazie alla conoscenza della bambina che gli ricorda la figlia, riacquisisce quel tanto di umanità che lo porta a differenziarsi dall’ assassino che era e dall’attentatore all’inizio. quindi no, non si snatura, matura.
Riguardo alla donna e la bambina, chi lo dice che quella era l’unica uscita? Se vedo un tizio che si vuol fare esplodere, almeno io, d’istinto, scappo dalla parte opposta, uscita o meno… Però, può essere anche come dici tu: l’essere umano è imprevedibile.
Non ho detto che Alejandro arriva PRIMA dei Black Hawk, ho detto che è quasi più veloce di loro a piedi. Certo che arriva dopo, ma qual è la genesi di dell’incontro col pick up pieno di morti? –SPOILER– Lui viene “freddato” di notte, e Isabel immediatamente messa sul pick-up che parte insieme ai messicani. Visto che Alejandro si “riprende” che è già giorno alto, e sente pure i Black Hawk passargli sopra, saranno come minimo trascorse 6-7 ore? E in 6-7 ore quanti km può fare un furgoncino? Fatto sta che lui riesce a slegarsi, nelle condizioni di cui ho scritto sopra, e camminando a PIEDI, PASSANDO PER LE MONTAGNE, raggiunge il Pick up dove era Isabel. Allora, o Aljenadro è più veloce della luce, o il pick up ha fatto 6-7 ore di rotonda per ritrovarsi al punto di partenza. Ci sarebbe anche da capire come mai, dal momento dell’agguato al ritrovamento da parte di Alejandro, nessun altro sembra sia transitato per quella strada… eppure non sembra un viottolo di campagna°°° u.u
La scena cui mi riferisco è proprio quella finale, dove Alejandro di fatto trova il ragazzo che gli ha sparato (ragazzo dall’occhio di falco e dalla memoria galattica,a quanto pare!) e gli chiede se vuol dventare un sicario. A me pare una scena strampalata e tirata per i capelli: ce senso ha ritrovare il ragazzo che gli ha sparato? Che avrebbe di particolare? Boh! E poi, Alejandro NON E’ un sicario di professione: è un tizio che per vendetta fa fuori quelli che hanno avuto, più o meno direttamente, a che fare con la morte della famiglia. Perciò non capisco il senso di quella domanda. Sì, ok, servirà per preparare il sequel; a me pare assurda.
Non serve che siano 6-7 ore. La luce del mattino nel deserto arriva presto. Può essere passata anche solo mezz’ora, ma il rapporto tra un’automobile che corre a 120km/h ed un tizio che si muove a piedi (e direi pure di buon passo) è grossomodo di 30:1. Per ogni minuto di strada percorsa in macchina (circa 2km) il tizio a piedi ci mette mezz’ora. Per recuperare mezz’ora di corsa in macchina, di buon passo e non ferito, ci mette 15 ore. Un po’ tantino, direi.
Secondo me è stata una scelta di produzione. Dovevano girare il maggior numero possibile di scene in fretta, e lo hanno fatto. I momenti in prossimità dell’alba non sono buoni per girare scene lunghe, la luce cambia troppo in fretta e ti costringe a girare il giorno dopo, coi costi che schizzano.
Molto banalmente nel film di Villeneuve il personaggio di Emily Blunt ti faceva identificare ed “entrare” subito nel film e lì restavi dall’inizio alla fine, qua invece resti “fuori” a guardare cose ogni tanto interessanti e ogni tanto no, ma appunto manca quel coinvolgimento brutale e potente. Il pubblico americano che sta cosa la soffre molto di più di quello europeo infatti, se leggete i commenti su imdb, reddit o altrove, l’ha abbastanza stroncato (pure troppo).
Ho controllato: –SPOILER– a Matt e gli altri, dopo aver assistito all’omicidio di Alejandro dall’elicottero, e quindi dopo che il pick up con Isabel è ripartito, viene comunicato che mancano 2 minuti (DUE) al contatto con i Messicani. Ed è buietto. Quindi, visto che quando c’è l’assalto dai Black Hawk il sole è discretamente alto, abbiamo assistito ad un’alba superfast xD!°°°°° Io credo si sia solo trattato di una disattenzione, sfuggita in fase di montaggio. Non mi spiego però, se Matt ed il suo gruppo avevano l’ordine di uccidere tutti, Messicani ed Isabel compresa, durante l’assalto a lei non è stato sparato subito.
Tra i film degli youtuber però Si Muore Tutti Democristiani lo salverei.
Guarderò nel weekend.
Comunque il primo, come tutti i film di Villenueve, era pazzesco esteticamente ma piatto al livello di scrittura.
Il primo aveva per me un difetto grandissimo: una cazzo di scena capolavoro del cinema come quella dell’autostrada, messa però a circa un terzo del film. Tutto il resto, fino alla fine, com’era naturale, dava sempre il senso che mancasse qualcosa perché non raggiungeva mai la grandiosità di quella scena. Qui va detto che invece, a livello proprio strutturale, Soldado procede come un treno, un crescendo di tensione costruita che aumenta e esplode al momento giusto. Sicuramente meno raffinato del primo quindi ma con una personalità tutta sua e con un senso ritmico e filmico più compiuto.
Ps. Darth qui ti si vuole bene.
Finalmente! Grazie per la rece da paura!
Visto in prima visone in un cinemino messicano alle 2 del pomeriggio. Non vi dico la fotta. Spettacolo.
E del Toro che fa l’accento del sud quando cerca di farsi passare x il padre della bimba è PERFETTO.
Sarà che vivo qui, ma me lo sono goduto più del primo.
Ahuevo!!!!!
Complimenti intanto per rece+fact-checking.
Non ho visto Soldado, ma ho messo su Sicario qualche giorno fa e forse avevo troppo hype, ma mi ha lasciato meh: attoroni in formissima, regia dosatissima, fotografia leccatissima, ma poi alla fine nè le immagini, nè la storia, nè il ritmo complessivo stanno raccontando qualcosa di davvero memorabile. Non è un film d’azione perché fa abbioccare. Non è un film di denuncia perché rimane sul vago. Boh, ma magari avevo io troppo sonno (plausibile).
L’ho visto 3 volte Sicario. Perché è piaciuto a TUTTA la gente giusta che ha gusti simili ai miei e continuavo a ripetermi che sicuramente devo aver sbagliato io qualcosa durante la visione perché no, non lo avevo apprezzato fino in fondo, e invece alla fine di tutte le visioni mi ha sempre lasciato un po’ insoddisfatto (sicuramente complice l hype e la fama creatasi attorno a questo titolo) ma ho sempre pensato “tutto qua”?
Pensavo di rivederlo una 4a volta perché sono ancora convinto di non averlo apprezzato quanto meriti. Sono un illuso.
I feel you!
Io dico che é bello e m’ha fatto venire veglio di vedere il primo che fin’ora m’amanca.
Ho rivisto il primo proprio in attesa di questo, e mi è piaciuto molto di più alla seconda visione.
POi non ho resistito e ho visto questo in inglese… bello. molto bello.
certo…diverso dal primo, ma cazzo.. certe scene.. non vedo l’ora di rivedermelo in italiano senza distrarmi coi sottotitoli.
PS: Suburra era una bomba.
poi oh.. a me mi compri con poco: mi ero già sbrodolato nel trailer vedendo la scena del commando in cui uno indossa il passamontagna a teschio di call of duty ghost… madonna….
Sicuramente un bel film, ma non condivido l’entusiasmo della recensione.
Ottimo che come “Sicario” sia un film prosciugato che non asseconda troppo gli spettatori. Anzi c’e’ il caso che la prima ora tutta tattico-politica, la freddezza generale e il finale senza catarsi possano spazientire piu’ di un fan italiano di Sollima Jr., affamato di melo’ criminali e mafiosi dall’aria cool.
Pero’, come era intuibile fin dai trailer, la regia di Sollima e’ tanto solida, corretta e “americana”, quanto assolutamente anonima. Non c’e’ una singola sequenza che davvero si faccia ricordare per una scelta di regia.
All’interno dello Sheridan’s World Sollima si rifa’ con zelo allo stile sensoriale del Villenueve di “Sicario” senza eguagliarlo, non beccando ne’ le geometrie di “Hell or High Water” di David Mackenzie, ne’ il classicismo eastwoodiano dello stesso Sheridan di “Wind River”.
Ma soprattutto, difettone non da poco, si limita ad esporre molto bene i fatti senza avere davvero in mano i personaggi, con almeno un paio di svolte psicologiche importanti che arrivano un po’ dal nulla. E se Brolin e Del Toro (che soprattutto in una scena mi ha ricordato tantissimo Charles Bronson) sopperiscono tranquillamente a colpi di carisma, il personaggio della ragazzina resta un po’ li’ per aria.
Insomma registicamente parlando per me Sollima resta sotto anche Mackenzie, non certo un genio della cinepresa, ma un bravo regista americano che da bravo regista americano quando gli capita una sceneggiatura che conta la “sente” ci si mette al servizio per trasmettere quel “sentire”.
A me Sollima e’ sembrato piu’ concentrato a dimostrare di essere il primo della classe che non a raccontare una storia.
Nonostante preferisca Sicario, sicuramente Soldado è un film coi controcoglioni. Poi oh, per una volta che c’è un regista italiano coi controcazzi è giusto coccolarlo un po’.
P.S. Del Toro badass definitivo
Madonna quanto esimi critici in una sola pagina!
Visto al cinema ieri.
Io ne sono uscito ultra soddisfatto e per quel tipo di ambientazione ho una certa malattia. Tre cose:
1) Sicario > Soldado grossomodo in tutto: scrittura, resa dei personaggi, regia e fotografia. Però Soldado > di grossomodo qualunque opera recente tratti la questione messicana. Io l’ho trovato solidissimo in tutti gli aspetti che contano, dalla costruzione della tensione alla resa dell’ambientazione che per me fa il 90% del film quando si parla di quelle robe lì. Qualcuno qui sopra citava giustamente Winslow, ma Winslow al cinema al momento vuol dire Savages e dio me ne scampi.
2) Che bella la rece, ma soprattutto che bella la seconda parte di approfondimento. Queste sono le cose belle di questo sito, che ultimamente forse erano passate un po’ in secondo piano. Credo che il sito di cinema migliore di sempre sia diventato tale per questo tipo di attenzioni e non per l’aggiunta della dicitura “di menare” ad ogni cosa. :P
3) SPOILER: Potevano tagliare tranquillamente gli ultimi 10 secondi e chiuderla con il ragazzino che apre la porta e ci trova Del Toro. Il dialogo che segue fa un po’ cadere i coglioni, soprattutto se penso a tutto quello che ho visto nella mezz’ora che mi ci porta.
Tanto inferiore al primo, mi verrebbe da dire che non è manco lo stesso sport…personaggi di brolin e del toro totalmente depotenzianti, il primo senza più ambiguità, il secondo senza l’aura di mistero, manca un personaggio come quello della blunt che ci introduceva a questo mondo e i due a ragazzini…mamma mia…
nel primo le atmosfere crepuscolari e sulfuree facevano tanto, davano l’idea di un inferno sulla terra, qui tutto ciò è ridotto all’osso se non del tutto assente.
Recensione piuttosto scrausa e leccaculista per via del regista nostrano. La verità è un’ altra.
Non è un brutto film ma se (inevitabilmente) lo devo paragonare al primo non ci sono cazzi.
Sicario lo straccia in tutto…e ci può stare, conosco giusto 2 sequel migliori del film originale, e soprattutto Sicario è un cazzo di capolavoro. Difficile far meglio.
Ma un po’ di cose non posson esser accettate.
Innanzitutto è un film molto più fastidiosamente buonista che porta allo STRAVOLGIMENTO TOTALE in negativo del personaggio di Del Toro, la smontatura totale di quanto propinatoci nella prima mezz’ora con una frase del tipo “ci siamo sbagliati” detta dalla tizia e la doppia puttanata colossale finale di Del Toro che sopravvive in quella maniera e si reca poi dal pivello per addestrarlo non si sa per quale motivo e come se avesse dimostrato chissà quali caratteristiche particolari…
Senti: puoi anche non apprezzare la recensione ma del leccaculo lo dai a un altro. Non conosco Sollima, non gli devo nulla e che un regista sia nostrano non ha mai impedito di stroncare chicchessia su questo sito, a me e agli altri redattori; qui sopra non ci sono marchette e non ci sono sviolinate.
Aggiusta i toni, non sei a casa tua e io non sono per un cazzo accomodante con certe cose.
Spero di essere stato chiaro.
Purtroppo noi italiani o siamo invidiosi o ruffiani; questo film dimostra la provenienza televisiva del regista, che di certo non è una colpa, ma purtroppo in questo film certi “vizi” escono tutti fuori, per esempio vedere la scena d’azione con la polizia federale, dove praticamente non si vede niente solo la faccia della ragazzina, più televisiva di cosi si muore, si vede come il regista non padroneggia certe dinamiche
Poi mettici una trama deboluccia e ne esce un film abbastanza mediocre se paragonato al primo e non più che discreto se preso da solo.
Film veramente “grosso”. Complimenti per la rece e per l’approfondimento che ha saziato i miei dubbi durante la visione. Mitici come sempre!
L’ho iniziato un po’ tiepidamente. Non tanto per la reverenza nei confronti di quel film enorme partorito da villenauve ma perché gente a me vicina pur salvandolo largamente mi aveva smorzato le aspettative. Meglio così forse. Alla fine l’ho adorato coi suoi mille cambi di registro che penso stia andando in una direzione e invece il film sterza di continuo. Sembra che sia intenzionato ma poi mai si focalizza sui temi sociali, rimane tutto in superficie quello, ciò che rimane è un affresco umano molto forte. Sentitissimo. Grande Sollima.